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  • Aumentano i casi di influenza aviaria, allerta negli allevamenti

    Aumentano in Italia i casi di influenza aviaria tra gli uccelli selvatici ed il timore è quello di un salto di specie del virus anche verso l’uomo. Per questo l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale hanno invitato tutti i Paesi ad innalzare il livello di allerta sull’arrivo di una nuova pandemia di influenza nella popolazione umana sostenuta da un virus di origine aviaria, ed il ministero della salute italiano ha invitato le Regioni a rafforzare la sorveglianza anche se, al momento, non si registrano focolai di aviaria negli allevamenti di pollame nel nostro Paese.

    Secondo i dati epidemiologici del Centro di referenza nazionale ed europeo per l’influenza aviaria presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), in Italia la circolazione del virus H5N1 è infatti in aumento ra gli uccelli selvatici, con il rischio che questi possano trasmettere il virus agli allevamenti avicoli. Il ministero della Salute ha per questo diramato una nota, indirizzata a tutti i Servizi veterinari regionali e agli Istituti Zooprofilattici, in cui ravvisa la necessità di rafforzare la sorveglianza dei volatili selvatici e l’applicazione delle misure di biosicurezza negli allevamenti avicoli. La diffusione fra gli uccelli selvatici «è in crescita, in Italia come nel resto del mondo – afferma Calogero Terregino, direttore del Centro di referenza per l’influenza aviaria – Nel nostro Paese, i casi di H5N1 nell’avifauna interessano principalmente Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. Il ministero ha evidenziato come tale situazione costituisca un rischio costante per gli allevamenti di volatili domestici e come Centro di referenza stiamo monitorando l’evoluzione dell’epidemia su tutto il territorio nazionale».

    Al momento comunque, fa sapere Lara Sanfrancesco, direttore di Unaitalia, associazione delle imprese della filiera avicola italiana, «non ci sono focolai di aviaria negli allevamenti italiani, ma vista l’alta circolazione nelle specie selvatiche stiamo quotidianamente in contatto con le autorità veterinarie. Abbiamo avviato le misure del sistema di biosicurezza: mezzi di trasporto sanificati e ad esempio chiunque entri negli allevamenti professionali deve avere calzari e tute disinfettati e usa e getta». Unitalia guarda con favore anche alla vaccinazione degli animali, i cui trial stanno avendo risultati incoraggianti.

    Negli uccelli selvatici a partire da settembre 2022 sono stati ufficialmente confermati 79 casi di positività fra gabbiani (19), alzavole (13), germani (10) e in altri esemplari di rapaci. Negli uccelli domestici la situazione è più favorevole, dopo l’ondata epidemica che ha investito prevalentemente il nordest nell’inverno 2021-2022, con 317 focolai negli allevamenti. L’ultimo focolaio nel pollame in Italia risale infatti al 23 dicembre 2022. I focolai sono stati riscontrati principalmente in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. In Italia non sono stati registrati casi tra i mammiferi, tuttavia sono previste attività di monitoraggio anche in queste specie. Alcuni animali, come i visoni, potrebbero infatti consentire il riassortimento genetico di diversi virus influenzali, da cui possono emergere varianti virali più pericolose per gli animali e l’uomo. Sono attualmente in corso all’IZSVe studi per approfondire le caratteristiche genetiche e biologiche del ceppo identificato nei visoni in Spagna. Gli studi finora condotti dall’IZSVe indicano comunque un’evoluzione solo parziale del virus che, per il momento, non è in grado di causare un contagio inter-umano. Non si può escludere però che il virus in futuro possa acquisire caratteristiche tali da renderlo trasmissibile da uomo a uomo anche se dalla sua comparsa, nel 1996 in un allevamento di oche in Cina, il virus H5N1 ha provocato casi di infezione anche tra gli esseri umani ma con una frequenza sporadica e in particolari condizioni.

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