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Rivelazioni riguardanti ruberie milionarie ed abuso del potere

…In giù son messo tanto perch’io fui ladro a la sagrestia

d’i belli arredi e falsamente già fu apposto altrui.

Dante Alighieri; da “Divina Commedia”, Inferno, Canto XXIV/137-139

Dante Alighieri, il sommo poeta, nei 34 canti dell’Inferno descriveva quello che lui, insieme con il suo venerato maestro, il poeta romano Virgilio, ha visto mentre scendevano tra i cerchi dell’Inferno. Trovandosi proprio sotto Gerusalemme e davanti alla porta d’ingresso verso la dimora sotterranea dei morti, i due poeti si fermano a leggere alcuni versi che erano scritti lì. Lo descrive Dante all’inizio del suo III canto dell’Inferno, canto che comincia con i versi “Per me si va ne la città dolente,/per me si va ne l’etterno dolore, /per me si va tra la perduta gente”. Mentre il nono verso avvertiva coloro che dovevano passare la soglia: “Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”. Leggendo questo verso il sommo poeta afferma di sentirsi impaurito. Ma proprio Virgilio lo prese per mano e insieme cominciarono a scendere giù nell’Inferno. Un lugubre e orribile mondo sotterraneo composto da nove cerchi a forma di coni, con dei diametri che diminuivano mentre si scendeva. Cerchi che andavano giù verso il centro della Terra dove si trovava inchiodato Lucifero.

Nell’ottavo cerchio, che Dante chiama Malebolge, erano messi tutti gli esseri fraudolenti. Tra loro anche i ladri. L’ottavo cerchio era composto da dieci bolge, ossia da dieci fosse a forma di sacche grandissime. Le bolge si collegavano con dei ponti di roccia. Nella settima bolgia si trovavano ammucchiati proprio i ladri. E quanto Dante e Virgilio videro lì è stato descritto dal sommo poeta nel XXIV canto dell’Inferno.

La bolgia dei ladri era una grande ed oscura fossa riempita da orribili serpenti di ogni genere. “…e poi mi fu la bolgia manifesta:/ e vidivi entro terribile stipa/di serpenti, e di sì diversa mena/che la memoria il sangue ancor mi scipa”, scriveva Dante (XXIV canto dell’Inferno; 81 – 84; n.d.a.). In più il sommo poeta specificava che simili ed orrendi serpenti non si potevano trovare nel deserto di Libia e neanche in Etiopia o nel Mar Rosso in Arabia. E proprio tra questi mostri striscianti non trovavano pace i ladri nudi e sempre in un’affannata corsa. Dante racconta che quei dannati ladri “…con serpi le man dietro avean legate;/ quelle ficcavan per le ren la coda/ e ’l capo, ed eran dinanzi aggroppate”. Tra i tanti sofferenti Dante e Virgilio videro “…a un ch’era da nostra proda,/ s’avventò un serpente che ’l trafisse/ là dove ’l collo a le spalle s’annoda” (XXIV canto dell’Inferno; 94 – 99; n.d.a.). Subito dopo quello sventurato ladro, morso dal serpente sulla nuca “… fu a terra sì distrutto,/ la polver si raccolse per sé stessa/ e ’n quel medesmo ritornò di butto” (XXIV canto dell’Inferno; 103 – 105; n.d.a.). Ma diversamente dall’essere mitologico, la fenice, l’uccello sacro degli egizi, che moriva bruciata ogni cinquecento anni, per poi rinascere di nuovo dalle proprie ceneri com’era prima, il dannato ladro, morso dal serpente nella settima bolgia, si rialzava dalle proprie ceneri abbattuto e stordito. Virgilio, il noto poeta romano, chiese a quel dannato chi era. E lui rispose che era finito lì dalla Toscana. “…Io piovvi di Toscana,/ poco tempo è, in questa gola fiera./ Vita bestial mi piacque e non umana,/ sì come a mul ch’i’ fui; son Vanni Fucci/ bestia, e Pistoia mi fu degna tana” (XXIV canto dell’Inferno; 103 – 105; n.d.a.). Nel sentire quel nome, Dante disse sottovoce a Virgilio di chiedergli cosa aveva fatto di così grave per essere lì. Perché al sommo poeta sembrava di aver visto e conosciuto il ladro nel mondo in cui viveva. Ma nonostante Dante avesse parlato a voce bassa, il dannato era riuscito a sentire la sua domanda. Al che lui rivolgendosi al poeta afferma la sua identità ed il perché si trovava nella bolgia dei ladri. Lui era Vanni Fucci. Aveva rubato degli arredi sacri nel Duomo di Pistoia e poi aveva mentito ed ingannato, attribuendo la ruberia ad altri. “Io non posso negar quel che tu chiedi;/ in giù son messo tanto perch’io fui/ ladro a la sagrestia d’i belli arredi,/ e falsamente già fu apposto altrui” (XXIV canto dell’Inferno; 136 – 139; n.d.a.). Allora Dante si ricorda di lui. Si ricorda anche del furto in chiesa e che Vanni Fucci era il figlio illegittimo di Gerardetto dei Lazzàri, membro di una nota famiglia di Pistoia. Vanni era un uomo violento ed un ladro sanguinario. Ragion per cui veniva chiamato “bestia”. Per sfuggire alla giustizia, consegnò gli arredi sacri rubati ad un notaio di Pistoia. Ed è stato proprio quel notaio, Vanni della Monna, che venne accusato e condannato come ladro, mentre Vanni Fucci si mise in salvo a Mugello. Dopo morte però non riuscì a sfuggire alla giustizia divina. Ragion per cui si trovò nella settima bolgia dell’ottavo cerchio dell’Inferno, noto come Malebolgia. Ma siccome Vanni Fucci se ne accorse del piacere che provò Dante vedendolo in quella bolgia, soffrendo tutti i mali dell’inferno, allora decise di vendicarsi in qualche modo. E per farlo annunciò al sommo poeta quello che doveva accadere nel prossimo futuro, una volta in cui lui sarebbe ritornato nel mondo reale. Vanni Fucci disse a Dante che i guelfi bianchi, prima alleati della Signoria, sarebbero stati cacciati via da Firenze. Così come avrebbe fatto Pistoia con i guelfi neri. E alla fine, per vendicarsi, Vanni Fucci affermò di aver detto tale profezia per far del male a Dante. “E detto l’ho perché doler ti debbia!”. Con questo verso finisce anche il canto XXIV dell’Inferno.

