Un’accusa grave nuoce anche se è fatta per scherzo.
Publilio Siro
Quasi un anno prima del crollo del muro di Berlino, avvenuto il 9 novembre 1989, a Bonn è stato deciso di costituire un’emittente televisiva comune franco-tedesca, con una vocazione culturale. Si trattava allora di un progetto sostenuto e reso pubblico durante il vertice di Bonn (3-4 novembre 1988), in presenza del presidente francese François Mitterrand e del cancelliere tedesco Helmut Kohl. In seguito, il 30 aprile 1991, a Strasburgo è stata ufficialmente costituita la rete comune televisiva franco-tedesca nominata l’Associazione Relativa alla Televisione Europea (Association Relative à la Télévision Européenne – ARTE; n.d.a.). Una rete comune che, in base al contratto di fondazione, doveva “….concepire, realizzare e trasmettere o fare trasmettere […] programmi […] che abbiano un contenuto culturale ed internazionale in senso lato e volti a promuovere la comprensione ed il ravvicinamento dei popoli in Europa”. La rete comune televisiva di servizio pubblico franco-tedesca ARTE è stata in seguito inaugurata il 30 maggio 1992 a Strasburgo, dove si trova tuttora anche la sua sede. Uno degli obiettivi dell’ARTE è quello di permettere al pubblico di scoprire e conoscere la cultura dei loro Paesi europei vicini. Da allora ARTE risulta essere una rete molto seguita a livello europeo.
Martedì scorso, 15 aprile, ARTE ha trasmesso in prima serata un lungo documentario di circa un’ora. Il titolo era “Droga, dollari, diplomazia/L’Albania e l’Unione europea”. Il documentario è stato trasmesso, oltre che in Francia ed in Germania, anche da altri media televisivi europei. Gli autori avevano fatto molte ricerche investigative, interviste e quanto era necessario per produrre quel documentario e rendere pubblica la vera e vissuta realtà albanese. Una realtà che ormai, soprattutto in questi ultimi mesi, è stata evidenziata da diversi noti media televisivi e della carta stampata europei e statunitensi. Il nostro lettore è stato informato a tempo debito di tutto ciò (Autocrati disponibili a tutto in cambio di favori, 11 marzo 2024; Clamorosi abusi rivelati da un programma televisivo investigativo, 23 aprile 2024; Altre verità rivelate da un programma televisivo investigativo, 7 maggio 2024; Nuove verità inquietanti da un programma televisivo investigativo, 3 giugno 2024; Riflessioni durante la Giornata internazionale della democrazia, 16 settembre 2024; Minacce ai giornalisti europei che denunciano una grave realtà, 7 ottobre 2024 ecc…). E tutti i media hanno evidenziato, riferendosi alla preoccupante e pericolosa attuale realtà albanese, il continuo abuso di potere e la diffusa e galoppante corruzione, partendo dai più alti livelli istituzionali. Così come hanno evidenziato la connivenza del potere politico, istituzionalmente rappresentato dal primo ministro, con la criminalità organizzata e determinati raggruppamenti occulti internazionali, molto potenti finanziariamente. Hanno altresì evidenziato il controllo, da parte del potere politico, partendo dal primo ministro, del sistema “riformato della giustizia, nonché l’ipocrisia di alcuni alti rappresentanti delle istituzioni dell’Unione europea.
Ebbene, gli autori del sopracitato documentario, trasmesso la sera del 15 aprile scorso dalla rete televisiva europea ARTE, affermavano che “… Fino all’inizio degli anni ’90 [del secolo scorso] l’Albania era una sorta di Corea del Nord in Europa. Isolata sia dall’Oriente che dall’Occidente”. Gli autori del documentario evidenziavano, tra l’altro, che il beneficiario della preoccupante realtà albanese “…è il primo ministro Edi Rama con la sua cricca e le strutture mafiose del Paese”. In più, riferendosi al governo albanese, affermavano che “…è coinvolto nel traffico internazionale delle droghe fino ai più alti livelli”. Sempre riferendosi al primo ministro albanese, gli autori del documentario affermavano che “…. durante questi ultimi anni lui ha capovolto l’Albania per creare un sistema che gli si adatta completamente”. Aggiungendo che da quando il primo ministro albanese è salito al potere “….sono stati raddoppiati gli impiegati delle strutture statali. E molti di questi impiegati devono esprimere la loro gratitudine con un supporto politico”.
