Italia

  • Granaio berbero restaurato in Tunisia con l’aiuto dell’Italia

    È stato inaugurato a Tataouine, regione meridionale della Tunisia, il Ksar Ouled Soltane, uno storico granaio fortificato di origine berbera, restaurato con il sostegno dell’Italia. Alla cerimonia d’inaugurazione hanno partecipato l’ambasciatore d’Italia a Tunisi Alessandro Prunas, la direttrice dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) a Tunisi Isabella Lucaferri, il direttore dell’Istituto nazionale del patrimonio tunisino (Inp) Tarek Baccouche e rappresentanti delle autorità locali. Lo ksar, restaurato con il sostegno dell’Aics, si sviluppa su due cortili, ognuno dei quali è circondato da un perimetro di cantine a più piani con soffitto a volta, o ghorfas. Come altri ksour (plurale di ksar) costruiti dalle comunità berbere, Ksar Ouled Soltane si trova sulla cima di una collina, in una posizione strategica per la difesa dalle incursioni in epoche passate.

    In questa occasione, l’ambasciatore Prunas e la direttrice dell’Aics Lucaferri hanno inoltre inaugurato il punto vendita di prodotti locali gestito dal Gruppo di sviluppo agricolo (Gda) femminile di Tataouine, dove vengono proposti prodotti locali e testimonianze sulla storia della comunità. Questi risultati sono parte integrante del progetto Rinova – Risanamento dell’ambiente, creazione di posti di lavoro e promozione del territorio a Tataouine, attuato dal Comune di Nuoro, in collaborazione con l’associazione Arcs Tunisie. Il programma mira a promuovere uno sviluppo territoriale sostenibile e resiliente attraverso tre pilastri fondamentali: la gestione dei rifiuti, il sostegno all’economia locale e la valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale. Durante la cerimonia, l’ambasciatore italiano ha espresso la sua “ammirazione per il coinvolgimento attivo delle donne”, sottolineando il loro “contributo essenziale” alle dinamiche locali e all’innovazione sociale. Il punto vendita di Tataouine rappresenta un significativo esempio di cooperazione italo-tunisina al servizio dei territori e delle comunità locali, sottolinea Aics in un post sui propri canali social.

    Tataouine, città situata nel sud-est della Tunisia, a 531 chilometri da Tunisi e capoluogo dell’omonimo governatorato, è nota come la “porta del deserto”. Il suo nome deriva dal berbero “tiṭṭawin”, plurale di “tiṭṭ” che significa “occhio”. Oltre al suo fascino paesaggistico e alla ricchezza culturale, Tataouine ha conquistato fama internazionale grazie alla celebre saga cinematografica Guerre Stellari: alcune scene furono infatti girate nel suo deserto, che ispirò il nome del pianeta immaginario “Tatooine”, reso celebre dal franchise. Il restauro e la valorizzazione del patrimonio storico e culturale della regione di Tataouine offrono nuove opportunità di sviluppo, in particolare per il turismo culturale, rivolto sia ai visitatori provenienti da tutta la Tunisia che ai suoi stessi abitanti e alle comunità locali.

    Il restauro del Ksar Ouled Soltane, realizzato nell’ambito del progetto Rinova, non si limita alla mera salvaguardia del monumento, ma rappresenta un motore per lo sviluppo locale. Oltre alla creazione del Gda, composto da una ventina di donne del villaggio, che propongono prodotti tipici del territorio, è stato creato il marchio “Tataoui”, la cui gestione è affidata all’Istituto delle regioni aride, con l’obiettivo di promuovere l’identità e le eccellenze locali. Il patrimonio culturale è un ambito cruciale in cui si intrecciano la memoria, la diversità e lo sviluppo delle culture. Il patrimonio archeologico, in particolare, costituisce una parte fondamentale della cultura e della storia della società tunisina.

    Nell’ambito della collaborazione tra Arcs Tunisie e Inp a Tataouine, sono stati anche avviati i lavori di restauro a Ksar Zenata, situato nel villaggio di Maztouria e considerato il più antico della regione (XII secolo). L’Inp ha garantito una parte del finanziamento e la direzione tecnica dei lavori, mentre il progetto Rinova ha fornito il restante finanziamento e la gestione logistica e amministrativa dell’operazione. Il potenziamento e lo sviluppo del turismo archeologico, oltre alla creazione di nuovi posti di lavoro, rappresentano un investimento per il rinnovamento e la diversificazione dell’offerta turistica. La conservazione del patrimonio crea un ponte tra le generazioni, mantenendo vivi segni identitari fondamentali nel tempo.

