Per tre giorni, ad inizio mese, c’è stata astensione dalle udienze degli avvocati penalisti: una categoria che lo fa per proteggere le garanzie e gli interessi degli altri e mai i propri e – quindi – rinunciando a guadagni per protestare, per esempio, contro la soppressione dell’istituto della prescrizione voluta da quel raffinato giurista di Alfonso Bonafede ed acclamata dai Davigo d’Italia che rendeva i cittadini imputati per sempre, contro l’inasprimento assurdo delle pene per certi reati, contro l’idea di carcere come unica risposta per garantire la sicurezza che ha avuto come unico risultato l’aumento del numero degli ergastoli inflitti ma non è diminuito quello degli omicidi.
Avvocati che, se non rispettano un termine processuale, nella maggior parte dei casi non c’è rimedio, la responsabilità è loro e pagano… se, invece, un giudice fissa in 90 giorni il termine per il deposito di una sentenza e la deposita dopo sei mesi, pazienza.
Avvocati che, se per qualche motivo depositano una querela dopo tre mesi e un giorno dal fatto, la responsabilità è loro e pagano… se il P.M. – che dovrebbe concludere le indagini entro sei mesi – si fa vivo dopo tre anni e nel frattempo l’indagato non ne sa nulla, pazienza.
Avvocati che, se per ragioni imprevedibili, arrivano in ritardo in udienza, il giudice chiama il processo, nomina un difensore immediatamente reperibile che non conosce gli atti e lo fa discutere, la responsabilità è dell’avvocato e paga. Se il P.M. tarda, lo aspettiamo. Se il giudice tarda, lo aspettiamo. Pazienza, due volte.
Avvocati che, se sono malati possono chiedere un rinvio per legittimo impedimento, ma il giudice può decidere che non sono abbastanza malati e allora il processo si fa lo stesso, con o senza il difensore di fiducia e lo stesso giudice può anche decidere che per l’avvocato partecipare al funerale del proprio padre non sia una ragione valida di rinvio e che non lo sia neppure assistere un figlio in tenera età che deve subire un intervento chirurgico, perché poteva andarci l’altro genitore. E sì, è successo davvero ma la pazienza si va esaurendo.
Avvocati che, se il giudice è in maternità da tre mesi ma nessuno ha avvisato – basta una mail – che ci sarebbe stato un rinvio, si sono spostati magari da Cagliari a Monza per fare il loro dovere e pazienza ancora una volta. E’ successo anche questo e anche di peggio.
Avvocati che, se dimenticano di citare un testimone, la responsabilità è loro e pagano…se la Procura sbaglia cinque volte una notifica all’imputato o il tribunale non fa tradurre l’imputato in udienza, si rinvia e pazienza.
E, ovviamente, se il reato si prescrive è colpa dell’avvocato che maliziosamente usa astuti cavilli per farla fare franca al suo assistito.
Avvocati che se commettono un errore nella gestione del processo, la responsabilità è loro e pagano. Se un giudice tiene in carcere per anni un poveraccio che poi risulta innocente, pazienza e… pagate voi.
Ed, a proposito di proteste, quest’anno abbiano anche assistito alla pantomima dello sciopero dell’A.N.M.: hanno scioperato, senza perdere un centesimo, contro una riforma durante il suo iter parlamentare, quindi contro un Potere dello Stato, per difendere privilegi di casta e rendite di posizione e per dimostrare che loro sono al di sopra di tutto, persino del potere legislativo a cui hanno dichiarato guerra solo perché non si allinea ai loro desiderata.
Hanno detto, però, che era per difendere l’indipendenza della magistratura, la Costituzione e i cittadini, e invece hanno fatto solo i propri interessi, come sempre, e come sempre faranno a meno che qualcuno non gli faccia capire che loro non sono la legge ma sono al servizio della legge e la legge la fa il Parlamento che rappresenta i cittadini.
Lo fanno e lo faranno gli avvocati, anche loro posseggono la Costituzione, l’hanno letta e studiata comprensiva degli articoli sul diritto di difesa, la presunzione di innocenza ed il giusto processo…Molti magistrati sembra di no: pazienza: così si spiega perché nella cosiddetta Patria del diritto è talvolta buio fitto.