UE

  • Nuovo polo digitale per rafforzare l’industria nucleare europea

    Il Centro comune di ricerca (JRC) ha varato un nuovo polo di modellizzazione volto a fornire modelli e dati nucleari affidabili alle parti interessate in tutta Europa. Lo scopo di questa modellizzazione digitale è descrivere e prevedere il comportamento dei reattori nucleari in condizioni critiche.

    Il polo di modellizzazione mira ad aiutare l’industria nucleare europea a sviluppare e diffondere applicazioni come i piccoli reattori modulari, che possono contribuire alla decarbonizzazione dell’economia dell’Unione europea, in particolare nell’industria pesante. Il polo è inoltre uno strumento utile per i responsabili politici, in quanto funge da piattaforma centralizzata per sostenere la progettazione e la valutazione delle politiche europee all’intersezione tra energia, ambiente ed economia.

    Il nuovo polo trae slancio dai punti di forza unici del Centro comune di ricerca, combinando strumenti informatici avanzati con decenni di esperienza nella ricerca nucleare.

  • Centrosinistra e centrodestra: la grande truffa

    Il parco circolante di auto in Italia è rappresentato da autovetture di 12,8 anni ed una cilindrata media di 1.534 centimetri cubi, inoltre più del 50% delle autovetture ha poi una cilindrata compresa tra i 1300 e i 1600 cc.

    Nel nuovo decreto infrastrutture, che dovrebbe essere operativo dal 1°luglio 2025, il governo in carica ha deciso di introdurre nuovi parametri da applicare al pagamento dei pedaggi autostradali. Questi, infatti, verranno calcolati in base alle classi di emissioni dell’autovettura ed alle fasce orarie di utilizzo delle infrastrutture con l’obiettivo di “ottenere un decongestionamento della infrastruttura autostradale ed un vantaggio ambientale” (*). Di conseguenza, un lavoratore di reddito medio basso, proprietario di una Panda del 2012 euro 5, la quale emette tra i 99 e i 133 grammi di CO2/km, pagherà un pedaggio superiore rispetto all’attuale. A questo primo aumento del costo si aggiungerà anche un secondo in rapporto alla fascia oraria di utilizzo del tratto autostradale per il proprio trasferimento verso il luogo di lavoro, i cui orari, a forte congestione, risultano dettati non certo dal lavoratore.

    In altre parole, in perfetta sintonia con i governi precedenti, la attuale classe politica e governativa ancora una volta penalizza il lavoro ed i fattori di crescita economica e la stessa produzione di reddito espressione della sintesi di attività professionali, industriali e dei servizi le quali finalizzano gli orari all’aumento della propria produttività e della stessa qualità.

    Anche questo governo si allinea alle richieste ambientaliste imposte dall’Unione Europea e verso le quali viene confermato l’atteggiamento servile del governo in carica tipico delle maggioranze precedenti.

    Richieste che ha come unico obiettivo l’imposizione di uno stato nel quale i diritti vengano riconosciuti solo se aderenti ai precetti europei e nazionali ma i cui costi ricadranno, come in passato, sulle fasce dei lavoratori colpevoli solo di avere retribuzioni medio basse ed auto con parametri di emissione non in linea con il furore ambientalista.

    La truffa nasce proprio dalla constatazione che gli obiettivi del centro-sinistra come del centro-destra risultino sostanzialmente i medesimi, cioè relativi all’imposizione di uno stato il quale intende modificare i comportamenti dei cittadini persino nell’ambito professionale senza comprendere l’effetto potenziale con una frenata del PIL.

    L’unica differenza tra i due schieramenti è relativa alle modalità di conseguimento di questo stato etico, il quale assegna alla classe politica il potere assoluto.

    I governi di centro-sinistra, a cominciare da quello Prodi, che aumentò la tassazione delle auto in ragione della classe di emissione inferiore come espressione di una ideologia massimalista ambientalista che regna ora incontrastata in Europa.