  • Panem et circenses

    Evidentemente la percezione della realtà economica e politica si dimostra spesso espressione di sensibilità contrapposte in particolare modo sulle posizioni sociali.

    A livello governativo le venticinque flessioni consecutive della produzione industriale non suscitano ancora oggi alcuna reazione politica, tantomeno strategica o fiscale, come se venisse considerata fisiologica di un periodo di difficoltà più generale. Prova ne sia che il governo già alle prime indicazioni negative relative all’andamento industriale ha comunque aumentato di 17 punti l’Iva, riportandola da 5% a 22%, oltre ad avere annullato gli sconti sulle accise dei carburanti introdotte dal governo Draghi.

    Successivamente, di fronte all’esplosione dei costi energetici che nel 2024 hanno costretto 1,2 milioni di famiglie a vedersi aumentata del +80% la bolletta energetica, il governo ha stanziato 3 miliardi come bonus energetico ma destinato a dei precisi profili sociali (reddito/composizione familiare), di fatto una implicita ammissione di mancanza di determinazione nell’adozione di una politica anticiclica.

    Viceversa si sono mantenuti tutti quei bonus “ad omnibus” (elettrodomestici, psicologo etc) i quali hanno solo il vantaggio di favorire un singolo settore a discapito di tutti gli altri, non presi in alcuna considerazione.

    Le aziende, intanto, hanno visto esplodere i costi energetici nel 2024 del +40% e di un ulteriore +15% per il primo trimestre 2025.

    In questo contesto Arera (Autorità di regolazione energia e reti) ha già anticipato come per il 2026 ci sarà un ulteriore aumento del costo energetico per famiglie ed imprese (+1,2%) oltre l’andamento delle quotazioni alla borsa di Amsterdam. Un fattore che determinerà una ulteriore perdita di competitività per le imprese italiane ed una caduta ulteriore della qualità di vita delle famiglie.

    Quindi, in oltre due anni, la insostenibilità dei costi energetici ha determinato ed amplificato il crollo della produzione industriale nel settore autoveicoli tornata a livello del 1956 (456.000 auto in ulteriore diminuzione nel primo trimestre 2025). Contemporaneamente in Spagna risulta raddoppiato fino ad un milione il numero di auto prodotte proprio grazie ad un corso energetico inferiore del -53% rispetto a quello italiano.

    In altre parole, la politica energetica si dimostra un fattore moltiplicatore aggiuntivo delle continue flessioni di produzione industriale, determinate anche dalla situazione internazionale problematica.

    In un simile contesto andrebbero completamente riviste le priorità della spesa pubblica il cui primo obiettivo dovrebbe essere quello di assicurare le migliori condizioni di competitività alle imprese e di serenità alle famiglie attraverso una riduzione sostanziale dei costi energetici. Una considerazione che non sembra interessare il governo in carica, tanto è vero che in piena crisi energetica destina cinque miliardi per la realizzazione di nuovi stadi. Miliardi i quali, uniti ai tre miliardi già stanziati per i bonus energetici, raggiungerebbero la cifra di 8 miliardi che vennero utilizzati dal governo Draghi per ridurre l’Iva di 17 punti applicata ai costi energetici, delineando in questo modo un orizzonte di speranza per le imprese e le famiglie.

    Quindi, se, come diceva Einstein, “non è possibile risolvere un problema con lo stesso livello di pensiero che sta creando il problema”, mai come ora sarebbe necessario, per non dire vitale, cambiare appunto gli obiettivi dell’azione governativa. Tralasciando, se non altro nell’immediato, faraonici progetti (ponte sullo Stretto) le cui ricadute economiche ed occupazionali risultano poco chiare allo stesso ministro, e viceversa privilegiare la destinazione di risorse economiche al perseguimento di una politica energetica che assicuri un futuro di competitività alle imprese e di serenità alle famiglie.

