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Altre clamorose testimonianze di corruzione ed abuso di potere

Il potere va definito dalla possibilità di abusarne.
André Malraux, La via dei re, 1930

Era la metà di dicembre del 2022, quando il primo ministro albanese ha dovuto di nuovo difendere, di fronte ai giornalisti, le sue decisioni che hanno portato a quello che ormai è noto in Albania come lo scandalo dei tre inceneritori. Il nostro lettore è stato informato a tempo debito e a più riprese di questo scandalo. A metà dicembre 2022 è stata divulgata la notizia secondo la quale uno dei più stretti collaboratori del primo ministro era coinvolto in quello scandalo. Si trattava del vice primo ministro (2021-2022), il quale, dal 2013, è stato anche ministro dello sviluppo economico, ministro delle finanze e alla fine, ministro di Stato per la Ricostruzione del Paese, dopo il terremoto del 2019. Il primo ministro però, ha cercato di apparire ignaro del diretto coinvolgimento del suo collaboratore, come fa di solito in simili circostanze. Di fronte ai giornalisti che gli chiedevano del suo stretto collaboratore, cercando di cambiare discorso, lui ha dichiarato invece, riferendosi al progetto dei tre inceneritori, che “…anche se 100 volte tornassi indietro, 100 volte avrei detto che devono essere fatti”. Poi, riferendosi a ciascuno dei tre inceneritori, ha spudoratamente mentito. E non poteva essere diversamente, visto che, mentre il primo ministro rispondeva ai giornalisti, nessuno dei tre inceneritori era realmente operativo. Soprattutto quello della capitale, che non esisteva proprio, non era stato messo neanche un mattone. La saggezza popolare però ci insegna che la lingua batte dove il dente duole. E anche il primo ministro, senza batter ciglio, riferendosi all’inceneritore della capitale, ha detto che “…l’inceneritore della capitale […] aveva salvato Tirana una volta per tutte dalle immondizie” (Sic!). Ma i giornalisti hanno insistito per sapere l’opinione del primo ministro sul suo stretto collaboratore. Allora il primo ministro, cercando di allontanare da se stesso ogni responsabilità, come fa sempre quando si trova di fronte a dei fatti inconfutabili, ha risposto: “Se noi partiamo per una determinata battaglia e, strada facendo, qualcuno o alcuni, che sono partiti per raggiungere l’obiettivo [prestabilito], raccolgono anche pere e mele per  poi metterle nei sacchetti, dietro la mia schiena, questa è una questione che non coinvolge me ma la giustizia”.

Ebbene, erano passati soltanto sette mesi quando, dopo che l’opposizione politica ed il coraggioso lavoro di alcuni giornalisti investigativi hanno evidenziato e denunciato proprio l’ex vice primo ministro, la Struttura Speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata è stata costretta a chiedere al Parlamento il permesso di procedere contro di lui. Nel frattempo però lui era riuscito a fuggire all’estero. Le cattive lingue hanno detto subito che era stato informato in tempo da chi di dovere. L’autore di queste righe informava allora il nostro lettore che “ … guarda caso, lui, l’ex vice primo ministro, che è stato anche ministro delle finanze e di altri ministeri importanti, dove si gestiva il denaro pubblico, fatti accaduti, documentati, testimoniati, resi pubblici e denunciati ufficialmente alla mano, non risulta essere accusato della violazione delle leggi in vigore che regolano le procedure seguite nel caso dei tre inceneritori e gli obblighi istituzionali del ministro. Violazioni delle procedure che porterebbero poi direttamente al primo ministro” (Inganna per non ammettere che è il maggior responsabile; 24 luglio 2023). Dall’esilio in un Paese europeo, l’ex vice primo ministro, nel febbraio scorso ha rilasciato una lunga intervista ad una rete televisiva albanese. Il nostro lettore è stato informato subito dopo che il 1o febbraio “…l’ex primo ministro ha fatto delle rivelazioni riguardanti ruberie milionarie ed abuso del potere. Lui ha accusato direttamente il primo ministro ed il sindaco della capitale come ideatori e approfittatori dei progetti degli inceneritori. Lui ha fatto delle rivelazioni che non lasciano dubbi, durante una lunga intervista televisiva seguita con grande interesse dal pubblico. Lo ha fatto da un Paese europeo dove ormai gode dello stato di avente asilo politico. Lui ha dichiarato, tra l’altro: “Porterò sulla schiena la mia croce. Ma non porterò la croce di nessun altro””. Aggiungendo anche che “…se si aprisse il dossier degli inceneritori “gli albanesi si spaventerebbero” (Rivelazioni riguardanti ruberie milionarie ed abuso del potere; 6 febbraio 2024).

Il 28 marzo scorso, sempre in seguito alle continue e dettagliate denunce dell’opposizione, la Struttura Speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata ha chiesto e ottenuto l’arresto, questa volta, di alcuni dei più stretti collaboratori del sindaco della capitale. Si tratta di importanti direttori del municipio che gestivano i soldi pubblici. Ma risulta che loro non hanno preso la “loro parte”, come tangenti. Hanno invece costituito delle imprese private, con dei “trucchi” di gestione e di appartenenza dal 2016, solo alcuni mesi dopo che l’attuale sindaco della capitale ha cominciato il suo primo mandato. E tramite quelle imprese, soprattutto di una di loro, registrata come impresa edile, vincevano appalti milionari di cui loro stessi, i direttori, decidevano il “vincitore”. E dai tanti documenti ed intercettazioni ambientali, risulterebbe che tutto veniva fatto con il beneplacito del sindaco. Anzi, risulterebbe proprio che il sindaco era il vero proprietario delle imprese e di tutto ciò che a loro apparteneva. Ma, guarda caso però, la Struttura Speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata, nonostante abbia tutto il materiale necessario per accusare ed arrestare il sindaco della capitale, ha chiuso il fascicolo.

Sabato scorso, finalmente, il sindaco della capitale ha reagito pubblicamente all’arresto dei suoi stretti collaboratori. Ha elogiato l’operato dei suoi direttori, specificando i loro “contributi” durante tutti questi anni. (Sic!) Ma il sindaco della capitale ha usato la stessa “strategia difensiva” del primo ministro. E cioè che lui non sapeva niente degli “abusi dietro le sue spalle” dei suoi collaboratori. Il che era anche un ricatto nei confronti dello stesso primo ministro, il quale, a distanza di poche ore, ha dichiarato: “Se unisco parola e virgola” con quanto ha detto il sindaco della capitale e “appoggiava il giusto comportamento” del sindaco. Il ricatto ha perciò funzionato.

Chi scrive queste righe continuerà ad informare il nostro lettore di questi clamorosi sviluppi tuttora in corso. Egli però è convinto che sia il primo ministro albanese che il sindaco della capitale devono essere i primi indagati per tutti i loro clamorosi abusi del potere. E, nel frattempo, devono lasciare i loro incarichi istituzionali. O perché sono cosi “ingenui” che con la loro “ingenuità”, che è anche incapacità, non capiscono quello che fanno i loro stretti collaboratori. Oppure perché mentono ed ingannano e, perciò devono essere puniti legalmente. Chi scrive queste righe è convinto però che loro due sono degli incalliti bugiardi ed ingannatori. Ma, come scriveva André Malraux, il potere va definito dalla possibilità di abusarne.

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