Animali

  • Caro ministro Lollobrigida, cosa penseresti se ti trovassi a mezzanotte uomini con il fucile vicino alla tua casa in campagna?

    Nel 1980 in Italia, secondo dati Istat e Federcaccia, il numero di cacciatori era 1.701.853, numero che rappresentava circa il 3% della popolazione italiana di 45 anni fa.

    Dopo 20 anni, nel 2000, il numero di cacciatori era più che dimezzato: sempre secondo i dati di Istat e Federcaccia, infatti, in Italia vi erano 801.156 cacciatori.

    Nel 2020 il numero dei cacciatori è stato stimato in 470.000 unità, il che rappresenta una vertiginosa diminuzione (meno di un terzo) rispetto a 40 anni prima.

    Va inoltre sempre tenuto conto che molti rinnovano la licenza solo per poter rimanere in possesso di un’arma in casa e non per utilizzarla per la caccia.

    Nel 2025 si stima, secondo dati riscontrabili anche sul web, che l’età media dei cacciatori sia tra i 65 e i 78 anni.

    Andare a caccia per nutrirsi delle eventuali prede catturate o per partecipare a battute controllate e autorizzate per l’eliminazione di ungulati in sovrannumero è un conto; un altro conto è che qualcuno per ingraziarsi eventuali elettori, che ormai sono in un numero risibile, pensi di autorizzare la caccia, come sembra abbia proposto il ministro Lollobrigida, fino a mezzanotte.

    I veri cacciatori, quelli che hanno anche a cuore, magari anche per propri interessi, la sopravvivenza della selvaggina e il rispetto dell’ambiente, non potranno mai essere dell’avviso di dare il via a battute di caccia nelle ore notturne che notoriamente sono quelle nelle quali gli animali selvatici cercano il cibo anche per la propria prole.

    Difendere una categoria non può significare colpire gli interessi della maggior parte degli italiani. Se vicino a casa mia, mentre passeggio in giardino o sul viale di campagna, mi trovassi un cacciatore a mezzanotte che rischia di sparare a me o al mio cane, cosa dovrei pensare della proposta del ministro? Forse dovrei augurarmi di avere anche io uno strumento per fare fuoco? E come distinguere, a mezzanotte, degli uomini col fucile che vanno a caccia da degli intrusi che cercano di entrare in una cascina o in un’abitazione?

    Invitiamo le vere associazioni di cacciatori a contestare decisioni che non danno a loro maggiore libertà di caccia ma rendono sempre più insicuro e pericoloso il territorio e minano l’equilibrio, già molto precario, dell’ecosistema.

    Invitiamo anche il ministro Lollobrigida a guardare i dati e a comprendere che chi di spada ferisce prima o poi di spada perisce.

  • Aumentano le pene per i maltrattamenti agli animali

    Finalmente è in vigore la nuova legge a tutela degli animali per la quale, interpretando il pensiero della maggioranza degli italiani, si sono tanto spesi l’on. Brambilla ed i componenti dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali.

    Come avevamo già scritto sul Patto, quando doveva ancora esserci la votazione finale, la legge riconosce a tutti gli animali lo status di esseri senzienti e che, come tali, hanno diritti che devono essere rispettati e tutelati.

    Le pene aumentano, anche quelle detentive, per i maltrattamenti, fino a due anni di carcere e trentamila euro di multa, e se l’animale è ucciso si può arrivare a quattro anni di carcere e sessantamila euro di multa.

    Se saranno riscontrate delle aggravanti, se il reato è commesso davanti ad un minore, se le immagini dei maltrattamenti sono diffuse via social, se sono più animali a subirli vi sarà un aumento di un terzo della pena.

    Alle organizzazioni criminali che organizzano gare, lotte, scommesse con e su animali e si arricchiscono con il commercio clandestino di cuccioli sarà applicato il codice antimafia sia livello personale che patrimoniale.

    Nella nuova legge vi è anche il divieto di tenere i cani alla catena.

    Un grande passo avanti è stato fatto mentre ancora c’è molto da fare per controllare meglio lo stato dei canili e dei rifugi, molti infatti sono dei lager, e per contrastare la triste piaga degli abbandoni e del randagismo ma siamo fiduciosi che si faranno altri passi importanti

  • Cani e gatti: consigli per l’arrivo del caldo

    Eccoci finalmente in estate e il caldo è arrivato anche troppo d improvviso, per molti è difficile abituarsi specie se si vive e lavora in città dove l’asfalto ributta su onde di calore.

