Milano

  • Qualità e innovazione: il Salone del Mobile.Milano si conferma la più importante fiera internazionale per il mondo dell’arredo e del design

    L’edizione 2025 del Salone del Mobile ha raggiunto quota 302.548 presenze, un dato in linea con la Biennale Euroluce 2023, a conferma del ruolo chiave della Manifestazione, che quest’anno ha acceso i riflettori internazionali su 2.103 espositori da 37 Paesi con un’offerta senza uguali. A integrarla, un Programma Culturale, che ha generato nuove visioni di futuro, oltre le sfide. “L’edizione 63 del Salone del Mobile è stata un faro in un 2025 di sfide globali: ha dimostrato forza e visione condivisa. Il settore ha dimostrato, ancora una volta, quanto qualità e innovazione di processo e prodotto siano ingredienti chiave di una competizione internazionale sempre più sfidante”, commenta Maria Porro, Presidente del Salone del Mobile.Milano.

    Il dato positivo arriva dagli operatori esteri, pari al 68% delle presenze. Dai primi risultati della Survey condotta, per il quarto anno consecutivo, da Native Strategy (campione di 475 espositori) tutti gli indicatori sono stabili. L’indice di soddisfazione dei visitatori si attesta all’88%. Mentre l’indice dell’intenzione di ritorno degli espositori è pari al 94%.

    La classifica per Paesi di provenienza dell’edizione 2025 conferma la Cina prima in classifica, con una leggera flessione rispetto al 2023, che diventa netta rispetto alle presenze del 2024, segnale di un’economia che sta affrontando sfide strutturali interne ed esterne. Il dato è bilanciato dalla tenuta complessiva delle presenze di operatori europei, in linea con il valore dell’export del macrosistema arredo italiano verso il primo mercato unico mondiale (circa 10 miliardi di euro nel 2024, 51% del totale). Nella Top 10, dopo la Germania al secondo posto, sono in forte crescita le presenze da due tra i mercati più performanti nel 2024 per l’export del macrosistema arredo: Spagna (5.423 operatori; export +4,1%) e Polonia (5.325 operatori; export + 9,1%). Seguono in classifica, Brasile, Russia, Francia, Stati Uniti, India e Svizzera.

    All’indomani dall’annuncio dei dazi americani, l’edizione 2025 del Salone ha registrato nei giorni di massima tensione internazionale dei mercati, grandi aspettative verso nuove geografie di business: dall’8 aprile presenti in fiera, grazie al costante supporto di Agenzia ICE, 350 tra grandi investitori, buyer, retailer, contractor e media da 50 Paesi con 27 delegazioni provenienti da Asia e Paesi del Golfo. Tra i mercati chiave nel riorientamento dell’offerta, gli Emirati Arabi Uniti, che nel 2025 hanno raddoppiato le presenze a Fiera Milano, Rho (1.801 operatori) e l’Arabia Saudita, con cui Salone ha firmato a gennaio un primo Memorandum per la realizzazione di nuovi progetti nell’ambito del design. Salgono dal 20esimo al 13esimo posto, infine, le presenze dal Giappone, in linea con l’andamento positivo dell’export del macrosettore arredo nel 2024 (2.712 operatori; export +2,7%). Sempre nell’area centro-asiatica, nella Top 20 Paesi, c’è ancora la Corea del Sud.

    In linea con il 2024 e in netta crescita rispetto al 2023, il numero di studenti che hanno visitato Salone 2025: 8.517 presenze per gli italiani, 6.543 per gli stranieri, con un aumento del 32% rispetto l’ultima edizione di Euroluce. A questi numeri si sommano le 39mila presenze del SaloneSatellite, che si conferma dizionario internazionale della creatività contemporanea, un punto di riferimento per le aziende alla ricerca di nuovi talenti. 700 da 37 Paesi, quelli dell’edizione 2025.

    Grande successo di numeri per il Programma Culturale del Salone 2025 che, quest’anno, dalla fiera ha abbracciato la città con due grandi progetti, realizzati in collaborazione con due tra le più prestigiose istituzioni milanesi. Dal 6 al 13 aprile, sono state 95.300 le persone che hanno visitato The Library of Light, l’installazione a firma di Es Devlin che, nell’anno di Euroluce, ha illuminato il Cortile d’Onore della Pinacoteca di Brera con un omaggio al valore della conoscenza (fino al 21 aprile). Mentre Robert Wilson. Mother, al Museo della Pietà Rondanini – Castello Sforzesco, ha registrato, in poche ore, il tutto esaurito per l’intera Settimana del Salone del Mobile, che in omaggio alla città ne ha esteso l’apertura fino al prossimo 18 maggio. Nel perimetro di Fiera Milano, Rho, tutto esaurito anche per La dolce attesa del regista Premio Oscar Paolo Sorrentino, un invito a una riflessione sul valore del tempo e l’incertezza. Sempre in fiera, Villa Héritage, il progetto di interni affidato all’architetto francese Pierre-Yves Rochon, ha generato nuova “meraviglia”, grazie a una rilettura, eseguita con grande sensibilità, dell’alta manifattura di ieri e di oggi e il contributo di oltre 40 brand Made in Italy.

  • Al Mudec di Milano la mostra fotografica ‘Deep Beauty – Il dubbio della bellezza’

    Siamo proprio sicuri che la bellezza universale esista davvero? Chi ne stabilisce i canoni? Sopravvive un’idea di essa nell’era del digitale? A questi interrogativi prova a rispondere la mostra DEEP BEAUTY – Il dubbio della bellezza dal 5 aprile al 25 maggio al Mudec Photo di Milano. Curata da Denis Curti, ideata dal team creativo di Ogilvy Italia, realizzata grazie al sostegno di KIKO Milano e in collaborazione con Mudec, Comune di Milano, e 24 ORE Cultura, l’esposizione si avvale anche del contributo dell’artista Paolo Ventura, che ha partecipato all’elaborazione grafica dell’allestimento.

