Per i cittadini le leggi si applicano, per gli amici si interpretano, per alcuni si eludono.
Giovanni Giolitti
Era il 4 settembre 1961 quando il Congresso statunitense approvò il Foreign Assistance Act (la Legge sull’Assistenza estera; n.d.a.). Dopo quell’approvazione l’allora presidente democratico degli Stati Uniti d’America, John Fitzgerald Kennedy, firmò un ordine esecutivo con il quale si ufficializzò la costituzione dell’USAID (United States Agency for International Development – Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale; n.d.a.). Si trattava di un’agenzia che doveva gestire tutti gli aiuti internazionali statunitensi per vari Paesi del mondo. Aiuti che fino ad allora facevano parte del “Piano Marshall” per la ripresa, la ricostruzione dell’Europa occidentale. Il piano è stato annunciato pubblicamente il 5 giugno 1947 dall’allora Segretario di Stato George Marshall, dal quale prese anche il nome.
USAID, dalla sua costituzione e fino a pochi giorni fa, ha gestito ingenti somme miliardarie per finanziare diversi progetti e programmi di assistenza in veri campi ed in molti Paesi del mondo. Da fonti ufficiali, risulterebbe che solo durante l’anno fiscale 2023 USAID ha gestito più di 40 miliardi di dollari. Si tratta di finanziamenti erogati per attuare progetti ideati da raggruppamenti politici della sinistra. Ragion per cui l’attuale presidente degli Stati Uniti d’America durante la sua campagna elettorale, nell’ambito della sua ormai nota strategia MAGA (Make America Great Again – Rendiamo l’America di nuovo grande; n.d.a.), aveva promesso la sospensione e anche l’annullamento dei finanziamenti per simili progetti. Promesse che ha mantenuto già dal primo giorno del suo insediamento, quando ha firmato il decreto del congelamento, per 90 giorni, di tutti i finanziamenti e gli aiuti degli Stati Uniti per altri Paesi. Finanziamenti quelli che devono essere riallineati con le priorità del programma del presidente statunitense. E tra quei finanziamenti c’erano anche quelli gestiti dall’USAID.
Lunedì scorso, 3 febbraio 2025, il presidente Trump ha dichiarato ai giornalisti che USAID doveva essere chiusa “molto tempo fa”. Lui ha altresì dichiarato che l’USAID “è gestita da un gruppo di pazzi estremisti di sinistra radicali.[…]. Li faremo andar via e poi prenderemo una decisione”. E già dal 1o febbraio scorso molti dirigenti dell’agenzia sono stati avvisati di essere messi in congedo forzato, mentre alcuni altri sono stati licenziati. Il 4 febbraio scorso il presidente Trump ha incaricato il Segretario di Stato come dirigente ad interim dell’USAID. Il Segretario di Stato, dopo il suo incarico, ha dichiarato che verranno fatte delle analisi e delle verifiche sui finanziamenti e l’operato dell’USAID. E per ogni finanziamento saranno fatte tre domande: “Rende l’America più sicura? Rende l’America più forte? Rende l’America più prospera?”. Sì, perché i nuovi dirigenti del Dipartimento di Stato sono convinti che “…l’agenzia si è da tempo allontanata dalla sua missione originale di promuovere con responsabilità gli interessi americani all’estero”.
Uno dei Paesi che, dopo la caduta del regime comunista, ha beneficiato dei finanziamenti dell’USAID è anche l’Albania. Finanziamenti ai quali, quasi sempre, sono stati aggiunti quelli fatti dalla Fondazione per la Società Aperta (Open Society Foundations; n.d.a.), fondata nel 1993 da George Soros, il multimiliardario, speculatore di borsa statunitense e l’ideatore, tra l’altro, del “Mercoledì nero” nella Borsa di Londra del 16 settembre 1992. Sono stati dei finanziamenti che hanno sostenuto progetti di vario genere, tra cui anche quelli per la democratizzazione del Paese, dopo quarantacinque anni sotto una spietata dittatura comunista. Ma, durante questi ultimi dieci anni, la maggior parte dei finanziamenti del USAID e quelli della Fondazione per la Società Aperta, sono stati devoluti alla consultazione e alla stesura della riforma del sistema della giustizia in Albania, approvata all’unanimità, nelle primissime ore del 22 luglio 2016, dal Parlamento albanese.
