Europa

  • Green Deal, migranti, obiettivi raggiunti e un report sulla competitività chiesto a Mario Draghi. Il discorso ‘State of the Union’ della Presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen

    Stato di diritto, politica di difesa, miglioramento e rafforzamento delle economie, maggiore autonomia energetica per contrastare la politica economica scorretta della Cina, sostegno alle imprese, il grande impegno per il Green Deal. Questi i capisaldi dello ‘State of the Union’ pronunciato dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von del Leyen, nell’emiciclo di Strasburgo, davanti ai deputati europei riuniti per la Sessione Plenaria. Un discorso atteso perché l’ultimo di una quinquennio di legislatura che ha visto l’intera UE colpita da eventi inattesi e gravi come la pandemia da Covid 19 e l’attacco sferrato dal Presidente russo Putin all’Ucraina causando una guerra ancora in corso, con le gravi conseguenze che ne sono conseguite. Nella sede della Rappresentanza a Milano della Commissione europea il discorso sullo Stato dell’Unione è stato commentato, alla presenza di numerosi giornalisti, dal capo della Rappresentanza, Claudia Colla, dal Presidente dell’Associazione Stampa estera di Milano, Andrew Spannaus, e dall’economista e docente dell’Università Bocconi, Carlo Altomonte.

    “Grazie al Parlamento, agli Stati membri e alla mia squadra di Commissari, oltre il 90% degli orientamenti politici che ho presentato nel 2019 sono diventati misure concrete”, dichiara la Presidente von der Leyen, che aggiunge: “Insieme abbiamo dimostrato che, quando agisce con coraggio, l’Europa raggiunge i propri obiettivi. C’è ancora molto da fare, perciò restiamo uniti. Trasformiamo il presente e prepariamoci per il futuro”. Ed anche per questo la Presidente della Commissione ha chiesto a “Mario Draghi, uno dei più grandi cervelli economici d’Europa, di preparare un rapporto sul futuro della competitività europea”.

    A meno di 300 giorni dalle prossime Elezioni europee (6-9 giugno 2024) gli europei sono invitati sin da ora a riflettere su quale Europa vorranno. “Tra loro ci saranno milioni di persone che voteranno per la prima volta, le più giovani nate nel 2008. Nella cabina elettorale penseranno ai temi che stanno loro a cuore: alla guerra che infuria ai nostri confini, o all’impatto devastante dei cambiamenti climatici, al modo in cui l’intelligenza artificiale influenzerà le loro vite o alle loro possibilità di comprare una casa o trovare un lavoro negli anni a venire. Oggi la nostra Unione rispecchia la visione di coloro che sognavano un futuro migliore dopo la Seconda guerra mondiale. Un futuro in cui un’Unione di nazioni, democrazie e persone avrebbe lavorato insieme all’insegna della pace e della prosperità. Per loro l’Europa significava rispondere alle sfide della Storia. La stessa convinzione che, in un’epoca di incertezze, l’Europa debba ancora una volta rispondere alle sfide della Storia. Ed è proprio quello che dobbiamo fare insieme”.

    Von der Leyen fa un bilancio del suo quinquennio a capo dell’istituzione europea, a partire dalla nascita di “un’Unione geopolitica, che sostiene l’Ucraina, si oppone con forza all’aggressione della Russia, reagisce all’assertività della Cina e investe nei partenariati”, dal Green Deal europeo come fulcro della “nostra economia”, fino alla transizione digitale senza dimenticare il NextGenerationEU, uno strumento storico che destina 800 miliardi di euro a riforme e investimenti e sta creando posti di lavoro dignitosi per il presente e per il futuro, all’essere più indipendenti in settori cruciali come l’energia, i chip o le materie prime fino al lavoro svolto in tema di parità di genere. E a tale proposito la Presidente fa il suo appello ai deputati presenti: “So che quest’Aula sostiene la nostra proposta sulla lotta alla violenza contro le donne. Anche qui vorrei che si trasformasse in legge un altro principio fondamentale: No, significa no. Non può esserci vera uguaglianza senza libertà dalla violenza”. 

    Green Deal. “Sul Green Deal europeo manteniamo la rotta. Rimaniamo ambiziosi. Manteniamo la nostra strategia di crescita. E ci impegneremo sempre per una transizione giusta ed equa”. “La nostra Unione oggi riflette la visione di coloro che sognavano un futuro migliore dopo la Seconda Guerra Mondiale. Un futuro in cui un’Unione di nazioni, democrazie e persone avrebbe lavorato insieme per condividere pace e prosperità. Essi credevano che l’Europa fosse la risposta all’appello della storia. Quando parlo con la nuova generazione di giovani, vedo la stessa visione di un futuro migliore. Lo stesso ardente desiderio di costruire qualcosa di migliore. La stessa convinzione che, in un mondo di incertezza, l’Europa debba ancora una volta rispondere all’appello della storia. Ed è questo che dobbiamo fare insieme”, ha aggiunto. “Entrando nella fase successiva del Green Deal europeo, una cosa non cambierà mai: continueremo a sostenere l’industria europea durante questa transizione”.