    La mostra, a ingresso gratuito, presenta un excursus sul tema dell’evoluzione del concetto di bellezza attraverso una selezione di oltre sessanta capolavori – nel campo delle arti visive dalla fotografia alla video art fino all’impiego dell’intelligenza artificiale – di grandi artisti come, tra gli altri, Man Ray, Marina Abramović, Elliott Erwitt, David Hockney, Michel Comte, David LaChapelle, Michelangelo Pistoletto, Helmut Newton, Ugo Mulas, Tazio Secchiaroli e Robert Mapplethorpe.

    Oltre 60 opere di grandi artisti e fotografi italiani e internazionali inserite all’interno di un percorso diviso in sei sezioni – Trasfigurazioni, Incanti, Vertigini, Labirinti, Nuovi Mondi, Artifici – che esplora le declinazioni della bellezza e delle sue trasformazioni contemporanee, dall’inizio del XIX secolo ad oggi.

    «Il percorso espositivo», come racconta il curatore Denis Curti, «comincia cronologicamente con Julia Margaret Cameron, fotografa inglese attiva a metà Ottocento, rappresentante di spicco del movimento pittorialista che, con le sue fotografie dominate da atmosfere preraffaellite, colleziona un abbecedario emozionale dei sentimenti umani e si conclude con due filmati realizzati con l’intelligenza artificiale da Alberto Maria Colombo e David Szauder. Il primo è incentrato su come le emozioni possano essere il vero denominatore comune abile nel riunire, sotto il mantello dell’espressività, tutta la specie umana; il secondo è invece direzionato a operare un ribaltamento della fusione affettiva che spesso si verifica tra uomo e animale domestico».

    Fin dalla sua invenzione, la fotografia si è sempre dimostrata un mezzo ambiguo capace di trarre in inganno chiunque si trovi a dialogare con il suo contenuto. Ed è proprio in un contesto simile, dove niente è mai come sembra, che tutto può essere riscritto in funzione di una realtà nuova, svincolata da leggi fisiche e imposizioni morali perché la bellezza autentica i confini non li supera, semplicemente li smantella.

    La mostra è sostenuta da KIKO Milano, marchio ambasciatore della bellezza italiana nel mondo, che ha deciso di investire concretamente nell’arte e nella fotografia contemporanea in un progetto dedicato alla bellezza nelle sue molteplici declinazioni.

    Deep Beauty sarà inoltre disponibile online con un’esperienza virtuale immersiva, sviluppata in collaborazione con AQuest, che restituisce fedelmente il percorso espositivo e la sua narrazione visiva, accessibile anche tramite QR Code per approfondire le informazioni sulle opere in mostra.

  • Parigi di nuovo collegata a Milano dai treni Frecciarossa. E Atm prova a farsi strada sotto la Tour Eiffel

    Il Frecciarossa torna a varcare le Alpi e a raggiungere Parigi, riportando l’esperienza dell’Alta Velocità targata Trenitalia e Ferrovie dello Stato Italiane in Francia. Dopo uno stop durato 19 mesi a causa di una frana nella valle della Maurienne sul versante francese ad agosto 2023, il traffico tra il capoluogo lombardo e la Ville Lumière è ripreso l’1 aprile, con la prima corsa alle 6:25. Il viaggio, della durata di circa 7 ore, avrà fermate intermedie a Lione, Chambéry, Saint-Jean-de-Maurienne, Modane, Oulx e Torino. Per l’occasione, ad attendere il Frecciarossa ha presenziato l’amministratore delegato e direttore generale di Trenitalia, Gianpiero Strisciuglio: “Oggi è una giornata importante. Riprende il servizio Milano-Parigi, un servizio di prestigio, un servizio che abbiamo atteso, con cui ripartiamo dopo una prima fase che ha avuto un grande successo. Guardiamo con grande fiducia a questa ripartenza e siamo sicuri che sarà un servizio di grande qualità e di grande successo”, ha dichiarato l’ad. “Abbiamo avuto tante aspettative durante la fase di stop. Siamo fiduciosi di ripartire con la stessa energia. Offriamo più di 1.800 posti al giorno. Abbiamo dei coefficienti di riempimento importanti. Il servizio ha grande successo e confidiamo di fare molto bene”, ha aggiunto Strisciuglio. Saranno quattro le corse giornaliere: due partenze da Milano, alle 6:25 e alle 15:53, e due da Parigi, alle 7:30 e alle 15:20, con 1.840 posti complessivi offerti ogni giorno.

    Per Strisciuglio, “il Frecciarossa Milano-Parigi segna una ripartenza importante per Trenitalia e per il Gruppo Fs”, ha puntualizzato l’ad, ricordando che si tratta di un “collegamento che va oltre i confini italiani e che rappresenta un’opportunità per i passeggeri di poter pianificare il proprio viaggio in treno verso la Francia non solo da Milano e Torino, ma anche dalle altre località italiane servite da Trenitalia”. Sono infatti oltre tre milioni i passeggeri trasportati da Trenitalia France da dicembre 2021 ad oggi. Un successo accompagnato da alti tassi di soddisfazione dei passeggeri (98 per cento), con il 97 per cento pronto a ripetere l’esperienza e a raccomandare Trenitalia ai propri conoscenti. Ma c’è di più: a partire dal 15 giugno 2025, al Milano – Parigi si aggiungerà il collegamento in Frecciarossa tra Parigi e Marsiglia, con quattro corse giornaliere. Il viaggio, della durata di 3 ore e 20 minuti, collegherà la capitale francese, con partenza da Parigi-Gare-de-Lyon, alla stazione Saint-Charles di Marsiglia. Le fermate intermedie sono Lione Saint-Exupéry, Avignone, Aix-en-Provence e Marsiglia Saint-Charles. Questa frequenza giornaliera rafforzerà la mobilità sostenibile tra il Nord e il Sud della Francia, offrendo una soluzione rapida e confortevole, la cui attrattiva è in crescita per le persone che si spostano per motivi di lavoro, svago e turismo.