  • Coldiretti invoca lo Stato per fare fronte a Trump

    Enzo Gesmundo segretario generale della Coldiretti, prevede che i dazi americani impatteranno pesantemente sul sistema agroalimentare italiano: «A pagarne le conseguenze potrebbero essere tutti i cittadini italiani, non solo le imprese che sul mercato statunitense rischiano di perdere 1,6 miliardi. L`Italia non è solo un grande esportatore ma è anche un forte importatore di prodotti agricoli: nel 2024 ha raggiunto la cifra record di 22,5 miliardi con un aumento dell`8%. Dazi, contro-dazi e altre misure nocive rischiano di comprimere rapidamente mercati di prodotti come mais, soia e grano per i quali siamo autosufficienti rispettivamente per il 46%, 32% e 44% Si tratta di elementi determinanti per la dieta degli italiani, in maniera diretta come il grano per la pasta o indiretta come il mais e la soia destinati all`alimentazione degli animali da allevamento che poi producono il latte, la carne e i formaggi che finiscono sulle nostre tavole».

    Di fronte a questo scenario, Gismundo invoca «un nuovo piano agricolo nazionale che consente di colmare il gap produttivo, ma anche di generare effetti positivi su ambiente e paesaggio» argomentando che «la scomparsa dì terreni fertili ha bruciato 21 miliardi in valore di prodotti agricoli in poco meno di un ventennio, Confrontando i risultati dei censimenti agricoli dal 2000 al 2020, la superficie agricola totale è passata da 18,8 milioni di ettari a 16,1, con un calo netto di 2,7 milioni di ettari. Se si guarda più lontano, a causa della cementificazione e dell`abbandono l`Italia ha perso quasi 1/3 dei terreni agricola nell`ultimo mezzo secolo. Un fenomeno che ha avuto gravi ripercussioni sui raccolti ma anche sulla gestione del territorio e sulla stabilità idrogeologica del Paese, aggravando gli effetti dei cambiamenti climatici e delle condizioni meteo estreme».

    «Garantire un giusto reddito alle imprese agricole, che resta il nostro principale obiettivo» afferma Gismundo, e dichiara: «Partiamo ad esempio dall`emergenza siccità, ormai strutturale e che inevitabilmente limita le capacità agricole di vasti territori, in particolare al Sud. Pensiamo che un piano di invasi su larga scala, capace di garantire acqua ed energia e di prevenire gli effetti dei cambiamenti climatici, debba essere una risposta non più rimandabile. Oggi l`acqua piovana va a finire nei 230mila chilometri di canali lungo il Paese e sprecata nel mare. Insieme all`Anbi, l`Associazione nazionale delle bonifiche, abbiamo elaborato un progetto per la realizzazione di un sistema di bacini di accumulo con un metodo di pompaggio che garantirebbe riserve idriche nei periodi di siccità ma anche di limitare l`impatto sul terreno di piogge e acquazzoni sempre più violenti che accentuano la tendenza allo scorrimento dell`acqua nei canali asciutti. Fondamentale quindi il recupero degli invasi già presenti sul territorio».

  • Accordo con gli Stati Uniti ma no ai loro prodotti Ogm o alla carne

    Tutti speriamo che l’incontro tra Giorgia Meloni e Donald Trump dia buoni risultati e aiuti le trattative del Commissario europeo, occorre infatti essere capaci di dare vita ad una mediazione, un compromesso, utile all’economia ed ai cittadini dell’Unione Europea e degli Stati Uniti.

    Tra i problemi che ostacolano l’accordo è l’eventuale insistenza del Presidente americano a voler esportare in Europa prodotti alimentari che non sono in sintonia con le regole europee.

    Carni di animali allevati in modo difforme ai nostri protocolli di allevamento e tutti i prodotti Ogm non possono essere merce di scambio per ottenere il via libera ad altre nostre esportazioni perché la nostra salute resta un bene primario.

    Su questi problemi è da anni che si discute e che gli Stati Uniti insistono, siamo però ragionevolmente convinti che sia la Presidente del Consiglio che il Commissario europeo terranno fede all’impegno preso con i cittadini e col mondo dell’agricoltura.

    Sarà una trattativa difficile ma il Presidente americano ha tutto l’interesse ad evitare che si stringano, per colpa sua, maggiori rapporti tra l’Europa e la Cina che ci sta sempre più inondando di prodotti di largo consumo a basso prezzo, per non parlare di quanto è contraffatto e venduto sulla rete nonostante i molti controlli della Guardia di Finanza e dei nuclei anti contraffazione.

