aiuti

  • La Commissione autorizza anticipi più elevati della politica agricola comune agli agricoltori dell’UE

    La Commissione ha autorizzato gli Stati membri dell’UE a versare anticipi più elevati dei fondi della politica agricola comune (PAC) ai produttori agricoli, contribuendo così ad affrontare i problemi di liquidità che molti di loro incontrano attualmente.

    A condizione che gli Stati membri si avvalgano dell’autorizzazione, a partire dal 16 ottobre gli agricoltori potranno ricevere in anticipo fino al 70% dei pagamenti diretti, rispetto al 50% attuale. Analogamente i pagamenti anticipati per interventi basati sulle superfici e sugli animali nell’ambito dello sviluppo rurale possono essere aumentati fino all’85% invece del consueto 75%.

    Gli agricoltori dell’UE continuano ad affrontare problemi di liquidità, in particolare a causa di eventi meteorologici estremi che negli ultimi anni hanno avuto ripercussioni sulla resa delle colture, e per via degli elevati tassi di interesse sui mercati finanziari europei e dei prezzi elevati dei fattori di produzione agricoli e delle materie prime.

    Per rispondere a queste sfide e in linea con uno degli obiettivi fondamentali della politica agricola comune, vale a dire fornire una rete di sicurezza economica per gli agricoltori dell’UE, vari Stati membri hanno fatto richiesta di questa autorizzazione. La Commissione si è adoperata prontamente per fornire il sostegno necessario agli agricoltori dell’UE, garantendo nel contempo la certezza del diritto per gli Stati membri. Oltre a diverse misure che hanno introdotto una maggiore flessibilità per gli agricoltori e le amministrazioni nazionali adottate all’inizio di quest’anno, la Commissione ha anche distribuito parte della riserva agricola agli agricoltori di alcuni Stati membri che hanno incontrato notevoli difficoltà a causa di fenomeni meteorologici eccezionali.

  • Dalla Commissione UE 750 milioni di euro a sostegno delle imprese italiane

    La Commissione europea ha approvato un regime italiano da 750 milioni di euro a sostegno delle piccole e medie imprese (PMI) e delle imprese a media capitalizzazione nel contesto della guerra della Russia contro l’Ucraina. Tali misure aiuteranno ad accelerare la transizione verde e ridurre la dipendenza dai combustibili.

    Nell’ambito del regime, gli aiuti assumeranno la forma di garanzie statali a sostegno delle PMI e delle imprese a media capitalizzazione colpite dalla crisi energetica, in modo da garantire che i beneficiari abbiano accesso a una liquidità finanziaria sufficiente. La garanzia, che sarà concessa entro il 30 luglio 2024, non supererà 280.000 euro per impresa attiva nella produzione primaria di prodotti agricoli, 335.000 euro per impresa attiva nei settori della pesca e dell’acquacoltura e 2 milioni di euro per impresa attiva in qualunque altro settore.

  • Gli anziani non autosufficienti crescono e le risorse sono ancora ferme a 530 euro al mese e 18 ore di infermiere all’anno

    Bastano 530 euro al mese per una badante? Calcolando che la badante, ove non sia in nero, è una dipendente a tutti gli effetti, e percepisce quindi la tredicesima, i contributi previdenziali, le ferie pagate (durante le quali va sostituita con altra badante, a sua volta remunerata), la cifra appare piuttosto scarsa. Ma tant’è, questo è quello che passa il convento: l’indennità di accompagnamento corrisposta dallo Stato a chi non è in grado di alzarsi, lavarsi e vestirsi da solo e non sia ricoverato presso una struttura per anziani è questa. Anche nel caso in cui anziano da assistere sia afflitto da demenza e debba essere monitorato 24 ore su 24.

    Come riporta Simona Ravizza in un reportage su Sette del Corriere della Sera, le badanti in Italia sono 1 milione e 6 volte su 10 non sono in regola. Ma peggio ancora sta l’anziano che vive a casa e che abbia bisogno di assistenza infermieristica. Sottolinea ancora Ravizza: «Gli 858.722 che oggi hanno un infermiere che va a casa per la cosiddetta assistenza domiciliare integrata (Adi) finanziata dal servizio sanitario nazionale ce l’hanno per un massimo di 18 ore l’anno». Fatti due conti, chi ha bisogno di un infermiere può averlo per 1 ora e 15 minuti al mese. E infatti, si legge ancora nel reportage di Sette, «Adesso il Pnrr ci dà 2,72 miliardi di euro per raddoppiare (o quasi) il numero di anziani assistiti di qui al 2026. Ma se parallelamente non viene aumentato il monte-ore dell’assistenza, il problema resta. Non risolve la situazione neppure che 131mila beneficino dei servizi sociali del Comune che mandano qualcuno che aiuta ad alzarsi, mangiare e vestirsi (Sad). La frammentazione e la duplicazione dei servizi porta con sé l’inefficacia degli interventi. Come se non bastasse per ricevere gli aiuti è necessario fare ogni volta una domanda diversa con un’odissea tra sportelli e commissioni anche se l’ente statale che li eroga è sempre lo stesso, l’Inps».

