Milano

  • In attesa di Giustizia: zone rosse

    Chissà perché ogni tanto si cambiano i nomi di apparati dello Stato o branche della Pubblica Amministrazione che già esplicitano perfettamente a quali funzioni siano destinate: per esempio la Pubblica Sicurezza. Chi si ricorda quando la Polizia di Stato si chiamava così illustrando senza equivoci il compito affidatole?

    Compito che il mutar della denominazione non ha fatto venir meno: la Polizia, lo Stato, deve assicurare la prevenzione delle attività illecite prima ancora che la loro repressione…e, nei limiti in cui dispone di uomini e risorse, deve assolvere a questo compito ad ampio spettro a tutela di tutti i cittadini.

    Adesso, però, le Autorità Locali sono tenute ad individuare Zone Rosse, cioè a dire luoghi di esposizione a maggiori rischi per la presenza di possibili malintenzionati destinando la Polizia…a quel presidio che già dovrebbe garantire.

    In queste zone è vietato sostare a coloro che dovessero assumere atteggiamenti aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti pena una tipologia particolare di daspo nel caso siano pregiudicati per droga, furto con strappo, rapina, detenzione abusiva di armi…se una volta allontanati tali soggetti non rispetteranno la zona rossa le Forze dell’Ordine saranno tenute ad allontanarli immediatamente e a denunciarli all’Autorità Giudiziaria. Pena fino a tre mesi di carcere oltre ad una multa: sai che paura per un rapinatore o un pusher.

    Diciamo la verità: è poco più che uno spot governativo; c’era bisogno di provvedimenti di questo genere per aumentare l’allerta di Polizia e Carabinieri nei pressi della Stazione Centrale di Milano, o delle altre due principali per fare degli esempi banali? Provate invece a farvi due passi nella elegantissima via della Spiga dopo l’orario di chiusura dei negozi destinati al saccheggio da parte di abbienti turisti: non c’è un esercizio pubblico aperto, strada deserta come altre adiacenti e dove quasi quotidianamente avvengono aggressioni e rapine preferibilmente di orologi di pregio. Non vedrete nemmeno un agente a piedi, per sbaglio, che ritorna verso la Questura Centrale che dista poche centinaia di metri. Erano meglio la vecchia, cara, Pubblica Sicurezza…diffusa sul territorio, seguendo l’intuito personale e soffiate degli informatori e i piedipiatti che scarpinavano lungo le strade con occhio allenato e attento agli accadimenti che non rischiavano di dover intervenire perché un venditore di rose cingalese appariva insistentemente molesto con una coppia di fidanzati.

    In compenso, tra Firenze e Bologna negli ultimi tre mesi sono stati effettuati circa 14.000 controlli in zone considerate a rischio esitando solo 105 denunce a piede libero. Percentualmente un po’ poche rispetto al lasso temporale ed al numero complessivo di interventi per poter parlare di zone a rischio…vuoi vedere che quei furbacchioni dei malintenzionati si sono defilati in altre aree della città diverse da quelle dove vengono concentrati uomini e mezzi lasciando scoperte altre porzioni di territorio? Ma chi l’avrebbe mai detto!

    Una curiosità, poi, assale il giurista: come saranno motivati i provvedimenti di allontanamento? Perché non basta un verbale, serve un decreto del Questore e la memoria va ad un tempo ormai lontano quando venivano arrestati coloro che venivano ritrovati a soggiornare sul territorio di un Comune da cui erano stati diffidati (qualcosa cui si rifà il nuovo daspo): la maggior parte venivano assolti e scarcerati, non prima di avere intasato il lavoro degli uffici giudiziari perché il Pretore disapplicava il provvedimento amministrativo – di solito redatto e firmato da non si sa chi “per il Questore” –  in quanto viziato all’origine da eccesso di potere e mancanza di motivazione che il più delle volte non andava molto oltre una giustificazione apparente del tipo che il soggetto era brutto e cattivo.

    Sempre per il giurista rimane opinabile il rispetto della Costituzione di norme, regolamenti e provvedimenti che limitano la libertà, quantomeno di movimento, di cittadini sulla base di meri sospetti: ma anche questo sappiamo che un risalente vizio del nostro legislatore è non leggere la Costituzione o, in ogni caso, non capire cosa c’è scritto.

    Finirà che, almeno a Milano, Polizia, Carabinieri, Municipale, Reggimento Folgore, Reparti Mobili della Cavalleria Corazzata dedicheranno più tempo a multare fumatori distratti e troppo poco distanti dal passante più vicino mentre in Montenapoleone qualche ben informato grassastore rapina il Richard Mille di un principe ereditario saudita.