    Azioni per il contrasto alle pratiche economiche cinesi. “Il nostro obiettivo sarà sempre una transizione equa e giusta! Ciò significa garantire un risultato equo per le generazioni future: vivere su un pianeta più sano. E garantire a tutti una transizione equa, con lavori decorosi e la promessa solenne di non lasciare indietro nessuno. Ecco perché l’equità è così importante nell’economia globale: ha ripercussioni sulle vite e sui mezzi di sostentamento. Interi settori e comunità dipendono da essa. Dobbiamo quindi essere consapevoli dei rischi che corriamo. Prendiamo il settore dei veicoli elettrici. Si tratta di un’industria cruciale per l’economia verde, con un potenziale enorme per l’Europa. Attualmente però i mercati globali sono invasi da automobili elettriche cinesi a buon mercato, i cui prezzi sono mantenuti bassi artificialmente grazie a ingenti sovvenzioni statali. La Commissione avvierà un’inchiesta antisovvenzioni riguardo ai veicoli elettrici provenienti dalla Cina. L’Europa è aperta alla concorrenza, non a una corsa al ribasso. Dobbiamo difenderci dalle pratiche sleali.

    Allo stesso modo, però, è essenziale mantenere aperta la porta della comunicazione e del dialogo con la Cina”.

    Il pianeta e il clima. “Quattro anni fa, il Green Deal europeo è stata la nostra risposta alla chiamata della storia. E quest’estate, la più calda mai registrata in Europa, ce lo ha chiaramente ricordato. La Grecia e la Spagna sono state colpite da devastanti incendi, e solo poche settimane dopo sono state colpite nuovamente da devastanti inondazioni. E abbiamo visto il caos e la carneficina provocati da condizioni meteorologiche estreme, dalla Slovenia alla Bulgaria e in tutta la nostra Unione. Questa è la realtà di un pianeta in ebollizione”.

    Necessarie forme di energia alternative. “La Commissione europea presenterà un pacchetto di misure europee sull’energia eolica, in stretto coordinamento con l’industria e i Paesi membri. Accelereremo ulteriormente il rilascio dei permessi. Miglioreremo i sistemi di aste in tutta l’Ue”.

    Agricoltura. Non manca un riferimento a quel principio che è alla base del progetto europeo, cioè l’essere uniti nelle differenze. E infatti la Presidente rimarca l’orgoglio della nostra diversità culturale poiché “siamo l'”Europa delle regioni” con un’eccezionale varietà di lingue, musica, arti, tradizioni, artigianato e specialità culinarie”. Senza dimenticare una biodiversità unica, indispensabile per la sopravvivenza di noi tutti in Europa. “Per questo motivo vogliamo avviare un dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura nell’UE. Sono profondamente convinta che l’agricoltura e la tutela della natura possano andare di pari passo. Molti stanno già lavorando per un’agricoltura più sostenibile. Dobbiamo lavorare insieme agli uomini e alle donne dell’agricoltura per affrontare queste nuove sfide. È l’unico modo per garantire l’approvvigionamento di cibo per il futuro. Abbiamo bisogno di più dialogo e meno polarizzazione. Per questo vogliamo avviare un dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura nell’Ue.

    Sull’inflazione. La prima sfida, per la Presidente von der Leyen, riguarda il mercato del lavoro. “Grazie a SURE, la prima iniziativa europea di riduzione dell’orario lavorativo, abbiamo salvaguardato 40 milioni di posti di lavoro. Successivamente ci siamo prodigati per ridare slancio alla nostra economia con NextGenerationEU. Oggi ne vediamo i risultati. L’Europa si appresta a raggiungere la piena occupazione. Anziché milioni di persone che cercano lavoro, oggi ci sono milioni di posti di lavoro per cui si cercano persone. Dobbiamo inoltre rispondere ai profondi cambiamenti in campo tecnologico, sociale e demografico. Per farlo dovremo affidarci alle competenze delle imprese e dei sindacati, ovvero i nostri partner nella contrattazione collettiva. Christine Lagarde e la Banca centrale europea (BCE) stanno lavorando sodo per tenere sotto controllo l’inflazione. Come sappiamo, il ritorno all’obiettivo a medio termine della BCE richiederà tempo. La buona notizia è che l’Europa ha iniziato a ridurre i prezzi dell’energia. Non dimentichiamo come Putin abbia deliberatamente usato il gas come arma e come ciò abbia innescato in noi la paura del blackout e della crisi energetica, ricatapultandoci negli anni ’70. Molti temevano che non avremmo avuto abbastanza energia per affrontare l’inverno. Ma ce l’abbiamo fatta e questo perché siamo rimasti uniti”.

    Innovazione. “Il terzo pilastro della nostra strategia è guidare l’innovazione in modo responsabile. Grazie ai nostri investimenti degli ultimi anni, l’Europa è diventata leader nel supercalcolo, con 3 dei 5 supercomputer più potenti al mondo. Dobbiamo trarre vantaggio da questa situazione. È per questo che oggi posso annunciare una nuova iniziativa per aprire i nostri computer ad alte prestazioni alle start-up di IA per addestrare i loro modelli”.

