Politica

  • Nebbia fitta

    Ci sono notizie eccellenti: il Papa è tornato a casa, potremo ancora contare sulla sua profonda fede ed umanità, sul suo inarrestabile impegno per la giustizia, per la pace, sulla sua dedizione per tutti coloro che hanno bisogno di ritrovare rispetto e dignità

    Ci sono notizie pessime, e sono sempre troppe, tra queste le dichiarazioni dell’amico personale di Trump, Steve Witkoff che ha completamente, ad oggi, sposato le tesi e le menzogne di Putin per l’Ucraina.

    Il presidente americano continua a sostenere che la pace è vicina, partendo da un accordo per il cessate il fuoco mentre, invece, si sono intensificati gli attacchi di Mosca alle zone residenziali ed alle strutture ucraine, e Witkoff dà per scontato che le zone occupate debbano rimanere russe.

    L’inviato speciale di Trump vede già nuove elezioni per sostituire il presidente Zelensky con persona più vicina e gradita allo zar e ovviamente ignora i crimini di guerra commessi da Putin e la deportazione di migliaia di bambini ucraini dei quali si sono perse le tracce.

    Se ci fermiamo a pensare un attimo a questi uomini d’affari, grandi imprenditori e giocatori di golf, che possono disporre del futuro di milioni di persone, forse anche dello stesso pianeta, quando per i loro interessi si mettono d’accordo, l’ira e lo sconforto si assommano

    Sempre più avanzano in varie parti del mondo sistemi autoritari che defenestrano la democrazia in nome di gruppi oligarchici o di dittatori che hanno anche la presunzione di farsi eleggere con la forza e la paura, quanto sta avvenendo in Turchia aumenta le preoccupazioni anche per le conseguenze che ne scaturiranno per l’Ucraina e per l’Europa.

    Volenti o nolenti, consapevoli o indifferenti, inetti o conniventi, abbiamo mondializzato il sopruso e la violenza politica, il diritto di alcuni di sopprimere i legittimi diritti di tutti gli altri, la manipolazione della realtà per trasformarla in verità di parte.

    In questo quadro sempre più allarmante vediamo un’Europa ancora incapace, salvo singoli tentativi, di raddrizzarsi e concludere quel processo di Unione politica tanto annunciato e mai realizzato con la conseguenza, al di là delle dichiarazioni, di diventare ogni giorno meno determinante o per meglio dire ininfluente.

    La guerra è in Europa ma al tavolo delle trattative l’Europa non c’è, Trump la tiene inchiodata a discettare sui dazi, disposto anche a far soffrire il popolo americano pur di eliminarla dalla politica internazionale.

    Sembra ormai che una nebbia fitta avvolga la mente di chi dovrebbe saper analizzare gli eventi nei loro molteplici risvolti e ciascuno, teso a difendere, malamente, i propri interessi di parte contribuisce a lasciarci scivolare nella palude, Italia docet.

  • L’amministratore delegato di una società produttrice di gelati “espulso per attivismo politico”

    Si può fare politica, e litigare, anche con un gelato. Accade negli stati Uniti dove Ben & Jerry’s, casa produttrice di gelati acquisita nel 2000 da Unliver, ha affermato che il suo amministratore delegato, David Stever, è stato rimosso proprio da Unilever a causa dell’attivismo politico di Ben & Jerry’s. La casa madre aveva chiesto ai produttori di gelato di smettere di criticare pubblicamente il presidente Donald Trump.

    Ben & Jerry’s è nota per aver preso una posizione pubblica su questioni sociali sin dalla sua fondazione nel 1978 da Ben Cohen e Jerry Greenfield. Ha spesso sostenuto campagne su temi come i diritti LGBTQ+ e il cambiamento climatico.

    Il produttore di gelati è stato acquistato da Unilever nel 2000 tramite un accordo di fusione che ha creato un consiglio indipendente incaricato di proteggere i valori e la missione del marchio di gelati. Ma Unilever e Ben & Jerry’s sono in disaccordo da un po’. Il loro rapporto si è inasprito nel 2021 quando Ben & Jerry’s ha annunciato che avrebbe interrotto le vendite in Cisgiordania. La disputa si è intensificata nell’ultimo anno quando Ben & Jerry’s ha sostenuto un cessate il fuoco a Gaza. A novembre la società di gelati ha intentato una causa affermando che Unilever aveva cercato di impedirle di esprimere sostegno ai rifugiati palestinesi e circa un mese fa, in un altro atto giudiziario, Ben & Jerry’s ha affermato che Unilever aveva cercato di impedirle di criticare pubblicamente Donald Trump.

