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Altre verità rivelate da un programma televisivo investigativo

Non c’è nulla sotto il sole di cui non si possa abusare e di cui non si sia abusato.

Karl Popper, da “La società aperta e i suoi nemici”, 1945

Due settimane fa il nostro lettore veniva informato solo di una parte dei clamorosi abusi di potere in Albania, rivelati dal programma televisivo investigativo Report, trasmesso in prima serata il 21 aprile scorso su Rai 3. Si trattava di un documentario che evidenziava e testimoniava questi abusi, basandosi su fatti accaduti, documentati e denunciati pubblicamente. Fatti che hanno a che fare con la grave e preoccupante realtà albanese. Una realtà generata dalla connivenza del potere politico con la criminalità organizzata locale ed internazionale e con determinati raggruppamenti occulti internazionali. Il programma cominciava trattando l’Accordo firmato il 6 novembre 2023 a Roma tra l’Italia e l’Albania sui migranti. Un Accordo che ha suscitato subito molte e forti reazioni e contestazioni, sia in Italia ed in Albania, sia tra numerose istituzioni e organizzazioni internazionali specializzate. Il giornalista che aveva preparato il documentario, trasmesso durante il programma Report, trattava ed analizzava, tra l’altro, anche l’aspetto finanziario dell’Accordo, sottolineando che “Verrebbero spese, dunque, cifre spropositate, rispetto ai costi di gestione ordinari in Italia, per spedire in Albania a mala pena 3000 migranti all’anno che comunque dovranno successivamente essere trasferiti in Italia”. E poi faceva la domanda, che era obbligatoria: “Ma chi beneficerà davvero di questo accordo?”. L’autore di queste righe scriveva che “La risposta, oltre al giornalista, la possono dare tutti coloro che conoscono bene la vera, vissuta e spesso sofferta realtà albanese. E la risposta, essendo l’Albania ormai considerato da molte istituzioni e strutture specializzate internazionali come un “narcostato”, è semplice, evidente e chiara: la criminalità organizzata locale che ormai è diventata molto attiva e pericolosa anche in Europa ed altrove. Sì, perchè i profughi diventeranno preda del traffico dei clandestini. E si tratta proprio di quella criminalità organizzata che collabora con il potere politico e che determina non poche decisioni del governo albanese”. Dopo aver portato e citato parte delle interviste fatte dal giornalista del programma televisivo Report a due noti magistrati italiani, Nicola Gratteri e Francesco Mandoi, l’autore di queste righe finiva l’articolo promettendo al nostro lettore che “troverà il modo di informare nelle prossime settimane sugli altri clamorosi abusi rivelati dal giornalista di Report” (Clamorosi abusi rivelati da un programma televisivo investigativo; 23 aprile 2024).

Ebbene, durante il sopracitato programma, il giornalista si riferiva ed evidenziava, in base a delle dichiarazioni rilasciate durante interviste, il ruolo del segretario generale del Consiglio dei ministri albanese. Secondo il giornalista “…la sua potenza ed il suo potere sono fuori misura”. Sempre riferendosi al segretario generale del Consiglio dei ministri, il giornalista di Reporter ribadiva che “…lui è una persona chiave anche dell’Accordo sui migranti tra l’Italia e l’Albania”. E, guarda caso, soltanto alcuni giorni prima che venisse firmato quell’Accordo, l’ambasciata dell’Italia in Albania decorava per i suoi contributi nelle relazioni tra l’Italia e l’Albania proprio il segretario generale del Consiglio dei ministri albanese. Una cerimonia che però non è stata resa nota al pubblico, come accade sempre in simili occasioni. Chissà perché?! Il nostro lettore è stato informato a tempo debito chi è e cosa rappresenta il segretario generale del Consiglio dei ministri albanese (Misere bugie ed ingannevoli messinscene che accusano, 4 aprile 2022; A ciascuno secondo le proprie responsabilità, 26 aprile 2022; Diaboliche alleanze tra simili corrotti, 9 maggio 2022; Da quale pulpito arrivano quelle minacciose prediche, 16 maggio 2022 ecc…).

Quanto è stato trasmesso durante il programma Report su Rai 3 il 21 aprile scorso in prima serata e portato in seguito a conoscenza del pubblico albanese da pochissimi media non controllati dal regime autocratico restaurato in Albania ha messo in grosse difficoltà il potere politico  in Albania, primo ministro, compreso. Anzi lui per primo. E non solo per quanto si riferiva alla mancanza totale della trasparenza, obbligatoria per legge, sull’Accordo tra l’Italia e l’Albania sui migranti. E neanche per quanto riguarda le dichiarazioni di due noti magistrati italiani, Nicola Gratteri e Francesco Mandoi, i quali hanno convintamente evidenziato e testimoniato la pericolosità della criminalità organizzata albanese e la falsità della riforma del sistema della giustizia in Albania. Il primo ministro si è trovato in difficoltà perché il programma investigativo ha evidenziato chi è e cosa rappresenta realmente la sua eminenza grigia, il segretario generale del Consiglio dei ministri. Ma il primo ministro albanese, dopo la trasmissione, il 21 aprile scorso, del programma Report su Rai 3 si è trovato in grande difficoltà soprattutto perché in quel programma il giornalista ha trattato anche il coinvolgimento attivo del fratello del primo ministro con un’organizzazione che trafficava la cocaina. Riferendosi proprio al fratello del primo ministro, il giornalista del programma Report ha evidenziato che “Dai documenti delle indagini della Procura [albanese] nel 2016, che il programma Report pubblica esclusivamente in seguito, risulta che il fratello del primo ministro albanese ha usato per i suoi movimenti la stessa macchina che era al servizio di un cartello di narcotrafficanti albanese. […] Quelle indagini hanno portato ad un processo giudiziario, durante il quale i narcotrafficanti sono stati condannati, mentre Olsi Rama (il fratello del primo ministro albanese; n.d.a.) non è stato neanche ascoltato. Il suo nome, addirittura, è stato cancellato dai fascicoli giudiziari”. Un fatto quello noto ormai da anni in Albania. Ma riportato anche da Rai 3 ha fatto veramente male al primo ministro albanese.

Trovandosi di fronte a simili grosse difficoltà, il primo ministro è stato costretto a reagire. Però ha reagito, come di suo solito, cercando di tergiversare, di ingannare e anche di minacciare. Lui ha cercato di orientare tutto quello che è stato trasmesso dal programma Report su Rai 3 il 21 aprile scorso, in prima serata come un attacco diretto alla sua “carissima amica”, la presidente del Consiglio dei ministri italiano. “Per il momento mi sforzo di credere che, comunque, tutto questo furore per attaccare Giorgia Meloni, a scapito dell’Albania, non è stato un peccato in malafede contro il mio Paese e che l’uso delle calunnie, sia in Italia che in Albania, comprese le attività del Servizio Pubblico e le calunnie contro mio fratello, contro le quali lui adesso ha esposto denuncia e aspetta la parola della giustizia, è accaduto soltanto come risultato di una leggerezza insopportabile …”. Da che pulpito vengono queste prediche però?!

Chi scrive queste righe non poteva non informare il nostro pubblico anche di queste verità rivelate dal programma Report. Ed è convinto che quello che accade in Albania conferma quanto affermava Karl Popper nel 1945. E cioè che non c’è nulla sotto il sole di cui non si possa abusare e di cui non si sia abusato. Lo testimonia quanto sta facendo il primo ministro albanese ed i suoi.

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