    Il gruppo Ferrovie dello Stato “è molto concentrato sulla crescita internazionale del trasporto passeggeri, proprio sulla base dell’esperienza fatta nel nostro Paese e sulla base delle esperienze già fatte in alcuni mercati europei”, ha sottolineato infine l’ad, spiegando di guardare “con fiducia alla rete Alta Velocità in Europa, ad un servizio che da metropolitana d’Italia può diventare metropolitana d’Europa. Siamo sicuri di poterlo affrontare con grande competenza”. La “competizione – ha poi assicurato Strisciuglio – fa bene al mercato. Il mercato ferroviario in Italia è sempre stato all’avanguardia dal punto di vista della competizione, ma noi affrontiamo la competizione, che di per sé è sempre positiva, con grande fiducia”.

    A fine marzo intanto Atm, società che gestisce il trasporto pubblico a Milano e in altri comuni lombardi, è stata scelta insieme ad altri operatori come candidata per la gestione di un lotto che include 18 linee di autobus nella periferia di Parigi. Lo riferisce l’emittente televisiva “BfmTv”, spiegando che il 10 aprile si riunirà il Consiglio di Ile-de-France Mobilités, società che gestisce il trasporto pubblico della regione, per decidere le attribuzioni definitive del lotto.

    “È una prima vittoria per questa impresa pubblica italiana fondata nel 1931, che prova a penetrare nel mercato francese da diversi anni”, spiega “BfmTv”. Atm si era candidata anche per la gestione della futura linea 18 della metropolitana di Parigi, che però è stata affidata a Keolis.

  • Conto alla rovescia per il Salone del Mobile.Milano

    Torna a Milano dall’8 al 13 aprile, negli spazi di Rho Fiera, il Salone del Mobile. L’edizione n. 63 è pronta ad accogliere, negli oltre 169.000 mq di superficie espositiva, più di 2.100 espositori, di cui 168 brand per la prima volta al Salone e 91 di ritorno, con una presenza sempre più consistente dall’estero. Stessa tendenza per i decisori, buyer, progettisti, investitori in arrivo a Fiera Milano Rho da più di 150 Paesi. Ancora una volta il Salone del Mobile si annuncia evento leader internazionale di settore per storia, numero di operatori, fatturato complessivo e qualità della proposta di una manifattura industriale che entra in connessione con il mondo con un’offerta senza uguali in termini di estetica, innovazione funzionale e tecnologica, ricerca sui materiali.

    Quattro i Progetti Speciali del Programma Culturale 2025: due in città, due nei Padiglioni del Salone. Il primo a inaugurare al pubblico, il 6 aprile, sarà l’installazione Robert Wilson. Mother, al Museo della Pietà Rondanini – Castello Sforzesco, un’“opera totale” dedicata al capolavoro di Michelangelo, riconosciuto, insieme all’Ultima Cena di Leonardo, come l’opera d’arte più iconica di Milano. L’altro è Library of Light dell’artista britannica Es Devlin, una potente esperienza performativa allestita nel Cortile d’Onore della Pinacoteca di Brera. Due le installazioni in fiera, nella prima lo sguardo visionario del regista premio Oscar Paolo Sorrentino, affiancato dalla scenografa Margherita Palli e dal tessuto sonoro di Max Casacci, porgerà un tributo a un sentimento universale: l’attesa, il momento più sincero della vita, scandito dal battito di un cuore misterioso. Mentre è a Pierre-Yves Rochon, protagonista assoluto dell’hotellerie internazionale più esclusiva, che Salone ha voluto affidare il compito di dare forma a un’idea d’interior, che reinterpreta il lusso nella sua dimensione atemporale: Villa Héritage, un omaggio alla Venezia di Luchino Visconti, alle note di Gustav Mahler, al talento di progettare stanze che diventano mondi dove l’héritage non è vincolo ma un atto di libertà.

    Torna nel 2025, dopo il successo dell’edizione del 2023, anche Euroluce con 306 espositori, tra i migliori brand del settore, 45% dei quali dall’estero. La Biennale restituirà, ancora una volta, un focus internazionale sull’evoluzione della luce negli spazi domestici indoor e outdoor, così come nel paesaggio urbano.

    Dopo aver festeggiato nel 2024 i suoi primi 25 anni SaloneSatellite torna con 700 progettisti da 36 Paesi e 20 Scuole e Università di design internazionali. Tema della nuova edizione: Nuovo artigianato: un mondo nuovo//new craftsmanship: a new world, un invito a re-immaginare l’universo del fatto a mano. Grande attenzione, infine, per la sostenibilità. Grazie a un percorso misurabile, dal 2023 Salone è certificato ISO 20121 per la gestione sostenibile dell’evento, parallelamente, all’impegno costante nell’incoraggiare le aziende espositrici a progettare e realizzare allestimenti seguendo Linee Guida Green sempre più sfidanti secondo i principi che la Manifestazione si dà nella propria Politica di Sostenibilità.