    La documentazione depositata in tribunale da Ben and Jerry’s afferma che la decisione di estromettere Stever, nella società di gelati sin dal 1088, è stata presa senza alcuna consultazione, come richiesto dall’accordo di fusione tra le due società.

  • Baci e abbracci

    Negli ultimi anni, mentre sono sempre più evidenti le incapacità che abbiamo a relazionarci anche con chi è seduto al nostro stesso tavolo ed aumentano i contatti virtuali e solo virtuali, sono diventati ormai un rituale obbligato i baci e gli abbracci negli inviti tra i leader politici, compresi i capi di Stato e di governo.

    Se anche non si sono mai visti prima i baci e il prolungato, più o meno, abbraccio tocca a tutti come fossero amici di lunga data, il più alto chinato per raggiungere il più piccolo a suo volta proiettato verso l’alto.

    Poi magari discuteranno, litigheranno ma alla fine si risaluteranno nuovamente con baci ed abbracci salvo poi fare dichiarazioni reciprocamente critiche alla stampa.

    In comune, al di là di eventuali simili appartenenze partitiche e sempre comunque divisi dai reciproci interessi nazionali, hanno solo la permanenza, per altro provvisoria, salvo i casi alla Putin e soci, al governo, al potere, solo i regnanti sembrano salvarsi da questo stucchevole rito dei baci ed abbracci, i mussulmani si abbracciano tra di loro, quando non sono occupati in guerre religiose.

    Così abbracciandosi tutti, senza distinguo di situazioni particolari, come potrebbero essere gli incontri in situazioni drammatiche in Ucraina, o particolarmente festose, e da molto tali occasioni mancano, gli abbracci ed i baci perdono qualunque valore e messaggio simbolico e diventano uno sterile rito.

    Forse pensano di dare ai cittadini che li guardano la sensazione di un clima pacifico e sereno, ma i cittadini poi vedono i fatti e, come accade per l’Unione Europea, capiscono bene che gli abbracci sono molti ma i fatti concreti, per realizzare l’Europa unita o politiche che si occupino concretamente dei problemi sociali ed economici, non ci sono.

    Non sembra ma i cittadini capiscono che i fatti non si fanno con baci ed abbracci ma incontrandosi in giusti compromessi a favore di tutti, sì i cittadini capiscono e perciò non votano più.

  • Sentenza della Corte di Cassazione

    Tutti sappiamo, o almeno ne abbiamo sentito parlare, della saggezza di re Salomone. Costui dovendo decidere, tra due donne che ne rivendicavano entrambe la maternità, a chi affidare un bambino, propose di tagliare l’infante a metà affinché tutti fossero soddisfatti. Naturalmente la vera madre dichiarò di preferire rinunciare al figlio piuttosto che causarne la morte. Così per Salomone fu evidente da che parte stesse la verità.

    La logica che l’antico sovrano applicò fu quella che noi oggi definiamo “intelligenza parallela” e cioè, anziché ricercare una soluzione tra leggi, codici e codicilli usò il semplice buonsenso e la vera intelligenza.

    La questione sembra porsi come esempio anche nella recente sentenza della Corte di Cassazione che ha deciso che lo stato paghi un indennizzo ai migranti trattenuti per otto giorni su di una nave soccorso prima che questa ottenesse il permesso di attraccare ad un porto italiano.  Non vorrei qui, né potrei discutere nel merito strettamente giuridico della cosa, anche perché non sono a conoscenza dei dettagli della sentenza. Ciò che mi permetto, invece, di affermare è che, giuridicamente giusta o sbagliata quella sentenza, è ben difficile farla collimare con il buon senso e, a mio giudizio, con il senso ultimo della giustizia.

    Qualcuno ha recentemente ipotizzato che grazie ai progressi dell’intelligenza artificiale anche la funzione dei giudici potrebbe diventare superflua: poiché tutte le leggi sono già scritte sembrerebbe sufficiente affidare il compito di emettere sentenze ad un computer che sicuramente (?) non sbaglierebbe.