    Non dimentichiamoci che anche i nostri animali soffrono il caldo, specie quelli che devono fare le loro passeggiate sull’asfalto e hanno pochi incontri, sempre brevi, con gli spazi erbosi ed ombreggiati dagli alberi.

    I gatti, che hanno sempre bisogno di avere l’acqua a portata di muso, in estate chiedono di cambiarla spesso, deve essere il più fresca possibile e hanno bisogno di un posto ventilato ma non metteteli sotto il ventilatore, rischierebbero una bronchite che potrebbe essere fatale.

    Se partite per le vacanze e lo portate con voi, scelta preferibile alla pensione che non deve mai essere cercata all’ultimo momento con il rischio di brutte sorprese al ritorno, non dimenticate che i gatti soffrono molto il caldo della macchina e perciò non vanno mai lasciati soli nella vettura.

    Nel nuovo luogo dove alloggerete si adatteranno presto, se sono gatti abituati anche ad uscire teneteli comunque chiusi per un paio di giorni così che memorizzino bene dove siete voi, il loro trasportino e cuscino e le ciotole per mangiare e bere e non lasciateli fuori di notte, ci sono troppi pericoli. Tutti i gatti che abbiamo avuto si sono benissimo abituati, in campagna, ad uscire di giorno e a tornare verso sera, basta abituarli anche con il cibo ed i fischietto di richiamo.

    Anche i gatti possono avere colpi di calore perciò, come per i cani, se il caldo è troppo inumidite un po’ la testa, la pancia e le zampe.

    Non portate fuori i vostri cani, specie in città, nelle ore calde, i loro polpastrelli sono molto delicati ed essenziali per lo scambio di calore corporeo perciò sull’asfalto bollente soffrono, come per i gatti necessitano di acqua fresca e di luoghi dove riposare un po’ al fresco e mai sotto l’aria condizionata che è per loro molto pericolosa.

    La cosa più importante di tutte non abbandonateli mai, mai.

    Fortunatamente ci sono leggi che puniscono l’abbandono di animali ma non c’è legge sufficientemente dura per lenire il dolore che prova un cane abbandonato, su una strada, piena di pericoli, proprio dalle persone che ama incondizionatamente.

    Oggi vi sono molti luoghi di villeggiatura, anche al mare, che ospitano persone ed animali, lentamente si sta cominciando a capire che loro sono parte di noi, esseri viventi, sensibili e sempre leali, come anche noi dovremmo essere.

  • La paura del lupo troppo volte frutto di ignoranza

    Continuano le polemiche sui lupi, continua a non esserci una distinzione tra il lupo selvatico, gli ibridi e i cani inselvatichiti, continuano a diminuire i cacciatori ma ad aumentare le giornate di caccia che, per quanto riguarda l’Emilia Romagna e la caccia al cinghiale, durano tutto l’anno.

    Anche le mini-lepri e i colombacci hanno uno status particolare che permette ai cacciatori di ucciderne anche dieci al giorno.

    Fermo restando il diritto di ciascuno, rispettando la legge, di coltivare i propri interessi, e prima che si ricominci a sparare al lupo, in maniera indiscriminata, anche se la normativa non lo permetterebbe, vogliamo una volta di più pregare tutti coloro che hanno paura del lupo di documentarsi. Documentarsi non è difficile, visto che sono molti i ricercatori e gli scienziati che si occupano del problema e molti i documentari che la televisione manda periodicamente in onda.

    I lupi non aggrediscono l’uomo e sono più inoffensivi di api e vespe che portano spesse volte alla morte per choc anafilattico.

    I lupi cacciano per mangiare ed è evidente che se gli animali da allevamento non sono custoditi in modo adeguato, i cani sono lasciati alla catena, gli animali al pascolo non hanno cani di guardiania adeguati e reti elettrificati che li proteggano, se le immondizie sono lasciate fuori dalle case e le placente anziché smaltite regolarmente per risparmiare vengono buttate vicino alle stalle, i lupi si avvicinano  alle stalle ed alle abitazioni, anche inseguendo i cinghiali che nelle immondizie trovano un pasto prelibato.

    I lupi sono importanti per la sopravvivenza dell’ecosistema, che non può avere un sovraffollamento di ungulati, cibo predominante dei lupi. Come in tutte le cose che riguardano la sopravvivenza dell’uomo, sopravvivenza che solo una corretta gestione dell’ecosistema garantisce, ci vuole la capacità di affrontare i problemi senza pregiudizi ed interessi di parte.

