Europa

  • Volontà distruttiva europea?

    Solo due giorni addietro o da un documento della Commissione Ambiente della Ue emergeva come la fibra di carbonio fosse stata inserita tra i materiali inquinanti, di conseguenza veniva proposto di metterla al bando dal 2029 nel settore Automotive.

    Le motivazioni risiedevano principalmente nei rischi legati al ciclo di vita del prodotto: i filamenti di carbonio, infatti, possono disperdersi nell’ambiente, causare irritazioni cutanee e complicare i processi di riciclaggio nel settore automobilistico (AutoBlog.it) *

    Successivamente, anche in considerazione delle reazioni incredule dell’intero settore automobilistico e delle società che si occupano di economia circolare e che rappresentano l’eccellenza tecnologica italiana, la Commissione, con la stessa leggerezza con la quale l’ha inserita, ora ha deciso di escludere la fibra di carbonio dalla lista dei materiali pericolosi.

    Tuttavia, nonostante questa frettolosa retromarcia, emerge chiaramente comunque come la volontà degli organi della Ue sia quella di azzerare l’intero settore automobilistico europeo spacciandolo come inevitabile conseguenza di una politica ambientale. Andrebbe ricordato, invece come le pale eoliche indicate dalla nuovelle vague ambientalista quale strumento principe per la generazione di energia pulita all’interno del Green Deal, vengano realizzate normalmente in fibra di vetro e legno di balsa unite da resina e rinforzate (esattamente come nel settore Automotive) con fibra di carbonio.

    Ora, se veramente l’intenzione della Commissione Ambiente fosse stata quella di abolire dal 2029 l’utilizzo della fibra di carbonio in ragione di una pericolosità nello smaltimento (non tenendo in alcuna considerazione i progressi italiani nel suo recupero [*]) risulta come naturale consecutio logica che il divieto imposto al solo settore automobilistico e non a quello energetico rappresenti l’ulteriore conferma di una strategia europea finalizzata all’azzeramento del settore Automotive, cominciata con l’imposizione del divieto di produzione e vendita di motori termici dal 2035. Andrebbe ricordato, infatti, ai componenti della Commissione Ambiente come la presunta nocività di un materiale non possa dipendere in nessun caso dal settore nel quale questo venga utilizzato e rappresenta una forzatura semplicemente ideologica che si possano determinare esiti diversi se impiegato nel settore automobilistico o in quello delle pale eoliche.

    Si conferma quindi la volontà da parte dell’Unione Europea di penalizzare ulteriormente il settore automobilistico, vincolandone lo stesso sviluppo tecnologico che l’utilizzo della fibra di carbonio esprime. Questo progetto strategico e politico conferma ancora una volta, nonostante il repentino dietrofront della Commissione, come nella Ue non emerga alcuna intenzione di tutelare la produzione e i posti di lavoro che il settore Automotive garantiscono.

    In questo senso va interpretata la volontà europea di azzerare i dazi sulle auto cinesi la cui energia per la loro fabbricazione deriva dalle 1162 centrali elettriche a carbone.

    Non è assolutamente condivisibile l’idea di privilegiare una alleanza anche solo commerciale con un regime totalitario il quale utilizza l’auto come elemento di destabilizzazione di uno dei principali settori industriali europei.

    (*) Ignorati tutti i risultati ottenuti in Italia nel recupero della fibra di carbonio negli ultimi anni (https://www.industriaitaliana.it/gruppo-hera-leonardo-recupero-fibra-carbonio/ –  https://www.renewablematter.eu/fibre-carbonio-hera-imola-impianto-riciclo)
  • La Commissione propone di accelerare l’applicazione di alcuni aspetti del patto sulla migrazione e l’asilo

    La Commissione propone di accelerare l’applicazione di alcuni aspetti del patto sulla migrazione e l’asilo adottato lo scorso anno e che dovrebbe entrare in vigore a giugno 2026. Nella fase iniziale, la Commissione propone di anticipare due elementi chiave del regolamento sulle procedure di asilo, con l’obiettivo di aiutare gli Stati membri a esaminare le richieste di asilo in modo più rapido ed efficiente nel caso dei richiedenti le cui domande sono probabilmente infondate.

