Ambiente

  • Ambientalismo spaziale: i satelliti inquinano

    Una pioggia di satelliti Starlink attraversa l’atmosfera terrestre: nel solo mese di gennaio ne sono rientrati 120 giunti ormai alla fine della loro vita operativa, con un ritmo di circa 4 al giorno. Si tratta di un processo necessario che rischia, però, di minacciare l’atmosfera, ed è solo all’inizio: a partire dal 2018 la SpaceX di Elon Musk ha posizionato in orbita terrestre più di 7mila satelliti per l’Internet globale, che man mano rientrano bruciando nell’atmosfera per essere rimpiazzati da quelli di nuova generazione. A questi vanno aggiunte tutte le altre mega-costellazioni in fase di dispiegamento.

    Il rischio deriva dal fatto che, rientrando nell’atmosfera, i satelliti bruciano e si disintegrano prima di toccare il suolo per ridurre al minimo il rischio di detriti spaziali, ma così facendo rilasciano polveri di metalli inquinanti, come l’ossido di alluminio che corrode lo strato di ozono.
    “Gli Starlink sono fatti principalmente di alluminio, che quando il satellite evapora rimane in quota nell’atmosfera”, ha detto all’agenzia di stampa Ansa Alberto Buzzoni, astronomo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. “E la stessa cosa si verifica al momento del lancio, poiché i propellenti usati dai razzi, soprattutto quelli solidi, sono a base di ossido di alluminio. Tuttavia – prosegue – quando si parla di clima e di atmosfera si ha sempre a che fare con un sistema caotico ed estremamente complesso, dunque è difficile fare previsioni sulle conseguenze di questi eventi. Ad esempio, sappiamo che le particelle di alluminio rendono l’atmosfera più brillante, come tanti piccoli specchietti”, afferma il ricercatore dell’Inaf: “Riflettono quindi una maggiore quantità di luce solare raffreddando l’atmosfera, con un’azione opposta a quella dell’effetto serra”.
    Già uno studio pubblicato a ottobre 2023 sulla rivista dell’Accademia delle Scienze americana, Pnas, ha trovato prove del fatto che la disintegrazione dei satelliti lascia tracce persistenti nell’atmosfera: nei campioni raccolti da un aereo, i ricercatori hanno scoperto che il 10% delle particelle contiene alluminio e altri metalli provenienti proprio da satelliti e razzi. Un altro studio pubblicato a giugno 2024 su Geophysical Research Letters ha rilevato che la concentrazione degli ossidi di alluminio nell’atmosfera è aumentata di 8 volte tra il 2016 e il 2022. Un dato comprensibile, dal momento che la scomparsa di un solo satellite Starlink di prima generazione produce circa 30 chilogrammi di ossido di alluminio, che possono persistere poi per decenni.
    “Oggi i rientri sono dominati dai satelliti Starlink per una chiara faccenda di numeri, sono la popolazione dominante nel contesto complessivo dei satelliti in orbita”, ha detto sempre all’Ansa anche Gianluca Masi, astrofisico e responsabile scientifico del Virtual Telescope Project. “Questa è una criticità che può rappresentare un intralcio significativo alle osservazioni astronomiche – prosegue – soprattutto in certi momenti della notte e dell’alba”.

    Il rientro di satelliti sempre più numerosi è però dovuto anche agli effetti del ciclo solare, ora al suo massimo. “L’attività solare, infatti, rende più gonfia l’atmosfera – commenta Buzzoni – che arriva alla quota alla quale si trovano i satelliti in orbita bassa intorno alla Terra, frenandoli. È una buona cosa, perché in questo modo l’atmosfera agisce da spazzino dei detriti spaziali”. In ogni caso, i 120 Starlink rientrati il mese scorso non costituiscono più un caso particolarmente eclatante: “Questa è ormai la situazione normale – conclude l’astronomo – e il tasso di rientro rimarrà probabilmente simile per tutto l’anno”.

  • Lupi e corvi

    Sono ripresi i dibattiti e sopratutto la caccia al lupo, in Svizzera è in atto un sistematico abbattimento di interi branchi e sono particolarmente presi di mira i cosiddetti lupi transfrontalieri, che dall’Italia vanno in Svizzera e viceversa.

    Il lupo, difeso da tutti coloro che ne conoscono l’estrema utilità per la salvaguardia dell’ecosistema, in una situazione così difficile forse può sperare solo nell’immediato aiuto dei corvi.