    Dal 1961, Salone del Mobile è un ecosistema che unisce business, cultura e networking, generando valore concreto per la manifattura industriale in una dimensione dinamica, che riflette la trasformazione del design, dell’abitare, della cultura di impresa e del progetto”, commenta Maria Porro, Presidente del Salone del Mobile.Milano. E aggiunge: “Ogni edizione è il punto di partenza per nuove sfide, rese possibili grazie alla fiducia di una filiera che riconosce nel Salone un partner strategico per l’internazionalizzazione”.

    Per il quinto anno consecutivo, Salone rinnova il suo legame con Fondazione Teatro alla Scala. A curare la serata di inaugurazione della 63a edizione della Manifestazione al Teatro alla Scala sarà Robert Wilson che, con The Night Before: Chairs, Objects, Opera, offrirà un viaggio in alcuni dei più celebri brani del repertorio operistico che lo hanno visto alla regia nel corso degli anni.

    Otto gli interventi di grafica in giro per la città di Milano, in prossimità di alcune tra le icone di design più importanti, volti a celebrare il ruolo della cultura del progetto e a dimostrare come il design sia presente e accessibile a tutti. Tra queste, il corrimano della Metro Milano M1/M2, design di Franco Albini e Franca Helg; le pensiline degli autobus ideate da Norman Foster; il panettone in cemento progettato da Enzo Mari.

    Immancabile Salone in città con oltre 100 showroom dei brand espositori delle Manifestazioni Annuali e di Euroluce che si uniranno, nella guida di Fuorisalone.it, alla grande festa del design, aprendo le porte ai design lover e coinvolgendo cittadini e visitatori.

  • A Milano la mostra dedicata all’Art Decò, i dieci anni fulgidi tra le due guerre mondiali

    Si intitola Art Déco. Il trionfo della modernità la mostra che Palazzo Reale a Milano, dal 27 febbraio al 29 giugno, dedica ad uno dei periodi di più fervida creatività e di buon gusto. Nel 2025 si celebra, infatti, il centenario di uno dei più noti eventi espositivi del Novecento: l’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes, aperta a Parigi nel 1925. Un evento che codificò non solo un nuovo gusto estetico internazionale, diffusosi rapidamente in Europa nel primo dopoguerra, appunto lo “Stile 1925” o “Art Déco”, ma che in particolare decretò universalmente il successo delle arti decorative italiane. In questa nuova dimensione raffinata ed elegante si pongono le fondamenta per quella sintesi fatta di qualità dei materiali, straordinarie competenze tecniche e creatività uniche, nota in tutto il mondo come “Made in Italy”.

    Curata da Valerio Terraioli, promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da Palazzo Reale e 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, la mostra vede il contributo del MIC-Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza e della Fondazione Vittoriale degli Italiani di Gardone (Brescia), che hanno prestato importanti pezzi per la realizzazione del progetto espositivo che ha come obiettivo quello di approfondire la genesi, lo sviluppo e la rapida fine dell’Art Déco. Se infatti in Francia e in Italia l’Art Déco durerà effettivamente solo un decennio, questo fenomeno stilistico avrà però modo di riverberarsi nel resto del mondo ancora per tutti gli anni Trenta.

    250 le opere presenti a Palazzo Reale: dai vetri alle porcellane alle maioliche ai centro tavola, dalle opere d’arte stricto sensu come dipinti, sculture, oggetti d’arredo, tessuti fino ad abiti haute couture, accessori, alta oreficeria, ma anche vetrate e mosaici che rimandano agli ambienti lussuosi di hotel, stazioni e mezzi di trasporto di lusso, come aerei e transatlantici.

    Art Déco. Il trionfo della modernità” non solo  propone una specifica attenzione alle  preziose manifatture che definirono – in particolar modo in Francia e in Italia – la cifra stilistica della ‘modernità’ degli anni Venti, ma vuole anche aprire una finestra più ampia su quel periodo storico assolutamente affascinante, evocando sullo sfondo tratti della società europea: i luoghi e i modi di vivere, la moda, l’architettura, il progresso tecnologico e il proto-design, senza dimenticare le incertezze e le continue tensioni economiche e sociali che caratterizzarono questo fragile decennio dopo la fine del primo conflitto mondiale.

    Dal 1920 al 1930 la società europea vive una parentesi di gioia travolgente, dove le avanguardie artistiche si intrecciano con forme di splendore e di glamour sempre più ricche. Parigi, Londra, Milano, Monaco, Vienna, Praga e Berlino diventano il palcoscenico di un’eleganza cinica e scintillante, dove ogni angolo riflette un’atmosfera unica, sospesa tra il desiderio di rinnovamento e il tentativo di superare i ricordi degli orrori della Prima Guerra Mondiale. Le residenze alto borghesi e i palazzi si trasformano in palcoscenici di bellezza e di stile di vita, salotti e ville urbane sono colmi di oggetti di raffinata eleganza da esibire come simbolo di un lusso impareggiabile.

    Il gusto déco connota particolari ambienti non solo di uso privato, ma caratterizza lo stile di ambienti ad uso collettivo, come le stazioni ferroviarie, i teatri, le sale cinematografiche e moltissimi palazzi pubblici, ma anche la cartellonistica pubblicitaria, la scultura e la pittura, la moda, la produzione automobilistica e il cinema.

    È questo il momento delle prime trasmissioni radiofoniche, delle navi transatlantiche, dei dirigibili, degli aerei che riducono le distanze e della nascita di Hollywood, che darà vita a un nuovo immaginario collettivo.