    Pur continuando ad avere seri dubbi sulla ragionevolezza di Trump sappiamo anche che ha già una volta fatto parziale marcia indietro e che vi sono, anche nei repubblicani, molti che non condividono la linea oltranzista e vogliono un accordo.

  • Nel 2024 sono aumentati i trapianti di cornea, restano stabili le donazioni

    In occasione della Giornata nazionale della donazione degli organi, che quest’anno si è celebrata l’11 aprile, è stato pubblicato il Report annuale del Centro nazionale trapianti emerge dal quale di evince che nel 2024 in Italia sono aumentati significativamente i trapianti di cornea (saliti a quota 8.433, +6,6% rispetto all’anno precedente), mentre restano sostanzialmente stabili le donazioni di cornee (11.105).

    La donazione delle cornee può essere fatta anche in età avanzata e può donare anche chi ha subito interventi chirurgici oftalmologici complessi oppure chi è ipovedente, in quanto la riduzione della vista può non dipendere da una problematica inerente la cornea. Poiché la cornea non è un organo vascolarizzato possono donare anche i pazienti deceduti affetti da tumori.

    Nei primi tre mesi del 2025 il 40% di 950mila persone che hanno rinnovato la carta d’identità si è esplicitamente opposto alla donazione degli organi. È la percentuale “più alta segnalata negli ultimi dieci anni”, hanno fatto sapere dal Centro Nazionale Trapianti.
    Come ogni anno, intanto, in occasione della Giornata, anche il Centro Nazionale Trapianti promuove una campagna informativa attraverso i canali web e social, portando all’attenzione dei media il tema della dichiarazione di volontà al Comune attraverso la pubblicazione dei dati dei Comuni più generosi d’Italia. Le iniziative social sono partite nei giorni immediatamente precedenti alla Giornata e si protrarranno per tutto il mese di aprile con testimonianze, storie di donazione e di trapianto, approfondimenti su come diventare donatori. Iniziative di sensibilizzazione e informazione saranno promosse anche dai coordinamenti regionali per i trapianti, dalle aziende ospedaliere e sanitarie, dalle associazioni di volontariato del dono e da diversi enti e amministrazioni pubbliche.

  • Una messa per ricordare i caduti per l’Italia nelle guerre

    Nell’ottantesimo anniversario, venerdì 25 aprile, alle ore 11.00, nella Basilica di S. Carlo al Corso (Piazza San Carlo), a Milano sarà celebrata una Messa in memoria di tutte le vittime dell’immane conflitto. Organizzata dal Presidente di Assoarma Milano, Ten. Arch. Gabriele Pagliuzzi, la celebrazione sarà arricchita dalla partecipazione del Coro “Ars Nova” di Cerro Maggiore (MI) diretto dal M° Mauro Ivano Benaglia.

    Dal discorso di Benedetto Croce all’Assemblea Costituente del 24 Luglio 1947: “Noi italiani abbiamo perduto una guerra, e l’abbiamo perduta tutti, anche coloro che l’hanno deprecata con ogni loro potere, anche coloro che sono stati perseguitati dal regime che l’ha dichiarata, anche coloro che sono morti per l’opposizione a questo regime, consapevoli come eravamo tutti che la guerra sciagurata, impegnando la nostra Patria, impegnava anche noi, senza eccezioni, noi che non possiamo distaccarci dal bene e dal male della nostra Patria, né dalle sue vittorie né dalle sue sconfitte.”

    Dal Proclama del Gen. Cialdini dopo la resa di Gaeta, il 17 febbraio 1861: “Soldati! Noi combattemmo contro Italiani, e fu questo necessario, ma doloroso ufficio. Epperciò non potrei invitarvi a dimostrazioni di gioia, non potrei invitarvi agli insultanti tripudi del vincitore. Stimo più degno di voi e di me radunarvi quest’oggi sull’istmo e sotto le mura di Gaeta, dove verrà celebrata una gran messa funebre. Là pregheremo pace ai prodi che durante questo memorabile assedio perirono combattendo tanto nelle nostre linee quanto sui baluardi nemici. La morte copre di un mesto velo le discordie umane e gli estinti sono tutti eguali agli occhi dei generosi. Le ire nostre d’altronde non sanno sopravvivere alla pugna. Il soldato di Vittorio Emanuele combatte e perdona”. 