    Il sistema potrebbe cambiare, perché il governo ha recentemente predisposto il decreto di attuazione della riforma del settore approvata nel 2023. Intanto però la situazione è questa: «Il riconoscimento dell’invalidità civile al 100% per chi è cieco, sordo o ha un’ autonomia limitata serve per accedere ai benefici economici come le pensioni, ma anche per l’esenzione dal ticket sanitario, le protesi e gli ausili. Ebbene, una volta ottenuta, l’invalidità civile non dà automaticamente diritto all’indennità di accompagnamento (indipendente dal reddito). Così, come già ricostruito per la rubrica ‘Dataroom’ sempre del Corriere della Sera, dopo avere fatto la trafila all’Inps per ottenere l’invalidità, per avere anche i 530 euro mensili bisogna: rivolgersi al medico di famiglia che fa una certificazione; inviarla all’Inps per ottenere un codice identificativo; fare una visita medica all’Asl; presentare la domanda (via web o patronato). Il caso viene poi esaminato da una commissione presieduta da un medico Inps che rilascia il verbale di indennità civile; segue infine la compilazione del modulo AP70 che consente di ricevere dalla stessa Inps l’indennità di accompagnamento. Altro giro infernale di giostra, nuovi documenti da presentare per ottenere i benefici collegati alla legge 104, cioè i permessi o i congedi per chi ha un familiare disabile a carico». Va da sé che tutto questo postula a monte una dimestichezza col digitale che non è così scontata, neanche tra i figli di chi è anziano e dunque a sua volta non è proprio un millennio nato e cresciuto col web. Ma non finisce qui: «Per gli aiuti di competenza locale che sono l’infermiere a casa (Adi), l’accesso a strutture semidiurne, le protesi e pannoloni bisogna fare ancora altre domande a commissioni diverse anche se il referente è sempre l’Asl; e per i voucher per l’assistenza domiciliare del Comune (Sad) è necessario rivolgersi ai Servizi sociali». L’implementazione della riforma dovrebbe portare all’introduzione «di una ‘Valutazione nazionale unica’ che garantisce l’accesso simultaneo a tutte le prestazioni di competenza statale di cui un non autosufficiente ha diritto in base alla sua gravità» e che «sarà anche trasmessa in via informatica alle nuove ‘Unità di Valutazione Multidimensionale locali’ senza ulteriori adempimenti. Per attivare i servizi il cittadino si rivolgerà a presidi territoriali ben identificabili, tipo le Case della Comunità».

    Per gli anziani che non vengono mandati in apposite strutture, la riforma prevede ancora maggiori risorse pubbliche: «Il Consiglio dei ministri ha proposto una sperimentazione per il 2025-2026 rivolta a persone 80+ con bisogni gravi e ridotte disponibilità economiche che avranno a disposizione 850 euro mensili da impiegare per acquistare assistenza (da badanti o cooperative). Li potranno ricevere 29.400 anziani nel 2025 (1,9% dei beneficiari indennità) e 19.600 nel 2026 (1,2%)».

    Per quel che riguarda gli anziani non tenuti a casa, invece, la situazione ad oggi è questa: «Nelle case di riposo in Italia ci sono all’incirca 200-250 mila posti. Il costo dipende dal grado di autosufficienza dell’anziano: dai 2.400 agli oltre 4.000 euro al mese, a seconda delle Regioni, e le cifre delle rette mensili sono in aumento costante. La metà del costo è coperto dal finanziamento pubblico (fermo da anni), l’altra metà a carico dell’ospite. Business in eterna espansione per le società private profit, colpo letale ai risparmi di una vita per l’ospite e i suoi familiari. La degenza media è di 12 mesi: si porta la persona anziana nella casa di riposo quando non è proprio più possibile gestirla fuori».

