“È allora forse arrivato il momento di pensare a qualcosa di più radicale, come per esempio l’istituzione di un organismo europeo che possa agire con una certa autonomia dalla politica pur essendo soggetto a valutazione e controllo dal Parlamento, un po’ sul modello di una banca centrale” – Lucrezia Reichlin, Corriere della Sera 1/12/ 2024
L’indipendenza della attuale BCE dal mondo della politica e, di conseguenza, anche dal Parlamento Europeo rappresenta uno dei capisaldi istitutivi della stessa istituzione europea, per assicurarsi di mantenere l’indipendenza e la libertà dall’influenza delle singole nazioni e un potenziale condizionamento dalle singole compagini governative, come dalle maggioranze parlamentari.
Quindi l’affermazione relativa ad un nuovo istituto ma “soggetto a valutazione e controllo del Parlamento…sul modello di una Banca centrale…” quando anche per la Banca d’Italia l’elemento di indipendenza risulta presente fino dal suo atto istitutivo del 1893.
Questo modelli di riferimento, Bce e Banca Centrale nazionale, assolutamente lontani dalla realtà invece nascondono, oltre ad una discutibile competenza, la motivazione per giustificare e confermare la necessità di una imposizione del Green Deal proprio attraverso un nuovo organo europeo, svincolato dalle volontà degli elettori in quanto nominato e non eletto.
In altre parole, si avanza la necessità di affermare, in un contesto di estrema difficoltà economica per ogni singolo paese dell’Unione europea, la necessità della creazione di un nuovo ordine, all’interno del quale viene considerata come elemento fondativo e qualificante la stessa transizione energetica, la quale diventa la ragione del delirio politico e quindi il collante di spiriti e visioni eversive.
In considerazione, poi, proprio della assolutamente ininfluente ricaduta a tutela del territorio continentale di tali eurocentriche politiche ambientaliste, se si considera come in Cina siano stati autorizzati 218 GW il cui raggiungimento richiede l’apertura di sei centrali a carbone al mese con emissioni assicurate per i prossimi 75 anni, rimane allora l’implicito obiettivo della creazione di un nuovo ordine.
Ecco quindi, anche se anche privo di ogni supporto scientifico e frutto semplicemente delle applicazioni ideologiche ad infantili competenze, che il perseguimento forzato della transizione ambientale rappresenta la motivazione per l’istituzione di un organo considerato superiore ad ogni istituzione europea, anche se privo di un consenso elettorale e svincolato dall’esercizio del diritto del voto.
In questo rinnovato contesto allora paradossalmente si intravedono maggiori similitudini con un modello dittatoriale simile più alla Cina che non a qualsiasi altra democrazia occidentale.
Il perseguimento della creazione di questo nuovo ordine risulta ormai chiara, e mentre una volta poteva essere semplicemente auspicata, ora si esplicita con i propri connotati mediatici del Corriere della Sera e del suo editore.
Emerge ora un nuovo esempio di quel suprematismo ideologico espresso all’interno del movimento ambientalista, i cui esponenti di spicco hanno completamente perso il senso della democrazia e dei propri principi.
Questo nuovo ordine, implicitamente eversivo rispetto ai principi democratici nazionali ed internazionali, non parte più, come in passato, dai ceti popolari che intendevano ribellarsi ad una “condizione di sfruttamento delle masse operaie” e da coloro che se ne facevano interpreti. Viceversa il nuovo desiderio eversivo nasce dal delirio espressione di una presunta superiorità intellettuale unita ad un suprematismo ideologico di chi, a torto, si considera “élite” culturale e conscio degli effetti devastanti per quelle “masse operaie” le quali sono destinate a pagare i costi di questa eversione ambientalista.
Mai come ora il pensiero di Albert Camus risulta di una contemporaneità agghiacciante: “Il benessere dell’umanità è sempre l’alibi dei tiranni”.