Da anni ormai in Albania gli scandali clamorosi si susseguono e spesso si sovrappongono. Si tratta di scandali milionari che hanno pesantemente logorato il bene pubblico e stanno svuotando, ogni giorno che passa, le casse dello Stato. E tutto ciò in uno dei Paesi più poveri dell’Europa. Ma anche in uno dei Paesi europei dove coloro che gestiscono ed abusano del potere e del bene pubblico, sono diventati delle persone molto ricche, con dei depositi nei paradisi fiscali in tutto il mondo. Almeno così dicono le cattive lingue. Ma l’esperienza di questi ultimi anni ci insegna che le cattive lingue in Albania hanno avuto sempre ragione. Chissà perché?!

Il nostro lettore da anni ormai è stato informato spesso, sempre con la dovuta e richiesta oggettività e sempre riferendosi solo e soltanto a dati verificabili e fatti accaduti, documentati ed ufficialmente denunciati, anche di quello che ormai da circa dieci anni è comunemente noto come lo scandalo dei tre inceneritori. Si tratta di strutture che non funzionano e, addirittura, una delle quali, l’inceneritore della capitale, non esiste proprio fisicamente. Ma comunque sia, basandosi su dati riferiti da fonti specializzate e credibili, alla ditta che dovrebbe gestire l’inesistente inceneritore sono state versate fino ad un anno fa, circa 100 milioni di euro (Sic!). Si tratta di uno scandalo, quello dei tre inceneritori, che ebbe inizio nel dicembre del 2014 e che da allora sta bruciando purtroppo non rifiuti ma centinaia di milioni dalle magre casse dello Stato. L’autore di queste righe scriveva per il nostro lettore nell’estate scorsa: “….Era il 16 dicembre 2014. Si stava preparando tutto per dare il nullaosta alla firma del contratto tra il governo albanese ed una società che doveva costruire ed operare il primo dei tre inceneritori. […]. Nello stesso giorno sono state avviate presso 17 ministeri ed istituzioni governative le richieste, previste dalla legge, per avere in seguito le opinioni ufficiali da parte degli stessi ministeri ed istituzioni governative. Normalmente la risposta arriva entro alcune settimane. Grazie a quella procedura “estremamente veloce” però tutte le 17 risposte ufficiali sono arrivate lo stesso giorno, il 16 dicembre 2014, all’ufficio del segretario generale del Consiglio dei ministri, l’eminenza grigia del primo ministro. Quel 16 dicembre 2014 è stata svolta la gara d’appalto con una sola società interessata, mentre il periodo delle probabili contestazioni, previsto dalla legge, è stato ridotto da sette giorni a un solo, il 16 dicembre 2014. Tutto in violazione della legge! Lo stesso giorno è stata preparata la bozza del contratto. Bozza che poi, lo stesso giorno e dopo aver avuto le sopracitate 17 risposte, è stata presentata come il testo del contratto vero e proprio. Testo che è stato poi presentato l’indomani, il 17 dicembre 2014, alla riunione del Consiglio dei ministri che lo ha approvato!” (Inganna per non ammettere che è il maggior responsabile; 24 luglio 2023). Così ebbe inizio lo scandalo. E da allora sono state svolte “ufficialmente” altre procedure fraudolenti e clamorosamente abusive che hanno permesso la licenza dei due altri inceneritori. Uno costruito ma mai entrato realmente in funzione e tuttora non operativo. L’altro, quello della capitale, mai esistito! Dati e fatti accaduti e che stanno tuttora accadendo, fatti ufficialmente denunciati alla mano, testimoniano senza il minimo dubbio che i veri e i diretti responsabili di questo clamoroso abuso, ma anche i primi che hanno beneficiato dagli ingenti guadagni milionari, sono il primo ministro, il sindaco della capitale, il segretario generale del Consiglio