    Inoltre, con lo stesso obiettivo, la Commissione propone di avvalersi di una delle novità del patto e di istituire un elenco europeo dei paesi di origine sicuri, per esaminare con procedura accelerata o di frontiera le domande dei rispettivi cittadini. La Commissione quindi propone di istituire un primo elenco europeo di paesi di origine sicuri.

  • Accordo con gli Stati Uniti ma no ai loro prodotti Ogm o alla carne

    Tutti speriamo che l’incontro tra Giorgia Meloni e Donald Trump dia buoni risultati e aiuti le trattative del Commissario europeo, occorre infatti essere capaci di dare vita ad una mediazione, un compromesso, utile all’economia ed ai cittadini dell’Unione Europea e degli Stati Uniti.

    Tra i problemi che ostacolano l’accordo è l’eventuale insistenza del Presidente americano a voler esportare in Europa prodotti alimentari che non sono in sintonia con le regole europee.

    Carni di animali allevati in modo difforme ai nostri protocolli di allevamento e tutti i prodotti Ogm non possono essere merce di scambio per ottenere il via libera ad altre nostre esportazioni perché la nostra salute resta un bene primario.

    Su questi problemi è da anni che si discute e che gli Stati Uniti insistono, siamo però ragionevolmente convinti che sia la Presidente del Consiglio che il Commissario europeo terranno fede all’impegno preso con i cittadini e col mondo dell’agricoltura.

    Sarà una trattativa difficile ma il Presidente americano ha tutto l’interesse ad evitare che si stringano, per colpa sua, maggiori rapporti tra l’Europa e la Cina che ci sta sempre più inondando di prodotti di largo consumo a basso prezzo, per non parlare di quanto è contraffatto e venduto sulla rete nonostante i molti controlli della Guardia di Finanza e dei nuclei anti contraffazione.

    Pur continuando ad avere seri dubbi sulla ragionevolezza di Trump sappiamo anche che ha già una volta fatto parziale marcia indietro e che vi sono, anche nei repubblicani, molti che non condividono la linea oltranzista e vogliono un accordo.

  • Le armi riavvicinano Ue e Uk, Londra pronta a spedire soldati in Ucraina

    Mentre medita di mandare i suoi soldati in Ucraina, Londra potrebbe essere cooptata dalla Ue nei suoi programmi industriali di difesa.

    La “turbolenza globale innescata dal presidente statunitense, Donald Trump, sta rafforzando la determinazione dell’Unione europea a firmare un patto di difesa e sicurezza strategico con il Regno Unito, che consentirebbe alle aziende britanniche del settore bellico di partecipare agli appalti congiunti europei”, ha scritto il quotidiano “Financial Times”, riferendo che “le minacce di Trump di non difendere gli alleati della Nato e i suoi ammiccamenti alla Russia hanno spinto i Paesi europei a riarmarsi collettivamente, ad aumentare la spesa militare e a discutere su come unire le capacità per proteggere al meglio l’Ucraina in caso di un accordo di pace mediato dagli Stati Uniti”. “Sulla difesa, i britannici sono praticamente tornati sotto il nostro tetto”, ha dichiarato un diplomatico Ue al quotidiano, aggiungendo: “Ora serve solo questo accordo per formalizzarlo”.

    Secondo il “Financial Times” il patto sarebbe anche condizione necessaria per l’inclusione del Regno Unito nel programma da 150 miliardi di euro destinato agli acquisti congiunti di armi strategiche e consentirebbe alle aziende britanniche del settore, molte delle quali già strettamente legate ai partner industriali di Italia, Germania, Svezia e altri Stati Ue, di partecipare pienamente. Nonostante le tensioni con la Francia sul tema pesca, Bruxelles e Londra sono spinte dalla necessità di una cooperazione rafforzata contro le minacce globali. Secondo fonti diplomatiche del quotidiano, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa sosterrebbero entrambi un rafforzamento della cooperazione con il Regno Unito.