Il documentario trasmesso la sera del 15 aprile scorso dalla rete televisiva europea ARTE tratta anche il controllo personale del sistema della giustizia da parte del primo ministro albanese. Gli autori sottolineano, tra l’altro, che “…gli alti funzionari del nuovo sistema della giustizia [in Albania] sono parenti stretti dei ministri”. Per gli autori, “…anche se in Albania ufficialmente [dalla caduta del comunismo] è stato costituito un sistema pluripartitico, molti importanti rappresentanti politici dell’opposizione sono in carcere. Da undici anni tutti i fili li muove il primo ministro….”. Ed evidenziano che “…. Soprattutto sono gli avversari di Rama i bersagli [del sistema] della giustizia”. Gli autori fanno riferimento agli arresti, in piena violazione delle leggi in vigore, sia del dirigente del partito democratico albanese, il quale è anche il dirigente attuale dell’opposizione, sia del dirigente del secondo partito dell’opposizione, che è stato fino al 2022 il presidente della Repubblica, mentre prima è stato anche presidente del Parlamento e primo ministro.
Gli autori del documentario trasmesso la sera del 15 aprile scorso dalla rete televisiva europea ARTE trattano anche il traffico delle droghe che entrano in Albania dal porto di Durazzo. Loro sottolineano che “…La porta d’ingresso è il porto più grande dell’Albania. Esattamente qui a Durazzo entra una grande quantità di droga, generando così una grande quantità di denaro sporco. […] Il commercio delle droghe fiorisce. Si presume che persone molto vicine agli attuali governanti sono in Columbia, ma anche in Messico, per dirigere il traffico internazionale delle droghe”. Gli autori del sopracitato documentario sono convinti che la criminalità organizzata albanese è molto potente. Sottolineano che “…i cartelli della droga sono strettamente legati alla politica. Loro finanziano le campagne elettorali, assicurano fondi pubblici e sostengono i politici. Nonostante le televisioni locali trattino la lotta contro la mafia delle droghe, i criminali degli alti livelli influenzano nella scelta dei ministri. Due ex ministri degli Interni di Edi Rama sono stati legati al traffico della droga e hanno dato le loro dimissioni soltanto dopo le pressioni pubbliche”. Gli autori del documentario sottolineano, altresì, che “…Le decisioni sul traffico delle droghe si prendono nei più alti livelli [della politica]”. Ed evidenziano che anche il fratello minore del primo ministro “….è coinvolto nel traffico delle droghe ed è stato accusato [dall’opposizione] che insieme con una banda di trafficanti ha portato grandi quantità di cocaina nei Paesi dell’Unione europea nel 2014”.
Dopo aver analizzato la preoccupante realtà albanese, gli autori del documentario “Droga, dollari, diplomazia/L’Albania e l’Unione europea” affermano che “…. L’Albania è un Paese candidato all’adesione nell’Unione europea dal 2014. E per contrastare i Paesi aggressivi come la Cina e la Russia, l’Unione europea è pronta a chiudere gli occhi di fronte alle tante carenze nell’ambito della democrazia e della libertà dei media”. E alla fine fanno la domanda: “….È l’Albania pronta per l’Europa? Ed è l’Europa pronta ad accettare un Paese dove […] sono attive delle strutture mafiose?”.
Chi scrive queste righe da anni ha informato il nostro lettore della realtà albanese. La stessa che è descritta dagli autori del documentario “Droga, dollari, diplomazia/L’Albania e l’Unione europea”, trasmesso la sera del 15 aprile scorso dalla rete televisiva europea ARTE. Si tratta veramente di gravi accuse. Ed è il caso di ricordare quanto affermava più di venti secoli fa il noto drammaturgo della Roma antica Publilio Siro. E cioè che un’accusa grave nuoce anche se è fatta per scherzo.