  • Il velo e la sigaretta

    Sui nostri media si parla e si scrive spesso della ribellione di alcune donne iraniane nei confronti dell’obbligo di portare un velo che nasconda i capelli. Quando ne riferiscono, tutti i nostri giornalisti (cui si aggiungono alcuni politici) criticano con vigore le repressioni violente attuate dal Regime contro la volontà di quelle figlie o mogli di scegliere liberamente come abbigliarsi. Purtroppo, va da sé che le capacità intellettive di noi giornalisti (e della maggior parte dei politici) non siano particolarmente brillanti e confesso di non stupirmi se anche in questo caso non si sia capita la vera sostanza del problema e cioè il semplice desiderio di chi ha la responsabilità di governare di evitare che la società diventi una palude immorale. Cercherò allora di spiegarlo.

    Tutti concorderanno che gli omniscienti Ayatollah di Teheran e dintorni sappiano interpretare il Corano in modo corretto e se hanno deciso che il dettame che impone alle donne di non “sedurre” artatamente gli uomini imponga loro di coprirsi il capo ciò deriva certamente dagli studi approfonditi sull’argomento che hanno approfonditamente sviluppato. Qualcuno tuttavia continuerà a domandare: perché le reprimono, le picchiano, le imprigionano e non le lasciano libere di vestirsi come vogliono?

    Le risposte sono due. La prima: lo fanno per impedire loro di peccare e, quindi, per il loro bene. Scoprirsi il capo, oltreché un atto inutile e magari foriero di danneggiare la salute, è agire contro la volontà del profeta e di chi lo ha ispirato. È naturale che chi è stato chiamato a governare su tutti i cittadini faccia di tutto per garantire loro, se non proprio l’attuale, almeno un futuro benevolo per dopo la morte. La seconda: la religione è sempre stata in ogni parte del mondo il modo migliore per ottenere una società ordinata, coesa e soprattutto “morale”. Consentire pubblicamente a delle invasate anticonformiste di infrangere le regole che mantengono “puro” l’ambiente in cui vivere significherebbe aprire all’anarchia e fare un danno gravissimo a tutti gli altri cittadini rispettosi delle regole e amanti del proprio benessere spirituale. Cosa conta, dunque, una misera libertà individuale davanti al pregevole compito di chi comanda di occuparsi del bene individuale e collettivo?

    La giunta Sala di Milano non è, lo presumiamo, orientata religiosamente ma, almeno alla pari dei benemeriti Ayatollah, si preoccupa del benessere fisico e spirituale dei propri cittadini. Nessuno invochi lo “Stato etico” o la violazione di qualche libertà quando il Sindaco ha preso la decisione di impedire a qualche incallito tabagista di fumare all’aperto in qualunque posto pubblico. Si tratta di una misura doverosa al fine di tutelare gli individui e tutta la comunità. Così come in Iran lo si fa per garantire la moralità pubblica, a Milano ci si preoccupa della salute dei singoli fumatori e delle conseguenze di ciò che viene chiamato “fumo passivo”. Già la città è quotidianamente inquinata dagli scarichi dei riscaldamenti e delle auto, perché aggiungervi anche il fumo di sigaretta? Come ha ben spiegato una assessora di quella altruistica giunta si tratta anche di evitare l’ascesa in cielo di sostanze inquinanti che sicuramente contribuiscono in maniera determinante al cambiamento climatico. È la scienza che ce lo dice, visto che qualcuno ha perfino calcolato (lo afferma sempre l’assessora) che il fumo di tabacco contribuisce almeno al 7% dell’aria inquinata che circola a Milano (È vero, qualche miscredente dubita di chi e come abbia fatto questi calcoli ma io sono certo che un’assessora non menta mai). Chi vuole continuare a delinquere lo faccia dunque in casa, ma con le finestre chiuse per non ammorbare l’aria esterna. Tutti sappiamo che, se non aiutato nelle proprie scelte, il milanese è per natura immaturo e masochista e, per quanto compito ingrato, è un dovere di chi comanda indirizzarlo sulla retta via. Non lo si fa anche coi bambini?

    D’altra parte, Sala e i suoi non fanno che adeguarsi a una politica sempre più diffusa in tutta Europa. Se il suddito  cittadino non ha la maturità e l’intelligenza di fare da solo ciò che è vero e giusto, è compito di chi governa di spiegargli e, se necessario, imporgli di fare ciò che deve. E non basta! Se un singolo è talmente stupido da rimanere vittima di propaganda di chi l’Occidente ha deciso di definire come nemico (per esempio la Russia), è bene censurare tutti i media di quest’ultimo e annunciare la verità chiamando fake news tutto ciò che non collima con essa.  Comunque, la società sana non perde nulla di importante eliminando le voci diverse da quella che è, e non può che essere, la Verità! Mi auguro, sempre per il bene comune e per sottolineare la nostra appartenenza al benemerito Occidente, che chi ha il dovere di comandare ci liberi definitivamente da quella sotto-cultura affatto europea che arriva da Mosca da fin troppo tempo attraverso i vari Tchaikovsky, Rimskij-Korsakov, Gogol, Dostoevskij, Puskin e via dicendo.