    I corvi sono uccelli molto intelligenti ed usano la loro intelligenza anche per procurarsi meglio da mangiare, come quando lanciano una noce sull’asfalto per potere arrivare al gheriglio o usano un legnetto per raggiungere insetti nascosti dietro qualche buco. I corvi, come i lupi, hanno una vita sociale e proprio con i lupi hanno stretto una sorta di alleanza: quando avvistano una preda, come un cervo o un cinghiale, volano ad avvertire i lupi attraverso i gracchii e movimenti fin sulle loro groppe, in questo modo guidano il branco dei lupi verso la preda.

    Quando i lupi hanno finito il pasto i corvi ottengono la loro parte di carne, dimostrando che anche specie diverse possono interagire arrivando a una vera e propria cooperazione.

    A volte, quando i cuccioli dei lupi cominciano a giocare tra di loro, i corvi si avvicinano e sembra che giochino a farsi inseguire.

    La speranza è perciò che i corvi, anch’essi spesso preda di doppiette scatenate, riescano ad avvertire i lupi della presenza dei cacciatori.

  • Gli Atout Del Corno D’Africa

    Sotto la supervisione esperta della Dr. Laurie Marker, il CCF sta conducendo una ricerca ecologica innovativa nel Somaliland, come parte di uno sforzo più ampio per comprendere e tutelare le popolazioni di ghepardi nel Corno d’Africa. Qui si combinano tecnologia e intuizioni della comunità per affrontare la maggiore minaccia per i ghepardi nella regione: il commercio illegale di animali esotici, che continua a decimare le popolazioni selvatiche.

    Di recente, quattro cuccioli di ghepardo sono stati confiscati a circa 60 chilometri dalla capitale Hargeisa. Grazie all’intervento immediato del Ministero dell’Ambiente e dei Cambiamenti Climatici (MoECC), i cuccioli sono stati trasferiti in sicurezza al CCF per le cure. Il soccorso è iniziato immediatamente in loco, dove sono stati reidratati e nutriti velocemente già sul retro del nostro mezzo. Una volta stabilizzati, sono stati collocati in quarantena presso il Cheetah Rescue and Conservation Centre (CRCC) a Geed-Deeble.

    La ricerca ecologica in Somaliland sta avanzando rapidamente, fornendo informazioni essenziali sulla distribuzione dei ghepardi e sulle dinamiche dell’habitat. Nel novembre 2024, un team multidisciplinare ha lanciato una spedizione pionieristica sul campo come parte di un dottorato innovativo presso la Namibia University of Science and Technology. Questa ricerca si concentra sulla mappatura dello stato, dell’areale e della distribuzione dei ghepardi in Somaliland, nello Stato regionale somalo (SRS) dell’Etiopia e nel Puntland.

    Dopo l’approvazione del MoECC nel gennaio 2025, il team ha dispiegato 72 fototrappole nel terreno accidentato e montuoso della regione di Awdal. Condotte in collaborazione con i coordinatori regionali e una Special Protection Unit della Somaliland Police Force, queste indagini forniscono una visione più approfondita dell’habitat del ghepardo e ci aiutano a comprenderne l’attuale popolazione.

    Il coinvolgimento della comunità è fondamentale per questo lavoro. I ricercatori hanno collaborato con i nomadi somali locali, che forniscono un contesto cruciale e un valore aggiunto ai dati ecologici. Questa collaborazione non solo migliora la nostra ricerca, ma crea anche relazioni importanti per far sì che le nostre strategie di conservazione abbiano a costruzione del nuovo Education Centre procede celermente, con più spazi ora completamente chiusi mentre muri e tetti esterni prendono forma. Una volta completata, la struttura fungerà da hub per programmi di formazione e sensibilizzazione, fornendo istruzione ambientale e promuovendo lo sviluppo sostenibile dei mezzi di sostentamento. Dotando le comunità locali di conoscenze e competenze essenziali, il Centro svolgerà un ruolo fondamentale nel promuovere la consapevolezza della conservazione e nel creare opportunità che riducano il conflitto tra umani e fauna selvatica.

    Questi sforzi, il salvataggio dei ghepardi, la promozione della ricerca ecologica e la promozione dell’educazione della comunità sono tutti essenziali per combattere il commercio illegale di animali selvatici. Affrontando sia la dimensione ecologica che quella umana della conservazione, stiamo lavorando per salvaguardare le popolazioni di ghepardi, assicurando al contempo che le esigenze delle comunità locali siano soddisfatte, assicurando un futuro sostenibile sia per le popolazioni che per la fauna selvatica.