    E’ difficile ormai ed evidente:se il buon senso vincesse, e il rispetto degli altri pure, non avremmo le attuali guerre in corso.

    Deve essere impegno di ciascuno di coloro che sanno come il rispetto della natura sia garanzia di vita per tutti, anche a difesa di quelli che si impegnano continuamente a distruggerla, continuare a ricordare che la vita del lupo è anche la nostra vita.

  • Faida africana a Tripoli: sterminati gli animali dello zoo

    Leoni, antilopi e specie protette sono stati uccisi a sangue freddo o trafugati nello zoo di Abu Salim, nel caos seguito ai recenti scontri armati nella capitale libica Tripoli. È quanto denunciato dal giornalista libico Amr Fathalla in una serie di post pubblicati sul social X, accompagnati da immagini che mostrano i resti di diversi animali uccisi nello zoo situato nel sobborgo meridionale di Tripoli, roccaforte dell’ex comandante dell’Autorità per il sostegno alla stabilizzazione (Ssa), Abdulghani al Kikli, noto come “Ghaniwa”, ucciso in un agguato nei giorni scorsi.

    Secondo Fathalla, “anche gli animali non sono stati risparmiati dalla violenza” scoppiata nella zona dopo la morte del leader miliziano. In un altro messaggio, il giornalista ha rivelato che esemplari di Ammotragus lervia – la pecora berbera o “oudad”, specie protetta e a rischio di estinzione – sarebbero stati rubati dallo zoo, macellati e venduti nel vicino mercato della carne del quartiere islamico. “Una barbarie inaccettabile”, scrive Fathalla, aggiungendo che si tratta di un crimine che va perseguito.

    L’ambasciata d’Austria in Libia ha rilanciato il contenuto della denuncia, accompagnandolo con la frase: “Ogni atto di crudeltà verso gli animali riduce la nostra umanità collettiva”. Al momento non è chiaro se le autorità locali abbiano avviato un’inchiesta sull’accaduto. Lo zoo di Abu Salim si trova in un’area che nei giorni scorsi è stata teatro di pesanti combattimenti tra milizie rivali e forze legate al Governo di unità nazionale (Gun) di Abdulhamid Dabaiba, contro il quale l’Est della Libia sta tentando la spallata finale. Qualche giorno dopo gli scontri nella capitale che hanno colpito anche gli animali dello zoo, il presidente della Camera dei rappresentanti di Bengasi, Aguila Saleh, vecchia volpe dell’agone politico libico e figura di spicco vicina a Khalifa Haftar, il generale che nel 2019 tentò di conquistare la capitale “manu militari”, ha dichiarato che è arrivato il momento per Dabaiba di lasciare il potere “volontariamente o con la forza”. Saleh ha definito il governo di Tripoli come “isolato e illegittimo”, già sfiduciato formalmente dal Parlamento nel 2021. La stampa della Libia orientale ha ventilato già qualche indiscrezione sui nomi per sostituire Dabaiba alla guida di un possibile nuovo governo. Emergono personalità come Salama Ibrahim al Ghweil, ex ministro degli Affari economici, Abdelbaset Mohamed, figura indipendente di Misurata, Abdelhakim Ali Ayu, già candidato alle presidenziali con posizioni vicine ad Haftar, Othman Adam al Basir, tecnocrate con esperienza internazionale in Canada, Ali Mohamed Sassi, politico emergente dalla Cirenaica, e Othman Abdeljalil, già ministro dell’Istruzione e ora della Sanità nel governo dell’est. Completano la lista Fadhel al Amin, esperto di sviluppo e già attivo nella diaspora, Mohamed al Mazoughi, figura di compromesso apprezzata trasversalmente, Mohamed Abdelatif al Muntasir, ex membro del Consiglio nazionale di transizione e imprenditore, Nasser Mohamed Weiss, tecnico poco noto ma apprezzato, e infine Issam Mohamed Bouzreiba, generale e ministro dell’Interno del governo orientale, vicino ad Haftar. Non tutti, però, sono d’accordo con la linea dura di Saleh. Un gruppo di 26 deputati della Cirenaica ha infatti espresso il proprio netto rifiuto alla formazione di un nuovo governo senza un accordo politico nazionale condiviso. In una dichiarazione congiunta, i parlamentari hanno ammonito sui rischi derivanti da “decisioni unilaterali” per la riuscita di progetti infrastrutturali e di sviluppo e per la tenuta della stabilità politica. Secondo questi deputati, ogni cambiamento governativo dovrebbe avvenire attraverso un “processo politico inclusivo e basato sul consenso nazionale”.