    Già che si è all’opera, credo sia condivisibile anche la giusta eliminazione (mi raccomando: non fisica – almeno per ora) di tutti i negatori delle cause antropiche del cambiamento climatico. Se poco più di cento pazzi professori universitari (e qualche premio Nobel) scrivono che il cambiamento climatico non è causato dall’attività umana è giusto, per il bene collettivo e in nome della Vera scienza, emarginarli e mai menzionarli, affinché si chiuda così la loro immeritata carriera.

    Certamente ci sarà sempre qualche irriducibile anti-sociale che si lamenterà, ma con tali malvagi peccatori insensibili ai sacrifici di chi vuole solo tutelarli, basta continuare con il già applicato metodo della rana bollita: aumentare la temperatura (vedi repressione) poco per volta senza che nemmeno se ne possano accorgere.

    Approviamo, dunque, l’esempio degli Ayatollah e ben vengano i benefattori, gli altruisti, i dolci dittatori. Se noi non siamo abbastanza intelligenti per gestirci da soli ci obblighino loro a prenderci cura di noi stessi. Noi sappiamo che non lo fanno per ubriacatura da comando bensì per il bene nostro e di tutta l’umanità.

  • In attesa di Giustizia: buon anno

    Buon 2025 a voi lettori e buon anno, soprattutto, ai cittadini milanesi che – grazie alla ennesima iniziativa green – del sindaco Sala potranno disporre di un presidio in più a tutela della loro salute: il divieto di fumo all’aperto se tra il vizioso di turno e l’astante più vicino intercorre uno spazio inferiore ai dieci metri.

    Cosa c’entra tutto ciò con la giustizia? C’entra, c’entra perché avverso le contravvenzioni amministrative è possibile, a seconda dei casi, fare ricorso al Giudice di Pace o al T.A.R.  e c’è da prevedere un intasamento senza precedenza dei ruoli di udienza da parte di fumatori colti in flagrante accensione di sigaretta in un contesto in cui evitare la sanzione sarà per un verso pressochè impossibile e per altro diabolico da dimostrare il mancato rispetto della distanza.

    A prescindere dalla considerazione che in alcuni luoghi il divieto dovrebbe ritenersi sostanzialmente assoluto per le caratteristiche di pedonabilità ed affollamento in determinati giorni ed orari, in particolare nelle grandi arterie commerciali come Corso Vittorio Emanuele piuttosto oppure nelle zone della movida sul genere dei Navigli, proviamo ad immaginare cosa potrebbe accadere, per esempio, ad un residente in Corso Buenos Aires che rientra a casa dal lavoro, sotto sera in una condizione di maggiore tranquillità…

    …I negozi sono chiusi o prossimi alla chiusura ed anche i bar si stanno spopolando degli appassionati di quella tradizione tipicamente milanese che è l’aperitivo, persino il traffico veicolare si va riducendo ed il nostro immaginario cittadino dopo una giornata in ufficio decide di godersi una fumatina, appena uscito dalla metropolitana o disceso da un tram, lungo l’ultimo tratto a piedi: dovrà, tuttavia, procedere a zig zag per schivare, mantenendo la distanza, i pedoni che gli vengono incontro, forse dotandosi di un paio di smart glasses muniti di telemetro. La mancanza di specchietti retrovisori montati sul cappotto volti ad  adocchiare  quelli provenienti alle spalle comporta il rischio di esporli  a micidiali esalazioni durante l’avvicinamento e l’eventuale sorpasso. Permane, tuttavia, la difficoltà di tutelare da una mezza boccata di Marlboro quelle specie protette che sono i ciclisti o centauri in monopattino che sfrecciano e sbucano da ogni dove, incuranti di semafori, senso di marcia, attraversamenti pedonali e rischiano di terminare la giornata spiattellandosi contro una Tesla (sia pure munita di benedizione da Palazzo Marino dell’autista cultore dell’elettrico) che silenziosamente impegna un incrocio o una fiancata del tram 9.

    Che ne sarà di costui? Ci saranno ronde di cittadini salutisti pronti a chiamare le Forze dell’Ordine dopo aver immortalato l’inquinatore con il telefono, posti di blocco della Polizia Locale dotati di apposita strumentazione laser per calcolare le distanze oppure si andrà a occhio?  E che dire del momento della contestazione?

    “Concilia?”  “No, guardi, signor Vigile, secondo i miei Ray Ban Meta erano dieci metri e otto centimetri e non nove e novanta come dice lei”…e, come osserverebbero i giuristi più raffinati: quid juris se le  potenziali “vittime” fossero fumatori a loro volta, che magari avevano appena spento la lor sigaretta? il divieto vale anche nei loro confronti? Bisognerebbe, forse interpellare come testimoni tutti i presenti prima di redigere il verbale e sentire anche la loro versione circa la distanza? Sono solo alcuni esempi di ciò che potrebbe accadere.

