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La mosca cocchiera

Se non riesci a convincerli, confondili.
Antico credo politico

Tra le tante bellissime e molto significative favole di Jean de La Fontaine, c’è anche quella della mosca cocchiera. Favola dalla quale possono e devono imparare sempre molto, non solo i bambini, ma, con i tempi che corrono, anche e soprattutto i grandi. La favola racconta di quello che crede di essere il cocchiere di un carrozzone pieno di passeggeri e tirato da sei cavalli. In quel tempo per viaggare c’erano soltanto le carrozze e i cavalli. Le strade non erano neanche asfaltate come adesso e, non di rado, erano scoscese, erte e dirupate. Una strada simile doveva percorrere anche il carrozzone della favola. Dopo un bel po’ di viaggio, mentre i passeggeri passavano il tempo come meglio potevano e il cocchiere canticchiava tra sé e sé e badava ai cavalli, la strada cominciava a diventare una salita ripida, malagevole e sabbiosa. I cavalli non potevano più andare avanti. Ragion per cui il buono e premuroso cocchiere pensò bene di alleggerire i cavalli del peso e della fatica. Perciò chiese ai viaggiatori di scendere e prosseguire a piedi fino alla fine della salita. Ma la strada era talmente difficile che, nonostante ciò, i cavalli sudavano e soffiavano. Ad un tratto sopraggiunse una mosca. Fiera e piena di sé, rivolgendossi a tutti, gridò a voce alta e disse che loro erano fortunati perché era arrivata lei, la mosca cocchiera. E subito si mise a lavoro. Cominciò ad andare di qua e di là, ronzando dietro le orecchie dei cavalli. Convinta che stava a lei e a lei soltanto portare il carrozzone in cima, pungeva i cavalli dappertutto per farli andare avanti e gridava loro di muovere le gambe, che tremavano dal peso e dalla fatica. Non contenta però del lento e faticoso avanzamento del carrozzone, la mosca sedette sul timone, poi si posò sul naso del cocchiere, poi volò sul tetto della carrozza. Andava, veniva, affannata, brontolava e squillava, rivolgendosi ai passeggeri che proseguivano a piedi per la salita, con le seguenti frasi: “Bel modo di fare! Se non ci fossi io! Guarda! Il prete legge il breviario. Quella donna canta. Quei due parlano dei loro affari. Il cocchiere sonnecchia. A darmi pena sono io sola. Tocca a me far tutto. Tutto cade sulle mie spalle. Ah che lavoro!”. Dopo tanta fatica, alla fine il carrozzone giunse al termine della salita. In seguito la strada diventava di nuovo piana. Il cocchiere diede tempo ai cavalli di prendere bene fiato e poi chiese ai viaggiatori di riprendere i loro posti. In seguito lui fece schioccare la frusta e i cavalli si rimisero al trotto. Mentre la mosca, sul tetto del carrozzone, trionfava, gridando ad alta voce e convinta che era tutto merito suo se il carrozzone, i cavalli e i passeggeri avevano superato la ripida salita. Purtroppo nessuno dava ascolto alla mosca salvatrice. Ragion per cui essa cominciò subito a lamentarsi che quegli ingrati, tutti loro, non le dicevano nemmeno grazie. Dopo tutto quello che aveva fatto!
Quanto raccontato qui sopra accadeva molto tempo fa, nel mondo delle favole. Era il periodo quando si viaggiava con le carrozze trainate dai cavalli per delle strade che non erano asfaltate come adesso e che, non di rado, erano scoscese, erte e dirupate. Ma anche adesso, nel mondo in cui viviamo, ci sono dei personaggi che sembrano e/o si comportano come se fossero usciti da una realtà diversa. E purtroppo, alcuni di essi fanno del male e causano danni.
Rimanendo nell’allegoria della favola della mosca cocchiera e immergendosi di nuovo in una realtà fiabesca, vale la pena raccontare quanto segue.