    In realtà, un computer può pure essere dotato di una inarrivabile intelligenza logica ma mai, poiché non gli sarebbe possibile, potrebbe utilizzare anche il buon senso.

    Nel caso del processo in questione credo che proprio il buon senso e una intelligenza non aritmetica ci consiglierebbe di considerare anche questi fattori:

    1 – gli emigranti in questione non erano, a stretto rigore, dei naufraghi e le loro vite non erano più in pericolo. Infatti, la nave soccorritrice aveva già provveduto a salvarli e rifocillarli. Nel momento in cui si trovavano su quella nave essi erano solamente delle persone qualunque che cercavano di entrare, senza averne ottenuto preventivamente il permesso, in un Paese straniero che non li aveva richiesti né desiderava la loro presenza.

    2 – Il vero e proprio naufragio avvenne nelle acque libiche e tutte le persone in pericolo furono salvate da un rimorchiatore, il Vos Thalassa. Ricevuto quest’ultimo l’ordine delle autorità libiche di sbarcare in un loro porto nacque una ribellione violenta a bordo, cosa che costrinse il comandante a richiedere l’aiuto della nave italiana Diciotti. Quest’ultima dovette attraversare la zona di mare di competenza maltese e chiese l’autorizzazione allo sbarco in un loro porto, sicuramente “sicuro”. Tuttavia, le autorità dell’isola rifiutarono di lasciare attraccare la nave che si indirizzò così verso l’Italia. Il ministro Salvini autorizzò lo sbarco solo a condizione che i violenti fossero sottoposti a un processo ma la sua richiesta fu rifiutata.  I minori, e altre cinque persone considerate a rischio per la loro salute furono allora autorizzate a sbarcare e il comandante della nave fu invitato dalle autorità italiane competenti ad indirizzarsi verso altra destinazione sicura. Durante i sei giorni che, disubbidendo all’invito, il comandante rimase fermo in porto, la nave avrebbe potuto raggiungere qualunque altro porto del Mediterraneo, magari più volenteroso di accoglierli.

    3 – L’allora Ministro degli Interni venne subito iscritto nel registro degli indagati per il reato di sequestro aggravato di persona insieme a Matteo Piantedosi, all’epoca suo capo di Gabinetto. Il fascicolo venne poi trasferito al Tribunale dei ministri, che però ne chiese l’archiviazione. Il tribunale ordinario tuttavia non accolse la richiesta trasmettendo l’incartamento al Senato per chiedere l’autorizzazione a procedere nei confronti del Ministro. A febbraio 2019, la giunta per le autorizzazioni – con i voti della maggioranza Lega-M5S – respinse la richiesta bloccando di fatto l’iter giudiziario. Oggi, invece, la decisione della Cassazione di accogliere il ricorso di 41 migranti e concedere il risarcimento danni (stimato da 42.000 a 72.000 euro a persona). Se è pur vero che la magistratura resta indipendente dagli altri poteri istituzionali, è altrettanto vero che scelte strettamente politiche non dovrebbero essere sindacate dai magistrati, salvo che dalla Corte Costituzionale.

    3 – il fenomeno dei flussi migratori verso l’Europa è indubbiamente un fenomeno epocale ma è chiaro a tutti che immigrazioni incontrollate e abusive sono foriere di forti disagi, se non peggio, per le popolazioni autoctone. È quindi facilmente intuibile il perché la maggioranza dei popoli europei cerchi di scoraggiarle. La scelta del governo italiano di impedire o almeno ritardare l’attracco di una nave con migranti clandestini a bordo fu una scelta politica con finalità deterrente. Tra l’altro, una scelta condivisa dalla stragrande maggioranza dei cittadini che, a suo tempo, avevano scelto i politici autori di quelle scelte.

    4 – Come ha correttamente detto la Presidente del Consiglio Meloni una sentenza come quella recentemente emessa dalla Cassazione costituisce un precedente che potrebbe portare migliaia di altri immigrati clandestini ad avanzare la stessa richiesta di indennizzo causando così un pesante potenziale grave vulnus ai bilanci dello Stato. Non va sottovalutato l’effetto di incoraggiamento che tale sentenza potrebbe costituire per altri milioni di persone che ambirebbero ad entrare in Italia, e quindi in Europa, senza averne alcun titolo o diritto.