    Dalla visione all’azione: promuovere la conservazione dei ghepardi dopo il Global Cheetah Summit

    Il Global Cheetah Summit del 2024 ad Addis Abeba ha gettato le basi per una visione strategica e audace per la conservazione dei ghepardi. Esperti come il dott. Bogdan Cristescu e il signor Abdinasir Hussein hanno evidenziato approcci innovativi per mitigare il commercio illegale di animali selvatici/animali domestici e superare le sfide dello studio di questi felini schivi.

    Combinando una solida ricerca sul campo, il coinvolgimento della comunità e tecnologie all’avanguardia, il lavoro in Somaliland sta definendo un nuovo standard per la conservazione nella regione, affrontando direttamente le minacce poste dal commercio illegale di fauna selvatica e promuovendo al contempo soluzioni sostenibili sia per le persone che per la fauna selvatica.

  • Anima Natura

    Per coloro che amano gli animali la buona notizia è che l’anno scorso è stata aperta al pubblico ‘Anima Natura’: 70 ettari di territorio brado, con tantissimi animali salvati dalla sofferenza che sono tornati a vivere in sicurezza e nella massima libertà possibile.

    ‘Anima Natura’ è sulle colline dell’Amiata maremmana, in Toscana, il centro è diretto da un veterinario che da decenni ha la missione di recuperare animali sofferenti.

    Ad ‘Anima Natura’ ci sono tigri, leoni, zebre, scimmie, cammelli oltre ovviamente a cervi, capre e vitelli. Sono tutti animali salvati dai laboratori o confiscati alla criminalità organizzata o ai circhi. C’è anche un branco di lupi ibridi.

    Gli animali sono affidati al centro/rifugio da associazioni come Wwf, Lav, la britannica Born Free, la francese One Voice e anche dallo stesso ministero.

    Il luogo merita una visita, che si può fare guidati dal personale di ‘Anima Natura’ e consentirà di vedere come finalmente tanti animali sono tornati a vivere in sicurezza, in un ambiente e con un panorama suggestivi anche per gli occhi di noi umani.

  • Un malaccorto ambientalismo favorisce solo la criminalità legata allo smaltimento dei rifiuti

    Il no al termovalorizzatore di Roma fu l’escamotage con cui Giuseppe Conte mandò a casa Mario Draghi che l’aveva sfrattato da Palazzo Chigi quando era giunto il momento di spendere con criterio i soldi forniti dall’Europa a seguito del Covid, ma l’opposizione agli impianti di smaltimento dei rifiuti in nome della tutela dell’ambiente sono soprattutto l’occasione perché chi ha meno scrupoli speculi su quello smaltimento in barba a ogni prescrizione di legge.

    Secondo il Rapporto Ecomafia 2023 di Legambiente, riporta l’Espresso, il business illecito di rifiuti in Italia è un affare che muove circa 8,8 miliardi di euro all’anno. Le aziende che si occupano della gestione degli scarti, costrette a far fronte a ingenti spese per smaltirli, spesso ricorrono a reti criminali per ridurre i costi, affidandosi a sistemi illegali per smaltire materiali pericolosi e inquinanti. Le stime della Commissione Europea parlano di un mercato illecito che, nell’Unione Europea, genera entrate annuali comprese tra i 4 e i 15 miliardi di euro, con un valore medio di 9,5 miliardi. Inoltre, il 30 per cento del traffico totale in Europa è legato a operazioni che non rispettano le norme, che spesso vedono la Turchia come una delle principali destinazioni dei rifiuti smaltiti illegalmente.

    Il 13 febbraio 2025, le autorità croate hanno arrestato 13 persone accusate di aver smaltito illegalmente rifiuti pericolosi provenienti anche dall’Italia. Pure la Spagna è stata al centro di un’operazione simile: a gennaio, la Guardia Civil ha diffuso immagini di rifiuti illegali, dopo aver smantellato un’organizzazione che da anni gestiva questo giro d’affari. Secondo le stime delle autorità spagnole, dal 2021 circa 40mila tonnellate di rifiuti provenienti dall’Italia sono state introdotte clandestinamente nel Paese, per un valore di circa 19 milioni di euro.