    Delle due l’una: o nessuno verrà mai multato vanificando la rigorosa scelta del Primo Cittadino oppure – anche nel malcelato intento di fare cassa – vi saranno raffiche di sanzioni che saranno puntualmente impugnate soffocando definitivamente di ricorsi gli uffici giudiziari deputati ad esaminarli.

    E il Sindaco come reagirà? A Dio piacendo non potrà candidarsi per un ulteriore mandato, e siccome manca ancora un po’ di tempo alla fine di questo, qualcuno potrebbe dargli un suggerimento: perché, in luogo di queste iperboliche idiozie non dispone un censimento degli impianti di riscaldamento delle Case ALER e spende un po’ di soldi per sostituirli, posto che ancora funzionano quasi tutti a gasolio (qualcuno, non è da escludere, persino a carbone) ognuno dei quali in un’ora inquina più del Titanic con le macchine a tutta forza per tentare di evitare l’iceberg?

    Nel frattempo, Buon Anno di cuore a tutti voi: fumatori e non, ciclisti virtuosi e possessori di diesel Euro 6 che dovreste vergognarvi di avere.

  • Milano è il fumo di una sigaretta

    Milano è stata la mia città, importante sotto tutti punti di vista, affettivi e di lavoro, uno dei periodi più belli per me sono stati gli anni in consiglio comunale, quando il consiglio comunale, prima della sciagurata riforma, aveva un peso politico, lì si formavano e tornavano tanti personaggi della politica nazionale.
    Era una Milano uscita dalle tristi ed insanguinate giornate degli anni 70 e riprendeva con entusiasmo a crescere, a costruire un dibattito, un confronto tra forze politiche diverse, per questo ricordo, con stima ed affetto, i sindaci Tognoli e Pillitteri, lo scontro in aula si manteneva a livelli di reciproco rispetto senza quella violenza verbale che ormai caratterizza la politica di oggi.

    Oggi il consiglio comunale non conta nulla, le zone, diventati municipi, ancora meno, i problemi irrisolti negli anni 80 e 90 sono rimasti irrisolti, dal Lambro al Seveso, che  esondano ad ogni pioggia, dai marciapiedi dissestati alle aree periferiche sempre più abbandonate e pericolose.

    Nel frattempo la città è cambiata molto e non in meglio, salvo per i turisti e per chi deve fare affari, le strade per le macchine sono spesso ridotte ad un’unica corsia creando così interminabili file e la conseguente moltiplicazione dell’inquinamento, i parcheggi praticamente scomparsi, anche a pagamento, contribuiscono ad aumentare il traffico con gli automobilisti che girano disperati o si posizionano in seconda fila mentre marciapiedi enormi, in luoghi dove non vi è passaggio, danno un’idea di solitudine e a volte paura.
    I lavori per migliorare il trasporto sotterraneo, ed altre iniziative del sindaco, durano da anni aumentando il caos, l’inquinamento ed il malumore di chi si muove per lavoro.
    I prezzi sono alle stelle, dalle abitazioni ai locali e si cominciano sempre più a notare saracinesche abbassate, molti negozi chiudono ed al posto delle botteghe alimentari aprono mini supermercati. Il denaro si concentra sempre di più nelle mani di pochi e la qualità della vita, la qualità  vera, anche del cibo, è sempre meno.
    Ora come regalo per il nuovo anno il lungimirante sindaco Sala, che è riuscito a rendere la città sempre meno vivibile anche per i residenti, che devono pagare per poter entrare a casa loro, se abitano nel centro, ha concepito, con qualche altro genio, che per fumare all’aperto devi essere lontano 10 metri dalle altre persone, il che vuol dire mai a Milano a meno che tu vada di notte sul Monte Stella, o in qualche luogo simile, stando ben attento a non disturbare gli spacciatori ed i drogati.
    Certo fumare non fa bene alla salute e prima si smette è meglio è ma non fa bene alla salute neppure vivere subendo ogni giorno decisioni stolte ed altre dannose, vedendo che non si fa nulla di quanto serve per sistemare i quartieri, impedire le esondazioni dei  fiumi, contrastare quella criminalità e quello spaccio di droga che vietano a troppi di uscire di casa in sicurezza.
    Questa è la Milano di Sala non la mia ma visto che è l’inizio dell’anno possiamo  sempre sperare che alle prossime elezioni diventi sindaco qualcuno che abbia Milano nel cuore non solo come città del turismo e degli affari, una città che torni ad essere vivibile per tutti.