    Non sono un giurista e quindi, come già detto, non intendo entrare nel merito legale ma se l’avvenimento riguardante Salomone, mito o realtà che fosse, un insegnamento doveva darci, sembra proprio che i giudici della Corte di Cassazione non ne abbiano tenuto conto.

    Purtroppo, mi nasce uno spiacevole sospetto: che la scelta fatta da quei magistrati rientri nel filone della guerra che il potere giudiziario ha intrapreso contro quello politico per la decisione di quest’ultimo (a mio avviso necessaria) di separare le carriere dei magistrati giudici da quelli inquirenti.

  • Ci siamo sbagliati?

    E se fosse quello espresso, in varie forme, da Trump il sentimento più profondo degli Stati Uniti? Non sono forse stati sterminati gli indiani? Ed i pochi sopravvissuti non vivono certo in condizioni ideali, derubati delle ricchezze delle loro terre, visti come una minoranza da sopportare, loro che erano i nativi americani.

    E nelle sterminate terre da conquistare all’agricoltura ed all’allevamento non è spesso accaduto che gli allevatori facessero guerra ai contadini e ci fossero violenze di ogni genere?

    La violenza, fisica e verbale, non è una novità e anche ogni progresso porta in se violenze, ingiustizie, prevaricazioni, nonostante tutti i passi avanti della scienza la legge del più forte prevale ancora.

    C’era però un tempo, o almeno così era sembrato a noi, che dall’America venivano messaggi positivi, nei film il cattivo soccombeva al buono, la giustizia trionfava, ciascuno poteva coltivare speranze sotto la Statua della Libertà.

    Ci siamo sbagliati? Forse sì perché è impossibile che un uomo, con tutte le caratteristiche di Trump, abbia potuto tornare nella Stanza Ovale, nonostante i processi e gli scandali, senza il consenso della gente e se è stato votato vuol dire che rappresenta almeno una buona parte dello spirito americano.

    Prima della campagna elettorale in molti ci eravamo chiesti come era possibile che una grande nazione come gli Stati Uniti avesse candidate per la presidenza solo due figure come Trump e Biden, l’uno che con le sue urla e atteggiamenti da bullo, l’altro ormai visibilmente troppo anziano e provato nella salute.

    È sbagliato il sistema elettorale? A nostro avviso sì, quando per esercitare il diritto al voto bisogna iscriversi alle liste elettorali è già un passaggio che lede la democrazia diretta.

    Ricordo come, durante la prima presidenza Trump, amici irlandesi, abituati per anni ad andare negli Stati Uniti ad incontrare parenti e a fermarsi per un certo tempo, ci avevano detto di non riconoscere più l’America, non si poteva commentare nulla, si sentiva che le persone avevano paura ad esprimersi liberamente, decisero di rinunciare ad andare in un mondo dove si stava perdendo il senso della spontaneità, della stessa libertà.

    Guardando le esibizioni di Musk e di Trump, i cappellini, i saltelli, le motoseghe, prende un profondo senso di repulsione e di scoramento, tutto è ormai uno spettacolo, un alzare l’asticella della provocazione, uno sminuire gli altri, un volersi accreditare con i peggiori del mondo, un tessere ricatti.

    Un po’ di responsabilità l’Europa l’ha certamente, nelle colonie inglesi e francesi furono mandate, in gran parte, persone che l’Europa non voleva in patria e oggi forse Trump cerca una rivincita?

    Nel nuovo ordine mondiale che Trump, Musk, Putin e Xi-Jinping stanno programmando spetta a noi europei decidere cosa vogliamo fare, restare vassalli o tornare ad essere il fulcro della democrazia e questa scelta passa anche dal futuro dell’Ucraina e dalla speranza che la maggior parte degli abitanti degli Stati Uniti non la pensino come Trump.

  • La Cina prova a sfruttare l’allontanamento degli Usa dall’Europa

    Mentre i nuovi Stati Uniti di Donald Trump sono in rotta di collisione con i tradizionali alleati, la Cina cerca d’inserirsi con un serrato corteggiamento nei confronti degli europei. Dal ritorno alla Casa bianca del miliardario, con le minacce di dazi sia contro Pechino sia contro l’Europa, persino più pesanti per gli alleati, gli aerei diretti dalla Repubblica popolare alle capitali del Vecchio Continente sono piuttosto affollati di funzionari cinesi.

