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L’Unione europea: espressione del ritardo culturale

La decisione della Commissione europea di non approvare la fusione tra le due aziende, francese e tedesca, Alstom e Siemens rappresenta il ritardo culturale, economico e storico della classe dirigente europea.

Il Prof. Monti ha ricordato, sulle pagine del Corriere della Sera, come il principio della concorrenza e del potere conferito alla Commissione rappresenti uno dei pilastri  fondativi nel 1956 dell’Unione stessa.

E’ evidente che un principio rimane tale indipendentemente dal momento storico in cui venga applicato ma andrebbe anche, all’interno di una evoluzione storica, aggiornato non solo nell’applicazione ma soprattutto nei contenuti. Risulta superfluo ricordare come, rispetto al 1956, il mondo, nella sua complessità, sia notevolmente diverso: un’evoluzione che evidentemente la Commissione europea, come il professor Monti, non sembrano tenere nella debita considerazione.

Fino alla caduta del muro di Berlino la concorrenza tra aziende, espressione di sistemi economici nazionali, vedeva contrapposti sistemi normativi che presentavano un minimo comune denominatore legato alla legislazione sulla sicurezza del lavoro relativa ad  aspetti previdenziali e sanitari comuni, il che si traduceva in un costo della manodopera sostanzialmente compatibile. Questo,  in ultima analisi, rappresentava, con le diverse applicazioni, il mondo dell’economia occidentale contrapposto al  blocco sovietico e cinese.

In questo contesto è evidente come una corretta  concorrenza potesse esprimersi soprattutto attraverso l’innovazione tecnologica ma anche con la capacità di trasferire conoscenza nei prodotti finali o nei processi.

Ora, all’interno di un mondo globale e di un mercato privo di barriere, soprattutto normative, a tutela sia dei consumatori che dei lavoratori, i grandi gruppi, specialmente a livello infrastrutturale, si confrontano con concorrenti provenienti dai paesi dell’estremo Oriente che beneficiando di costi del lavoro, espressione di  normative sulla sicurezza, come sull’igiene e sulla previdenza dei lavoratori, assolutamente incompatibili con il nostro mercato. Ed è grave non aver capito da parte del professor Monti, assieme al presidente della Commissione europea, come la mancanza di una base normativa comune anche nel mondo globale rappresenti il vero problema per l’applicazione della stessa concorrenza basata esclusivamente sul parametro del  costo del lavoro.

Si pensi come, per esempio, l’importazione di riso senza dazi dai paesi in via di sviluppo abbia ridotto il costo/tonnellata del riso da 700 a 300 euro senza che sia stato trasferito nessun beneficio in termini di prezzo  per i consumatori  europei.

Quindi, tanto il prof. Monti quanto la Commissione  europea continuano a parlare e a disquisire di un  principio assolutamente corretto,  come quello della concorrenza (unito ad un altro mantra come quello dell’ aumento della produttività), ma in un mondo globale  che loro evidentemente non hanno compreso nella sua articolata diversità.

La concorrenza dei gruppi provenienti dalla Cina e dalla Asia che fruiscono di costi complessivi assolutamente improponibili in Europa dimostra la necessità di creare dei grandi gruppi europei i quali riescano a trasferire la concorrenza sul piano della qualità e della tecnologia più quello dei costi. In questo contesto quindi la creazione di un gigante europeo rappresentava sicuramente una visione strategica mondiale e non legata solo mercato domestico (europeo) .

Viceversa questa scellerata decisione condanna tanto la Commissione europea quanto la sua approvazione da parte del professor Monti. Il principio della concorrenza rappresenta un aspetto fondamentale dello sviluppo economico se parta da una base normativa condivisa da parte di tutti gli operatori di mercato.

Rifarsi ai Principi fondativi del 1956 cercandoli attuali ed applicabili “sic et nunc” nel 2019 rappresenta invece il ritardo culturale di chi piuttosto dovrebbe avere una visione prospettica per il futuro.

Anche questo è un aspetto inesorabile del declino culturale europeo del quale quello economico non è che una semplice manifestazione.

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