Si tratta di una riforma che, da allora, fatti accaduti e che stanno accadendo alla mano, non ha mai raggiunto gli obiettivi dichiarati sulla carta. Obiettivi che dovevano garantire il funzionamento del sistema della giustizia, in base al principio della separazione dei poteri di Montesquieu. E cioè doveva essere uno dei tre poteri separati ed indipendenti, insieme con il potere legislativo e quello esecutivo. Ma che, invece, è stata una “riforma” che ha garantito al primo ministro albanese il suo personale controllo del sistema. E da quanto sta pubblicamente emergendo durante questi ultimi giorni, risulta che tutti i “consiglieri” della “riforma” del sistema della giustizia, stranieri e albanesi, sono stati pagati dai finanziamenti sia dall’USAID che dalla Fondazione per la Società Aperta, proprio per rendere possibile un simile controllo. Una “riforma” quella che risulta essere stata un fallimento ideato, voluto e programmato da coloro che lo hanno finanziato e da colui che ne doveva beneficiare, il primo ministro albanese.
Durante la scorsa settimana, dopo la sospensione dei finanziamenti dell’USAID, sono state rese pubblicamente note molte informazioni, ricavate da documentazioni ufficiali, che confermano, senza equivoci, proprio il vero obiettivo della “riforma” del sistema della giustizia. Dalle stesse documentazioni risulterebbe che sono stati finanziati ingenti somme per il diretto e permanente coinvolgimento di alcune organizzazioni locali molto vicine al primo ministro. Oltre alla struttura rappresentante in Albania della Fondazione per la Società Aperta, un’altra organizzazione locale, la cui direttrice è stata una ex compagna del primo ministro ed ormai compagna dell’ex ministro degli Interni ed attualmente capo del gruppo parlamentare del partito socialista, capeggiato proprio dal primo ministro, ha “fortemente contribuito” per rendere attiva la “riforma” del sistema della giustizia in Albania. Si tratta dell’organizzazione non governativa East West Management Institute (Istituto della Gestione Est – Ovest; n.d.a.), la cui direttrice ha ricevuto per molti anni, e fino alla scorsa settimana, ingenti finanziamenti proprio dall’USAID. Dalla documentazione ufficiale risulta che la sua organizzazione ha ricevuto, solo durante l’ultimo anno fiscale, 31.2 milioni di dollari. In più, sempre in base alla documentazione ufficiale, dall’inizio dell’attuale anno fiscale e cioè dall’ottobre scorso, e fino alla scorsa settimana, l’organizzazione ha ricevuto circa 10 milioni di dollari dall’USAID. La stessa direttrice ha dichiarato ufficialmente di aver avuto, mediamente, uno stipendio di 100 mila dollari all’anno sempre dagli stessi finanziamenti. E ovviamente nessuno può mettere in dubbio il “valoroso contributo” dell’organizzazione da lei diretta, nell’ambito della “riforma” del sistema della giustizia in Albania.
Il nostro lettore da anni è stato continuamente informato della totale ubbidienza delle strutture del sistema “riformato” della giustizia agli ordini e alla volontà del primo ministro albanese. Così come è stato informato che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America ha conferito, il 9 dicembre scorso, il premio “Campioni Globali dell’Anticorruzione per il 2024” anche al dirigente della Struttura speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata. Una delle persone che ubbidisce in una maniera vergognosa ed in violazione delle leggi in vigore agli ordini del primo ministro (Riconoscimenti irreali e ingannevoli che offendono l’intelligenza; 16 dicembre 2024). Tutto grazie alle attività lobbistiche finanziate dalla Fondazione per la Società Aperta.
Chi scrive queste righe è convinto che si tratta di finanziamenti occulti che hanno appoggiato un autocrate ed il suo regime, nonché il fallimento programmato e preoccupante di una “riforma”, quella del sistema della giustizia in Albania. Aveva ragione Giovanni Giolitti: per i cittadini le leggi si applicano, per gli amici si interpretano, per alcuni si eludono.