    Donald Trump ha lanciato un negoziato diretto con la Russia per chiudere la guerra in Ucraina, senza inizialmente coinvolgere Kiev e gli alleati europei, puntando anzi il dito contro di loro. Inoltre ha annunciato dazi fino al 25% contro i paesi europei e al 20% totali contro la Cina. Con una retorica che, paradossalmente, appare più feroce verso i tradizionali amici che verso il dichiarato concorrente globale.

    Questa politica ha scosso notevolmente i partner europei, mentre l’apparente luna di miele di Trump con il presidente russo Vladimir Putin preoccupa la Cina, la quale si è molto avvicinata a Mosca dopo l’invasione russa dell’Ucraina, non condannata da Pechino.

    Mosca, nelle ultime settimane, ha tenuto a riequilibrare, attivando varie comunicazioni con Pechino, compresa una telefonata tra Putin e il presidente cinese Xi Jinping. Il numero uno del Consiglio di sicurezza russa Sergey Shoigu è volato a Pechino nei giorni scorsi per incontrare Xi e rassicurarlo sulla saldezza dell’amicizia russo-cinese.

    Tuttavia, dal punto di vista di Pechino, la possibilità che si riapra una relazione con l’Unione europea è da cogliere sia per creare un equilibrio e tentare di mettere un cuneo nell’alleanza Usa-Europa, come Trump vorrebbe fare in quella Russia-Cina, sia per garantirsi un mercato per le merci cinesi che sarà sempre più difficile vendere negli Usa, se Trump insisterà sulla guerra commerciale.

    Per quanto riguarda l’Europa, la strategia del “de-risking”, che finora è stata applicata nei confronti della Cina, sembra oggi essere più necessaria nei confronti egli Stati uniti, ha detto un diplomatico europeo al South China Morning Post (SCMP).

    A febbraio in diverse capitali europee si sono visti alti diplomatici cinesi, a partire dal ministro degli Esteri Wang Yi, che ha partecipato alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, oltre che visitare Londra e Dublino.

    “Nel corso degli anni, alcuni hanno detto che la Cina sta cercando di cambiare l’ordine e che vuole avviare un nuovo sistema”, ha dichiarato Wang alla Conferenza. “Adesso non se ne parla più molto, perché c’è un paese che si sta ritirando da trattati e organizzazioni internazionali e, credo, in Europa si possono sentire brividi quasi ogni giorno”, ha aggiunto, facendo riferimento agli Stati uniti e sottolineando che, invece, la Cina “cresce all’interno dell’ordine esistente”.

    A margine di quell’evento, Wang ha detto all’Alta rappresentante della politica estera Ue Kaja Kallas che Pechino sostiene che Europa e Ucraina debbano avere un posto a tavola nei negoziati di pace. Una posizione, questa, ribadita in ogni occasione dai funzionari del ministero degli Esteri cinese. Altre visite sono state effettuate da due infuenti vice di Wang Yi, cioè la direttrice dell’informazione del ministero degli Esteri cinese Hua Chunying e il viceministro esecutivo agli Esteri Ma Zhaoxu, entrambi diplomatici di lungo corso. Il messaggio che hanno trasmesso – secondo SCMP – è che la Cina è un partner più affidabile e costante rispetto all’imprevidibilità dell’America di Trump. Pechino, nel suo corteggiamento, sembrerebbe disposta anche a fare alcune concessioni. Mentre in passato proponeva una revoca contestuale delle sanzioni reciproche – cioè quelle attivate dall’Ue per le presunte violazioni dei diritti umani contro gli uiguri del Xinjiang e quelle imposte da Pechino in rappresaglia – ora propongono di revocare quattro o cinque sanzioni per ognuna tolta dalla lista europea. Un altro aspetto è quello della questione ucraina. Dall’invasione russa, l’Europa ha puntato il dito contro Pechino per la mancata condanna di Mosca e per i rapporti stretti con la Russia. Ma ora sono cambiate diverse cose e la decisione degli Stati uniti di votare contro la risoluzione europea alll’Onu sull’Ucraina, assieme alla Russia, alla Bielorussia, alla Corea del Nord, all’Ungheria e Israele, marca una differenza: la Cina si è astenuta, non ha votato “no”. Siamo inoltre nel 50mo anniversario dell’apertura delle relazioni tra Europa e Cina, quindi l’occasione potrebbe essere quella giusta. Il prossimo mese, il commissario europeo al Commercio Maros Sefcovic, che in questo momento storico ha un ruolo particolarmente delicato, sarà in Cina, dove potrebbe presentare una lista di richieste, alle quali Pechino potrebbe a sua volta non opporre un rifiuto totale. In ballo ci sono questioni come la sovrapproduzione industriale cinese, il sostegno di Pechino alle sue imprese e le possibilità di accesso al mercato da parte delle imprese europee. Inoltre, diverse capitali europee sperano di attrarre investimenti cinesi Il corteggiamento cinese sta comunque avendo orecchie recettive in Europa. “L’Europa deve prendere le proprie decisioni in modo autonomo. E dobbiamo decidere quando la Cina può essere un partner e quando è un concorrente”, ha dichiarato recetentemente il ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Albares al Financial Times. Un segnale potrebbe arrivare da eventuali contatti di vertice. L’ultimo summit Ue-Cina è stato nel 2023 a Pechino, ma al momento non c’è nulla di certo per un possibile vertice in Europa. Il presidente Xi Jinping non ha in programma viaggi in Europa – tranne Mosca a maggio – per tutto l’anno. Comunque sarebbero in corso sondaggi, mentre a dire del SCMP il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa dovrebbe recarsi a Pechino a luglio. Si sta ragionando sull’ipotesi che si unisca anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ma la questione è delicata, perché la numero uno dell’esecutivo europeo è stata finora uno dei “falchi” anti-cinesi in ambito Ue.