    La Brigata 444, vicina a Dabaiba, ha perlaltro rinvenuto una fossa comune non distante dallo zoo dve si è consumato l’eccidio di animali: ad Abu Salim, sobborgo meridionale di Tripoli sono stati trovati dieci corpi carbonizzati, tra cui quello di una giovane donna precedentemente rapita.

  • Animali: aumentate le pene per chi li maltratta e li uccide

    Ormai è noto che la violenza contro gli animali dimostra la presenza, negli umani, di un’aggressività e una violenza interpersonale pericolosa per tutti, sia essa si sia già manifestata o che sia prodromo di comportamenti antisociali.

    Finalmente anche il legislatore si è accorto della necessità di riformare le norme e con la proposta di legge approvata, nei mesi scorsi, alla Camera dei Deputati si sono date nuove risposte, anche tenendo conto che la Cassazione aveva già dichiarato, in più pronunce, che gli animali vanno tutelati in quanto esseri viventi suscettibili di tutela diretta.

    Sono aumentate, per chi uccide animali, le pene detentive, con multe fino a trentamila euro, pene e multe che aumentano nel caso di sevizie.

    Sono finalmente aumentate anche le pene per i maltrattamenti, carcere e multe, così come quelle per le competizioni non autorizzare o per i combattimenti che, ovviamente, sono assolutamente vietati ma rappresentano ancora un grosso business per la malavita, saranno puniti anche coloro che parteciperanno come spettatori.

    Per tutti questi reati le pene aumentano se i fatti avvengono davanti a minori, nei confronti di più animali o i reati sono diffusi attraverso la rete.

    Altro traguardo raggiunto dalla legge è la maggiore punizione per chi uccide o ferisce animali altrui.

    Le associazioni, riconosciute dal Ministero della Salute, potranno impugnare giudizi cautelari, presentare appello e istanza di riesame in merito a sequestri.

    Le misure di prevenzione del codice antimafia diventano applicabili a chi organizza combattimenti tra animali o a chi organizza il traffico illegale di cuccioli, o di animali non in possesso del passaporto e del microchip.
    Nel caso di traffici illegali chi è sorpreso per tre volte a introdurre illegalmente animali perde anche la licenza di trasportatore o la licenza commerciale.

    La legge introduce anche il divieto di tenere cani alla catena e aumentano le pene pecuniarie per chi abbandona un animale o lo detiene in condizioni antigieniche e disagiate. Con il nuovo codice della strada l’abbandono di un animale porta anche la sospensione della patente.

    L’uccidere, il catturare o il detenere animali di specie protetta portano ad aumenti di pena.

    Ora bisogna che lo Stato, attraverso le forze di Polizia e la collaborazione con gli enti territoriali, intensifichi i controlli e dia anche il via ad una campagna di sensibilizzazione in sinergia con le meritevoli associazioni che da anni si battono in difesa dei diritti degli animali e del rispetto dell’ecosistema.

  • Il riccio, piccola sentinella

    I ricci, che purtroppo vediamo spesso sulle strade uccisi dalle macchine, sono animaletti  molto complessi e la loro presenza e buona salute ci garantiscono che l’ambiente dove viviamo è salubre, adatto alla nostra vita, infatti gli agenti inquinanti li uccidono o li fanno gravemente ammalare, dai loro problemi di salute arriva un forte segnale d’allarme anche per noi.
    I ricci vivono sulla terra da 15 milioni di anni, sono sopravvissuti a tutto quello accaduto nei millenni ma ora la loro vita è a rischio e sono stati inseriti nell’elenco delle specie protette, nel solo Regno Unito il crollo è stato imponente, da trenta milioni di ricci negli anni settanta si è passati, secondo il monitoraggio effettuato, a ottocentomila nel 2018.
    Nel 2014 il medico veterinario Massimo Vacchetta, fondatore del centro recupero ricci di Novello, Cuneo, insieme al suo staff si occupa del salvataggio dei ricci ammalati, feriti e dei piccoli rimasti orfani.
    I ricci avrebbero una prospettiva di vita di quasi di dieci anni ma con l’attuale inquinamento e gli altri pericoli, non ultimi i tagliaerba e decespugliatori, arrivano solo a tre anni in media.
    Il riccio non ha una gran vista ma un prodigioso udito ed olfatto e riconosce le persone che lo aiutano nei momenti di difficoltà e soffre  gli eccessivi cambiamenti di clima, per loro la mancanza d’acqua è letale, chi abita in una casa con giardino dovrebbe, nei mesi caldi, lasciare a loro disposizione una ciotola d’acqua.
    I ricci sono le sentinelle dello stato di salute dell’ambiente e si nutrono di insetti per noi nocivi o fastidiosi, fanno il nido in piccoli anfratti e cespugli, d’inverno vanno in letargo ma se sono troppo magri non ce la fanno e muoiono, molte volte possono creare un rapporto con i gatti e condividere la ciotola con i croccantini.
    Se vedete un riccio siate contenti, vuol dire che l’ambiente dove abitare è sano e ricordate che i ricci portano fortuna, se trovate un riccio ferito o che si muove malamente aiutatelo sollevandolo con uno straccio, mettetelo in una scatola con qualcosa di caldo e contattate il veterinario.

