In attesa di Giustizia: insurrezione ed amnesia
Magistrati, Pubblici Ministeri, Giudici di Tribunale e delle Corti, toghe rosse della rivoluzione e delle legioni, ascoltate! L’ora segnata dal destino bussa alle porte delle nostre aule…l’ora, l’ora delle decisioni irrevocabili: la dichiarazione di guerra è già stata consegnata ai Presidenti di Camera e Senato!
Così, in buona sostanza, suona la chiamata alle armi dell’Associazione Nazionale Magistrati nel giorno più buio della sua storia: l’approdo al Parlamento del disegno di legge di origine governativa sulla separazione delle carriere che, fino ad ora, era riuscita a prevenire ed evitare.
Il Presidente dei pasdaran dell’ANM, Giuseppe Santalucia, accanito avversario la riforma, è uno che, non a caso, ha saltabeccato tra uffici inquirenti e giudicanti ed ha alle spalle una brillante carriera fuori ruolo come vice e poi capo dipartimento dell’Ufficio Legislativo del Ministero della Giustizia, senza contare altri incarichi di prestigio come magistrato addetto al Massimario della Cassazione (una struttura che con criteri quanto meno nebulosi seleziona le sentenze che vanno, poi, a blindare la giurisprudenza sulla base di precedenti decisioni) ed ha fatto esperienza anche presso l’Ufficio Studi del CSM, ed è proprio dalla voce di Santalucia che viene annunciata una mobilitazione articolata dell’intero Ordine Giudiziario.
Dissotterrando l‘ascia di guerra, con minaccia di ricorrere ad un’astensione dalle attività giudiziarie senza precedenti, la magistratura associata intende, altresì, dar vita ad una campagna di sensibilizzazione del popolo italiano aggiungendone una nuova alle trite litanie con le quali viene ferocemente avversata questa riforma: la separazione delle carriere indebolirebbe le garanzie riservate ai cittadini dalla Costituzione, contrasta il loro interesse ad una giustizia giusta.
Permane misterioso quale potrà essere in tutto ciò il contributo degli italiani che in tempi recenti hanno sottoscritto massicciamente un legge di iniziativa popolare proprio per la separazione delle carriere ed hanno votato una maggioranza parlamentare che l’aveva nel programma di governo…forse è un caso di amnesia ma le amnesie del sindacato delle toghe non finiscono qui: paventano una assimilazione del nostro processo penale al sistema americano – dove da sempre vi è la separazione delle carriere – che sarebbe privo di garanzie perché, tra l’altro, non è previsto il giudizio di appello, ed i P.M. sono sottoposti al potere politico. Per la verità, negli USA si può fare una sterminata quantità di appelli e ricorsi (persino per inadeguatezza della difesa mentre proprio da noi c’è la tendenza a marginalizzare gli uni e gli altri) e che i Pubblici Ministeri, diversamente da quanto accade ed accadrebbe in Italia anche dopo la riforma, siano connotati da una matrice politica perché elettivi, peraltro come i giudici. Tutto ciò a tacere del fatto che da quel sistema la nostra Cassazione, con il contributo dell’ufficio del Massimario di cui Santalucia ha fatto parte, stia mutuando il meccanismo della Corte Suprema che blinda i precedenti al punto che se è stato deciso che Gesù è morto di freddo da quella giurisprudenza è quasi impossibile discostarsi anche nei giudizi di grado inferiore. Amnesie.
Naturalmente viene riproposto il timore della perdita di indipendenza della magistratura, non si sa bene in base a cosa posto che è assicurata dalla Costituzione sia ai giudicanti che ai pubblici ministeri in più articoli e con garanzie specifiche e che il giusto processo (articolo 111) sia affidato ad un giudice terzo, cioè senza “apparentamenti” con le altre parti. Ancora amnesie… In ultimo, la preoccupazione è che verrebbe limitata la possibilità di maturare esperienze diverse che arricchiscono il sapere e la cultura dei magistrati, come se la specializzazione in un settore debba essere vista un limite.
L’ANM – così solerte in questo caso – sembra essersi dimenticata che anche altri problemi avrebbero meritato una civile mobilitazione da parte di coloro che amministrando la giustizia decidono della vita dei cittadini e, solo per citarne un paio come esempio, non si sono annotate manifestazioni di ansia con riferimento al fenomeno dei suicidi in carcere o alla mancanza di strutture adeguate per accogliere i condannati affetti da malattie mentali che vengono incarcerati senza adeguate terapie insieme agli altri detenuti. Amnesie, succede…