    Nel 2023 in Italia i reati ambientali sono aumentati del +15,6% e si sono registrati in tutto 35.487 illeciti penali, per una media (in crescita rispetto agli anni precedenti) di 97,2 reati al giorno. Le ecomafie si stima, hanno guadagnato 8,8 miliardi, mentre a patire di più sono state le regioni del Sud: Campania, Sicilia, Puglia e Calabria e, a livello provinciale, Napoli, Avellino, Bari e Roma. L’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, intanto approdato al Parlamento europeo con gli ecologisti di Avs (il tandem Bonelli-Fratoianni), continua da lì a battersi contro il termovalorizzatore della capitale, che il suo successore al Campidoglio Roberto Gualtieri ha deciso di realizzare.

  • Quattro siti italiani individuati dalla Ue tra i fornitori europei di materie prime

    La Commissione europea ha adottato il 25 marzo la lista finale dei Progetti strategici per le materie prime strategiche. Si tratta di 47 progetti europei che contribuiranno al rafforzamento dell’autosufficienza dell’Unione in termini di approvvigionamenti di materie prime, riducendo le dipendenze da fonti esterne e rendendo le catene del valore sempre più resilienti e sostenibili. I nuovi progetti rappresentano una milestone importante nell’implementazione del Critical Raw Materials Act, che mira a garantire che l’estrazione, la trasformazione e il riciclo europei di materie prime critiche e strategiche soddisfino rispettivamente il 10 per cento, il 40 per cento e il 25 per cento della domanda dell’Ue entro il 2030. Dopo un processo sviluppatosi in diverse fasi, sia europee che nazionali, l’Italia – si legge in una nota del ministero dell’Ambiente – ha ottenuto un importante risultato: su dieci progetti di riciclo riconosciuti strategici a livello europeo, quattro sono in Italia: in Veneto, Toscana, Lazio e Sardegna. La prima selezione dei progetti strategici per le materie prime critiche e strategiche si conclude quindi con successo per l’Italia, che riconosce il valore strategico delle materie prime critiche e strategiche per il raggiungimento degli obiettivi della transizione energetica e digitale, ma anche per altri settori strategici quali difesa, salute e aerospazio.

    I 47 nuovi progetti strategici sono distribuiti in 13 Stati membri dell’Ue tra cui Belgio, Francia, Italia, Germania, Spagna, Estonia, Repubblica Ceca, Grecia, Svezia, Finlandia, Portogallo, Polonia e Romania e “coprono uno o più segmenti della filiera delle 14 materie prime selezionate, con 25 progetti comprendenti attività di estrazione, 24 di lavorazione, dieci di riciclaggio e due di sostituzione delle materie prime”, prosegue.

    “Questi progetti garantiranno che l’Ue possa soddisfare pienamente i suoi parametri di riferimento per l’estrazione, la lavorazione e il riciclaggio del 2030 per litio e cobalto, realizzando al contempo progressi sostanziali per grafite, nichel e manganese. Inoltre, altri progetti strategici che coinvolgono magnesio (un progetto) e tungsteno (tre progetti) contribuiranno alla resilienza dell’industria della difesa dell’Ue, che fa affidamento sull’uso di questi materiali”, si evidenzia. Per diventare operativi, i 47 progetti strategici prevedono un investimento di capitale complessivo previsto di 22,5 miliardi di euro, che sarà coordinato dalla Commissione Ue, dagli Stati membri e dalle istituzioni finanziarie.

    Secondo il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, “il risultato ottenuto – per la prima volta dall’approvazione del Critical Raw Materials Act e dall’approvazione della nuova legge italiana – dà l’avvio ad una nuova visione del settore delle materie prime in Italia, incentrata sulla competitività ma anche sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale. Infine – aggiunge il ministro – i progetti italiani che hanno ottenuto il riconoscimento di progetti strategici confermano il forte orientamento del nostro Paese verso la circolarità, la valorizzazione e l’uso efficiente delle risorse”.

    Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha parlato di un’Italia “protagonista della sfida europea per l’autonomia strategica e l’approvvigionamento delle materie prime critiche, essenziali per garantire la sicurezza e la continuità delle nostre filiere industriali”. “Confermiamo così la nostra leadership tecnologica nel settore del riciclo e dell’economia circolare”, prosegue Urso. “Le competenze italiane – conclude il ministro – daranno un contributo decisivo alla riduzione della dipendenza europea da Paesi terzi, rafforzando così la sovranità strategica dell’Europa in un settore sempre più fondamentale per il futuro”.