    Infine, qualche dato prospettico, sempre tratto dal reportage di Sette: «Nei prossimi 30 anni il numero di over 80 andrà quasi al raddoppio: dai 4,4 milioni di oggi ai 7,9 milioni del 2050. Chi curerà così tanti anziani, i figli del babyboom degli Anni 60? Allora le nascite erano 900 mila l’anno. I figli e i nipoti in grado di aiutarci in vecchiaia saranno molti di meno. Le nascite tra il 1990 e il 2000 scendono intorno ai 550 mila l’anno: e i figli dei figli sono ancora meno perché nel 2020 i neonati crollano a 400 mila».

  • Ponte aereo dell’UE per l’Afghanistan in aiuto a seguito dei terremoti

    A seguito della serie di terremoti che hanno colpito l’Afghanistan occidentale all’inizio di questo mese, è atterrato a Herat un ponte aereo umanitario dell’UE con un carico di 92 tonnellate di beni essenziali per la popolazione colpita. Sul totale, l’UE ha donato 57 tonnellate provenienti dalle sue scorte custodite a Dubai, costituite da coperte e dispositivi per la preparazione delle tende all’inverno. 20 tonnellate di medicinali sono state inviate dall’Organizzazione mondiale della sanità e 15 tonnellate di prodotti alimentari dal Programma alimentare mondiale.

    Un secondo e un terzo volo sono previsti a breve da Brindisi e Dubai per Herat e Kabul. Nella stiva trasporteranno contributi in natura dall’Irlanda e dall’Italia e forniture di soccorso da parte dei partner umanitari dell’UE. La Francia sta inoltre rafforzando la capacità di trasporto e di deposito degli aiuti.

  • Dall’UE30 milioni di euro all’Italia per sostenere l’agricoltura, la pesca e l’acquacoltura

    La Commissione ha approvato misure di aiuto italiane per circa 30 milioni di € a sostegno di imprese attive nei settori dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca e dell’acquacoltura nel contesto della guerra della Russia contro l’Ucraina. Il regime è stato approvato nell’ambito del quadro temporaneo di crisi e transizione per gli aiuti di Stato che la Commissione ha adottato il 9 marzo 2023 per sostenere misure in settori che sono fondamentali ai fini dell’accelerazione della transizione verde e la riduzione della dipendenza dai combustibili. Il nuovo quadro modifica e proroga in parte il quadro temporaneo di crisi adottato il 23 marzo 2022 per permettere agli Stati membri di sostenere l’economia sullo sfondo dell’attuale crisi geopolitica e già modificato il 20 luglio 2022 e il 28 ottobre 2022.

    In base al regime, gli aiuti saranno di importo limitato e avranno la forma di garanzie su prestiti, fino ad un massimo di 250 000 € per beneficiario. Scopo della misura è sostenere il fabbisogno di liquidità dei beneficiari ammissibili, colpiti dall’attuale crisi geopolitica.

    La Commissione ha constatato che il regime italiano rispetta le condizioni stabilite nel quadro temporaneo di crisi e transizione. In particolare, gli aiuti i) non supereranno il massimale di 250 000 € per beneficiari attivi nella produzione primaria nel settore dell’agricoltura, di 300 000 € per beneficiari attivi nei settori della pesca e dell’acquacoltura e di 2 milioni di € per beneficiari operanti in tutti gli altri settori; e ii) saranno concessi entro il 31 dicembre 2023. La Commissione ha concluso che il regime italiano è necessario, adeguato e proporzionato per porre rimedio a un grave turbamento dell’economia di uno Stato membro

  • Alluvioni: l’UE mobilita attrezzature di emergenza per assistere le autorità italiane

    A seguito di una nuova richiesta di assistenza da parte dell’Italia, l’UE ha mobilitato offerte di attrezzature di pompaggio provenienti da Austria, Bulgaria, Germania, Francia, Polonia, Romania, Slovenia e Slovacchia attraverso il meccanismo di protezione civile dell’UE per aiutare le autorità italiane a far fronte alle gravi inondazioni. La richiesta è stata presentata a seguito di condizioni meteorologiche avverse in Italia che hanno provocato inondazioni e frane negli ultimi giorni, colpendo in particolare la regione centro-settentrionale dell’Emilia-Romagna.

    Il 21 maggio le autorità italiane hanno attivato il meccanismo di protezione civile dell’UE. La richiesta di assistenza riguarda le attrezzature di pompaggio ad alta capacità del pool europeo di protezione civile.

    Il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze dell’UE è in costante contatto con le autorità italiane, che stanno attualmente valutando le offerte, e l’UE è pronta a fornire ulteriore aiuto se necessario.

    Il servizio Copernicus dell’UE ha inoltre fornito una mappatura satellitare di emergenza delle zone colpite, a seguito di una richiesta dell’autorità italiana di protezione civile del 16 maggio.