    Al percorso ideologico espresso dai governi del centro-sinistra, i quali sostanzialmente hanno coperto le proprie lacune culturali in ambito economico e strategico con la propria cieca vis ideologica, indebolendo la domanda interna con il progressivo aumento della tassazione in nome di una maggiore tutela ambientale, fa riscontro quello ora adottato dal centro-destra.

    Questo si traduce nel semplice piacere nell’esercizio del potere finalizzato a rendere sempre più sudditi i propri cittadini, ma non più in virtù di una vis ideologica ma solo come espressione di poca competenza.

    Entrambi tuttavia dimostrano di non possedere nemmeno le basi minime sindacali in quanto viene invertito, per non dire azzerato, il principio della utilità marginale decrescente del denaro sulla base della quale viene applicata la progressività delle aliquote. Il risultato che ne consegue è assolutamente incredibile.

    Sulla base, infatti, di questa inversione del principio economico i contribuenti a basso reddito, e titolari di auto obsolete, pagheranno un servizio (pedaggio) ad un prezzo superiore rispetto a quello applicato ai contribuenti di fascia medio alta ma titolari di auto più recenti.

    Il centrodestra come il centrosinistra sospendono completamente ogni principio di equità fiscale ed inaugurano una nuova stagione nella quale viene applicato una tariffa per un determinato servizio applicando il principio inverso rispetto alla fascia di reddito appartenente. Ad un reddito inferiore, si ricorda che l’Italia è l’unico paese che negli ultimi 30 anni ha perso il potere d’acquisto rispetto alla crescita del +34% della Germania e +27% della Francia, e a ciò corrisponderà un maggior costo del servizio, drenando ancora una volta, come per le accise (**), risorse a sostegno della domanda interna e di conseguenza alla crescita del PIL.

    Questa nefasta deriva sociale è molto simile all’approccio della gallina spennata di Stalin, che esprime il principio sulla base del quale si toglie tutto ad un suddito rendendolo dipendente da una qualsiasi forma di elemosina statale. Che poi altro non è che il principio adottato da trent’anni nel nostro Paese, nel quale alla continua crescita della spesa pubblica e del debito corrisponde una diminuzione dei redditi disponibili.

    (*) https://www.investireoggi.it/pedaggi-2025-cosa-cambia-davvero-con-il-nuovo-decreto/

  • Fitto respinge la richiesta italiana di avere più tempo per il Pnrr

    Giancarlo Giorgetti ci ha provato ancora una volta ma l’ex collega di governo Raffaele Fitto ha chiuso, forse definitivamente, la porta: non ci sarà una proroga oltre la scadenza del 2026 per l’attuazione del Pnrr.

    L’Italia, si sa, è in ritardo con l’attuazione del Piano e difficilmente riuscirà a completarlo nei termini previsti. Anche per questo ha presentato una nuova richiesta di revisione, ora all’esame della Commissione Ue. Ma probabilmente non basterà e allora scatta la tentazione italica: il rinvio. Intervenendo durante la discussione dell’Ecofin lo scorso 13 maggio, Giorgetti ha detto di accogliere “con favore” la proposta Safe della Commissione per il rafforzamento dell’industria europea della difesa” e di sostenere il piano per “un rapido accesso allo strumento con procedure e condizioni chiare. Tuttavia, la richiesta di prestiti tramite lo strumento Safe dovrebbe essere valutata attentamente, considerando l’impatto sulle finanze pubbliche”. Il titolare del Mef ha suggerito quindi “l’esplorazione di ulteriori opzioni, tra cui l’utilizzo di fondi del settore privato e la possibilità di estendere il dispositivo per la ripresa e la resilienza oltre il 2026 per aumentare il margine di bilancio a disposizione degli Stati membri per rispondere all’esigenza di aumentare la spesa per la difesa”. Un ‘sasso’ lanciato nello stagno, peraltro di fronte a colleghi già non particolarmente ben disposti, visto che l’Italia – ancora una volta – ha detto che non ratificherà la riforma del Mes (perché “non ci sono i numeri in Parlamento”), bloccandone di fatto l’attivazione.

