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Epidemia di Listeria in Europa, attenzione a come e cosa si mangia

L’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare ha confermato l’epidemia da listeria in Europa indicandone la probabile fonte in una partita di mais congelato confezionato in Polonia e lavorato e prodotto in Ungheria. La Listeria è una famiglia di batteri il più noto dei quali è la Listeria monocytogenes, responsabile di una tossinfezione alimentare che colpisce sia uomini che animali: la listeriosi, una malattia piuttosto grave, anche se fortunatamente rara (secondo i dati epidemiologici europei, il tasso di mortalità è di circa il 12.7%: dato elevato rispetto a quello di altre tossinfezioni ed il quadro della malattia è particolarmente grave quando vengono colpiti bambini, anziani e donne in stato di gravidanza, nel qual caso il pericolo riguarda sia la mamma che il feto). L’epidemia riscontrata in Europa ha già provocato 6 decessi tra Austria, Danimarca, Finlandia, Svezia e Regno Unito (a partire dall’8 marzo i casi di Listeria segnalati in Europa sono stati 32). La maggior parte dei pazienti che ne vengono colpiti viene sottoposta a qualche giorno di ospedalizzazione e in molti casi, ancora oggi, l’esito è fatale.

Gli operatori del settore alimentare di Polonia, Finlandia, Svezia ed Estonia hanno ritirato e richiamato i lotti di mais congelato coinvolti per ridurre il rischio di infezioni, ma il lungo periodo di incubazione del batterio (fino a 70 giorni) potrebbe far emergere nuovi casi anche a distanza di tempo.

La malattia si trasmette all’uomo mediante l’ingestione di alimenti e acqua infetti e, anche se molto di rado, l’infezione può anche essere contratta per contatto con individui o animali colpiti. Le infezioni da listeria si diffondono in genere in seguito alla vendita, anche su larga scala, di cibo contaminato. Misure di prevenzione utili sono, oltre ovviamente al rispetto scrupoloso delle norme igienico-sanitarie, l’impiego di utensili puliti e non entrati in contatto con altri alimenti, la conservazione degli alimenti in frigo fino al momento dell’uso (ad una temperatura inferiore ai 4° C); la cottura completa di carne e pesce (raggiungendo anche al cuore una temperatura di almeno 70° C) nonché evitare il consumo di formaggi crudi prodotti con latte non pastorizzato e anche l’uso stesso di latte non pastorizzato e non mangiare pesce affumicato fresco non adeguatamente conservato.

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La redazione

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