    Il mondo vive un periodo di rapido progresso tecnologico che trasforma la società. I cartelloni pubblicitari, protagonisti nelle città, utilizzano colori vivaci e slogan dinamici per promuovere prodotti e plasmare nuovi stili di vita. La pubblicità si intreccia con la nascita dei grandi magazzini, templi della modernità urbana, come La Rinascente a Milano, che offrono merci di ogni tipo in spazi eleganti e illuminati, trasformando l’acquisto in un’esperienza sociale.

    Parallelamente, l’elettrificazione e l’industrializzazione rivoluzionano la vita quotidiana con la diffusione di tram, radio e fabbriche dotate di catene di montaggio.

    Nelle sale si susseguono le invenzioni per la Richard-Ginori di Gio Ponti, ma anche le opere ideate da Tomaso Buzzi, Paolo Venini, Galileo Chini, dell’artista del vetro Vittorio Zecchin, del maestro ebanista Ettore Zaccari, dell’orafo Alfredo Ravasco. Una generazione di artisti, artigiani, architetti e designer che ha sancito indiscutibilmente la nascita del design italiano.

    Questa esuberanza però non è priva di ombre: il progresso, il lusso e la bellezza che dominano la scena sono anche segno di un’epoca che non sembra consapevole della propria fragilità. La borghesia vive in un’escalation di eccesso, velocità e desiderio di stupire, mentre l’Europa sta per entrare nel periodo oscuro segnato dall’ascesa delle dittature.

    Numerose le iniziative in città celebreranno l’Art Decò durante il periodo espositivo. Tra queste, una serie di film d’epoca al Cinema Arlecchino e, grazie alla collaborazione tra Palazzo Reale e la Fondazione FS Italiane, l’opportunità di visitare il Padiglione Reale in Stazione Centrale che, per l’occasione, sarà punto di partenza di una serie di tour guidati in città – a piedi e in bicicletta – alla scoperta di edifici, interni e dettagli architettonici déco che hanno segnato un’epoca.

  • L’importanza di difendere la democrazia e la libertà di pensiero: l’Ufficio di Milano del Parlamento europeo di Milano il 5 marzo celebra il Premio Sakharov 2024

    L’Ufficio del Parlamento europeo a Milano insieme a Regione Lombardia ed Europe Direct Lombardia organizzano l’evento di celebrazione dell’edizione 2024 del Premio Sakharov per la libertà di pensiero, assegnato all’opposizione venezuelana, che si svolgerà mercoledì 5 marzo 2025, dalle 9.30 alle 13.30 a Palazzo Lombardia.

    Il Premio Sacharov per la libertà di pensiero è il massimo riconoscimento che l’Unione europea conferisce agli sforzi compiuti a favore dei diritti dell’uomo. È attribuito a singoli, gruppi e organizzazioni che abbiano contribuito in modo eccezionale a proteggere la libertà di pensiero.

    Prenderanno parte all’iniziativa le Vicepresidenti del Parlamento europeo Pina Picierno e Antonella Sberna, Sviatlana Tsikhanouskaya, leader dell’opposizione democratica in Bielorussia (Premio Sakharov 2020), rappresentanti di Regione Lombardia, rappresentanti di vincitori e finalisti dell’edizione 2024 del premio Sakharov, Maurizio Molinari, Capo dell’Ufficio del Parlamento europeo a Milano, Giulia Lami, docente di Storia dei Paesi slavi e Storia dell’Europa orientale all’Università degli Studi di Milano, Antonio Losito, autore e podcaster.

    Il tutto si concluderà con l’inaugurazione di una doppia mostra con una parte dedicata al Premio Sakharov e un’altra ai prigionieri politici bielorussi. La mostra sarà visitabile al pubblico dal 4 al 6 marzo in Piazza Città di Lombardia.

  • Un girasole per non dimenticare il conflitto in Ucraina

    Un girasole di metallo alto tre metri è affiorato il 21 febbraio nella Biblioteca degli Alberi a Milano, ergendosi su un terreno di macerie. “(Un)forgotten Ukraine – A symbol of hope, a reminder of loss” è un’opera dell’artista Mauro Seresini. Il girasole, simbolo dell’Ucraina ed emblema di speranza e resilienza, diventa il protagonista di una rappresentazione potente per riportare i riflettori su un conflitto che, a tre anni dall’inizio, continua a mietere vittime e a devastare la popolazione civile. “(Un)forgotten Ukraine”, che sarà visibile fino a sabato 22 febbraio compreso, rappresenta un messaggio di speranza e un monito: le istituzioni europee e le autorità locali vogliono ricordare che l’Ucraina continua a combattere per difendere la propria libertà e integrità territoriale. Il girasole ci aiuta a non dimenticare la sofferenza di milioni di persone e che l’Unione europea sarà al fianco del popolo ucraino per tutto il tempo necessario ad una pace giusta e duratura. L’iniziativa, promossa dalla Rappresentanza della Commissione europea per il Nord Italia e dall’Ufficio del Parlamento europeo a Milano e ideata in collaborazione con Fondazione CESVI, Factanza Media e Mirror, ha come obiettivo mantenere alta l’attenzione sull’importanza dell’impegno europeo, che sostiene l’Ucraina anche nell’affrontare l’emergenza umanitaria: l’aggressione russa del 24 febbraio 2022 ha causato, infatti, oltre 40mila vittime civili (tra morti e feriti) e quasi 4,3 milioni di rifugiati, che godono della protezione temporanea nell’UE. Un appello alla solidarietà internazionale, come unica via per costruire un futuro di pace e stabilità. L’Unione europea ha dato fermo sostegno all’Ucraina di fronte alla guerra di aggressione della Russia e a tutela della sovranità ed integrità territoriale dell’Ucraina. La Presidente della Commissione europea e il Presidente del Consiglio europeo si sono recentemente impegnati a dare supporto continuativo e stabile all’Ucraina fino al raggiungimento di una pace giusta, completa e duratura: solo tale pace può condurre ad un’Ucraina sovrana e prospera e garantire la sicurezza dell’Ucraina e dell’Europa. In totale, l’UE ha sostenuto l’Ucraina più di chiunque altro fin dall’inizio della guerra con quasi 135 miliardi di euro (di cui 1,5 miliardi di euro provenienti dai beni immobilizzati russi). L’UE continua a rinnovare le sanzioni contro la Russia, dirette a settori chiave come energia, finanza e commercio. L’Unione è decisa ad accelerare il percorso verso l’adesione dell’Ucraina all’UE: stiamo gradualmente integrando l’Ucraina nel mercato unico. A questo si aggiungono 17 miliardi di euro stanziati per i rifugiati nei paesi UE e 2 miliardi di euro per la sicurezza energetica ucraina, che sostengono la riparazione delle infrastrutture colpite dagli attacchi russi.