In un piccolo paese chiamato il Paese delle Bugie, governava un siffatto monarca, che considerava se stesso il migliore di tutti e l’unico salvatore dei sudditi del suo regno. Ma soffriva quel monarca, perché i sudditi, incapaci e buzzurri, non riuscivano a capire quanto lui stava facendo per loro e per il regno. Perciò lui pensò bene di portare tutti i suoi sudditi e metterli dentro un carrozzone gigante, tirato da tantissimi cavalli. Essendo un re capace di tutto e pieno di poteri, aveva anche il dono di fare delle magie. E per magia il re costruì, da un cetriolo, un gigantesco carrozzone. Non da una zucca, come nella favola di Cenerentola, che la fata madrina per magia trasformò in una bellissima carrozza. Ma da un cetriolo. E non come nella favola di Cenerentola, dove la fata madrina trasformò i quattro topolini, amici della Cenerentola in quattro bellissimi cavalli bianchi, mentre le due lucertole e l’oca in paggi e cocchiere, il re trasformò, con la sua bacchetta magica, una mandria di pecore in tantissimi cavalli e li attaccò al gigantesco carrozzone. Le pecore le prese dalla Fattoria degli Animali, inventata da George Orwell. Il re le mise tutte in fila, stupide e ubbidienti, e le chiamò ministri e alti funzionari. Il loro compito era semplicemente quello di trainare il carrozzone, al quale il re diede il nome Governo. Le pecore, chiamate ormai ministri e alti funzionari del regno, facevano solo e soltanto quello che ordinavano i cani e i maiali, sempre presi dalla famosa Fattoria degli Animali. Cani e maiali che il re trasformò in paggi, guardie e consiglieri e che mise dentro il suo carrozzone chiamato da lui Governo.
Anche il carrozzone chiamato Governo dal re del Paese delle Bugie doveva affrontare quasi sempre delle strade molto accidentate, con tante salite ripide e scoscese. Il siffatto monarca prese le briglie e cercò di portare il carrozzone fino in cima. Ma sempre non ci riusciva. E sempre il carrozzone, invece di salire, scendeva e rischiava di precipitare nei burroni. Che ansia e rabbia per il monarca cocchiere! Non sono risultati sufficienti neanche i cambiamenti delle pecore che diventavano cavalli, dopo essere state toccate dalla bacchetta magica e che il monarca cocchiere le chiamava ministri e alti funzionari. Non sono risultati appropriati neanche i cambiamenti dei cani e dei maiali, che sempre, dopo essere stati toccati dalla bacchetta magica del monarca cocchiere diventavano paggi, guardie e consiglieri. Non c’era niente da fare. Il carrozzone, con dentro tutti i sudditi del Paese delle Bugie, urtando di qua e di là, si sfasciava e perdeva sempre più pezzi. I sudditi, impauriti e preoccupati per la loro sorte, cominciarono ad abbandonare il carrozzone e ad andare per i fatti propri. Si sparpagliarono e fuggirono verso altri paesi e regni, per trovare fortuna e sicurezza. E contiunano a farlo. Nonostante il monarca cocchiere cerchi di convincere tutti, anche se stesso, che il carrozzone stia salendo sicuro per la ripida e scoscesa strada e tra poco sarà in cima e riprenderà la strada piana e tranquilla e che, entro breve tempo, saranno tutti felici e contenti. Come nelle favole. Ma non ci riesce. E ormai sembra che anche lui capisca che non si può. Mentre la mosca cocchiera, uscita dalla favola, gli sta ronzando sopra e dietro le orecchie e lo sta pungendo dappertutto, beffandolo e deridendolo per la sua goffaggine e la sua totale incapacità come cocchiere del carrozzone da lui chiamato Governo.
Tornando all quotidianità del mondo reale, chi scrive queste righe conferma che non si tratta del Paese delle Bugie, ma bensì dell’Albania. E il monarca cocchiere è il primo ministro che purtroppo sta facendo del male e sta causando tanti danni. E continua a far finta di badare a quello che non c’è: il carrozzone da lui chiamato Governo. Non essendo neanche una mosca cocchiera!

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