    Nel frattempo il Regno Unito sta valutando la possibilità di schierare truppe in Ucraina per un periodo di cinque anni. Secondo quanto rivelano alcune fonti del quotidiano “The Telegraph”, l’obiettivo sarebbe addestrare e ricostruire le Forze armate ucraine per prevenire una futura aggressione da parte della Russia. Il piano, discusso con Francia e altri alleati nell’ambito della “Coalizione dei volenterosi”, prevede una forza a guida europea incaricata inizialmente di garantire il rispetto di un eventuale accordo di pace e dare sollievo alle forze ucraine. Secondo fonti del quotidiano, i delegati militari francesi ritengono altamente improbabile che il presidente russo Vladimir Putin possa autorizzare un nuovo attacco in presenza di truppe occidentali in Ucraina, considerando che le sue forze attualmente riescono a conquistare solo piccole porzioni di territorio.

    Il piano, secondo le fonti del “Telegraph”, prevede inoltre che la “forza di rassicurazione” a guida franco-britannica possa contribuire a proteggere i cieli e i mari dell’Ucraina. Tuttavia, l’obiettivo principale del dispiegamento sarebbe iniziare immediatamente l’addestramento e la ricostruzione delle Forze armate ucraine, per scoraggiare qualsiasi futura aggressione russa. Il ritiro avverrebbe poi in diverse fasi, con le ultime truppe che dovrebbero lasciare l’Ucraina entro circa cinque anni. Secondo i servizi d’intelligence britannico, danese e tedesco, la Russia potrebbe essere pronta a dare il via a una nuova aggressione già entro cinque anni qualora venisse siglato entro breve un accordo di pace.

    Gli armamenti inviati dalla Germania alle Forze armate ucraine – in particolare il sistema di difesa aerea Iris-T e i carri armati da combattimento – “non sarebbero del tutto adatti alla guerra”. E’ quanto riferiscono alcuni media tedeschi che citano un rapporto interno trasmesso alle Forze armate tedesche (Bundeswehr) redatto dal vice addetto militare dell’ambasciata tedesca a Kiev. “Quasi nessun pezzo dell’equipaggiamento tedesco di grandi dimensioni è completamente adatto alla guerra”, avrebbe dichiarato l’addetto militare. Secondo il rapporto, ad esempio, “il Leopard 1A5 è affidabile”, ma “a causa della sua debole corazza, viene spesso utilizzato solo come mezzo d’artiglieria improvvisato”.

  • Dichiarazioni che non rappresentano la vera realtà

    La politica è la scienza dell’opportunismo e l’arte del compromesso.

    Franz Liszt

    Oggi, lunedì 14 aprile, a Lussemburgo si è riunito il Consiglio degli Affari esteri, presieduto dall’Alta rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza. Il Consiglio Affari esteri è una delle strutture del Consiglio dell’Unione europea, ed è composto dai ministri degli Esteri degli Stati membri dell’Unione. Non bisogna confondere però il Consiglio europeo con il Consiglio dell’Unione europea. Il Consiglio europeo è composto da tutti i capi di Stato o di governo dei Paesi membri dell’Unione europea e decide su importanti questioni di natura politica dell’Unione. Invece il Consiglio dell’Unione europea, noto anche come il Consiglio dei ministri europei, è composto a livello di ministri e rappresenta i governi degli Stati membri.

    Il programma della sopracitata riunione del Consiglio degli Affari esteri prevedeva la discussione su temi di attualità, tra i quali l’aggressione della Russia in Ucraina e gli ultimissimi sviluppi, dopo il bombardamento nella città ucraina di Sumy, durante la mattinata della Domenica delle Palme, che ha causato 34 vittime innocenti tra i quali anche due bambini. In più, nel corso di una colazione di lavoro lunedì mattina, i ministri degli Esteri dei Paesi membri dell’Unione europea hanno discusso dell’attuale situazione nei Balcani occidentali e dell’allargamento dell’Unione ai Paesi balcanici.