  • ‘Il XX secolo non è finito’, presentato a Milano il libro dell’Ambasciatore Sergio Vento

    L’analisi storico politica di un secolo che ha visto guerre, imperi decaduti, la suddivisione dei territori e i nuovi confini, ovvero il racconto del mondo in un secolo con l’esperienza di una vita trascorsa ad osservare i fermenti geopolitici dal di dentro grazie alla posizione privilegiata di diplomatico. Con il suo ultimo libro Il XX secolo non è finito, presentato al Centro Internazionale di Brera a Milano, l’Ambasciatore Sergio Vento ha fatto una lucida disamina sulle vicende del cosiddetto Secolo Breve che si riverberano ancora oggi dimostrando quanto gli strascichi e le conseguenze di alcune scelte fatte allora siano di forte attualità in questi anni ed in questi giorni.

    Il superamento della Guerra Fredda, definizione mediatica di indubbio successo che aveva mascherato per 45 anni le spartizioni dell’Europa a Yalta e della Germania a Potsdam fra i due Imperi vincitori della Seconda Guerra Mondiale, ha riaperto il vaso di Pandora delle identità e delle sovranità che avrebbero dovuto diluirsi nella ambigua e concomitante globalizzazione finanziaria e tecnologica. Tutte le crisi di un Ventesimo Secolo, di cui si era frettolosamente decretata la fine (o la “brevità” secondo Eric Hobsbawm), si sono puntualmente riproposte, dal Baltico al mar Nero, dal Vicino Oriente al Golfo, dai vari scacchieri africani all’Indopacifico. Tale dinamica è stata accompagnata da una duplice sfida: il risveglio degli Imperi dell’Eurasia (ottomano, russo, cinese, persiano, indiano); la simmetrica crisi della democrazia rappresentativa, con le sfide del crescente astensionismo e dell’indebolimento della classica forma-partito, sostituita da movimenti populisti. La cosiddetta policrisi geopolitica si manifesta sullo sfondo della competizione economica e tecnologica fra Stati Uniti e Cina ed è accompagnata da fenomeni quali le incognite climatiche, le minacce pandemiche e i flussi migratori incontrollati. Il XX Secolo non è finito è una raccolta di esperienze e testimonianze attraverso le dinamiche sfociate nell’attuale, evidente erosione della governance, viceversa indispensabile ad un sistema multipolare di relazioni internazionali. Grazie alla sua esperienza che lo ha visto operare, tra gli altri, a Belgrado, Parigi ONU a New York e a Washington l’Ambasciatore Sergio Vento ritiene che le categorie politiche che hanno contrassegnato il Novecento siano sostanzialmente ancora presenti, nonostante l’attuale metamorfosi del mondo e che gli Stati, sebbene indeboliti dall’effetto della globalizzazione, hanno ancora una loro forte importanza.