  • “BARBIE: A Cultural Icon Exhibition”, la mostra a Milano dedicata a un fenomeno multigenrazionele

    Alzi la mano chi, a partire dal 1959, non ha mia chiesto una Barbie come regalo di Natale? Bionde e bellissime, dapprima con un semplice costume da bagno e poi con un corredo sempre più ricco, o glamour che dir si voglia, al quale si sono via via aggiunti una casa a più piani, un’automobile, un camper, biciclette, piscine e ogni dettaglio in miniatura – possibilmente rosa o nelle sue varianti – della nostra vita quotidiana sono diventate l’oggetto del desiderio di tante generazione di bambine e di collezionisti. A lei, la splendida icona che compie 65 anni, senza dimostrali, Milano dedica una mostra al Next Exhibition (Via Paolo Sarpi 6/8) che sarà visitabile fino alla metà di gennaio. E quale occasione migliore allora per tuffarsi nel suo mondo, che poi è quello di tutti noi, proprio durante le festività natalizie?

    BARBIE: A Cultural Icon Exhibition, ideata dalla collaborazione tra Next Exhibition e Mattel, Inc., proprietaria del marchio, e curata dal collezionista Mario Paglino, rende omaggio a sessantacinque anni di moda e ispirazione, dimostrando come Barbie sia più di una bambola, bensì una vera e propria icona culturale e di stile. La mostra celebra Barbie come riflesso della cultura con interviste esclusive e uno sguardo ravvicinato alle bambole vintage, alla rappresentazione delle carriere e alle tendenze della moda di ogni epoca.

    Oggi il portfolio prodotto Barbie è uno tra i più diversificati e inclusivi al mondo, ispirando le ragazze a immaginare tutto ciò che potranno diventare. L’obiettivo della mostra è quello di spingere tutti coloro che la visitano a ripercorrere tutto ciò che hanno sempre saputo su Barbie e a riflettere su come la società si sia evoluta con ogni generazione.

    “Barbie: A Cultural Icon Exhibition” presenta una bambola Barbie originale prodotta nel 1959 e accompagna i visitatori in un viaggio attraverso i decenni, rendendo omaggio a Barbie e al mondo che la circonda e analizzando le tendenze della moda degli anni ’60, ’70, ’80, ’90 e 2000, fino all’iconica bambola del 65esimo anniversario, rilasciata nel 2024. Includendo vestiti, accessori e lifestyle e seguendo un viaggio cronologico, la mostra presenta oltre 250 bambole e accessori vintage, che prendono vita attraverso esposizioni a tema personalizzate.

    Supporti video e interviste ai designer di Barbie ampliano la narrazione, così come gli scenari iconici: dalla prima Dreamhouse del 1962 a un’inconfondibile macchina rosa, da una fantastica tavola da surf alle due postazioni per selfie di Barbie e Ken a grandezza naturale, dove poter scattare delle foto souvenir.

    Non resta che immergersi nel meraviglioso mondo di Barbie per sognare, ricordare e lasciarsi ispirare.

  • Ricordo di Paolo Pillitteri

    Il cinque dicembre, giorno del suo compleanno, Paolo Pillitteri è mancato, all’affetto dei suoi cari, dei suoi amici di sempre e, lo abbiamo visto durante questi giorni, ai cittadini di Milano che lo avevano apprezzato non solo come sindaco simbolo di un’epoca effervescente.

    Le istituzioni gli hanno tributato il dovuto omaggio, anche dichiarando il lutto cittadino, ma il maggior tributo che Paolo avrà sicuramente apprezzato, con quel suo sorriso che era tante cose insieme, è stato quello della gente che è andata a salutarlo, persone semplici e persone importanti e volti di chi, in un modo o nell’altro, ha rappresentato un’epoca ed una storia politica ed umana.

    Paolo è stato un amico anche quando eravamo su diverse sponde politiche e la sua cultura, la sua umanità, il suo modo gentile e a volte un po’ beffardo di porsi di fronte alla vita, anche nei momenti più bui per lui, spero possano essere di esempio anche ai più giovani.

  • In attesa di Giustizia: Milano, provincia di Trani

    Ci risiamo: ancora una volta un Pubblico Ministero che occulta (in questo caso non verbalizzando) prove a discarico degli indagati al fine di poterne chiedere ed ottenere l’arresto; si tratta dell’ex P.M. di Trani, Michele Ruggiero, condannato in primo grado dall’Autorità Giudiziaria di Lecce ed è la seconda sentenza dopo quella – ormai definitiva –  inflitta per i metodi di interrogatorio dei testimoni da Procura della Repubblica delle banane di cui si è interessata in precedenza proprio questa rubrica.