    Quando un’emergenza supera le capacità di risposta di un paese in Europa e nel resto del mondo, il paese può chiedere assistenza attraverso il meccanismo di protezione civile dell’UE. La Commissione europea svolge un ruolo fondamentale nel coordinare la risposta alle catastrofi a livello mondiale. Dalla sua istituzione nel 2001, il meccanismo di protezione civile dell’UE è stato attivato per oltre 600 emergenze e crisi all’interno e all’esterno dell’UE. Il meccanismo di protezione civile dell’UE mira a rafforzare la cooperazione tra i 27 Stati membri e i 9 Stati ora partecipanti (Islanda, Norvegia, Serbia, Macedonia del Nord, Montenegro, Turchia, Bosnia-Erzegovina, Albania e, più recentemente, Ucraina) nel campo della protezione civile al fine di migliorare la prevenzione, la preparazione e la risposta alle catastrofi.

    Un approccio comune contribuisce inoltre a mettere in comune le competenze e le capacità degli operatori di primo intervento, ad evitare la duplicazione degli sforzi di soccorso e a garantire che l’assistenza risponda alle esigenze delle persone colpite. La messa in comune delle capacità e delle conoscenze in materia di protezione civile consente una risposta collettiva più forte e coerente.

    Il meccanismo contribuisce inoltre a coordinare le attività di preparazione e prevenzione delle catastrofi delle autorità nazionali e contribuisce allo scambio delle migliori pratiche, facilitando così lo sviluppo continuo di norme comuni più rigorose che consentano alle squadre di comprendere meglio i diversi approcci e di lavorare in modo intercambiabile in caso di catastrofi.

  • L’Ucraina aderisce al meccanismo di protezione civile dell’UE

    L’Ucraina è diventata uno Stato partecipante al meccanismo di protezione civile dell’UE, il quadro di solidarietà europeo che sostiene i paesi colpiti da un disastro. A Kiev, il Commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, ha firmato ufficialmente a nome dell’Unione europea un accordo che garantisce all’Ucraina piena adesione al meccanismo. Durante la visita, il Commissario ha partecipato all’International Summit of Cities and Regions con il Presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy, la Vice Prima ministra Olha Stefanishyna, il Ministro degli Affari interni Ihor Klymenko e il Capo del Servizio per le emergenze Serhiy Kruk.

    Il meccanismo di protezione civile dell’UE ha erogato assistenza emergenziale all’Ucraina da tutta Europa sin dall’inizio della guerra di aggressione intrapresa dalla Russia a febbraio 2022. Grazie alla più vasta e lunga operazione intrapresa ad oggi, il meccanismo ha consentito l’invio di più di 88.000 tonnellate di presidi salvavita, cibo e medicinali. Più di 1.000 generatori di energia interamente finanziati dall’UE sono stati recentemente inviati in Ucraina dalle riserve energetiche strategiche del dispositivo rescEU. Essendo ora membro a pieno titolo, l’Ucraina potrà inviare aiuti tramite il meccanismo qualora un altro paese dovesse trovarsi in una situazione di crisi.

    L’UE ha inoltre stanziato ulteriori 55 milioni di € di finanziamenti umanitari per l’Ucraina in aggiunta ai 145 milioni già forniti all’inizio di quest’anno. Questi nuovi finanziamenti saranno utilizzati in preparazione al prossimo inverno.

  • La Commissione approva un regime italiano da 34,4 milioni di euro a sostengo delle aziende

    La Commissione europea ha approvato un regime italiano da 34,4 milioni di € a sostegno delle aziende nel contesto della guerra della Russia contro l’Ucraina.
    La misura sarà accessibile ai datori di lavoro attivi nei settori siderurgico, del legno, della ceramica, automobilistico e dell’agroindustria. Per essere ammissibili, le aziende devono aver sospeso le proprie attività nel periodo compreso tra il 22 marzo e il 31 maggio 2022 a causa dell’invasione russa dell’Ucraina. Nell’ambito del regime, l’aiuto assumerà la forma di esenzione dal pagamento degli oneri sociali dovuti per ciascun mese del suddetto periodo, fino a 2 milioni di € per azienda, oppure fino a 250.000 € per azienda attiva nella produzione primaria di prodotti agricoli.

    La Commissione ha constatato che il regime italiano è in linea con le condizioni stabilite nel quadro temporaneo di crisi. In particolare, l’aiuto i) non supererà i 250.000 € per azienda attiva nella produzione primaria di prodotti agricoli e i 2 milioni di € per azienda attiva in tutti gli altri settori; e ii) sarò concesso entro il 31 dicembre 2023.