    Gestione dei migranti. Von der Leyen, a questo punto, parla apertamente di sicurezza e umanità. “Il nostro lavoro sulla migrazione si basa sulla convinzione che l’unità sia alla nostra portata. Un accordo sul patto non è mai stato così vicino. Il Parlamento e il Consiglio hanno l’opportunità storica di superarlo. Dimostriamo che l’Europa può gestire la migrazione in modo efficace e compassionevole”. E a tal proposito lancia l’organizzazione di una Conferenza internazionale sulla lotta al traffico di esseri umani. “Abbiamo firmato un partenariato con la Tunisia che apporta vantaggi reciproci oltre la migrazione: dall’energia e l’istruzione, alle competenze e alla sicurezza. E ora vogliamo lavorare su accordi simili con altri Paesi. L’Europa sarà sempre pronta a prestare aiuto, in tutti i modi possibili. Pensate ora al Sahel, una delle regioni più povere, ma con la crescita demografica più rapida. Il susseguirsi di colpi di Stato militari renderà la regione più instabile negli anni a venire e anche più soggetta all’influenza della Russia, che sta traendo vantaggio dal caos che si è creato.

    E la regione, nel frattempo, è diventata terreno fertile per una recrudescenza del terrorismo. Questa situazione riguarda direttamente l’Europa, la nostra sicurezza e la nostra prosperità. Nei confronti dell’Africa dobbiamo quindi dar prova della stessa unità d’intenti che abbiamo dimostrato per l’Ucraina. Dobbiamo concentrarci sulla cooperazione con i governi legittimi e con le organizzazioni regionali”.

    Estendere la protezione temporanea per gli ucraini. “Sono orgogliosa di annunciare che la Commissione proporrà di estendere la nostra protezione temporanea agli ucraini nell’Ue. Il nostro sostegno all’Ucraina continuerà. Solo quest’anno abbiamo fornito 12 miliardi di euro per contribuire al pagamento di salari e pensioni. Per contribuire al funzionamento di ospedali, scuole e altri servizi. E con la nostra proposta Asap stiamo incrementando la produzione di munizioni per far fronte alle necessità immediate dell’Ucraina”

    Bulgaria e Romania nell’area Shengen: “Bulgaria e Romania fanno parte della nostra area Schengen. Quindi facciamole finalmente entrare, senza ulteriori indugi. Sofia e Bucarest stanno svolgendo un buon lavoro sulla migrazione, mostrando le migliori pratiche sia in materia di asilo che di rimpatri”.

    Adesione all’Ue basata sul merito: “L’adesione all’Ue è basata sul merito e la Commissione difenderà sempre questo principio. Ci vuole duro lavoro e leadership. Ma ci sono già molti progressi. Abbiamo visto i grandi passi avanti già compiuti dall’Ucraina da quando le abbiamo concesso lo status di candidato. E abbiamo visto la determinazione di altri Paesi candidati ad attuare riforme. Tocca a noi, adesso, dimostrare altrettanta determinazione. Dobbiamo cioè pensare a come prepararci al completamento dell’Unione. È l’ora di abbandonare le vecchie discussioni manichee sull’allargamento. Non si tratta di scegliere se approfondire l’integrazione o allargare l’Unione. Possiamo e dobbiamo fare entrambe le cose. Per acquistare il peso geopolitico e la capacità di agire. Del resto, la nostra Unione lo ha sempre fatto. Sono convinta che il nuovo allargamento debba essere anche catalizzatore di progresso”.

    Stato di diritto. “Oggi la Storia ci chiama ad adoperarci per completare la nostra Unione. In un mondo in cui c’è chi prende di mira i paesi uno dopo l’altro, non possiamo permetterci di lasciare indietro i nostri concittadini europei. In un mondo in cui contano le dimensioni e il peso, il completamento dell’Unione è chiaramente nell’interesse strategico e di sicurezza dell’Europa. Ma al di là degli aspetti politici e geopolitici, dobbiamo avere in mente qual è la posta in gioco. Dobbiamo delineare una visione per il successo dell’allargamento. Un’Unione completa in cui più di 500 milioni di persone vivano in libertà, democrazia e prosperità. Un’Unione completa in cui i giovani possano vivere, studiare e lavorare in libertà. Un’Unione completa con democrazie vitali in cui la magistratura sia indipendente, le opposizioni siano rispettate e i giornalisti siano protetti. Perché lo Stato di diritto e i diritti fondamentali saranno sempre il fondamento della nostra Unione, sia negli Stati membri attuali che in quelli futuri”.

  • Scorte europee di gas già ok da agosto

    Le riserve di gas dell’Unione europea sono arrivate ad essere piene al 90%, due mesi e mezzo prima della scadenza prevista il primo novembre. Lo ha riferito la Commissione europea, specificando che tali dati mostrano come il blocco comunitario sia “ben preparato” in vista della stagione invernale. A seguito dell’invasione russa dell’Ucraina e della drastica riduzione delle forniture russe, i Paesi membri dell’Ue hanno adottato a giugno del 2022 un quadro legislativo che obbliga a raggiungere collettivamente un tasso di riempimento dei loro depositi di gas del 90% il primo novembre di ogni anno. Secondo i dati aggregati di Gas Infrastructure Europe (Gie), un’associazione che riunisce gli operatori europei delle infrastrutture del gas, oggi in media gli impianti di stoccaggio europei erano pieni al 90,12%, circa 93 miliardi di metri cubi in totale.

    I livelli variano a seconda del Paese, dal 77% in Lettonia a oltre il 99% in Spagna, con la Francia che mostra un tasso dell’84% mentre l’Italia si attesta sopra la media: il 13 agosto è stata superata la quota 90%, mentre secondo l’ultimo rilevamento il riempimento degli stoccaggi di gas nazionali è salito ora al 90,62%.