    Tre anni e nove mesi e, se sarà confermata la responsabilità nei successivi gradi di giudizio, la sommatoria delle pene garantiranno a Ruggiero una discreta e meritata permanenza nelle patrie galere: nel frattempo, il nostro pregiudicato (perché tale è a tutti gli effetti), pur trasferito di sede e funzioni ha continuato ad esercitare la giurisdizione nel settore civile e continuerà a farlo salvo un sussulto di dignità della disciplinare del C.S.M.. Alzi la mano chi sarebbe entusiasta se, anche solo per una bega condominiale che lo riguardi, dovesse trovarsi al cospetto di siffatto campione del diritto e delle garanzie costituzionali.

    Per come sono emersi e sono stati ricostruiti i fatti Michele Ruggiero avrebbe omesso di verbalizzare dichiarazioni testimoniali strutturalmente importanti senza le quali si giungeva ad una sintesi non corrispondente al tenore effettivo di domande e risposte che autorizzavano conclusioni ben lontane dalla realtà ed in base alle quali dei cittadini sono stati arrestati, rinviati a giudizio e ne è stata chiesta la condanna.

    La Procura di Trani, purtroppo, non è nuova a scandali di questo genere e viene da domandarsi se, paradossalmente, l’aria di mare che si respira dal Palazzo di Giustizia affacciato sull’Adriatico non risulti nociva per i Pubblici Ministeri e se è vero che una distinzione deve sempre farsi tra la Magistratura e i singoli magistrati il comportamento di alcuni di questi ultimi – non tutti, ma comunque troppi – si riflette inesorabilmente. sull’immagine e la credibilità delle istituzioni e non aiuta nemmeno annotare che, per quanto formalmente corretta sia nella sostanza irragionevole la censura da pochi giorni inflitta da un C.S.M.  (solerte e rigoroso quando vuole) al Dott.  Paolo Storari per essere disperatamente intervenuto al fine di impedire una condanna ingiusta.

    E’ un altro capitolo dell’arcinota vicenda dei verbali secretati consegnati a Davigo: sono state violate delle regole ma, sia pure con un comportamento irrituale, Storari ha onorato la funzione di organo di giustizia che deve riconoscersi al P.M.: in un clima di contrasto, ostilità intestine alla Procura di Milano, sfiducia reciproca, opinabili metodi usati e opaca gestione dell’indagine ENI – NIGERIA il cui finale è noto a tutti e più che mai ai lettori di questa rubrica.

    Grazie allo scomposto ma coraggioso intervento di questo magistrato è emerso lo spaccato inquietante di come possano malamente gestirsi le funzioni inquirenti. Da un lato il “modello De Pasquale” affine al “modello Ruggiero” e dall’altra il “modello Storari”, uno che si è adoperato in tutti i modi per convincere i suoi colleghi a depositare le prove a favore delle difese che stavano imboscando e a dissuaderli dal tentativo di usare un calunniatore professionista per delegittimare il Presidente del Collegio giudicante perché la Procura (così si è espresso Paolo Storari) “non poteva permettersi di perdere il processo ENI”… anche a costo di far perdere la giustizia.

    Per un rompiscatole ignorato, tacciato di creare un clima sfavorevole all’accusa, l’ultima spiaggia divenne rivolgersi a Davigo, sbagliando a fidarsi di lui ma – in ultimo – consentendo di scoprire un verminaio che, dopo aver perso il processo, ha definitivamente fatto perdere la faccia alla Procura.

    Milano provincia di Trani? C’è da augurarsi di no a fronte di un unico (sarà davvero tale?) per quanto grave episodio rispetto alla recidiva reiterata e specifica della Procura pugliese ma c’è da augurarsi una volta di più che abbia torto Davigo quando dice che non ci sono innocenti ma solo colpevoli che la fanno franca.

  • A Milano il Premio ‘Ambasciatore Terre di Puglia’

    Torna anche quest’anno, per la XVIII Edizione il Premio ‘Ambasciatore Terre di Puglia’, che conferirà le onorificenze all’ammiraglio Nicola Carlone, comandante generale della Guardia Costiera, originario di Minervino Murge (Barletta-Andria-Trani), allo youtuber e inviato di Striscia la Notizia Alessio Giannone, in arte Pinuccio, al soprano anglo-salentino Carly Paoli e all’Associazione Pasticcerie storiche “Il sospiro di Bisceglie”. Tutte personalità rigorosamente pugliesi che per talento, competenze professionali e impegno si sono distinte nell’arte, nella musica, nello spettacolo, nell’economia contribuendo a diffondere un’immagine positiva della Puglia e l’Italia oltre i confini nazionali.

    “L’iniziativa – dichiara la presidente del premio Giovanna Iannantuoni, rettrice dell’Università di Milano Bicocca – è nata con l’intento di scoprire e far conoscere attraverso i protagonisti migliori, il pensiero, la cultura, la laboriosità e l’ingegno delle genti di Puglia, consegnando un riconoscimento a chi, in vari campi e non solo in Italia, ha contribuito alla valorizzazione del patrimonio umano, culturale e sociale della nostra regione e lo ha fatto conoscere nel mondo”.