    Alla cerimonia di inaugurazione dell’opera sono intervenuti: Giuseppe Sala, Sindaco di Milano, Claudia Colla, Capo Rappresentanza della Commissione europea a Milano, MEP Giorgio Gori, introdotto da Maurizio Molinari, Capo dell’Ufficio del Parlamento europeo a Milano, Gloria Zavatta, Presidente CESVI, Andrii Kartysh, Console Generale d’Ucraina a Milano, Raffaele Cattaneo, Sottosegretario alla Presidenza della Regione Lombardia con delega alle relazioni internazionali ed europee, Yaryna Grusha, scrittrice e giornalista, con la lettura di un brano della scrittrice Viktoriya Amelina uccisa nel 2023 da un bombardamento russo a Kramatorsk.

  • Ultimi giorni per visitare a Milano la mostra ‘Munch. Il grido interiore’

    100 opere, tra cui una delle versioni litografiche de L’Urlo. Milano, dopo 40 anni, ospita la mostra Munch il grido interiore, visitabile a Palazzo Reale, fino al 26 gennaio. La retrospettiva, promossa da Comune di Milano – Cultura con il patrocinio del Ministero della Cultura e della Reale Ambasciata di Norvegia a Roma, e prodotta da Palazzo Reale e Arthemisia in collaborazione con il Museo MUNCH di Oslo, celebra uno dei protagonisti indiscussi nella storia dell’arte moderna. Munch è stato, infatti, uno dei principali artisti simbolisti del XIX secolo ed è considerato un precursore dell’Espressionismo, oltre a essere un maestro nell’interpretare le ansie e le aspirazioni più profonde dell’animo umano.

    Nel corso della sua lunga vita Edvard Munch realizzò migliaia di stampe e dipinti. Essendo tanto un uomo d’immagini quanto di parole, riempì fogli su fogli di annotazioni, aneddoti, lettere e persino una sceneggiatura per il teatro. L’esigenza di comunicare le proprie percezioni, il proprio ‘grido interiore’ lo accompagnò per tutta la vita, e la mostra milanese ruota attorno al ‘grido interiore’ di Munch, al suo saper costruire, attraverso blocchi di colore uniformi e prospettive discordanti, lo scenario per condividere le sue esperienze emotive e sensoriali.

    Divisa in sette sezioni, la mostra racconta le varie fasi di attività dell’artista. Si parte da opere quali Autoritratto (1881-82), Malinconia (1900-1901) e Il circolo bohémien di Kristiania (1907) per arrivare alle celeberrime Sera. Malinconia (1891), Disperazione (1894) L’urlo (1895), Lotta contro la morte (1915) e La morte nella stanza della malata (1893) in cui Munch racconta i suoi ricordi (morte della madre e della sorella) manipolati, attraverso la pittura e la scrittura, con le immagini della malattia cariche dell’agonia che si prova nel guardare qualcuno morire e della lotta con la morte che immagina i malati debbano affrontare.

    Spazio anche al periodo del “Manifesto di Saint Cloud”, scritto da Munch nel 1890, un testo poetico che si ritiene abbia orientato le sue scelte artistiche. In un’epoca di promiscuità tanto pubblica quanto privata, la determinazione di Munch nel rendere visibile quella che lui definisce la “grandiosità della sessualità” è avanguardistica e controversa. E’ possibile ammirare, tra le altre opere del periodo, Bacio vicino alla finestra (1891), Coppie che si baciano nel parco (Fregio di Linde) del 1904 e Madonna (1895).

    La Quarta sezione, ‘Munch in Italia’, è dedicata ad un aspetto poco conosciuto dell’opera dell’artista norvegese, ovvero il debito verso il nostro Paese dove arrivò per la prima volta nel 1899, assieme alla sua amata Tulla Larsen. Qui è ispirato dall’arte di Raffaello, dal Rinascimento e da Roma, dove si era recato per visitare, nel cimitero acattolico, la tomba di suo zio, Peter Andreas Munch, lo storico più famoso di tutta la Norvegia. P. A. Munch, morto a Roma lo stesso anno della nascita di Edvard. Di quel periodo, nella retrospettiva milanese, troviamo La tomba di P.A. Munch a Roma (1927) e Ponte di Rialto, Venezia (1926).

    Munch è stato un prolifico creatore di autoritratti. Questo tipo di soggetto gli offre il modo di esplorare l’espressione, la postura, i piani di luce e ombra e altre caratteristiche del soggetto umano. Milano ospita Il viandante notturno e Autoritratto tra il letto e l’orologio.

