Nel 1980 in Italia, secondo dati Istat e Federcaccia, il numero di cacciatori era 1.701.853, numero che rappresentava circa il 3% della popolazione italiana di 45 anni fa.
Dopo 20 anni, nel 2000, il numero di cacciatori era più che dimezzato: sempre secondo i dati di Istat e Federcaccia, infatti, in Italia vi erano 801.156 cacciatori.
Nel 2020 il numero dei cacciatori è stato stimato in 470.000 unità, il che rappresenta una vertiginosa diminuzione (meno di un terzo) rispetto a 40 anni prima.
Va inoltre sempre tenuto conto che molti rinnovano la licenza solo per poter rimanere in possesso di un’arma in casa e non per utilizzarla per la caccia.
Nel 2025 si stima, secondo dati riscontrabili anche sul web, che l’età media dei cacciatori sia tra i 65 e i 78 anni.
Andare a caccia per nutrirsi delle eventuali prede catturate o per partecipare a battute controllate e autorizzate per l’eliminazione di ungulati in sovrannumero è un conto; un altro conto è che qualcuno per ingraziarsi eventuali elettori, che ormai sono in un numero risibile, pensi di autorizzare la caccia, come sembra abbia proposto il ministro Lollobrigida, fino a mezzanotte.
I veri cacciatori, quelli che hanno anche a cuore, magari anche per propri interessi, la sopravvivenza della selvaggina e il rispetto dell’ambiente, non potranno mai essere dell’avviso di dare il via a battute di caccia nelle ore notturne che notoriamente sono quelle nelle quali gli animali selvatici cercano il cibo anche per la propria prole.
Difendere una categoria non può significare colpire gli interessi della maggior parte degli italiani. Se vicino a casa mia, mentre passeggio in giardino o sul viale di campagna, mi trovassi un cacciatore a mezzanotte che rischia di sparare a me o al mio cane, cosa dovrei pensare della proposta del ministro? Forse dovrei augurarmi di avere anche io uno strumento per fare fuoco? E come distinguere, a mezzanotte, degli uomini col fucile che vanno a caccia da degli intrusi che cercano di entrare in una cascina o in un’abitazione?
Invitiamo le vere associazioni di cacciatori a contestare decisioni che non danno a loro maggiore libertà di caccia ma rendono sempre più insicuro e pericoloso il territorio e minano l’equilibrio, già molto precario, dell’ecosistema.
Invitiamo anche il ministro Lollobrigida a guardare i dati e a comprendere che chi di spada ferisce prima o poi di spada perisce.