    Per il vicepresidente esecutivo con delega alla Strategia industriale della Commissione Ue, Stephane Sejourne “l’Ue non vuole sostituire la propria dipendenza dai combustibili fossili con una dipendenza dalle materie prime critiche: il litio cinese non si trasformerà nel gas russo di domani”. “Quindi per evitare questo – aggiunge Sejourne – dobbiamo fare varie cose tra cui dobbiamo creare un quadro legislativo per evitare queste dipendenze e oggi dobbiamo estrarre di più. In Europa, dobbiamo processare di più”. “Dobbiamo consolidare la catena del valore per le materie prime critiche in Europa e oggi abbiamo una base legale per farlo”, conclude.

  • Bologna vince il premio della Settimana europea della mobilità per le iniziative sostenibili

    Durante la cerimonia di premiazione della Settimana europea della mobilità, Apostolos Tzitzikostas, Commissario per i Trasporti sostenibili e il turismo, ha conferito a Bologna il premio della Settimana europea della mobilità e a Pěšky městem, un’associazione ceca, il premio Azione per la mobilità.

    I due premi sono volti a sensibilizzare alla mobilità urbana sostenibile e riconoscono le iniziative di eccellenza attuate durante la Settimana europea della mobilità del 2024.

    La giuria ha encomiato Bologna per aver reso la mobilità sostenibile più accessibile grazie a una straordinaria serie di “Giornate senz’auto” durante la Settimana della mobilità, stand informativi e attività didattiche. Molte organizzazioni locali, private e guidate dai cittadini, sono state coinvolte in eventi sui piani urbani della mobilità sostenibile e nella trasformazione dello spazio pubblico, il che ha contribuito a promuovere un senso di titolarità da parte della comunità.

    Durante la Settimana europea della mobilità, che si tiene ogni anno dal 16 al 22 settembre, le città possono scegliere di ospitare una Giornata senz’auto, attività che promuovono nuove infrastrutture e informare sulle opzioni di mobilità sostenibile. Nel 2024 hanno partecipato più di 2.700 città di 45 paesi. Più di 900 imprese, istituti di istruzione, organizzazioni della società civile, iniziative dei cittadini e comuni hanno registrato azioni per la mobilità.

  • La Commissaria Roswall in Italia per discutere di resilienza idrica e altre questioni ambientali

    Dal 20 al 22 marzo la Commissaria Roswall sarà a Roma per confrontarsi con diverse parti interessate in merito all’importanza della resilienza e preparazione idrica. La Commissaria pronuncerà un discorso di apertura alla sesta conferenza Valore Acqua per l’Italia, delineando le grandi sfide idriche dell’UE nel quadro della prossima strategia europea sulla resilienza idrica. Incontrerà Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, le commissioni parlamentari Ambiente e Politiche dell’Unione europea, Roberto Gualtieri, Sindaco di Roma, il Gruppo ACEA, e Qu Dongyu, Direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO). Parteciperà inoltre a una tavola rotonda con le parti interessate per uno scambio di opinioni sulle priorità di portafoglio più ampie, quali la resilienza idrica, l’economia circolare e la bioeconomia. La visita si concluderà all’Oasi Bosco di Palo Laziale, un sito Natura 2000.

  • Passata la sbornia Greta, la Ue rivede le tempistiche per la promozione dell’auto elettrica

    La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha riferito il 3 marzo a Bruxelles i tre punti secondo lei più importanti del secondo incontro del “Dialogo strategico sul futuro dell’industria automobilistica europea” con l’industria e le parti interessate del settore automotive.

    E’ stata, ha detto durante un punto stampa, “una discussione proficua, intensa e produttiva, ed è molto chiaro ora che è tempo di agire su una serie di priorità”. In questo quadro, la Commissione presenta la proposta di un Piano d’azione per il settore automotive il 5 marzo.

    “Innanzitutto – ha riferito von der Leyen -, il tema dell’innovazione è stato dominante. Dovrebbe essere al centro di tutto ciò che facciamo per garantire il futuro dell’industria automobilistica in Europa, senza alcun dubbio. Ad esempio, abbiamo concordato che abbiamo bisogno di una grande spinta riguardo al software e all’hardware per la guida autonoma. Sappiamo che la concorrenza globale è feroce. Quindi dobbiamo agire in grande, e dobbiamo essere grandi. L’economia di scala su questo argomento è importante, più che mai”.

    “Ecco perché abbiamo concordato che creeremo e sosterremo un’alleanza di settore” per la guida autonoma. “Le aziende saranno in grado di mettere in comune le risorse. Svilupperanno software, chip e tecnologia di guida autonoma condivisi. Da parte nostra”, come Commissione, “perfezioneremo le regole sui test e la diffusione, e aiuteremo anche a lanciare progetti pilota su larga scala per la guida autonoma. Perché l’obiettivo è molto semplice: dobbiamo portare i veicoli autonomi sulle strade europee più velocemente”, ha indicato von der Leyen.