    In tutta la sua carriera Munch è stato un grande sperimentatore, che ha saputo intrecciare numerose forme di creatività: dalla pittura classica al cinema, dall’incisione alla fotografia, la sua ricerca ha mantenuto una straordinaria coerenza ed un potere evocativo ancora oggi estremamente contemporaneo. La sua ricerca costituisce la premessa per la nascita delle Avanguardie che nel XX Secolo porteranno gli artisti a cercare soluzioni sempre più radicali destinate a raccontare le nostre emozioni più profonde.

  • In attesa di Giustizia: zone rosse

    Chissà perché ogni tanto si cambiano i nomi di apparati dello Stato o branche della Pubblica Amministrazione che già esplicitano perfettamente a quali funzioni siano destinate: per esempio la Pubblica Sicurezza. Chi si ricorda quando la Polizia di Stato si chiamava così illustrando senza equivoci il compito affidatole?

    Compito che il mutar della denominazione non ha fatto venir meno: la Polizia, lo Stato, deve assicurare la prevenzione delle attività illecite prima ancora che la loro repressione…e, nei limiti in cui dispone di uomini e risorse, deve assolvere a questo compito ad ampio spettro a tutela di tutti i cittadini.

    Adesso, però, le Autorità Locali sono tenute ad individuare Zone Rosse, cioè a dire luoghi di esposizione a maggiori rischi per la presenza di possibili malintenzionati destinando la Polizia…a quel presidio che già dovrebbe garantire.

    In queste zone è vietato sostare a coloro che dovessero assumere atteggiamenti aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti pena una tipologia particolare di daspo nel caso siano pregiudicati per droga, furto con strappo, rapina, detenzione abusiva di armi…se una volta allontanati tali soggetti non rispetteranno la zona rossa le Forze dell’Ordine saranno tenute ad allontanarli immediatamente e a denunciarli all’Autorità Giudiziaria. Pena fino a tre mesi di carcere oltre ad una multa: sai che paura per un rapinatore o un pusher.

    Diciamo la verità: è poco più che uno spot governativo; c’era bisogno di provvedimenti di questo genere per aumentare l’allerta di Polizia e Carabinieri nei pressi della Stazione Centrale di Milano, o delle altre due principali per fare degli esempi banali? Provate invece a farvi due passi nella elegantissima via della Spiga dopo l’orario di chiusura dei negozi destinati al saccheggio da parte di abbienti turisti: non c’è un esercizio pubblico aperto, strada deserta come altre adiacenti e dove quasi quotidianamente avvengono aggressioni e rapine preferibilmente di orologi di pregio. Non vedrete nemmeno un agente a piedi, per sbaglio, che ritorna verso la Questura Centrale che dista poche centinaia di metri. Erano meglio la vecchia, cara, Pubblica Sicurezza…diffusa sul territorio, seguendo l’intuito personale e soffiate degli informatori e i piedipiatti che scarpinavano lungo le strade con occhio allenato e attento agli accadimenti che non rischiavano di dover intervenire perché un venditore di rose cingalese appariva insistentemente molesto con una coppia di fidanzati.

    In compenso, tra Firenze e Bologna negli ultimi tre mesi sono stati effettuati circa 14.000 controlli in zone considerate a rischio esitando solo 105 denunce a piede libero. Percentualmente un po’ poche rispetto al lasso temporale ed al numero complessivo di interventi per poter parlare di zone a rischio…vuoi vedere che quei furbacchioni dei malintenzionati si sono defilati in altre aree della città diverse da quelle dove vengono concentrati uomini e mezzi lasciando scoperte altre porzioni di territorio? Ma chi l’avrebbe mai detto!

    Una curiosità, poi, assale il giurista: come saranno motivati i provvedimenti di allontanamento? Perché non basta un verbale, serve un decreto del Questore e la memoria va ad un tempo ormai lontano quando venivano arrestati coloro che venivano ritrovati a soggiornare sul territorio di un Comune da cui erano stati diffidati (qualcosa cui si rifà il nuovo daspo): la maggior parte venivano assolti e scarcerati, non prima di avere intasato il lavoro degli uffici giudiziari perché il Pretore disapplicava il provvedimento amministrativo – di solito redatto e firmato da non si sa chi “per il Questore” –  in quanto viziato all’origine da eccesso di potere e mancanza di motivazione che il più delle volte non andava molto oltre una giustificazione apparente del tipo che il soggetto era brutto e cattivo.

    Sempre per il giurista rimane opinabile il rispetto della Costituzione di norme, regolamenti e provvedimenti che limitano la libertà, quantomeno di movimento, di cittadini sulla base di meri sospetti: ma anche questo sappiamo che un risalente vizio del nostro legislatore è non leggere la Costituzione o, in ogni caso, non capire cosa c’è scritto.

    Finirà che, almeno a Milano, Polizia, Carabinieri, Municipale, Reggimento Folgore, Reparti Mobili della Cavalleria Corazzata dedicheranno più tempo a multare fumatori distratti e troppo poco distanti dal passante più vicino mentre in Montenapoleone qualche ben informato grassastore rapina il Richard Mille di un principe ereditario saudita.

  • Il velo e la sigaretta

    Sui nostri media si parla e si scrive spesso della ribellione di alcune donne iraniane nei confronti dell’obbligo di portare un velo che nasconda i capelli. Quando ne riferiscono, tutti i nostri giornalisti (cui si aggiungono alcuni politici) criticano con vigore le repressioni violente attuate dal Regime contro la volontà di quelle figlie o mogli di scegliere liberamente come abbigliarsi. Purtroppo, va da sé che le capacità intellettive di noi giornalisti (e della maggior parte dei politici) non siano particolarmente brillanti e confesso di non stupirmi se anche in questo caso non si sia capita la vera sostanza del problema e cioè il semplice desiderio di chi ha la responsabilità di governare di evitare che la società diventi una palude immorale. Cercherò allora di spiegarlo.