    “L’Ue è ben preparata per l’inverno, questo contribuirà a stabilizzare ulteriormente i mercati (dell’energia) nei prossimi mesi”, ha affermato la Commissario europea per l’Energia Kadri Simson commentando gli ultimi dati. “La Commissione continuerà a monitorare la situazione per garantire che i livelli di stoccaggio rimangano sufficientemente alti con l’avvicinarsi dell’inverno”, ha affermato Simson.

  • Gli europei approvano le misure adottate per far fronte alla crisi energetica, promuovere la sostenibilità e sostenere l’Ucraina

    L’indagine Eurobarometro Flash pubblicata l’11 settembre mostra un sostegno schiacciante tra gli europei per le misure adottate nell’ultimo anno per proteggere consumatori e imprese dalla volatilità dei prezzi dell’energia e per promuovere la sicurezza energetica e la transizione verde. L’indagine conferma inoltre un ampio consenso tra i cittadini dell’UE a favore della promozione dell’industria delle tecnologie pulite per una maggiore competitività, come pure delle azioni intraprese dall’UE in risposta all’invasione russa dell’Ucraina.

    L’86% ritiene sia stato importante adottare iniziative a livello europeo nell’ultimo anno per limitare l’impatto immediato dell’aumento dei prezzi dell’energia su consumatori e imprese. Oltre 8 europei su 10 sono di tale opinione in merito alla promozione dell’uso sostenibile delle risorse naturali (86%), all’agevolazione dell’acquisto congiunto di gas da parte degli Stati membri dell’UE per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento (82%), alla creazione di partenariati con altri interlocutori a livello mondiale quali Regno Unito, Stati Uniti, Giappone e Australia (81%), alla riduzione delle eccessive dipendenze commerciali da paesi come la Russia o la Cina (80%) e al rafforzamento della competitività dell’industria europea delle tecnologie pulite (80%).

    Per quanto riguarda il futuro, l’86% ritiene che le scorte di gas nell’UE debbano essere ricostituite per evitare il rischio di penuria, l’85% che l’UE debba promuovere la produzione di tecnologie pulite all’interno degli Stati membri e il 79% che le misure dell’UE debbano mirare a ridurre il consumo energetico. Il 75% dei rispondenti ritiene che l’UE debba finanziare progetti comuni nel campo della difesa per sviluppare capacità e tecnologie strategiche di difesa.

    Un’ampia maggioranza degli europei ritiene inoltre che la guerra in Ucraina dimostri la necessità per l’UE di garantire la propria sicurezza energetica ed economica (85%) e di rafforzare la cooperazione militare tra gli Stati membri (75%) continuando a mostrare solidarietà all’Ucraina (71%).

    Gli europei restano favorevoli a sostenere l’Ucraina e gli ucraini. L’86% approva che l’UE continui a fornire sostegno umanitario alle persone colpite dalla guerra, il 77% accetta che le persone in fuga dalla guerra siano accolte nell’UE e il 71% è favorevole all’imposizione di sanzioni economiche nei confronti della Russia. Quasi 2/3 degli europei, rispettivamente il 67% e il 65%, ritengono che l’UE debba sostenere il percorso dell’Ucraina verso l’integrazione europea e l’integrazione del paese nel mercato unico. Infine, il 65% è favorevole a un sostegno finanziario ed economico all’Ucraina e il 57% ritiene che l’UE debba sostenere l’acquisto e la fornitura di materiale di difesa e la formazione militare all’Ucraina.

    Ai cittadini intervistati è stato inoltre chiesto se una serie di valori sia incarnata meglio dall’UE, da altri paesi del mondo o da entrambi in egual misura. Circa la metà di essi ritiene che l’UE incarni meglio “il rispetto dei diritti e dei valori fondamentali” (53%), “l’uguaglianza e il benessere sociale” (50%), “la tolleranza e l’apertura agli altri” (49%) e “la pace” (48%), seguiti a ruota dalla “solidarietà con i paesi all’interno e all’esterno dell’UE” (46%) e dal “rispetto della natura e protezione del clima e dell’ambiente” (45%). Per ciascuno di questi valori, circa 1 rispondente su 6 ritiene che altri paesi li incarnino meglio e circa 1 su 4 dichiara di sentirsi rappresentato sia dall’UE che da altre entità.

    L’indagine Eurobarometro Flash sulle sfide e le priorità dell’UE nel 2023 è stata condotta nei 27 Stati membri tra il 24 e il 31 agosto 2023. Sono stati intervistati online 26 514 cittadini dell’UE.

  • Ma Sala conosce il problema?

    Una direttiva europea ha da tempo stabilito che, considerata la necessità ed urgenza di applicare tutto quanto necessario per realizzare l’economia circolare, ogni Stato Membro dovrà, entro l’inizio del 2025, istituire la raccolta differenziata anche per il tessile.

    Tale norma dovrebbe portare a notevoli risparmi, utili all’ambiente, specie per quanto riguarda la CO2: riciclare quanto è compreso nel settore abbigliamento è diventata una strada che può produrre sia ricchezza che miglioramento dell’aria e risparmio di acqua.

