Commissione UE

  • La Commissione innalza il sostegno nazionale agli agricoltori fino a Euro 25.000

    Nel prendere atto della decisione della Commissione, riguardo agli aiuti di stato nel settore agricolo, (i cosiddetti aiuti “de minimis”) non possiamo che esprimere un parere positivo: infatti, è un primo messaggio da parte delle Autorità Europee per sostenere un settore, come quello agro-alimentare, così strategico e significativo dell’intero continente Europeo. Infatti due sono i fattori che caratterizzano più di altri una crisi della produzione agricola:

    1. Il livellamento, verso il basso, con una continua “deregulation” dei prezzi delle derrate alimentari, favorendo, di fatto, i Paesi extra-UE che producono, spesso, senza quella qualità necessaria alla salute dei cittadini
    2. I cambiamenti climatici, con i quali, ormai, tutti i quasi 10 milioni di imprenditori agricoli europei si devono confrontare quotidianamente, con una continua lotta tra piogge violente, fenomeni atmosferici estremi e siccità prolungata. Tutto ciò, mettendo a rischio la produzione e la sicurezza alimentare dell’intero territorio europeo.

    Ora, in quest’ottica, ci auguriamo che questa misura, che passerà dalla UE agli Stati Membri, possa essere gestita senza quegli orpelli burocratici che, troppo spesso, frenano i finanziamenti europei, in un percorso lungo, difficile e, spesso infelice, nei confronti delle aziende agricole produttive del continente europeo.

    In definitiva, riteniamo che questa misura debba essere adottata nei confronti delle Aziende agricole maggiormente produttive che hanno dimostrato la capacità di essere competitive in un mercato globale, dando così loro la possibilità di migliorare una redditività che oggi stesso non viene riconosciuta.

  • Commission confirms OLAF is investigating Greece’s use of EU migration funds

    Days after three journalists were arrested in Greece following a report that Athens’ Defence Minister Panos Kammenos had misused EU migration funds, Brussels has confirmed that the European Anti-Fraud Agency (OLAF), is looking into the case after the discovery of what they deemed were “certain irregularities from the Ministry of Defence with a food contractor.”

    Both the EU executive and OLAF have refused to comment further on the matter, with the Berlaymont opting to refrain from making a statement regarding the mishandling of funds until the ongoing investigation gathers more evidence.

    OLAF had already opened a case into the Greek defence ministry’s use of EU funds prior to the arrest of the three journalists from the Greek-language daily Fileleftheros.

    A source from the Commission said the case involving the Greek defence ministry was the only known example of irregularities that the EU executive found during its annual audits that are carried out in October.

    Two cases sent to OLAF according to report

    Last year’s report was published by DG HOME – which is responsible for carrying out migration and asylum issues, as well as border and security policy for the Commission – published on April 30 a report outlining as the development and implementation of its own anti-fraud strategy, based on the methodology provided by OLAF.

    According to the annual report, two fraud cases tied to certain irregularities were handed over to OLAF for analysis, while DG HOME continued to provide information and assist the investigation.

    New Europe could not confirm whether the Commission has submitted information to OLAF regarding the investigation since the end of March, leaving open the question about whether Brussels will find more irregularities within the next audits during the upcoming economic year.

     

  • Impronte nelle carte d’identità dei Paesi Ue? La lotta al terrorismo incappa nella privacy

    Secondo una proposta della Commissione europea per la lotta al terrorismo, le carte d’identità dei Paesi Ue dovranno contenere le impronte digitali e altri dati biometrici dei titolari. Dubbi legati direttamente o indirettamente a questo tipo di misure, e a quelle proposte a dicembre per rafforzare il database di Schengen e gli scambi di informazioni, però, sono già stati sollevati dai garanti per la privacy europei.

    “Dobbiamo dare un giro di vite finché non ci sia più spazio né mezzi per i terroristi o i criminali” e questo “significa che dobbiamo bloccare il loro accesso ai soldi, ai documenti falsi, alle armi e agli esplosivi, impedendo loro di attraversare le frontiere indisturbati”, ha affermato il commissario Dimitris Avramopoulos.

    In Belgio però il Garante nazionale della privacy ha bocciato la legislazione nazionale che intende rendere obbligatorie le impronte digitali sulla carta d’identità belga dal 2019. E anche il garante Ue per la protezione dei dati Giovanni Buttarelli ha emesso un’opinione piuttosto critica nei confronti delle proposte presentate lo scorso dicembre dalla Commissione Ue, nel precedente pacchetto su sicurezza, visti e controllo delle frontiere. Questo prevede di rafforzare la base di dati del sistema Schengen rendendolo un sistema centralizzato contenente milioni di dati biometrici di cittadini, anche non Ue, facilitando lo scambio di informazioni. “Nella loro forma attuale, le proposte della Commissione altererebbero la struttura e la modalità operativa dei database Ue esistenti e cambierebbero il modo in cui i principi legali fondamentali in quest’area sono stati tradizionalmente interpretati” obbietta il garante, sollecitando “maggiore chiarezza” sulle “precise implicazioni per i diritti e le libertà individuali”.

  • La Commissione Ue vuole rinnovare l’accordo col Marocco, ma c’è un ricorso

    La Commissione europea non smetterà di lavorare a un nuovo accordo di pesca col Marocco, nonostante un parere giuridico sostenuto davanti alla Corte di giustizia dell’Ue giudichi invalido l’accordo esistente perché viola i diritti delle persone del Sahara occidentale. «L’Ue ha violato l’obbligo di rispettare il diritto del popolo del Sahara occidentale all’autodeterminazione».

    La commissione Ue ha comunque chiesto al Consiglio, in rappresentanza degli Stati membri, l’incarico di avviare un nuovo accordo di pesca con il Marocco. L’attuale patto quadriennale – che permette a 120 navi di 11 paesi dell’Ue di pescare al largo della costa contesa – scade a luglio. Siglato nel 2013, l’attuale accordo costa all’Ue circa 40 milioni di euro l’anno in termini di accesso, sostegno al settore della pesca marocchino e onorari degli armatori.

    «È nostra volontà non solo preservare la relazione privilegiata che condividiamo, ma anche rafforzarla», ha affermato un portavoce della Commissione.

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