    Tutti concorderanno che gli omniscienti Ayatollah di Teheran e dintorni sappiano interpretare il Corano in modo corretto e se hanno deciso che il dettame che impone alle donne di non “sedurre” artatamente gli uomini imponga loro di coprirsi il capo ciò deriva certamente dagli studi approfonditi sull’argomento che hanno approfonditamente sviluppato. Qualcuno tuttavia continuerà a domandare: perché le reprimono, le picchiano, le imprigionano e non le lasciano libere di vestirsi come vogliono?

    Le risposte sono due. La prima: lo fanno per impedire loro di peccare e, quindi, per il loro bene. Scoprirsi il capo, oltreché un atto inutile e magari foriero di danneggiare la salute, è agire contro la volontà del profeta e di chi lo ha ispirato. È naturale che chi è stato chiamato a governare su tutti i cittadini faccia di tutto per garantire loro, se non proprio l’attuale, almeno un futuro benevolo per dopo la morte. La seconda: la religione è sempre stata in ogni parte del mondo il modo migliore per ottenere una società ordinata, coesa e soprattutto “morale”. Consentire pubblicamente a delle invasate anticonformiste di infrangere le regole che mantengono “puro” l’ambiente in cui vivere significherebbe aprire all’anarchia e fare un danno gravissimo a tutti gli altri cittadini rispettosi delle regole e amanti del proprio benessere spirituale. Cosa conta, dunque, una misera libertà individuale davanti al pregevole compito di chi comanda di occuparsi del bene individuale e collettivo?

    La giunta Sala di Milano non è, lo presumiamo, orientata religiosamente ma, almeno alla pari dei benemeriti Ayatollah, si preoccupa del benessere fisico e spirituale dei propri cittadini. Nessuno invochi lo “Stato etico” o la violazione di qualche libertà quando il Sindaco ha preso la decisione di impedire a qualche incallito tabagista di fumare all’aperto in qualunque posto pubblico. Si tratta di una misura doverosa al fine di tutelare gli individui e tutta la comunità. Così come in Iran lo si fa per garantire la moralità pubblica, a Milano ci si preoccupa della salute dei singoli fumatori e delle conseguenze di ciò che viene chiamato “fumo passivo”. Già la città è quotidianamente inquinata dagli scarichi dei riscaldamenti e delle auto, perché aggiungervi anche il fumo di sigaretta? Come ha ben spiegato una assessora di quella altruistica giunta si tratta anche di evitare l’ascesa in cielo di sostanze inquinanti che sicuramente contribuiscono in maniera determinante al cambiamento climatico. È la scienza che ce lo dice, visto che qualcuno ha perfino calcolato (lo afferma sempre l’assessora) che il fumo di tabacco contribuisce almeno al 7% dell’aria inquinata che circola a Milano (È vero, qualche miscredente dubita di chi e come abbia fatto questi calcoli ma io sono certo che un’assessora non menta mai). Chi vuole continuare a delinquere lo faccia dunque in casa, ma con le finestre chiuse per non ammorbare l’aria esterna. Tutti sappiamo che, se non aiutato nelle proprie scelte, il milanese è per natura immaturo e masochista e, per quanto compito ingrato, è un dovere di chi comanda indirizzarlo sulla retta via. Non lo si fa anche coi bambini?

    D’altra parte, Sala e i suoi non fanno che adeguarsi a una politica sempre più diffusa in tutta Europa. Se il suddito  cittadino non ha la maturità e l’intelligenza di fare da solo ciò che è vero e giusto, è compito di chi governa di spiegargli e, se necessario, imporgli di fare ciò che deve. E non basta! Se un singolo è talmente stupido da rimanere vittima di propaganda di chi l’Occidente ha deciso di definire come nemico (per esempio la Russia), è bene censurare tutti i media di quest’ultimo e annunciare la verità chiamando fake news tutto ciò che non collima con essa.  Comunque, la società sana non perde nulla di importante eliminando le voci diverse da quella che è, e non può che essere, la Verità! Mi auguro, sempre per il bene comune e per sottolineare la nostra appartenenza al benemerito Occidente, che chi ha il dovere di comandare ci liberi definitivamente da quella sotto-cultura affatto europea che arriva da Mosca da fin troppo tempo attraverso i vari Tchaikovsky, Rimskij-Korsakov, Gogol, Dostoevskij, Puskin e via dicendo.

    Già che si è all’opera, credo sia condivisibile anche la giusta eliminazione (mi raccomando: non fisica – almeno per ora) di tutti i negatori delle cause antropiche del cambiamento climatico. Se poco più di cento pazzi professori universitari (e qualche premio Nobel) scrivono che il cambiamento climatico non è causato dall’attività umana è giusto, per il bene collettivo e in nome della Vera scienza, emarginarli e mai menzionarli, affinché si chiuda così la loro immeritata carriera.

    Certamente ci sarà sempre qualche irriducibile anti-sociale che si lamenterà, ma con tali malvagi peccatori insensibili ai sacrifici di chi vuole solo tutelarli, basta continuare con il già applicato metodo della rana bollita: aumentare la temperatura (vedi repressione) poco per volta senza che nemmeno se ne possano accorgere.

    Approviamo, dunque, l’esempio degli Ayatollah e ben vengano i benefattori, gli altruisti, i dolci dittatori. Se noi non siamo abbastanza intelligenti per gestirci da soli ci obblighino loro a prenderci cura di noi stessi. Noi sappiamo che non lo fanno per ubriacatura da comando bensì per il bene nostro e di tutta l’umanità.

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