  • Riflessioni e notizie, in attesa che la politica si muova

    Ci sono notizie che portano a riflessioni dalle quali dovrebbero poi discendere delle azioni della politica perché, come quelle delle quali scriviamo, sono notizie che la politica non può non conoscere.

    Cosa impedisce alla politica, governo ed opposizione, di chiedere all’Enci, a fronte del suo cospicuo patrimonio, del quale anche la televisione ha parlato, un aiuto per risolvere la grave situazione di alcuni rifugi per animali abbandonati? L’Enci dipende dal Ministero dell’Agricoltura ma quali controlli fa il Ministero sulla gestione dell’ente?

    Cosa impedisce alla politica di chiedere all’Enci un codice di comportamento per gli allevatori suoi iscritti che imponga di vendere i cuccioli solo con il certificato di buona salute dei genitori per garantire che non siano affetti da displasia o da altre malattie genetiche? Questo dovrebbe già essere un compito insito nella stesso scopo per il quale l’ente è nato, dovrebbe ma non è.

    Cosa impedisce che i soldi derivanti dalle sanzioni amministrative, dai sequestri effettuati dai carabinieri del Nas, per un valore che lo scorso anno sembra abbia raggiunto più di quattro milioni e mezzo di euro, siano utilizzati per migliorare le condizioni degli animali abbandonati ed incentivarne l’adozione, magari dando un contributo per le cure sanitarie? Questa cospicua cifra non potrebbe essere utilizzata per abbassare finalmente l’iva per le cure veterinarie, le medicine ed il cibo? Quanti anziani rischiano di abbandonare il proprio animale da compagnia per colpa del continuo aumento del costo della vita che ovviamente colpisce anche i costi per il mantenimento di un cane o di un gatto?

    Il problema delle zoomafie, delle vendite illegali di animali sulla rete, il traffico di cuccioli dall’estero, dei combattimenti tra cani, delle corse irregolari di cavalli sono solo alcuni dei tanti problemi dei quali le nostre forze di sicurezza si devono ogni giorno occupare.

    Sarebbe almeno un piccolo passo avanti se si facesse chiarezza sulla gestione di decine di rifugi e canili nei quali gli animali sono in continuo pericolo di vita o sulla conduzione di allevamenti dove vi è un eccessivo imparentamento che porta a malattie genetiche che condannano l’animale a costanti sofferenze e i suoi proprietari a costanti spese.

    Riflessioni, notizie, chissà se la politica si muoverà.

  • Almasri

    Penso, sperando di non sbagliare, che tutti vorremmo vivere in un mondo giusto dove il male, l’ingiustizia, sono sconfitti, un mondo abitato da persone che non fanno torto agli altri e rispettano i diritti umani.

    Purtroppo non è così, terroristi, criminali, dittatori, individui violenti in vari modi prevalgono sugli altri e minacce, fisiche ed economiche, condizionano la nostra vita, la vita dei singoli e la vita degli Stati.

    Vi sono situazioni, alcuni li chiamano giochi, che neppure immaginiamo e che spesso rendono, a noi comuni mortali, difficilmente comprensibili certe decisioni.

    In un viaggio in Cina, come co-Presidente del mio gruppo, un ministro, alle mie rimostranze per le troppe merci contraffatte e per il dumping praticato dal governo cinese, mi disse, con imperturbabile calma asiatica, che se non ci andava bene non era un problema per loro mandarci in Europa centomila e più cinesi.

    Voleva ovviamente farmi comprendere di non insistere più di tanto sul problema contraffazione salvo ritorsioni conseguenti.

    Tra gli Stati ci sono a volte situazioni che potremmo definire ricattatorie.

    Racconto questa esperienza per collegarmi al caso Almasri.

    Piace a molti creare una gran kermesse politico giornalistica su quanto è avvenuto con la liberazione di un personaggio che, più che essere sottoposto al giudizio della Corte internazionale, starebbe bene in un cimitero, ma non siamo nel far west e a regolare i conti dovrebbe essere una magistratura indipendente, capace e libera da condizionamenti.

    Sul caso Almasri vi sono molte domande senza risposta.

    Cosa ha impedito alla Corte internazionale di emettere un mandato di cattura mentre Almasri era in altri paesi europei, Regno Unito, Belgio, Germania?

    Come mai la richiesta d’arresto, nonostante Almasri fosse già stato monitorato, identificato e poi fermato in Germania, è avvenuta solo quando è arrivato in Italia?