  • Crollo delle borse come scialuppa di salvataggio

    Il crollo delle borse di questi ultimi due giorni va considerato in relazione anche alle dinamiche delle operazioni di borsa le quali vengono gestite al 75% dagli algoritmi, e quindi non esprimono una valutazione complessiva su un determinato momento economico come quello dell’introduzione dei dati da parte dell’amministrazione statunitense. Esattamente come ogni crescita degli indici di borsa il loro stesso recente tracollo deve essere considerato come un fattore relativo e non decisivo.

    Tuttavia emerge evidente come le maggiori perdite dei titoli riguardino quelle aziende che hanno fatto della globalizzazione priva di ogni regola, auspicata dal WTO, la propria chiave di successo. Queste aziende si sono prodigate nella ricerca, delocalizzando le produzioni, del costo del lavoro minore e contemporaneamente di quadri normativi a tutela dei lavoratori e delle prodotti meno impegnativi. In altre parole, la ricerca è stata imperniata sulla caccia di realtà economiche e statali che assicurassero un dumping salariale, fiscale e normativo.

    La vicenda dei dazi, in più, meriterebbe di essere approfondita ed interpretata in un’ottica che inquadri il dazio non solo come un fattore economico per rilasciare l’occupazione statunitense. La tanto contestata iniziativa dell’amministrazione Trump esprime al proprio interno anche una leva politica. In altre parole, il dazio, come una sua eventuale attenuazione, si dimostra uno strumento con l’obiettivo di invitare gli alleati occidentali ad acquistare i “Matusalem Bond”, titoli del debito americano a scadenza 100 anni che hanno l’obiettivo di azzerare la quota del 2,01% di debito americano ancora in mano alla Cina. Di fronte a questa scelta degli alleati occidentali ecco che la percentuale del dazio applicato dagli Stati Uniti potrebbe ridursi.

    Questa opzione va ovviamente introdotta all’interno di un’ottica che inquadra la Cina come il vero pericolo in un prossimo confronto bellico, anche in considerazione delle recenti manovre che hanno visto un inaspettato aumento della potenzialità militare del colosso cinese che potrebbe addirittura anticipare una possibile invasione di Taiwan, una volta fissata al 2030.

    L’Unione Europea in questo contesto si rivela ancora una volta spettatrice ignara, confermando come reciti il ruolo di una istituzione marginale ed espressione di competenze politiche economiche e strategiche assolutamente insufficienti, quindi non in grado di comprendere le dinamiche geopolitiche e tanto meno il proprio ruolo sempre più marginale.

    In questo contesto si aggiunga come nel nostro Paese si continuino ad aumentare la pressione fiscale, ora al 50,6% (+1,5 rispetto al 2023) come certificato dall’ISTAT, e, a doppia cifra ormai, il costo dell’energia.

    L’effetto paradossale dei dazi statunitensi si rivela, quindi, come la scialuppa di salvataggio per una classe politica europea che ha investito nel delirio ambientalista con il Green Deal ed ora ha la possibilità di trovare un capro espiatorio, individuato appunto nell’introduzione dei tassi, per nascondere la propria responsabilità del disastro economico europeo.

    Contemporaneamente nel nostro Paese il governo trova nei dazi il fattore di distrazione di massa, in quanto fino ad oggi non si è dimostrato in grado di rispondere alle 24 flessioni costitutive della produzione industriale con una adeguata politica energetica che ponga le basi per un risveglio economico atteso ormai da due anni.

  • Le App smartphone dei taxi si uniscono per coprire l’ltalia con ltalian Taxi Network

    Chiamare un taxi in tutta Italia o quasi, senza dover installare una nuova applicazione in ogni città. Adesso è possibile grazie a un ambizioso progetto dei tassisti italiani attraverso le loro app nazionali, appTaxi, BTaxi e Taxi Move, e altre app locali.

    ltalian Taxi Network è una sinergia tra applicazioni, rigorosamente dei lavoratori del settore, progetto tutto sotto la bandiera italiana, che conta già un totale di oltre 2 milioni di download complessivi da smartphone e che darà vita a un Network di quasi 6500 tassisti, in 51 città italiane e con altre già previste in futuro. Già oggi conta 3 milioni e 600 mila corse all’anno, per una movimentazione di circa 40 milioni di euro. “Numeri reali!” tengono a precisare i protagonisti del progetto.