  • Ucraina: al varo programma UE di accoglienza invernale e aiuti umanitari per 175 milioni di €

    La Commissione europea ha annunciato un nuovo programma di ricoveri di emergenza e strutture invernali per l’Ucraina, mentre la guerra della Russia continua a distruggere le infrastrutture civili. La Commissione ha inoltre stanziato ulteriori 175 milioni di € in assistenza umanitaria a sostegno dei più bisognosi in Ucraina e Moldova.

    L’annuncio è arrivato mentre il Commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, era proprio in visita in Ucraina per contribuire al coordinamento di una delle operazioni di risposta emergenziale tra le più vaste dell’UE.

    Durante la visita ha incontrato il Presidente Volodymyr Zelenskyy, la Vice Premier per l’Integrazione europea ed euro-atlantica Olga Stefanishyna, il Ministro degli Affari esteri Dmytro Kuleba, il Ministro dell’Interno Denys Monastyrsky e il Ministro delle Comunità e dei Territori Oleksiy Chernyshov.

  • Team Europa ha fornito 47,7 miliardi di euro per aiutare i suoi partner ad affrontare la pandemia e le sue conseguenze

    Da quando è scoppiata la pandemia di COVID-19, all’inizio del 2020, gli Stati membri dell’UE e gli istituti finanziari europei, nell’ambito di Team Europa, hanno erogato 47,7 miliardi di € per aiutare i paesi partner ad affrontare la pandemia e le sue conseguenze, mantenendo le promesse con risultati concreti. La cifra supera di gran lunga il pacchetto di sostegno di Team Europa inizialmente promesso nella primavera del 2020, pari a 20 miliardi di €, che ora è salito a 53,7 miliardi di €.

    La risposta di Team Europa al COVID-19 sostiene oltre 140 paesi partner. Dei 53,7 miliardi di € complessivi mobilitati finora dal pacchetto Team Europa, al 31 dicembre 2021 erano stati erogati 47,7 miliardi di €:

    • 3 miliardi di € per rispondere alle esigenze umanitarie di emergenza
    • 10,6 miliardi di € per rafforzare i sistemi sanitari, idrici e igienico-sanitari
    • 34,1 miliardi di € per mitigare le conseguenze socioeconomiche della pandemia, tra cui la perdita di posti di lavoro e le difficoltà nel settore dell’istruzione.

    A fine 2021 Team Europa aveva erogato l’88,8% dei 53,7 miliardi di € impegnati. Nell’aprile 2021 gli esborsi erano arrivati a 34 miliardi di € e alla fine del 2021 avevano raggiunto 47,7 miliardi di € (+13,7 miliardi di €).

    Al 31 dicembre 2021 lo stato degli esborsi rispetto agli impegni era il seguente:

    • vicinato: 13,6 miliardi di € su 15,6 miliardi di €
    • Africa subsahariana: 8,3 miliardi di € su 9,0 miliardi di €
    • Balcani occidentali e Turchia: 6,8 miliardi di € su 7,6 miliardi di €
    • Asia e Pacifico: 4 miliardi di € su 4,3 miliardi di €
    • America latina e Caraibi: 2,5 miliardi di € su 3,2 miliardi di €
    • Africa, Caraibi e Pacifico, regionali: 539 milioni di € su 743 milioni di €
    • territori d’oltremare e Groenlandia: 579 milioni di € su 631 milioni di €
    • programmi globali: 8,6 miliardi di € su 9,7 miliardi di €

    Il pacchetto “Team Europa” è stato lanciato l’8 aprile 2020 per sostenere i paesi partner dell’UE nella lotta contro la pandemia di COVID-19 e le sue conseguenze. Il sostegno finanziario inizialmente promesso era pari a circa 20 miliardi di € e comprendeva risorse provenienti dall’UE, dai suoi Stati membri e dalle istituzioni finanziarie, in particolare la Banca europea per gli investimenti e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo.

    Gli impegni finanziari sono poi raddoppiati fino a raggiungere i 40,5 miliardi di € a gennaio 2021. Ad aprile 2021 erano ulteriormente aumentati a 46 miliardi di €, e poi a 53,7 miliardi di € alla fine del 2021.

    Questo sostegno collettivo mondiale è incentrato: 1) sulla risposta d’emergenza e sulle esigenze umanitarie immediate; 2) sul rafforzamento dei sistemi sanitari, idrici, igienici e alimentari e 3) sull’attenuazione delle conseguenze sociali ed economiche della pandemia.

    Fonte: Commissione europea

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