    Sempre nella mattinata di oggi, lunedì 14 aprile, il presidente del Consiglio europeo ha avuto un incontro a Bruxelles con il primo ministro albanese. Dopo quell’incontro, tutti e due hanno fatto delle dichiarazioni davanti ai giornalisti. Il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, che prima di diventare tale il 1o dicembre 2024 è stato per nove anni (2015-2024) anche primo ministro del Portogallo e per dieci anni (2014-2024) il segretario generale del partito socialista portoghese, è stato ottimista sul progresso dell’Albania nel suo percorso europeo. Ha detto ai giornalisti che “Prima di tutto è sempre un piacere incontrarsi e parlare con Rama (il primo ministro albanese; n.d.a.)”. In seguito il presidente del Consiglio europeo ha sottolineato che “…è molto incoraggiante vedere il progresso che ha fatto l’Albania durante questo suo percorso”.

    Invece il primo ministro albanese, in carica dal 2013 e presidente del partito socialista albanese dal 2005, sempre durante la comune conferenza stampa con il presidente del Consiglio europeo, ha detto, riferendosi al presidente del Consiglio europeo che lo valuta “molto per la sua saggezza e la sua attenzione”. E poi ha aggiunto: “…Oggi è una giornata molto buona per noi, perché abbiamo un’altra conferenza ed apriamo altri capitoli (dei negoziati per l’adesione; n.d.a.)”. Poi riferendosi di nuovo al presidente del Consiglio europeo ha sottolineato: “…gli sono molto riconoscente per il tempo a me dedicato e per il [nostro] colloquio legato al nostro progresso in questo processo [europeo]. … Sono molto incoraggiato da questi sviluppi e ci siamo molto dedicati ad adempiere i nostri obblighi dell’ambizioso calendario per chiudere i negoziati nel 2027”.

    Il nostro lettore è stato informato nelle precedenti settimane che l’11 maggio prossimo in Albania si svolgeranno le elezioni parlamentari. Il nostro lettore è stato altresì informato che il primo ministro, non avendo mantenuto nessuna, proprio nessuna promessa elettorale fatta nelle precedenti campagne elettorali, quelle del 2013, 2017 e 2021, adesso, durante l’attuale campagna elettorale iniziata ufficialmente venerdì scorso, ha scelto di usare il “passaporto  europeo” come la carta vincente. Il primo ministro albanese ha impostato tutta la sua campagna elettorale sulla “promessa” che gli albanesi devono votare lui per entrare nell’Unione europea, perché solo lui lo può fare. Ed in questo ambito, ha usato anche l’occasione presentatasi oggi a Bruxelles con il presidente del Consiglio europeo. E sempre, nell’ambito della sua campagna elettorale, il primo ministro albanese aveva scritto già nel suo sito social che “Lunedì in Unione europea per la quarta conferenza dei negoziati ed un’altra serie di capitoli che si apriranno. Questi sono i più intensivi negoziati nella storia dell’integrazione. E quando pensi che il Montenegro sta negoziando dal 2012, mentre noi dall’anno scorso e quando pensi anche che il nostro calendario è solo di tre anni, cioè chiudiamo (i negoziati; n.d.a.) nel 2027 e siamo pronti ad entrare nell’Unione europea….”. Ed ha avuto, purtroppo, anche la tanto voluta ed ambita “valutazione” del presidente del Consiglio europeo per il “progresso che ha fatto l’Albania durante questo suo percorso [europeo].” (Sic!).

    Ma, fatti accaduti e pubblicamente noti alla mano, si sa che la vera, vissuta e spesso sofferta realtà albanese e ben diversa da quella “dipinta” dal primo ministro albanese. Si tratta di una realtà che non ha niente in comune neanche con quella a cui si riferiscono alcuni alti rappresentanti dell’Unione europea, il presidente del Consiglio europeo compreso. Lo aveva fatto prima anche la commissaria europea per l’allargamento e la politica di vicinato, durante una sua visita ufficiale in Albania tra il 12 ed il 14 marzo scorso. Il nostro lettore è stato informato a tempo debito. Anche lei, la commissaria europea per l’allargamento e la politica di vicinato, ha espresso la sua soddisfazione ed ottimismo per i progressi fatti dall’Albania nel suo percorso per l’adesione nell’Unione europeo. L’autore di queste righe scriveva due settimane fa per il nostro lettore che per la commissaria europea per l’allargamento e la politica di vicinato “…l’Albania è sulla giusta strada [perciò] merita ed ha un posto nell’Unione europea” (Sic!). In più, anche lei aveva dichiarato convinta che l’Albania concluderà con successo i negoziati, appena iniziati, con l’Unione europea entro il 2027.” (Soltanto per merito e non per interessi occulti; 31 marzo 2025).