    L’appuntamento è per sabato 30 novembre, alle ore 17, all’Auditorium Testori di Palazzo Lombardia.

  • Assegnati dalla Stampa Estera di Milano i riconoscimenti della prima edizione del ‘Premio Innovazione Semi”

    L’Associazione Stampa Estera Milano, che riunisce i giornalisti e corrispondenti esteri che vivono e lavorano nel Nord Italia, ha premiato le migliori idee innovative delle piccole e medie imprese e delle startup presso a Palazzo Giureconsulti a Milano. La prima edizione del ‘Premio Innovazione SEmi’ ha come obiettivo quello di scoprire e premiare progetti innovativi che abbiano un impatto positivo sul territorio nel quale sono inseriti e creino una più ampia trasformazione nel mondo economico e sociale. La selezione dei vincitori del Premio è stata curata da un Comitato di valutazione composto dai giornalisti della Stampa Estera (Andrew Spannaus, Tatjana Dordevic, Cristina Bellon, Sanja Lucic, James Imam e Susanne Schaller) e da tre esperti esterni: il professor Marco Taisch del Politecnico di Milano, Francesco Cavalli dello studio Leftloft e Fiorenza Lipparini di Milano & Partners/Camera di Commercio.

    Quattro le categorie premiate: Nuove tecnologie, Scienze della vita, Manifattura e Design, alle quali è stato aggiunto anche il premio sociale e civico vista la interessante partecipazione di molte aziende.

    Per la categoria Scienze della vita premiato IAMA Therapeutics con il progetto IAMA-6 che rappresenta un’innovazione significativa nel trattamento dei disturbi neurologici come l’autismo e l’epilessia, grazie al suo meccanismo d’azione unico come inibitore selettivo di NKCC1. Questa molecola mira a migliorare l’efficacia terapeutica rispetto ai trattamenti esistenti, colmando la lacuna di trattamenti efficaci e con minori effetti collaterali.

    A CODiART è andato il premio per la categoria Nuove Tecnologie. L’azienda ha progettato e realizzato il sistema “CODiART station” (C-station) che rappresenta un connubio di automazione, robotica, software, visione artificiale e IA e permette di effettuare in maniera automatica acquisizioni digitali con definizioni attuali elevatissime, così da poter ingrandire ogni dettaglio di un’opera d’arte.

    Per la categoria Manifattura premiato Qwarzo Spa, una soluzione tecnologica a base minerale, disponibile su larga scala e facile da implementare, che può essere utilizzata per funzionalizzare la carta. L’azienda apre la strada al futuro dell’imballaggio, unendo innovazione e sostenibilità.

    A GRUV srl Società Benefit il premio per la categoria Design. L’azienda ha presentato “Percorsi Innovation Camp (PIC)”, un format itinerante di “Impact Design” abbinato ad un’esperienza ibrida di scoperta del territorio, ideato per promuovere l’innovazione sociale e l’impegno attivo di cittadini, studenti, imprenditori e amministratori locali. PIC permette ai partecipanti di vivere un’immersione totale in un percorso che unisce apprendimento e valorizzazione del territorio.

    Il Comitato di valutazione ha scelto di dare due premi fuori categoria (premio sociale e premio civico) per riconoscere progetti che sono stati apprezzati per l’innovazione del loro contenuto. Il Premio sociale è andata a WeGlad, startup che sviluppa tecnologia per mappare l’accessibilità a 360° di strade e locali per persone con difficoltà e disabilità motorie, sensoriali, alimentari, genitorialità, pet, neurodiversità. L’obiettivo è quello di democratizzare l’accesso ai dati di accessibilità, perché questo segmento è anche un mercato poco servito, aiutando le aziende ad offrire in modo più inclusivo i loro prodotti.

    Assegnato a Valerio Cometti + V12 Design il Premio civico. Il progetto è finalizzato alla rimozione automatica dei graffiti ed è denominato TRS 001, acronimo di “Tag Removal System”, concept robot che ha il compito di analizzare geometricamente e cromaticamente la parete su cui è destinato a operare per coprire i “tag” realizzati con uno o più strati di vernice. Il progetto TRS 001 è innovativo in quanto applica tecniche di riconoscimento visivo computerizzato, potenzialmente basate su algoritmi con Intelligenza Artificiale, per andare ad individuare superfici con graffiti e distinguerle da aree da non verniciare quali finestre, porte, aperture presenti sull’edificio.

    Premiare progetti innovativi delle piccole e medie imprese, delle start-up e delle altre realtà imprenditoriali italiane è solo uno degli obiettivi del Premio Innovazione SEmi che, con questa prima edizione, dimostra quanto per noi giornalisti esteri sia importante testimoniare e raccontare le eccellenze del Made in Italy“, ha dichiarato Tatjana Dordevic, Consigliere delegato Associazione Stampa Estera Milano.