    I servizi di intelligence italiani sono stati avvertiti in tempo utile per comunicare al Presidente del Consiglio, ed ai ministri competenti, quanto poteva accadere e poi è accaduto?

    I servizi addetti alla intelligence, dei vari Stati dell’Unione, è noto che dialogano molto poco e sembra evidente che i nostri servizi non dialogano abbastanza anche con i referenti politici e con le forze di polizia.

    Piaccia o non piaccia ad alcuni magistrati o all’opposizione, che se governasse obbedirebbe alle stesse necessità di stato dell’attuale governo, esistono  ragioni imposte dalla politica per Almasri come nel caso di Cecilia Sala ed altri.

    In Libia noi abbiamo interessi vitali per vari motivi, dal gas, senza il quale, dopo la guerra tra Russia ed Ucraina, avremmo gravi difficoltà per l’approvvigionamento energetico e per le conseguenze economiche, all’immigrazione, la Libia può invaderci di immigrati irregolari ed anche di terroristi o criminali, ricordiamo la minaccia cinese, all’obiettivo di continuare, in Italia, a non avere attacchi terroristici.

    A fronte di queste considerazioni, lasciamo perdere il volo di Stato perché solo chi è in mala fede può pensare di rimpatriare un soggetto come Almasri su un volo di linea, non si comprende perché l’iscrizione nel registro degli indagati, per Meloni e gli altri ministri, sia arrivata il giorno prima dell’audizione in Parlamento impedendo così che si svolgesse regolarmente.

    Almasri o non lo si cercava e non lo si arrestava, o si era costretti a rimpatriarlo, o a rischiare seriamente di subire le conseguenze della sua detenzione, in un film forse sarebbe spartito, ma noi siamo nella realtà.

    Moralmente è stata un operazione giusta? La moralità non c’entra, Almasri è un assassino, un violentatore, un aguzzino, mi auguro che Allah lo fulmini, che un vendicatore solitario faccia giustizia, e la realtà è che, purtroppo, la Corte penale, che non impedisce a Putin di andare dove gli pare, non ha gli strumenti per fare giustizia ed è o troppo lenta nelle sue richieste di arresto o è anche essa legata a tempistiche e giochi politici che ci lasciano perplessi.

  • Chi muore tace chi vive si dà pace, AN trent’anni fa

    “Chi muore tace e chi vive si dà pace“, dice un vecchio detto, poi i vivi, ogni tanto, se i morti hanno meritato rispetto ed amore o se, più prosaicamente, è conveniente ricordarli, dedicano loro periodiche celebrazioni.

    Più o meno anzianotti molti ricordano la nascita di Alleanza Nazionale, la strada che ha aperto perché poi si arrivasse alla nascita e alla crescita di Fratelli d’Italia, oggi saldamente al governo.

    Altri, altrettanto anzianotti, ricordano che AN non sarebbe mai nata se prima non ci fossero state le lucide intuizioni di Almirante e la sua caparbia volontà di non arrendersi né alle violenze fisiche, morti e feriti missini, né alle pressioni politiche, non solo di Democrazia nazionale.

    La storia e neppure la cronaca si fanno con i se e con i ma, ciò non toglie che ancora in tanti ci chiediamo come sarebbe stato il corso degli eventi se Fini non avesse dato retta ai colonnelli, se non fossimo confluiti nel Popolo della Libertà, se fossimo andati al governo con Berlusconi, di Berlusconi, rimanendo, come la Lega, un partito indipendente.

    E ancora: se dopo il tragico errore di entrare nel Pdl e poi di uscirne gioco forza, grazie alle manovre del Cavaliere, cosa sarebbe avvenuto se Fini, dopo aver dato vita a Futuro e Libertà lo avesse anche diretto in prima persona dando attenzione ai tantissimi che, da diversa estrazione politica, erano venuti a sentirlo a Mirabello?

    In molti ricorderemo in questi giorni i trenta anni dalla fondazione di AN ma AN non si è estinta per malattia, è stata suicidata da diversi personaggi tra quelli che ora intervengono a celebrarla.

    Il suo spirito però vive ancora anche tra i tanti che non vanno più a votare e che la politica, con leggi elettorali sbagliate che riducono sempre più la democrazia, sbagliando continuano ad ignorare.

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