    Riferendosi però agli obblighi che ogni Paese candidato all’adesione nell’Unione europea, nonché alle esperienze precedenti e pubblicamente note, si sa che il percorso europeo è molto impegnativo. È stato tale per dei Paesi che non hanno avuto a che fare con l’abuso del potere, con la galoppante e ben radicata corruzione, partendo dai più alti livelli istituzionali. Il percorso europeo è stato molto impegnativo anche per dei Paesi che non hanno dovuto affrontare la connivenza del potere politico con la criminalità organizzata e determinati raggruppamenti occulti internazionali, finanziariamente molto potenti. Il percorso europeo è stato, altresì, molto impegnativo per dei Paesi candidati dove i principi della democrazia sono stati sempre rispettati. Il percorso europeo è stato molto impegnativo per dei Paesi candidati dove è stato sempre rispettato anche il principio della separazione dei poteri di Montesquieu. Mentre in Albania l’abuso del potere, la galoppante e ben radicata corruzione, la connivenza del potere politico con la criminalità organizzata e certi raggruppamenti occulti, il controllo del sistema “riformato” della giustizia personalmente dal primo ministro sono, purtroppo, delle realtà pubblicamente note. Chissà perché questa realtà però “sfugge” ad alcuni alti rappresentanti dell’Unione europea?! Ed, in più, in queste condizioni, come si potrebbero concludere i negoziati nel 2027, come è “convinto” il primo ministro albanese?!

    Chi scrive queste righe pensa che le dichiarazioni, sia del presidente del Consiglio europeo, sia della commissaria europea per l’allargamento e la politica di vicinato non rappresentano la vera realtà albanese. Dichiarazioni che potrebbero essere dovute a delle disinformazioni. E questo non è normale. Ma potrebbero essere dovute anche a delle attività lobbistiche, che spesso sostengono il primo ministro albanese in difficoltà. E proprio allora “l’opportunismo politico” entra in scena. Nonostante Franz Liszt, noto musicista, non avesse niente a che fare con la politica, aveva ragione però quando affermava che la politica è la scienza dell’opportunismo e l’arte del compromesso.

  • La Commissione avvia consultazioni per la revisione del regolamento dell’UE sulla cibersicurezza

    Allo scopo di rafforzare la resilienza dell’UE contro le crescenti minacce informatiche, la Commissione lancia una raccolta di contributi per valutare e rivedere il regolamento dell’UE sulla cibersicurezza del 2019. L’iniziativa riflette l’impegno della Commissione a semplificare le norme.

    La revisione si concentrerà sul mandato dell’Agenzia dell’Unione europea per la cibersicurezza (ENISA) nonché sul quadro europeo di certificazione della cibersicurezza e punta ad affrontare le sfide in materia di sicurezza della catena di approvvigionamento delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC). Allo stesso tempo essa rappresenta un’opportunità per semplificare le norme in materia di cibersicurezza. Ottimizzando l’obbligo di informazione, la Commissione intende agevolare l’attuazione, ridurre la burocrazia e promuovere un ambiente favorevole alle imprese.

    Le parti interessate (autorità competenti degli Stati membri, autorità di cibersicurezza, imprese e associazioni di categoria, ricercatori ed accademici, organizzazioni dei consumatori e cittadini) sono invitate a fornire il proprio parere sul portale Dì la tua fino al 20 giugno.

  • Nuove norme per giocattoli più sicuri nell’UE

    La Commissione europea accoglie con favore l’accordo politico provvisorio tra il Parlamento europeo e il Consiglio sulle nuove norme in materia di sicurezza dei giocattoli, a seguito della proposta di regolamento sulla sicurezza dei giocattoli presentata dalla Commissione il 28 luglio 2023. Il nuovo regolamento vieterà l’uso di sostanze chimiche nocive, come le sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (PFAS), i perturbatori endocrini e i bisfenoli, nei giocattoli. Tutti i giocattoli disporranno di un passaporto digitale dei prodotti per impedire l’ingresso nell’UE di giocattoli non sicuri e la loro vendita, sia online che offline. Il regolamento stabilisce norme più rigorose sulle vendite online e conferisce agli ispettori maggiori poteri per rimuovere i giocattoli pericolosi dal mercato. Ciò garantirà che i giocattoli importati siano sicuri per i consumatori quanto i giocattoli fabbricati nell’UE.