    Il secondo punto importante indicato dalla presidente della Commissione è la soluzione che si profila al fine di evitare che le industrie automobilistiche europee debbano pagare delle forti multe per non aver rispettato gli obiettivi di riduzione delle emissioni per il 2025, a causa del netto calo della domanda di auto elettriche. La Commissione intende proporre che sia valutata la conformità con l’obiettivo di riduzione su tre anni invece che sull’ultimo anno. “Abbiamo bisogno di prevedibilità ed equità per i ‘first mover’, le imprese che hanno fatto i loro compiti a casa con successo. Ciò significa – ha rilevato von der Leyen – che dobbiamo attenerci agli obiettivi concordati” riguardo al percorso di riduzione delle emissioni di CO2.

    Ma, ha aggiunto, “Dall’altro lato dobbiamo ascoltare le voci e le parti interessate che chiedono più pragmatismo in questi tempi difficili, soprattutto quando si tratta degli obiettivi del 2025 e delle relative sanzioni in caso di non conformità. Per affrontare questo punto in modo equilibrato – ha annunciato -, proporrò questo mese un emendamento mirato al regolamento sugli standard di emissioni di CO2: invece della conformità annuale, le aziende avranno tre anni” per conformarsi agli obiettivi.

    “Gli obiettivi – ha precisato von der Leyen – rimangono gli stessi”, le imprese “devono rispettarli”. Ma questa soluzione “significa che c’è più spazio di manovra per l’industria, e significa anche più chiarezza, senza modificare – ha insistito – gli obiettivi concordati”.

    Il terzo punto riguarda la competitività. “E’ necessario che le filiere europee di fornitura delle automobili siano più solide e resilienti, soprattutto per quanto riguarda le batterie. E qui – ha avvertito von der Leyen – c’è una sfida: perché mentre la nostra produzione è in aumento, vediamo che le batterie importate sono più economiche. Non possiamo permettere che i veicoli elettrici diventino più costosi. Ma non possiamo nemmeno permetterci di creare nuove dipendenze”, ha osservato.

    “Quindi – ha annunciato ancora la presidente della Commissione – esploreremo ipotesi di supporto diretto per i produttori di batterie dell’Ue. E introdurremo gradualmente requisiti di contenuto europei per celle e componenti delle batterie”. Queste, insomma, sono “alcune delle nostre azioni prioritarie. E Ce ne sono altre in arrivo, naturalmente, presentate nel Piano d’azione il 5 marzo. Ma vorrei anche sottolineare – ha concluso von der Leyen – che il dialogo con l’industria automobilistica non è terminato oggi. Continueremo a impegnarci nei filoni di lavoro che abbiamo con i commissari. E abbiamo concordato che ci incontreremo di nuovo a livello di Ceo (amministratori delegati, ndr) prima della pausa estiva”.

  • In 50 anni ridotta del 73% la popolazione animale

    Il 3 marzo è, dal 1973, la giornata mondiale dedicata alla fauna selvatica. In quell’occasione venne sottoscritta la convenzione di Washington sul commercio di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione. Pur non sempre rispettata segnò un passo decisivo nel sancire che la natura è patrimonio di tutti e che deve essere tutelata a livello globale.

    Purtroppo il rapporto sia del WWF che della società zoologica di Londra, uscito ad ottobre, certifica che negli ultimi cinquanta anni si è perso il 73% della popolazione animale e che un milione di specie sono a rischio.

    Si spende troppo poco per aiutare e difendere la natura e molti, come gli Stati Uniti, sono vicini ad un ulteriore disimpegno dimenticando due fattori, uno economico e l’altro, ancora più importante, vitale.

    Senza l’equilibrio dell’ecosistema non c’è in futuro vita neppure per l’essere umano, per quanto riguarda l’aspetto economico vi sono diversi paesi che proprio dalla natura e dagli animali ricavano un importante introito anche dal punto di vista del turismo.

    A Ginevra le Nazioni Unite propongono di mobilitare 200 miliardi all’anno con approcci innovativi per convertire i debiti nazionali in fondi per la conservazione perché la perdita di biodiversità è una minaccia anche per la stabilità finanziaria.

    Speriamo che questo sia chiaro anche a coloro che vorrebbero sterminare lupi ed orsi invece di organizzare i territori ed educare le persone alla reciproca convivenza.

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