    Alla cerimonia del “Premio Innovazione SEmi”, organizzato in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi, ha assistito anche il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana che, nell’elogiare l’iniziativa della Stampa Estera Milano per dare voce e risalto su testate internazionali alle storie, alle idee e alle intuizioni innovative, ha commentato: “Siamo convinti che l’innovazione, il capitale umano e un contesto attrattivo possano essere il terreno più fertile per lo sviluppo di nuove iniziative imprenditoriali”.

  • Il Museo Bagatti Valsecchi celebra 30 anni di apertura al pubblico

    Il Museo Bagatti Valsecchi compie 30 anni di apertura al pubblico e invita tutti a partecipare a sei giorni di festa, dal 19 al 24 novembre. Le celebrazioni ripercorrono la storia e i valori culturali che hanno guidato i fratelli Fausto e Giuseppe nella realizzazione di quello che sarebbe diventato uno dei luoghi simbolo della Milano di fine Ottocento. Tra visite guidate gratuite, conferenze, attività didattiche e spettacoli, il ricco programma di iniziative è un’occasione per il Museo di varcare i propri confini e celebrare questo importante traguardo assieme a nuovi ed affezionati ospiti.

    Si parte il 19 novembre con una serie di eventi itineranti, Museo oltre i confini, cicli di conferenze ad ingresso libero nelle Biblioteche di quartiere e nelle scuole di Milano per portare l’identità del museo fuori dai propri spazi, facendo conoscere le attività a un pubblico sempre più vasto. La prima, il 19, alla Biblioteca Baggio si prosegue il 20 novembre con la Biblioteche di Affori e si chiude il 22 a Calvairate.

    Numerose le visite guidate per conoscere lo splendido palazzo nel centro della città e la sua storia, come anche di grande interesse saranno gli eventi musicali e culturali che si susseguiranno nel corso della sei giorni. Con Stasera al Museo, infatti si potrà godere di un ricco cartellone culturale tematico che per l’edizione di quest’anno trae ispirazione dal motto latino intarsiato nel Salone d’Onore del Museo: Laudamus veteres sed nostris. Tutti i dettagli del programma sono scaricabili qui di seguito. file:///C:/Users/user/Downloads/ProgramaMuseoBaVa30.pdf

    Quella del Museo Bagatti Valsecchi è una bella storia di famiglia. Eran ogli anni Ottanta del XIX secolo e nel cuore di Milano tra via Gesù e via Santo Spirito vivevano due fratelli, i baroni Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi che avevano un sogno: ristrutturare la dimora della loro famiglia ispirandosi alle abitazioni del Rinascimento lombardo. Iniziarono così a collezionare dipinti e manufatti d’arte applicata quattro-cinquecenteschi e in circa vent’anni di lavoro appassionante allestirono una casa unica nel suo genere e allo stesso tempo avveniristica, dotandola della luce elettrica e dell’acqua corrente. All’ingresso posero un motto latino che ancora oggi accoglie i visitatori «Amicis pateoaeternumque patebo», «Sono aperta agli amici e sempre lo sarò». E avvenne proprio questo, come testimonia il Libro degli Ospiti che raccoglie oltre 10.000 firme di tutti coloro che dal 20 ottobre 1886 al 29 maggio 1975 visitarono Casa Bagatti Valsecchi, disegnando una ricchissima trama di relazioni al centro della quale si colloca la dimora: intellettuali, scrittori, aristocrazia italiana ed europea, jet set internazionale, mondo del collezionismo e degli studiosi d’arte, senza dimenticare le infermiere volontarie della Prima Guerra Mondiale e le maestre con le loro scolaresche.

    Dopo la morte di Fausto e di Giuseppe, Casa Bagatti Valsecchi continuò a essere abitata dai loro eredi sino al 1974 e fu Pasino, figlio di Giuseppe ed erede delle collezioni d’arte di famiglia che decise di donare le collezioni d’arte rinascimentale e i manufatti raccolti dal padre e dallo zio a una Fondazione appositamente costituita. Parallelamente, Palazzo Bagatti Valsecchi fu alienato alla Regione Lombardia, la quale si impegnava a ospitare in comodato perpetuo e gratuito le raccolte d’arte all’interno degli appartamenti storici al piano nobile del Palazzo.

    Fu così che il 22 novembre 1994 aprì per la prima volta al pubblico il Museo Bagatti Valsecchi e oggi dopo 30 anni è ancora “aperto agli amici”, rafforzando sempre di più il suo ruolo di casa che accoglie, intrattiene, fa cultura e si vuole aprire anche all’esterno, oltre le proprie sale.

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