  • La Commissione traccia la rotta per la leadership europea in materia di IA con un ambizioso piano d’azione

    Diventare un leader globale nell’intelligenza artificiale (IA) è l’obiettivo del piano d’azione per il continente dell’IA lanciato oggi. Come indicato dalla presidente von der Leyen al vertice d’azione sull’IA del febbraio 2025 a Parigi, questa ambiziosa iniziativa è destinata a trasformare le forti industrie tradizionali europee e il suo eccezionale bacino di talenti in potenti motori di innovazione e accelerazione dell’IA. Il piano d’azione per il continente dell’IA rafforzerà le capacità di innovazione dell’Unione europea in materia di IA attraverso azioni e politiche incentrate su cinque pilastri fondamentali:

    La Commissione rafforzerà l’infrastruttura europea per l’IA e il supercalcolo con una rete di fabbriche di IA. 13 di queste fabbriche sono già installate nei principali supercomputer europei a livello mondiale. Sosterranno le start-up, l’industria e i ricercatori dell’UE nel campo dell’IA nello sviluppo di modelli e applicazioni di IA.

    L’UE contribuirà anche alla creazione di Gigafabbriche di IA. Si tratterà di strutture su larga scala dotate di circa 100.000 chip che guideranno la prossima ondata di modelli di IA di frontiera e manterranno l’autonomia strategica dell’UE nei settori industriali e scientifici critici, richiedendo investimenti pubblici e privati.

    Per stimolare gli investimenti del settore privato nella capacità del cloud e nei centri dati, la Commissione proporrà anche una legge sullo sviluppo del cloud e dell’IA. L’obiettivo è almeno triplicare la capacità dei data center dell’UE nei prossimi cinque-sette anni, dando priorità ai data center altamente sostenibili.

    Rafforzare l’innovazione dell’IA richiede anche l’accesso a grandi volumi di dati di alta qualità. Un elemento importante del piano d’azione è la creazione di laboratori di dati, che riuniscono e curano grandi volumi di dati di alta qualità provenienti da diverse fonti nelle fabbriche di IA. Nel 2025 sarà avviata una strategia globale per l’Unione dei dati al fine di creare un vero mercato interno dei dati in grado di potenziare le soluzioni di IA.

    Nonostante il potenziale dell’IA, solo il 13,5 % delle imprese dell’UE ha adottato l’IA. Per sviluppare soluzioni di IA su misura, promuoverne l’uso industriale e la piena adozione nei settori pubblici e privati strategici dell’UE, nei prossimi mesi la Commissione lancerà la strategia “Applicare l’IA.

    Per soddisfare la crescente domanda di talenti dell’IA, la Commissione agevolerà il reclutamento internazionale di esperti e ricercatori altamente qualificati nel settore dell’IA attraverso iniziative quali il bacino di talenti, l’azione Marie Skłodowska-Curie “MSCA Choose Europe” e i programmi di borse di studio per l’IA offerti dalla prossima Accademia per le competenze in materia di IA.

    La Commissione lancerà inoltre il Service Desk della legge sull’IA per aiutare le imprese a conformarsi alla legge sull’IA.

    Con questo piano d’azione la Commissione avvia due consultazioni pubbliche, che si protrarranno fino al 4 giugno 2025, per dare ulteriore forma a queste iniziative del piano d’azione per il continente dell’IA. Una terza consultazione pubblica sulla strategia per l’Unione dei dati sarà avviata a maggio.

    Parallelamente, la Commissione organizzerà dialoghi con i rappresentanti dell’industria e del settore pubblico per contribuire a definire la strategia “Applicare l’IA”.