    L’Italia ha anticipato la data  al 1 gennaio 2022 ma dell’argomento si è parlato ben poco e sembrano non esserne a conoscenza non solo i cittadini ma, purtroppo, la maggior parte  dei rappresentanti delle istituzioni se è vero che sono poche le città italiane che hanno predisposto aree per il deposito degli indumenti da riciclare e che i cittadini non sanno dove eventualmente conferire quanto desiderano eliminare.

    Anche le campane della Caritas sono quasi introvabili e le amministrazioni comunali ignorano il problema con la conseguenza che molti indumenti finiscono nella spazzatura creando altro danno, inoltre  vi sono diversi contrasti tra le leggi nazionali e quelle regionali che impediscono il decollo del settore.

    Chissà se Sala, il sindaco di Milano, così attivo, anche troppo, per le piste ciclabili, il restringimento  delle strade, l’aumento del ticket di ingresso, anche ai residenti, e per quant’altro può valergli un patentino ecologista (anche se Milano rimane sporca, senza alberi, con marciapiedi rotti etc  etc,) conosce il problema e pensa di fare qualcosa di utile.

  • La Commissione approva una misura italiana da 52,3 milioni di € a sostegno di Leonardo

    La Commissione ha approvato, in conformità delle norme dell’Unione sugli aiuti di Stato, una misura italiana del valore di 52,3 milioni di € a sostegno di Leonardo S.p.A. per lo sviluppo di un modello industriale innovativo e completamente digitalizzato per la produzione e la gestione del ciclo di vita di componenti per aerostrutture complessi (il cosiddetto “progetto NEMESI”).

    L’obiettivo di questa misura è sostenere la ricerca e lo sviluppo di un nuovo modello industriale digitalizzato e automatizzato da applicare al processo di produzione e assemblaggio di strutture di fusoliera per aeromobili di trasporto regionale.

    Il progetto sarà realizzato in Campania, regione assistita, e prevede collaborazioni con l’Università di Napoli e con diverse imprese della regione, tra cui piccole e medie imprese. L’aiuto assume la forma di sovvenzione diretta a Leonardo S.p.A., a copertura di circa il 65% dei costi ammissibili.

  • Perché continuano ancora ad appoggiare un simile autocrate?

    Chi difende un colpevole si rende complice della colpa.

    Publilio Siro

    Il mese appena passato è stato un mese caldo, climaticamente parlando. È stato anche un periodo di vacanze, per coloro che potevano permettersi delle vacanze. Nonostante ciò, durante l’agosto scorso però sono state svolte anche delle attività a livello europeo. Attività durante le quali sono state discusse delle questioni riguardanti l’attuale situazione ed il futuro dell’Unione europea, nonché le realtà in singoli Paesi dell’Unione e di quelli che lì intendono aderire. Durante quelle attività si è discusso perciò sull’allargamento dell’Unione con diversi Paesi come l’Ucraina, la Moldavia, la Georgia e quelli dei Balcani occidentali. Tra il 21 ed il 22 agosto scorso ad Atene è stato celebrato il ventesimo anniversario del vertice di Salonicco. Mentre solo dopo una settimana, tra il 28 ed il 29 agosto, si è svolto a Bled, in Slovenia, il diciottesimo vertice del Forum strategico, durante il quale alti rappresentanti politici ed istituzionali dai vari Paesi, soprattutto dall’Europa centrale e Sud orientale, nonché rappresentanti di varie organizzazioni specializzate e quelle della società civile, da diversi Paesi europei, ma non solo, solitamente presentano delle idee e discutono sulle sfide e sui probabili sviluppi del futuro.

    Venti anni fa, a conclusione del semestre della presidenza della Grecia del Consiglio dell’Unione europea, a Salonicco, tra il 21 e 22 giugno 2003, è stato organizzato e svolto il vertice del Consiglio europeo. Alla fine del vertice si presentò anche un documento ufficiale, noto come la Dichiarazione di Salonicco. Un documento quello che ribadiva la necessità dell’adesione dei Paesi dei Balcani occidentali nell’Unione europea. I capi di Stato e di governo degli allora quindici Paesi membri dell’Unione hanno deciso sulla prospettiva europea dei Balcani occidentali. “Noi, Capi di Stato o di Governo degli Stati membri dell’Unione europea, degli Stati aderenti e candidati, dei potenziali candidati Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Serbia e Montenegro e il Presidente della Commissione europea, alla presenza del Presidente del Parlamento europeo, […] riuniti a Salonicco, abbiamo oggi convenuto quanto segue.”. Cosi cominciava il testo della Dichiarazione. Un testo che in 10 punti sanciva la strategia per rendere possibile l’adesione dei Paesi balcanici all’Unione europea. Il punto 2 affermava: “L’Unione europea ribadisce il suo sostegno inequivocabile alla prospettiva europea dei paesi dei Balcani occidentali. Il futuro dei Balcani è nell’Unione europea. Per i paesi dei Balcani occidentali, l’allargamento in atto e la firma del trattato di Atene nell’aprile 2003 sono motivo di stimolo e di incoraggiamento a percorrere lo stesso positivo cammino”. Mentre nel punto 4 della stessa Dichiarazione si affermava: “Riconosciamo che il processo di stabilizzazione e associazione (PSA) continuerà a costituire il quadro delle relazioni tra l’Europa e i paesi dei Balcani occidentali durante l’intero processo verso la futura adesione. Il processo e le prospettive che esso offre servono per ancorare le riforme nei Balcani occidentali secondo le stesse modalità del processo di adesione all’Europa centrale e orientale. I progressi compiuti da ciascun paese verso l’Unione europea dipenderanno dalla capacità degli stessi di rispettare i criteri di Copenaghen e le condizioni stabilite per il PSA e confermate nella dichiarazione finale del vertice di Zagabria del novembre 2000”.