    «Per noi di appTaxi, già attivi dal 2012 e presenti oggi in 35 tra piccoli e grandi comuni, anche con i Taxi acquei a Venezia, questa partnership è quasi un processo naturale ma importantissimo. In una realtà come quella Taxi è sicuramente una bella prova di collaborazione che dimostra la sempre più forte convinzione con la quale si sta lavorando per offrire servizi sempre più innovativi e migliori» è il commento del presidente di appTaxi Stefano Salzani.

    Con questa unione di forze la nostra applicazione BTaxi permetterà a coloro che la usano di chiamare, prenotare e pagare il proprio taxi in buona parte d’ItaIia e con la massima semplicità di sempre”, spiega Riccardo Carboni, presidente di CO.TA.BO. E aggiunge:I nostri utenti, come quelli delle altre due applicazioni, avranno presto un ventaglio di tante nuove città dove poterla usare. Senza la necessità di ulteriori download e registrazioni».

    Per Claudio Giudici, presidente di Taxi Move «con questa partnership segniamo il futuro del settore taxi in Italia, offrendo a cittadini, turisti e tassisti una prospettiva non solo di semplicità, ma anche di sicurezza, che solo il servizio pubblico taxi può offrire. Aperti a tutte le app dei tassisti italiani, non ci rassegneremo mai a far fagocitare dalle multinazionali anche questo settore, che incarna ancora oggi, più di ogni altro, il sogno costituzionale ex artt. 43, 45 e 46 Cost. dove lavoratore artigiano e cooperazione sono i protagonisti di un settore come quello del trasporto pubblico locale non di linea».

  • La famiglia dimenticata

    I dati allarmanti relativi alla decrescita demografica dell’Italia, se da una parte confermano la totale inadempienza di tutti i governi che da trent’anni si sono susseguiti alla guida del Paese nella elaborazione di politiche di sostegno alle famiglie, dall’altra certificano la totale incompetenza dei vertici dirigenziali sulle grottesche analisi proposte anche nel passato relative allo stesso fenomeno. La decrescita demografica può venire interpretata come una sostanziale mancanza di fiducia nel futuro tanto rispetto allo sviluppo economico quanto a quello sociale espressa dalle famiglie e delle singole persone.

    In passato, invece, era stata definita quasi come la degenerazione di un infantile individualismo legato e causato anche da un senso di benessere diffuso. In questo contesto venne coniato ed attribuito in modo molto semplicistico ad una generazione il termine di “bamboccioni”, incapaci cioè di dimostrare di possedere una visione di vita che andasse oltre l’immediatezza nella ricerca del piacere.

    Un’espressione semplicistica che trasudava arroganza e che al tempo stesso si presentava come un cristallino esempio di una presunzione intellettuale poi ovviamente smentita, allora come oggi, da una valutazione più analitica dei dati demografici.

    Dall’analisi dell’ultima indagine demografica risulta infatti che il Trentino Alto Adige, ancora una volta, si dimostra come l’unica zona geografica italiana che possa esprimere un quoziente demografico positivo (*). In queste due province autonome, esattamente come in passato, le giovani famiglie, proprio in ragione della sicurezza di poter contare nel territorio di servizi adeguati alle proprie esigenze, invece di scegliere una vita da “bamboccioni” decidono di aumentare il numero dei componenti familiari. Ovviamente questo è possibile anche in virtù del particolare regime fiscale di cui godono le due province autonome, le quali sono finanziariamente in grado di assicurare questi servizi ai nuclei familiari grazie alle maggiori risorse garantite dal loro status di autonomia.

    Viceversa, nel resto del paese, partendo dalla semplice considerazione di un numero dei posti negli asili nido da sempre inferiore alla richiesta delle giovani famiglie, viene certificata la motivazione di questo continuo calo demografico come espressione di una mancanza di fiducia soprattutto nei confronti dei servizi assicurati dallo Stato il quale, paradossalmente, continua a diminuirne in qualità e capacità a fronte di un continuo aumento della spesa pubblica.

    (*) Il quoziente demografico è un indicatore statistico che permette di misurare diversi aspetti di una popolazione, come il tasso di natalità, il tasso di mortalità, il saldo migratorio, il tasso di crescita totale.