  • Ricercatori e innovatori invitati a definire la strategia europea sull’IA nella scienza

    La strategia europea sull’intelligenza artificiale nella scienza accelererà l’uso responsabile dell’IA e aiuterà gli scienziati europei ad adottarla più facilmente, nonché a rafforzare la ricerca in settori chiave, quali il cambiamento climatico, la salute e la tecnologia pulita. La Commissione ha avviato due consultazioni fondamentali, invitando i ricercatori e la comunità della ricerca e dell’innovazione a contribuire mediante un invito a presentare contributi e un questionario mirato.

    La strategia porterà inoltre alla creazione di un Consiglio europeo per la ricerca sull’IA. Il Consiglio sarà una risorsa per la scienza dell’intelligenza artificiale in Europa, che metterà in comune le risorse per gli scienziati che la sviluppano e la applicano nell’Unione e guiderà il suo progresso nella scienza a livello europeo.

    L’uso dell’IA sta promuovendo settori scientifici, quali l’astronomiala diagnostica medica, la scoperta di farmaci, la scienza dei materiali e la modellizzazione del clima. La strategia si baserà su questi traguardi migliorando l’accesso agli strumenti di IA e alle infrastrutture informatiche, attirando talenti e investimenti per sfruttare appieno il potenziale dell’IA. Ciò stimolerà anche l’innovazione e la competitività dell’UE.

    E’ stata pubblicata un’edizione aggiornata della ricerca ‘Guida all’uso responsabile dell’IA generativa nella ricerca’ del Forum dello spazio europeo della ricerca, assicurando così alla comunità della ricerca e dell’innovazione dell’UE la disponibilità di orientamenti aggiornati per restare al passo con questa tecnologia in rapida evoluzione.

    L’invito a presentare contributi e il questionario mirato saranno aperti fino al 5 giugno 2025.

  • Ue scuola di confronto. La lectio dell’on. Muscardini agli studenti in visita all’Istituto universitario europeo

    Il tavolo come sede di confronto, come luogo dove perseguire un compromesso che appiani i dissidi. E’ questo il tema discusso tra l’on. Cristiana Muscardini e gli studenti in visita presso l’Archivio storico dell’Istituto universitario europeo di Firenze nell’ambito dell’annuale confronto che l’Istituto promuove con le scuole per avvicinare le nuove generazioni alle istituzioni comunitarie.

    L’Unione europea, ha spiegato Muscardini, si regge sul confronto tra i 27 Paesi aderenti e sull’unità di intenti che questi possono raggiungere e trasmettere alle istituzioni comunitarie quando si riuniscono nelle sedute del Consiglio europeo. L’unità di intenti non è certo facile da perseguire, tanto più laddove le decisioni devono essere prese all’unanimità, principio che la stessa Ue non è riuscita a superare a favore del voto di maggioranza sempre e comunque in seguito al flop del progetto di revisione dell’architettura europea messo a punto anni fa dalla Convenzione europea (di cui la stessa Muscardini ha fatto parte).

    Per quanto al ribasso possa essere un accordo, ha lasciato intendere Muscardini, quest’ultimo sarà sempre meglio di un mancato accordo. Il mancato accordo col generale afghano Massoud nel 2001, quando questi cercò di avvisare che Al Qaida stava preparando qualcosa di grosso contro l’Occidente, portò alle Twin Towers, previo assassinio due giorni prima dello stesso Massoud. E i dazi con cui Trump pensa di regolare oggi le interconnessioni economiche globali, ha proseguito Muscardini, dimostrano come l’unilatelarismo abbia effetti distruttivi laddove qualcuno pensa di poterlo praticare. Lo sanno bene, lo hanno sperimentato in modo drammatico se non letale, anche i dissidenti russi.

    Ecco allora, questo il messaggio che l’Istituto e l’on. Muscardini hanno proposto agli studenti nella loro visita, l’importanza di imparare, studiare quanto è successo ed è conservato come memoria storica documentata negli archivi, per sapersi districare tra voci, interessi, fonti di informazione mai così numerose come nell’epoca in cui tecnologia e social media offrono un microfono a tutti (vera, fasulla o strumentale che sia la voce che mettono in circolo), e per sapersi misurare con gli altri sapendo quali sono gli interessi e i valori di ciascun partecipante al confronto e quali quindi le possibilità realistiche di trovare un’intesa che eviti di irrigidirsi in contrapposizioni frontali.

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