  • Focolai di Afta epizootica in Ungheria e Slovacchia allarmano Italia e Austria

    Il governo italiano rafforza le misure di prevenzione per evitare la diffusione in Italia dell’Afta epizootica, dopo che si sono registrati undici focolai di cui uno in Germania, quattro in Ungheria e sei in Slovacchia.

    La Direzione Generale della Sanità Animale ha disposto che tutti gli automezzi che trasportano animali aftoso sensibili in ingresso nel territorio nazionale attraverso la regione Friuli Venezia Giulia e provenienti da Ungheria e Slovacchia, debbano procedere, con l’ausilio del personale dell’Esercito, alla disinfezione delle ruote in luoghi idonei all’esecuzione di tale attività e che possano poi dirigersi soltanto in un singolo stabilimento (allevamento) o impianto di macellazione. Qualora invece quegli automezzi dovessero passare attraverso un Centro di raccolta, gli animali ivi spediti saranno sottoposti al loro arrivo al prelievo di campioni per gli esami di laboratorio per l’afta epizootica e dovranno rimanere in tale Centro per almeno 14 giorni al termine dei quali, dopo aver eseguito un ulteriore prelievo di campioni per gli esami di laboratorio per l’afta epizootica, ad esito favorevole degli stessi potranno essere inviati nella struttura di destinazione finale.

    In Ungheria sono stati seppelliti più di tremila bovini uccisi dall’epidemia di afta epizootica. Tra la popolazione si va diffondendo il timore che le carcasse contaminino i pozzi delle aree colpite e si levano richieste che il governo intervenga per aiutare chi dovessero subire danni a causa dell’inceneritore di carcasse. Secondo il dottor Szabolcs Pásztor, capo veterinario nazionale, tutto viene fatto in conformità con i regolamenti e il fenomeno dovuto alla decomposizione che si vede nei filmati è inevitabile a causa dell’elevato numero di animali uccisi.

    L’Austria ha chiuso 24 valichi di frontiera con i vicini Ungheria e Slovacchia per contenere la diffusione dell’afta La malattia non rappresenta un pericolo per l’uomo, anche se colpisce soprattutto i bovini e altri animali ungulati come suini, pecore e capre.

  • Lupi e corvi

    Sono ripresi i dibattiti e sopratutto la caccia al lupo, in Svizzera è in atto un sistematico abbattimento di interi branchi e sono particolarmente presi di mira i cosiddetti lupi transfrontalieri, che dall’Italia vanno in Svizzera e viceversa.

    Il lupo, difeso da tutti coloro che ne conoscono l’estrema utilità per la salvaguardia dell’ecosistema, in una situazione così difficile forse può sperare solo nell’immediato aiuto dei corvi.

    I corvi sono uccelli molto intelligenti ed usano la loro intelligenza anche per procurarsi meglio da mangiare, come quando lanciano una noce sull’asfalto per potere arrivare al gheriglio o usano un legnetto per raggiungere insetti nascosti dietro qualche buco. I corvi, come i lupi, hanno una vita sociale e proprio con i lupi hanno stretto una sorta di alleanza: quando avvistano una preda, come un cervo o un cinghiale, volano ad avvertire i lupi attraverso i gracchii e movimenti fin sulle loro groppe, in questo modo guidano il branco dei lupi verso la preda.

    Quando i lupi hanno finito il pasto i corvi ottengono la loro parte di carne, dimostrando che anche specie diverse possono interagire arrivando a una vera e propria cooperazione.

    A volte, quando i cuccioli dei lupi cominciano a giocare tra di loro, i corvi si avvicinano e sembra che giochino a farsi inseguire.