dei ministri ed alcuni pochi altri loro collaboratori. Una vera verità questa che lo ha rivelato e pubblicamente denunciato la scorsa settimana, giovedì 1o febbraio, uno dei più stretti collaboratori del primo ministro in questi ultimi dieci anni. Colui che è stato vice primo ministro (2021-2022), ma che dal 2013 è stato anche ministro dello sviluppo economico, ministro delle finanze e alla fine, ministro di Stato per la Ricostruzione del Paese, dopo il terremoto del 2019. Per lui però il 14 luglio 2023 il parlamento ha approvato la richiesta del suo arresto. Ma lui, nel frattempo era riuscito a fuggire all’estero. L’ex vice primo ministro è stato accusato di abuso d’ufficio, di corruzione passiva, di illegittimo vantaggio di interessi e di riciclaggio di denaro. Il nostro lettore è stato informato a tempo debito di questa inattesa svolta (Governo che funziona come un gruppo criminale ben strutturato, 17 luglio 2023; Inganna per non ammettere che è il maggior responsabile, 24 luglio 2023). L’autore di queste righe scriveva allora: “…Nel frattempo il primo ministro sta facendo di tutto per far sembrare e convincere tutti che lui è incolpevole. Cioè che lui, il puro, l’innocente “saggio e visionario”, l’incolpevole dirige purtroppo e a sua insaputa una banda di colpevoli che abusano del potere, della “ingenuità” e della fiducia che il primo ministro ha avuto per loro. Ma comunque sia, il primo ministro non deve più esercitare questo importante incarico istituzionale. O perché lui è cosi “ingenuo” che per la sua “ingenuità”, che è anche incapacità, non merita di fare il primo ministro. Oppure perché lui mente ed inganna e perciò non deve più fare il primo ministro. Le cattive lingue sono convinte che lui menta” (Inganna per non ammettere che è il maggior responsabile; 24 luglio 2023).

Ebbene giovedì scorso 1o febbraio, l’ex primo ministro ha fatto delle rivelazioni riguardanti ruberie milionarie ed abuso del potere. Lui ha accusato direttamente il primo ministro ed il sindaco della capitale come ideatori e approfittatori dei progetti degli inceneritori. Lui ha fatto delle rivelazioni che non lasciano dubbi, durante una lunga intervista televisiva seguita con grande interesse dal pubblico. Lo ha fatto da un Paese europeo dove ormai gode dello stato di avente asilo politico. Lui ha dichiarato, tra l’altro: “Porterò sulla schiena la mia croce. Ma non porterò la croce di nessun altro”. E si riferiva al primo ministro albanese. L’ex vice primo ministro ha accusato anche il sistema “riformato” della giustizia che sta cercando di difendere il primo ministro ed il sindaco della capitale per lo scandalo degli inceneritori. Lui ha dichiarato che se si aprisse il dossier degli inceneritori “gli albanesi si spaventerebbero”. Bisogna sottolineare che da giovedì scorso, 1o febbraio, ad oggi il primo ministro si sta nascondendo. Non ha detto/scritto una sola parola sulle pesanti accuse a lui rivolte dal suo stretto collaboratore fino ad alcuni mesi fa. Chissà perché?!

Chi scrive queste righe continuerà ad informare il nostro lettore di ulteriori sviluppi riguardanti il caso. Egli è convinto però che il sistema “riformato” della giustizia continuerà a incolpare tutti, tranne il primo ministro. Chi scrive queste righe pensa che a tutti i ladri, a tutti coloro che rubano, abusando del bene pubblico, farebbe bene leggere il XXIV canto dell’Inferno e la sorte di Vanni Fucci tra i serpenti nella settima bolgia dell’ottavo cerchio. Anche al primo ministro albanese. Convinto però che lui ormai ha ben altro da fare e da pensare, coinvolto com’è in tanti scandali.

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