    Proprio in occasione del ventesimo anniversario del vertice di Salonicco, il primo ministro greco ha organizzato una cerimonia commemorativa e di lavoro invitando i massimi rappresentanti governativi dei Paesi balcanici, sia di quelli che intendono aderire all’Unione europea, che quelli già membri dell’Unione. È arrivato a partecipare al vertice anche il presidente dell’Ucraina. Ospiti del primo ministro della Grecia erano anche il presidente del Consiglio europeo e la presidente della Commissione europea. C’era però anche un “grande assente”, il primo ministro albanese. Assente perché volutamente non è stato invitato dall’anfitrione. Bisogna sottolineare però che tra i due fino a qualche mese fa c’era un buon rapporto di collaborazione. Le cattive lingue dicevano che c’era anche un’intesa tra loro, legata al contenzioso tra i due paesi sul confine marino. Il nostro lettore è stato informato a tempo debito di questo contenzioso.  Il primo ministro greco, invece del suo omologo albanese, aveva invitato il presidente della repubblica dell’Albania. Ma quest’ultimo, da buon “ubbidiente collaboratore”, qual è, del primo ministro, che l’ha scelto e portato alla massima carica istituzionale dello Stato, ha declinato l’invito per degli “impegni precedentemente presi”. Il motivo del mancato invito al primo ministro albanese era dovuto ai recenti attriti tra la Grecia e l’Albania. Attriti causati dall’arresto, solo due giorni prima delle elezioni amministrative del 14 maggio scorso in Albania, di un candidato sindaco, rappresentante di una comunità di etnia greca, in un municipio sulla costa ionica albanese. Il nostro lettore è stato informato di questo clamoroso caso due settimane fa: “… nel frattempo in Albania continua ad essere in carcere una persona che vinse come sindaco durante le elezioni amministrative del 14 maggio scorso. Una persona arrestata in palese violazione della legge proprio due giorni prima delle elezioni. Lui è stato eletto sindaco proprio nel municipio dove si trova anche la villa governativa in cui è stata ospite la Presidente del Consiglio e la sua famiglia dal 14 al 17 agosto scorso. Si tratta di una zona dove si sta abusando dei terreni sulla costa ionica e che il sindaco eletto aveva promesso di mettere ordine. Ma adesso lui si trova ancora in prigione, in palese violazione delle leggi e delle convenzioni internazionali sul diritto dell’uomo”. Il nostro lettore è stato informato altresì, due settimane fa, che “… non a caso, il primo ministro della Grecia sta dichiarando che con le sue decisioni contro i diritti dell’uomo il primo ministro albanese non avrà mai l’appoggio della Grecia nel percorso europeista dell’Albania”. E come diretta conseguenza di questo attrito tra i due “… il primo ministro albanese non è stato invitato lunedì scorso, 21 agosto, alla cerimonia ospitata dal primo ministro greco per ricordare il vertice di Salonicco tenutosi venti anni fa, durante il quale si decise anche sul futuro europeista dei Balcani occidentali.” (Una visita dall’‘amico’ autocrate che doveva essere evitata; 22 agosto 2023).

    Tra il 28 ed il 29 agosto scorso in Slovenia, a Bled, una cittadina a nord-ovest della capitale slovena sull’omonimo lago, alle pendici delle Alpi Giulie, si è svolto il diciottesimo Forum strategico. Un Forum, quello di Bled, che è stato concepito e che funziona come una piattaforma dove si generano e si presentano delle idee e si discute di diversi temi e strategie di comune interesse che riguardano gli sviluppi sociali, economici e politici del futuro. Ogni anno, dal 2005, a fine agosto, il ministero degli esteri sloveno organizza proprio a Bled una conferenza internazionale, un forum strategico, sull’Europa centrale e Sud orientale. Quest’anno il tema della conferenza internazionale del Forum strategico di Bled era “La solidarietà per la sicurezza globale”. Ma viste le alluvioni dell’inizio mese in Slovenia, che hanno causato ingenti danni, alcuni morti e migliaia di persone costrette ad evacuare dalle proprie abitazioni, il tema del Forum strategico di quest’anno è stato in parte modificato. Durante il Forum si è svolto anche un dibattito fra i primi ministri dei Paesi dei Balcani occidentali. Alla fine di quella attività è stato ribadito che “L’allargamento dell’Unione europea ai Balcani occidentali può fare da traino per i processi di riforma nella regione, ma serve anche a soddisfare un maggiore bisogno di sicurezza dell’Unione europea”. Mentre la ministra slovena degli Esteri ha dichiarato, riferendosi agli sviluppi in seguito alla guerra in Ucraina, ma anche a quelli precedentemente accaduti, che “c’è un’atmosfera diversa nel Consiglio (europeo; n.d.a.), c’è la consapevolezza di potersi allargare ai Balcani occidentali”.