    La speranza è perciò che i corvi, anch’essi spesso preda di doppiette scatenate, riescano ad avvertire i lupi della presenza dei cacciatori.

  • Gli Atout Del Corno D’Africa

    Sotto la supervisione esperta della Dr. Laurie Marker, il CCF sta conducendo una ricerca ecologica innovativa nel Somaliland, come parte di uno sforzo più ampio per comprendere e tutelare le popolazioni di ghepardi nel Corno d’Africa. Qui si combinano tecnologia e intuizioni della comunità per affrontare la maggiore minaccia per i ghepardi nella regione: il commercio illegale di animali esotici, che continua a decimare le popolazioni selvatiche.

    Di recente, quattro cuccioli di ghepardo sono stati confiscati a circa 60 chilometri dalla capitale Hargeisa. Grazie all’intervento immediato del Ministero dell’Ambiente e dei Cambiamenti Climatici (MoECC), i cuccioli sono stati trasferiti in sicurezza al CCF per le cure. Il soccorso è iniziato immediatamente in loco, dove sono stati reidratati e nutriti velocemente già sul retro del nostro mezzo. Una volta stabilizzati, sono stati collocati in quarantena presso il Cheetah Rescue and Conservation Centre (CRCC) a Geed-Deeble.

    La ricerca ecologica in Somaliland sta avanzando rapidamente, fornendo informazioni essenziali sulla distribuzione dei ghepardi e sulle dinamiche dell’habitat. Nel novembre 2024, un team multidisciplinare ha lanciato una spedizione pionieristica sul campo come parte di un dottorato innovativo presso la Namibia University of Science and Technology. Questa ricerca si concentra sulla mappatura dello stato, dell’areale e della distribuzione dei ghepardi in Somaliland, nello Stato regionale somalo (SRS) dell’Etiopia e nel Puntland.

    Dopo l’approvazione del MoECC nel gennaio 2025, il team ha dispiegato 72 fototrappole nel terreno accidentato e montuoso della regione di Awdal. Condotte in collaborazione con i coordinatori regionali e una Special Protection Unit della Somaliland Police Force, queste indagini forniscono una visione più approfondita dell’habitat del ghepardo e ci aiutano a comprenderne l’attuale popolazione.

    Il coinvolgimento della comunità è fondamentale per questo lavoro. I ricercatori hanno collaborato con i nomadi somali locali, che forniscono un contesto cruciale e un valore aggiunto ai dati ecologici. Questa collaborazione non solo migliora la nostra ricerca, ma crea anche relazioni importanti per far sì che le nostre strategie di conservazione abbiano a costruzione del nuovo Education Centre procede celermente, con più spazi ora completamente chiusi mentre muri e tetti esterni prendono forma. Una volta completata, la struttura fungerà da hub per programmi di formazione e sensibilizzazione, fornendo istruzione ambientale e promuovendo lo sviluppo sostenibile dei mezzi di sostentamento. Dotando le comunità locali di conoscenze e competenze essenziali, il Centro svolgerà un ruolo fondamentale nel promuovere la consapevolezza della conservazione e nel creare opportunità che riducano il conflitto tra umani e fauna selvatica.

    Questi sforzi, il salvataggio dei ghepardi, la promozione della ricerca ecologica e la promozione dell’educazione della comunità sono tutti essenziali per combattere il commercio illegale di animali selvatici. Affrontando sia la dimensione ecologica che quella umana della conservazione, stiamo lavorando per salvaguardare le popolazioni di ghepardi, assicurando al contempo che le esigenze delle comunità locali siano soddisfatte, assicurando un futuro sostenibile sia per le popolazioni che per la fauna selvatica.

    Dalla visione all’azione: promuovere la conservazione dei ghepardi dopo il Global Cheetah Summit

    Il Global Cheetah Summit del 2024 ad Addis Abeba ha gettato le basi per una visione strategica e audace per la conservazione dei ghepardi. Esperti come il dott. Bogdan Cristescu e il signor Abdinasir Hussein hanno evidenziato approcci innovativi per mitigare il commercio illegale di animali selvatici/animali domestici e superare le sfide dello studio di questi felini schivi.

    Combinando una solida ricerca sul campo, il coinvolgimento della comunità e tecnologie all’avanguardia, il lavoro in Somaliland sta definendo un nuovo standard per la conservazione nella regione, affrontando direttamente le minacce poste dal commercio illegale di fauna selvatica e promuovendo al contempo soluzioni sostenibili sia per le persone che per la fauna selvatica.

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