  • Quattro siti italiani individuati dalla Ue tra i fornitori europei di materie prime

    La Commissione europea ha adottato il 25 marzo la lista finale dei Progetti strategici per le materie prime strategiche. Si tratta di 47 progetti europei che contribuiranno al rafforzamento dell’autosufficienza dell’Unione in termini di approvvigionamenti di materie prime, riducendo le dipendenze da fonti esterne e rendendo le catene del valore sempre più resilienti e sostenibili. I nuovi progetti rappresentano una milestone importante nell’implementazione del Critical Raw Materials Act, che mira a garantire che l’estrazione, la trasformazione e il riciclo europei di materie prime critiche e strategiche soddisfino rispettivamente il 10 per cento, il 40 per cento e il 25 per cento della domanda dell’Ue entro il 2030. Dopo un processo sviluppatosi in diverse fasi, sia europee che nazionali, l’Italia – si legge in una nota del ministero dell’Ambiente – ha ottenuto un importante risultato: su dieci progetti di riciclo riconosciuti strategici a livello europeo, quattro sono in Italia: in Veneto, Toscana, Lazio e Sardegna. La prima selezione dei progetti strategici per le materie prime critiche e strategiche si conclude quindi con successo per l’Italia, che riconosce il valore strategico delle materie prime critiche e strategiche per il raggiungimento degli obiettivi della transizione energetica e digitale, ma anche per altri settori strategici quali difesa, salute e aerospazio.

    I 47 nuovi progetti strategici sono distribuiti in 13 Stati membri dell’Ue tra cui Belgio, Francia, Italia, Germania, Spagna, Estonia, Repubblica Ceca, Grecia, Svezia, Finlandia, Portogallo, Polonia e Romania e “coprono uno o più segmenti della filiera delle 14 materie prime selezionate, con 25 progetti comprendenti attività di estrazione, 24 di lavorazione, dieci di riciclaggio e due di sostituzione delle materie prime”, prosegue.

    “Questi progetti garantiranno che l’Ue possa soddisfare pienamente i suoi parametri di riferimento per l’estrazione, la lavorazione e il riciclaggio del 2030 per litio e cobalto, realizzando al contempo progressi sostanziali per grafite, nichel e manganese. Inoltre, altri progetti strategici che coinvolgono magnesio (un progetto) e tungsteno (tre progetti) contribuiranno alla resilienza dell’industria della difesa dell’Ue, che fa affidamento sull’uso di questi materiali”, si evidenzia. Per diventare operativi, i 47 progetti strategici prevedono un investimento di capitale complessivo previsto di 22,5 miliardi di euro, che sarà coordinato dalla Commissione Ue, dagli Stati membri e dalle istituzioni finanziarie.

    Secondo il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, “il risultato ottenuto – per la prima volta dall’approvazione del Critical Raw Materials Act e dall’approvazione della nuova legge italiana – dà l’avvio ad una nuova visione del settore delle materie prime in Italia, incentrata sulla competitività ma anche sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale. Infine – aggiunge il ministro – i progetti italiani che hanno ottenuto il riconoscimento di progetti strategici confermano il forte orientamento del nostro Paese verso la circolarità, la valorizzazione e l’uso efficiente delle risorse”.

    Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha parlato di un’Italia “protagonista della sfida europea per l’autonomia strategica e l’approvvigionamento delle materie prime critiche, essenziali per garantire la sicurezza e la continuità delle nostre filiere industriali”. “Confermiamo così la nostra leadership tecnologica nel settore del riciclo e dell’economia circolare”, prosegue Urso. “Le competenze italiane – conclude il ministro – daranno un contributo decisivo alla riduzione della dipendenza europea da Paesi terzi, rafforzando così la sovranità strategica dell’Europa in un settore sempre più fondamentale per il futuro”.

    Per il vicepresidente esecutivo con delega alla Strategia industriale della Commissione Ue, Stephane Sejourne “l’Ue non vuole sostituire la propria dipendenza dai combustibili fossili con una dipendenza dalle materie prime critiche: il litio cinese non si trasformerà nel gas russo di domani”. “Quindi per evitare questo – aggiunge Sejourne – dobbiamo fare varie cose tra cui dobbiamo creare un quadro legislativo per evitare queste dipendenze e oggi dobbiamo estrarre di più. In Europa, dobbiamo processare di più”. “Dobbiamo consolidare la catena del valore per le materie prime critiche in Europa e oggi abbiamo una base legale per farlo”, conclude.

Pulsante per tornare all'inizio