    Durante ed in seguito al Forum strategico di quest’anno a Bled, però, sono state pronunciate anche delle dichiarazioni, non in piena sintonia, da parte dei rappresentanti istituzionali dell’Unione europea. Il presidente del Consiglio europeo ha dichiarato: “Nel preparare la prossima agenda strategica dell’Union europea, dobbiamo porci un obiettivo chiaro. Credo che entro il 2030 dovremo essere pronti – da entrambe le parti – all’allargamento”. Aggiungendo che si tratta di “un obiettivo ambizioso, ma necessario”. Un obiettivo il quale “dimostra che facciamo sul serio”. In più il presidente del Consiglio europeo ha affermato che: “L’allargamento è e rimarrà un processo basato sul merito. L’adesione all’Unione comporta sia responsabilità che benefici. Per assumersi le prime e raccogliere i secondi in un ambiente altamente competitivo, bisogna essere pronti”. Dopo queste dichiarazioni del presidente del Consiglio europeo ha reagito anche la Commissione europea, tramite una sua portavoce. “La Commissione europea non è focalizzata sui termini di tempo durante il processo dell’allargamento dell’Unione europea, ma [è focalizzata] ad aiutare i Paesi candidati ad adempiere i criteri e ad essere pronti (all’adesione; n.d.a.)”. E rispondendo alle dichiarazioni del presidente del Consiglio europeo, lei ha detto: “La presidente della Commissione europea ha ribadito specificatamente come noi siamo impegnati per rendere l’allargamento un successo. Sempre abbiamo detto che l’allargamento è una priorità e i [Paesi] candidati devono aderire quando saranno pronti. Abbiamo lavorato strettamente con i [Paesi] candidati per aiutarli a compiere le riforme”. La portavoce della Commissione europea ha in più chiarito che non era a conoscenza se tra il presidente del Consiglio europeo e la presidente della Commissione europea ci fossero stati dei contatti prima che il presidente del Consiglio avesse fatto le sue dichiarazioni al Forum strategico di Bled, il 29 agosto scorso.

    Tra i partecipanti del sopracitato Forum strategico di Bled, c’era anche il primo ministro albanese. E dopo la sua ben evidenziata mancanza nel vertice di Atene, ha cercato di mettersi in mostra, come al solito. A Bled è stato “critico” con l’operato delle istituzioni europee, ha espresso il suo “rammarico” per il supporto che l’Unione europea sta dando all’Ucraina ma, alla fine, facendo il “figliol prodigo”, ha fatto un passo indietro. Niente di strano per uno come lui, voltagabbana all’estero, ma autocrate e corrotto in patria.. Basta che attiri l’attenzione. Il primo ministro albanese, riferendosi a quando aveva dichiarato prima il presidente del Consiglio europeo, ha detto: “Non credo che nel 2030 noi saremo nell’Unione europea”. E qui è stato sincero. L’autore di queste righe da tempo, fatti documentati alla mano, ha espresso la sua convinzione che il primo ministro albanese non vuole l’adesione dell’Albania all’Unione europea. Non gli conviene. Lui finge, ma non ha nessun interesse ad entrare, anzi! Ragion per cui sta continuamente e consapevolmente violando i criteri di Copenaghen e quanto prevede l’Accordo di Associazione e Stabilizzazione. Come il suo “amico e fratello”, il presidente della Turchia. Lui ha poi aggiunto ‘invidioso’”: “Chi deve attaccare chi in questo panel per avere l’adesione prima dell’Ucraina? La Bulgaria può attaccare la Macedonia del Nord, la Croazia può benissimo attaccare la Serbia, la Serbia il Kosovo, la Bosnia se stessa”. E poi, per togliersi un fastidioso sassolino dalla scarpa, e riferendosi alla Grecia, ha aggiunto: “E se noi [albanesi] chiediamo ai greci di farsi un favore, anche loro ci attaccheranno con grande piacere”! Ha finito questo ‘scenario guerresco’ dicendo: “Il Montenegro può giocare, può godere il sole, così che noi (i paesi balcanici; n.d.a.) tutti possiamo essere pronti ad unirci al treno con l’Ucraina.” (Sic!).

    Chi scrive queste righe avrebbe molto altro da aggiungere e continuerà a trattare questo argomento. Ma come spesso ha fatto, riferendosi all’atteggiamento degli alti rappresentanti delle istituzioni dell’Unione europea e di alcuni singoli Paesi membri, egli si chiede come mai continuano ancora ad appoggiare un simile autocrate? Perché, come ne era convinto Publilio Siro ventuno secoli fa, chi difende un colpevole si rende complice della colpa.

  • Il Consiglio europeo della ricerca assegna oltre 628 milioni di € a 400 ricercatori a inizio carriera

    Il Consiglio europeo della ricerca (CER) ha annunciato oggi i vincitori dell’ultima tornata di sovvenzioni di avviamento (Starting Grants). Il finanziamento – del valore di 628 milioni di € – aiuterà i ricercatori a inizio carriera ad avviare progetti, formare la propria équipe e perseguire le migliori idee scientifiche.

    Il finanziamento consentirà, ad esempio, di studiare l’atmosfera di Venere per comprendere meglio l’abitabilità al di fuori della Terra, analizzare i parassiti che causano la malaria o esaminare come gli algoritmi vengono impiegati sul luogo di lavoro per supervisionare i dipendenti. Sono compresi tutti i settori di ricerca, dalla fisica all’ingegneria, dalle scienze della vita alle scienze sociali e umane.