    La risposta della Commissione alla richiesta di Giorgetti non si è fatta attendere molto. Il giorno dopo il vicepresidente esecutivo per la Coesione e le Riforme della Commissione europea Raffaele Fitto – fino a pochi mesi fa compagno di governo di Giorgetti – ha ribadito che per il fondo Rrf che finanzia i Pnrr “la scadenza è il prossimo anno”, e, ha sottolineato “è impossibile cambiarla. Ma – ha aggiunto – abbiamo dato molte opportunità per organizzare i piani nei prossimi mesi: per esempio si può ricorrere all’art. 21 del Regolamento per fare altre revisioni” dei Pnrr nei diversi Stati membri; “e poi c’è la possibilità di spostare dei progetti dal fondo Rrf ai fondi di Coesione”, che poi è ciò che lo stesso Fitto ha fatto come ministro in Italia, quando ha riprogrammato e trasferito nei programmi di coesione diversi progetti infrastrutturali che avrebbero richiesto tempi lunghi, oltre il 2026.

    Quanto al possibile utilizzo dei fondi Rrf per il Piano Rearm Europe, ha spiegato il commissario agli Affari economici Dombrovskis, “abbiamo valutato diverse possibilità, compresa quella di utilizzare anche il fondo Rrf. Ma alla fine abbiamo deciso di non ricorrere a questa opzione”. Il commissario ha spiegato che la decisione negativa è stata presa sostanzialmente per tre ragioni: avrebbe richiesto una modifica sostanziale del regolamento del fondo Rrf; avrebbe richiesto diverse nuove decisioni all’unanimità; e infine, la “chiave di distribuzione” dei fondi prevista originariamente non sarebbe stata appropriata. “Quindi – ha concluso Dombrovskis – abbiamo deciso invece di adottare un nuovo strumento di prestito europeo: il ‘Safe’”, stabilito con il regolamento “Security Action for Europe”.

    La partita sembra quindi definitivamente chiusa. Nei giorni scorsi, a Roma, c’è chi ipotizzava l’utilizzo del Mes come elemento di ‘trattativa’ per ottenere una proroga del Pnrr, un po’ la mossa che Meloni aveva già messo in campo al momento della trattativa sul nuovo Patto di stabilità. Ma quel gioco – che poi non aveva portato al via libera al Meccanismo europeo di stabilità – ormai è stato scoperto e non pare proprio che ci siano le condizioni per riutilizzarlo.

  • La Commissione accoglie con favore l’adozione formale dell’accordo sulle pandemie

    I membri dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) hanno adottato un nuovo accordo sulle pandemie, definendo contestualmente il processo per concludere i negoziati su un allegato dell’accordo sull’accesso agli agenti patogeni e sulla condivisione dei benefici. L’accordo sulle pandemie contiene norme giuridicamente vincolanti che affrontano le carenze nella capacità globale di affrontare le emergenze sanitarie emerse durante la pandemia di COVID-19. Insieme al regolamento sanitario internazionale modificato, l’accordo sulle pandemie rafforzerà la capacità dei paesi di prepararsi alle pandemie e prevenirle con l’approccio globale “One Health”, che riconosce l’interdipendenza tra la salute umana, animale e vegetale e i loro ambienti condivisi. L’accordo consentirà inoltre un accesso equo ai vaccini e ad altre contromisure mediche, promuovendo i trasferimenti di tecnologia su base volontaria e concordata e sostenendo al contempo lo sviluppo di capacità nei paesi in cui fosse necessario, nel pieno rispetto delle competenze e delle responsabilità in materia di politica sanitaria dei singoli Stati membri dell’UE. L’attuazione dell’accordo consentirebbe inoltre un migliore coordinamento e una mobilitazione più efficace degli sforzi di finanziamento. Tali miglioramenti rispecchiano e rafforzano la strategia globale dell’UE in materia di salute.

  • Patto per le competenze: formati oltre 6,1 milioni di lavoratori

    L’indagine annuale nell’ambito del patto per le competenze per il 2024 rivela che oltre 6,1 milioni di persone sono state formate nell’ambito del patto. Più di 3.200 organizzazioni che investono nello sviluppo delle competenze hanno aderito al patto, tra cui industria, parti sociali, erogatori di istruzione e formazione, autorità locali e servizi per l’impiego.

