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Clamorosi abusi rivelati da un programma televisivo investigativo

L’abuso e la disubbidienza alla legge non può essere impedita da nessuna legge.

Giacomo Leopardi

Il nostro lettore da anni ormai è stato informato di quello che accade in Albania. E sempre con la dovuta e necessaria oggettività, riferendosi a fatti accaduti, verificati e verificabili, a testimonianze, documentazione e denunce rese pubbliche. Ma la situazione in Albania, membro della NATO dall’aprile 2009 e Paese candidato all’adesione nell’Unione europea dal giugno 2014, però e purtroppo sta peggiorando sempre di più. La corruzione, partendo dai massimi livelli delle istituzioni statali e governative, è diventata una divorante cancrena che sta corrodendo tutto il tessuto sociale. Una realtà, quella albanese, che non poteva mai e poi mai diventare talmente allarmante se non ci fosse un diretto coinvolgimento, beneplacito ma anche il beneficio dei massimi rappresentanti del potere politico, partendo dal primo ministro. Anzi, lui per primo.

In Albania, sempre fatti accaduti, documentati ed ufficialmente denunciati alla mano, da alcuni anni è stata restaurata e si sta consolidando una nuova dittatura sui generis, un regime che cerca di camuffarsi dietro ad una fasulla parvenza pluripartitica. In Albania una persona, il primo ministro, controlla tutti i poteri, definiti dal 1748 da Montesquieu nella sua ben nota opera De l’esprit des lois (“Spirito delle leggi”; n.d.a.). Il che significa che in Albania ormai è stato annientato e reso non funzionante il principio base in qualsiasi società democratica, quello della divisione dei poteri. Il primo ministro (e/o chi per lui) controlla, oltre al potere esecutivo e legislativo, anche il sistema “riformato” della giustizia. Bisogna purtroppo sottolineare, sempre fatti accaduti, documentati ed ufficialmente denunciati alla mano, che tutto ciò è successo anche con il preoccupante sostegno dei “rappresentanti internazionali” in Albania. Proprio coloro che, guarda caso, non vedono, non sentono e non capiscono la vera, vissuta e sofferta realtà, ma “applaudono ed elogiano” i successi del governo (Sic!). Il primo ministro controlla però anche la maggior parte di quello che ormai è noto come il quarto potere, i media. Mentre il presidente della Repubblica, da lui scelto, è diventato un suo ridicolo ed ubbidiente subordinato. Quello albanese è un regime autoritario che, sempre fatti accaduti, documentati ed ufficialmente denunciati alla mano, ha basato la sua esistenza alla pericolosa connivenza con la criminalità organizzata, nonché al sostegno lobbistico, ma non solo, di alcuni raggruppamenti occulti internazionali. Il nostro lettore è stato, da anni, informato anche di questa grave e pericolosa realtà.

Una realtà preoccupante che domenica scorsa è stata trattata anche dal programma investigativo Report, trasmesso da Rai 3 in prima serata. Ovviamente Rai 3 segue una sua linea editoriale, perciò il documentario cominciava con il trattamento dell’Accordo ufficializzato il 6 novembre 2023 tra l’Italia e l’Albania. L’Accordo, noto come il Protocollo sui migranti, è un documento di 14 articoli che è stato contestato sia in Italia ed in Albania, sia da diverse organizzazioni che si occupano dei diritti dell’uomo. Sull’Accordo hanno espresso riserve anche alcuni rappresentanti delle strutture dell’Unione europea. L’autore di queste righe informava il nostro lettore: “…Lunedì scorso, il 6 novembre, a Roma è stato firmato, dai rispettivi primi ministri, un accordo tra l’Italia e l’Albania. Secondo quell’accordo l’Italia potrà beneficiare dei territori in Albania per organizzare e gestire due campi dove arriveranno circa 36.000 profughi all’anno per almeno cinque anni! Profughi di quelli che l’Italia non vuole e/o può tenere […] Profughi che l’Italia non ha potuto, nonostante un accordo firmato recentemente con la Tunisia, fermare ad arrivare nelle coste italiane. Ma per fortuna il primo ministro italiano ha un ‘caro amico” in Albania, il primo ministro albanese.”(Un autocrate irresponsabile e altri che seguono i propri interessi; 14 novembre 2023). Proprio lui che solo due anni fa, ed esattamente il 18 novembre 2021, dichiarava convinto e perentorio che “L’Albania non sarà mai un Paese dove paesi molto ricchi possano creare campi per i loro rifugiati. Mai!”. Chissà perché ha cambiato opinione solo due anni dopo?!

Il giornalista di Rai 3, domenica scorsa durante il programma Report, ha trattato anche la parte finanziaria del Protocollo, sottolineando che “…A fronte dei 650 milioni di euro inizialmente preventivati per 5 anni, la spesa complessiva potrebbe superare la soglia di 1 miliardo di euro. E anche le previsioni fatte dal governo sul numero dei migranti sembrerebbero troppo ottimistiche. Verrebbero spese, dunque, cifre spropositate, rispetto ai costi di gestione ordinari in Italia, per spedire in Albania a mala pena 3000 migranti all’anno che comunque dovranno successivamente essere trasferiti in Italia”. E poi faceva la naturale domanda: “Ma chi beneficerà davvero di questo accordo?”. La risposta, oltre al giornalista, la possono dare tutti coloro che conoscono bene la vera, vissuta e spesso sofferta realtà albanese. E la risposta, essendo l’Albania ormai considerato da molte istituzioni e strutture specializzate internazionali come un “narcostato”, è semplice, evidente e chiara: la criminalità organizzata locale che ormai è diventata molto attiva e pericolosa anche in Europa ed altrove. Sì, perchè i profughi diventeranno preda del traffico dei clandestini. E si tratta proprio di quella criminalità organizzata che collabora con il potere politico e che determina non poche decisioni del governo albanese.

Lo confermano anche due noti procuratori italiani, intervistati dall’autore del programma Report, Nicola Gratteri e Francesco Mandoi. Nicola Gratteri, uno dei magistrati più impegnati nella lotta alla ‘ndrangheta, attualmente procuratore della Repubblica di Napoli, ha dichiarato che “…La mafia albanese è forte, perché è attiva in uno Stato dova la corruzione e ampiamente diffusa”. Aggiungendo anche: “…Le organizzazioni criminali che arrivano dall’Albania sono ricche, forti e potenti. […] Da alcuni anni la mafia albanese la troviamo anche in America latina. È in grado di portare, autonomamente, tonnellate di cocaina in Italia ed in Europa”. Anche Francesco Mandoi, già procuratore nazionale antimafia, ormai in pensione, conosce molto bene la realtà albanese. Lui è stato assunto come consigliere speciale proprio dal primo ministro albanese. Ha lavorato molto per quattro anni in Albania. Ma, come ha affermato lui stesso al giornalista del Report, il primo ministro non ha chiesto mai da lui un consiglio! “…Sono stato consigliere sulla carta, perché non ho mai dato un solo consiglio”, ha dichiarato Mandoi. Sottolineando che “…la mafia albanese ha i suoi rappresentanti nel governo ed orienta molte scelte dello stesso governo.”.

Chi scrive queste righe avrebbe avuto bisogno di molto più spazio per trattare tutti gli argomenti affrontati domenica scorsa dal programma Report. Ma troverà il modo di informare il nostro lettore nelle prossime settimane sugli altri clamorosi abusi rivelati dal giornalista di Report. È sempre attuale però l’affermazione di Giacomo Leopardi: “L’abuso e la disubbidienza alla legge non può essere impedita da nessuna legge”. Lo conferma anche la grave e pericolosa realtà albanese.

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