    Si stima che questa nuova tornata di sovvenzioni creerà circa 2.600 posti di lavoro per ricercatori post-dottorato, dottorandi e altro personale di ricerca.

    I vincitori, di 44 nazionalità diverse, continueranno i loro progetti in università e centri di ricerca di 24 Stati membri dell’UE e paesi associati a Orizzonte Europa. In questo ultimo bando, hanno presentato proposte 2 696 candidati, il 14,8% dei quali riceverà sovvenzioni.

    Le ricercatrici si sono aggiudicate il 43% delle sovvenzioni, in aumento rispetto al 39% del 2022.

  • L’apocalisse settimana dopo settimana

    Mentre noi blocchiamo gli Euro 5 e l’Europa deindustrializza il nostro sistema economico frutto di decenni di investimenti finanziari e professionali, la Cina costruisce una centrale e mezzo a carbone ogni settimana.

    Esattamente come è precedentemente successo con il tessile abbigliamento, disintegrato da un sistema industriale dell’estremo Oriente con dei costi di manodopera e soprattutto con normative relative alla sicurezza del prodotto e dei lavoratori inesistenti, lo stesso destino viene riservato alla locomotiva industriale del settore Automotive.

    Il sistema Automotive cinese, infatti, si avvale, grazie al monopolio cinese sulle terre rare supportato da un sistema energetico che trae la propria forza principalmente dalle centrali a carbone, di costi complessivi sicuramente ridicoli rispetto a quelli europei.

    Ancora una volta emerge evidente come l’adozione di una falsa ideologia ambientalista rappresenti semplicemente una battaglia politica, portata avanti da quelle componenti che hanno perso il proprio riferimento nel sistema socialista dell’est Europa.

    Nel terzo millennio viene adottata dai vertici europei la strategia di “Insider Enemy” ed il cavallo di Troia viene rappresentato dall’ideologico approccio all’ambiente ma che come obiettivo ha la distruzione del nostro sistema industriale, economico ma soprattutto politico.

    Mai come ora, la Cina diventa sempre più forte non solo per gli effetti delle proprie scelte strategiche lontane anni luce da ogni minima attenzione all’ambiente.

    Un fondamentale supporto della strategia cinese viene dall’incompetenza assoluta di una classe dirigente europea e dei diversi Stati che la compongono la quale sta regalando tutti i primati tecnologici ed industriali ad un paese che rappresenta la prima fonte di inquinamento del mondo.

    Pur essendo l’Europa ce l’Italia i minori responsabili dell’inquinamento globale a causa di un talebano approccio alla questione climatica, si stanno regalando tutte le immense eccellenze industriali e professionali al più grosso inquinatore della Terra.

  • Una mostra itinerante celebra il 30º anniversario del mercato unico

    Ha preso il via da Trieste un tour che celebra il 30º anniversario del mercato unico, mettendone in risalto il successo e coinvolgendo i cittadini nelle discussioni sul suo futuro. Il tour metterà in luce i numerosi vantaggi e opportunità offerti del mercato unico mediante attività interattive, giochi stimolanti e dialoghi approfonditi. Il viaggio proseguirà attraversando l’Europa, con tappe in Ungheria, Romania, Bulgaria, Spagna, Portogallo e Francia fino alla fine dell’anno. Molte altre destinazioni sono previste per il 2024.

    Dall’inizio dell’anno sono stati organizzati numerosi dibattiti, conferenze ed eventi con le parti interessate in tutta l’UE per celebrare i risultati del mercato unico e incoraggiare la riflessione sul suo futuro.

    Nel marzo di quest’anno la Commissione ha pubblicato una comunicazione in cui celebra il 30º anniversario del mercato unico, che è uno dei principali successi e motori dell’integrazione europea. Istituito il 1º gennaio 1993, il mercato unico europeo consente a beni, servizi, persone e capitali di circolare liberamente nell’UE, facilitando la vita delle persone e offrendo nuove opportunità alle imprese. Oggi più che mai è un importante fattore di resilienza economica dell’Europa durante le crisi e le conferisce un peso geopolitico cruciale che rafforza la posizione e l’influenza dell’UE nel mondo.

  • Nella sede della Rappresentanza della Commissione europea a Milano la conferenza stampa di presentazione di Trieste Next 2023

    Venerdì 8 settembre alle ore 11.00 presso la Sala Blu della Rappresentanza della Commissione europea a Milano (Corso Magenta 59, Milano) si svolgerà la conferenza stampa di presentazione della dodicesima edizione di Trieste Next, il festival della ricerca scientifica a Trieste.
    Durante l’incontro sarà presentato in anteprima nazionale il programma della manifestazione, con approfondimenti su contenuti e ospiti. Il titolo di questa edizione è Un mondo nuovo. Scienza, cultura e innovazione per un futuro sostenibile e diversi saranno i temi trattati, accomunati dal filo conduttore della sostenibilità. Inoltre, durante Trieste Next sarà annunciato e premiato il libro vincitore della prima edizione del Premio Science Book of the Year. Come ogni anno, infine, parteciperanno al festival centinaia di scienziati e scienziate ed esperti e divulgatori da tutto il mondo.
    Il calendario completo della manifestazione sarà disponibile sul sito di Trieste Next (www.triestenext.it).

     

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