    Il patto riunisce organizzazioni pubbliche e private che collaborano in partenariato per individuare le carenze di competenze e intraprendere azioni concrete per affrontarle.

    Dall’indagine emerge anche che il patto ha accelerato il sostegno ai lavoratori e alle imprese in tutti i settori economici. Nel 2024 i membri di 20 partenariati su vasta scala hanno formato in media il 33% della loro forza lavoro. Nell’ambito dell’Unione delle competenze, la Commissione ha invitato i membri del patto a raddoppiare gli impegni a favore del miglioramento delle competenze e della riqualificazione.

  • La Commissione avvia una consultazione pubblica sulla nuova agenda dei consumatori

    La Commissione europea ha avviato una consultazione pubblica sulla nuova agenda dei consumatori 2025-2030, che rafforzerà la tutela dei consumatori, ne favorirà il benessere e promuoverà condizioni di parità per le imprese. La consultazione, aperta fino all’11agosto 2025, invita cittadini, autorità pubbliche e parti interessate a condividere le loro idee su come rafforzare ulteriormente la protezione dei consumatori nell’UE.

    Ciò avviene nel contesto del vertice europeo dei consumatori 2025 del 20 maggio a Bruxelles e durante il quale Michael McGrath, Commissario per la Democrazia, la giustizia, lo Stato di diritto e la tutela dei consumatori, si confronterà con diverse parti interessate.

    A margine del vertice dei consumatori, la sottoscrizione dell’impegno per la tutela dei consumatori da parte di due nuove piattaforme di commercio elettronico, Miravia e Trendyol. Sottoscrivendo l’impegno le due imprese si uniranno ai dieci firmatari esistenti, impegnandosi ad andare oltre gli obblighi di legge per tutelare i diritti digitali dei consumatori e proteggerli dai prodotti non sicuri.

  • La Commissione investe 1,25 miliardi di euro nei ricercatori e li invita a “Scegliere l’Europa per la scienza”

    L’Europa sta rafforzando la propria ambizione di consolidarsi come leader mondiale nel settore della ricerca. I nuovi inviti a presentare proposte nell’ambito delle azioni Marie Skłodowska-Curie (MSCA), che nel 2025 avranno un valore di oltre 1,25 miliardi di euro, sosterranno la ricerca d’avanguardia e si concentreranno sullo sviluppo di talenti nella ricerca, sulla promozione della collaborazione internazionale e sul collegamento tra scienza e società.

    La Commissione destinerà 597,8 milioni di euro alle carriere nella ricerca con le reti di dottorato MSCA (28 maggio-25 novembre), che contribuiranno all’assunzione e alla formazione di dottorandi nel mondo accademico e in altri settori. Altri 10 milioni di euro sosterranno i ricercatori ucraini sfollati mediante il programma MSCA4Ukraine. A giugno un altro invito a presentare proposte avvicinerà il mondo della scienza al pubblico attraverso l’iniziativa MSCA e cittadini. Tutto ciò integra tre inviti già aperti: MSCA COFUND (105,6 milioni di euro, termine il 24 giugno), gli scambi di personale MSCA (97,7 milioni di euro, termine l’8 ottobre) e le borse di studio post-dottorato MSCA (404,3 milioni di euro, termine il 10 settembre 2025), a sostegno dei talenti della ricerca in tutta Europa.

    Nel corso di quest’anno la Commissione avvierà il progetto pilota “Scegli l’Europa per la scienza” per rafforzare le carriere nella ricerca in Europa finanziando programmi post-dottorato che vadano oltre il lavoro a progetto. Con un bilancio di 22,5 milioni di euro nel 2025, l’obiettivo è creare percorsi professionali più stabili per i ricercatori a inizio della carriera, ridurre la precarietà e allineare i ruoli di ricerca alle strategie istituzionali a lungo termine. I programmi sono aperti ai ricercatori di tutto il mondo, il che rafforza l’ambizione dell’Europa di attrarre e trattenere i migliori talenti e di promuovere l’eccellenza nella ricerca.

  • La Commissione semplifica la politica agricola comune per sostenere gli agricoltori e rafforzare la competitività

    Per semplificare la politica agricola comune (PAC) e rafforzare la competitività degli agricoltori, la Commissione europea ha presentato un ampio pacchetto di misure riguardanti gli oneri amministrativi, i controlli, l’attuazione, la risposta alle crisi e le esigenze di investimento del settore. Le modifiche potrebbero far risparmiare fino a 1,58 miliardi di euro all’anno per gli agricoltori e 210 milioni di euro per le amministrazioni nazionali, rendendo al contempo i pagamenti, alcuni obblighi e gli strumenti di crisi più flessibili e più facili da gestire. L’iniziativa è in linea con la bussola per la competitività dell’UE e sostiene la competitività, la resilienza e la digitalizzazione del settore agricolo, come anche, in particolare, i giovani agricoltori e gli agricoltori biologici.

  • L’Ue studia vie legali per rescindere i contratti di gas russo senza penali

    La Commissione europea sta valutando opzioni legali che permettano alle aziende europee di recedere dai contratti di lungo termine con fornitori russi di gas senza dover pagare penali. Lo riporta il quotidiano britannico “Financial Times”, citando funzionari coinvolti nel dossier. Tra le ipotesi allo studio figura la possibilità di invocare la forza maggiore, basata sulla guerra in Ucraina, per annullare gli obblighi contrattuali. Tuttavia, fonti dell’Ue ammettono che potrebbe non essere giuridicamente sufficiente, data la natura riservata e diversificata dei contratti. L’obiettivo è ridurre a zero l’importazione di combustibili fossili dalla Russia entro il 2027. Nel periodo compreso fra febbraio 2024 e febbraio 2025, l’Ue ha pagato 21,9 miliardi di euro a Mosca per petrolio e gas, secondo il Centre for Research on Energy and Clean Air. Ad oggi, il gas russo rappresenta l’11% delle forniture via gasdotto dell’Ue (quasi due quinti nel 2022), ma l’import di gas naturale liquefatto (Gnl) dalla Russia è aumentato del 60% in 3 anni, con i principali snodi di importazione che si trovano in Francia, Spagna e Belgio.

    Il piano europeo, inizialmente previsto per marzo, è stato rinviato per l’opposizione attesa da Ungheria e Slovacchia, Paesi ancora fortemente dipendenti dal gas russo via tubo, e per le incertezze sul futuro del gasdotto Nord Stream, tornato al centro dell’attenzione nei colloqui diplomatici fra Usa e Russia. Nel frattempo, gli Stati Uniti restano il primo fornitore di Gnl dell’Ue e potrebbero rafforzare il loro ruolo in cambio di concessioni commerciali, nel contesto dei negoziati per contrastare la politica tariffaria dell’amministrazione Trump. Un’alternativa sostenuta dal centro studi Bruegel è l’introduzione di dazi sulle importazioni di gas russo, che richiederebbero solo una maggioranza qualificata per essere approvati, a differenza delle sanzioni, che necessitano l’unanimità. Secondo un diplomatico Ue, la situazione resta fluida: “È un pasticcio. Come si inseriscono gli Usa in tutto questo? Come diversifichiamo?”. Intanto, secondo quanto dichiarato dalla presidente Ursula von der Leyen, la Commissione punta a pubblicare il piano entro “tre o quattro settimane”.

    In una conferenza stampa il primo ministro slovacco, Robert Fico, insieme alla ministra dell’Economia, Denisa Sakova ha ribadito che Bratislava riconosce l’obiettivo strategico di ridurre la dipendenza energetica dell’Ue dagli altri Paesi, ma è preoccupata per l’aumento dei prezzi del gas e ritiene che le conseguenze saranno maggiori per l’Ue che per la Russia. Interpellato sulle possibili conseguenze della risoluzione dell’accordo slovacco con il fornitore russo Gazprom, la cui validità è prevista fino al 2034, il premier slovacco ha risposto che attualmente non è possibile prevedere quello che accadrà. La Slovacchia pretende “che si tenga conto delle sue specificità, ed è in questo modo che ha dato istruzioni ai diplomatici slovacchi”, ha chiarito. La Commissione europea ha proposto di vietare nuovi contratti per la fornitura di gas russo e di sospendere i contratti spot esistenti entro la fine del 2025. Secondo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, le misure garantiranno che entro la fine dell’anno le restanti forniture di gas russo all’Unione saranno ridotte di un terzo. Il piano prevede, inoltre, di bloccare tutte le importazioni di gas russo entro la fine del 2027. L’anno scorso l’Ue ha acquistato energia dalla Russia per un valore di 23 miliardi di euro, una cifra superiore agli aiuti destinati alla difesa dell’Ucraina.

  • Bruxelles stanzia altri tre miliardi di euro per fronteggiare l’immigrazione

    La Commissione europea ha stanziato ulteriori tre miliardi di euro per il settore della migrazione. Lo ha annunciato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, in conferenza stampa congiunta con il cancelliere tedesco Friedrich Merz, a Bruxelles. “È il risultato della revisione intermedia. E con il patto avremo frontiere esterne più forti e modi migliori per prevenire i movimenti secondari”, ha aggiunto von der Leyen. La migrazione è stata al centro dell’incontro bilaterale tra von der Leyen e il cancelliere Merz in quanto “è una sfida europea comune e richiede una soluzione europea comune” e “con questo spirito che abbiamo concordato il Patto su asilo e migrazione. Ora è importante attuarlo, renderlo realtà. E questo comporta investimenti e tanto duro lavoro”, ha spiegato la presidente dell’esecutivo europeo.

    “Il secondo pilastro è il partenariato con i nostri paesi confinanti, vicini all’Unione europea. E questi partenariati danno i loro frutti. Quest’anno gli arrivi illegali sono già diminuiti del 30% ed è positivo”, ha proseguito. Infine, “c’è il punto per cui gli Stati membri devono aumentare i rimpatri. Sappiamo che solo il 20 per cento dei migranti che hanno ricevuto una decisione negativa in materia di asilo vengono rimpatriati nei loro Paesi d’origine. Pertanto, la Commissione ha proposto una proposta sul rimpatrio a marzo. Per noi è molto importante che ora gli Stati membri e il Parlamento europeo svolgano il loro ruolo. Nel complesso, abbiamo dimostrato che insieme possiamo superare la sfida dell’immigrazione irregolare”, ha concluso.

    Il finanziamento aggiuntivo al Patto per la migrazione e asilo annunciato oggi dalla presidente deriva dalla revisione dell’attuale Quadro finanziario pluriennale per 1,8 miliardi di euro e da un’integrazione al Fondo asilo, migrazione e Integrazione (Amif) per lo Strumento per la gestione delle frontiere e i visti (Bmvi) per 1,2 miliardi di euro. Lo rende noto con una comunicazione l’esecutivo europeo. Il finanziamento è anche indirizzato per l’accoglienza dei rifugiati dall’Ucraina e si aggiunge ai quasi 11 miliardi di euro già stanziati per la gestione delle frontiere e della migrazione nell’ambito di Amid e Bmvi per il periodo 2025-2027 e ai 450 milioni di euro assegnati agli Stati membri che ospitano beneficiari di protezione temporanea dall’Ucraina dal 2022, aggiunge l’esecutivo. “Gli Stati membri potranno utilizzare questo sostegno finanziario aggiuntivo fino alla fine del 2027 per l’attuazione del Patto e per l’accoglienza delle persone in fuga dalla guerra di aggressione russa contro l’Ucraina, si legge. “A ciascun Stato membro verrà assegnato un importo specifico in base a una serie di criteri di ammissibilità” e “dovranno modificare i propri programmi nazionali esistenti entro la fine del 2025 per accogliere questo finanziamento aggiuntivo”, spiega la nota.

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