difesa

  • Reati e animali, modifiche al codice penale

    Riceviamo e pubblichiamo un comunicato dell’ANMVI- Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani

    Il Presidente dell’ANMVI Marco Melosi si dice “soddisfatto” dello stop alla Pdl 30. Dopo le contrarietà emerse in audizione, la Commissione Giustizia della Camera si prende un “congruo” tempo gli emendamenti. Salta il calendario: il testo non sarà in Aula la prossima settimana. Melosi: “Apprezziamo la prudenza della Commissione. Le nostre obiezioni erano fondate”.
    Siamo soddisfatti della pausa di riflessione sulla pdl 30. Il testo presenta forti criticità per la professione veterinaria”. Così il Presidente dell’ANMVI Marco Melosi commenta lo stop deciso ieri dalla II Commissione Giustizia della Camera alle proposte di modifica al codice penale in materia di reati contro gli animali”.

    Il Presidente della Commissione Giustizia, On. Ciro Maschio, ha riferito che sono in corso “interlocuzioni tra le forze politiche” che richiedono “un ulteriore lasso di tempo”. La proposta di legge non sarà in aula il 20 febbraio, come da programmazione iniziale.

    L’Associazione, in audizione la scorsa settimana, aveva evidenziato numerosi profili antigiuridici ed eccessi penalistici sull’operato dei Medici Veterinari, con l’introduzione di fattispecie colpose che non hanno precedenti nel sistema penalistico nazionale. Ai Ministri Nordio, Schillaci e Lollobrigida, l’Anmvi aveva anche segnalato l’incompatibilità di numerosi articoli con l’ordinamento delle professioni sanitarie, con le norme sui controlli ufficiali veterinari e con le produzioni alimentari di origine animale.

    La Commissione Giustizia ha rinviato ad una successiva seduta l’adozione del testo base, risultante dall’abbinamento della pdl 30, la principale in materia, con altre proposte analoghe. Anche per gli emendamenti, ha dichiarato il Presidente Maschio, è necessario un lasso di tempo “congruo” e un esame “approfondito”. A favore del rinvio si è espressa la deputata Maria Carolina Varchi (FDI) “al fine di consentire quella sintesi politica necessaria per l’adozione di un testo largamente condiviso”.

    “Apprezziamo la prudenza della Commissione. Le nostre obiezioni erano fondate”- conclude il Presidente dell’ANMVI.

    Fonte: Ufficio Stampa ANMVI – Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani

  • La Commissione apre un invito per la prima edizione degli hackathon sul digitale nella difesa

    La Commissione ha pubblicato un primo invito a manifestare interesse volto a selezionare 6 organizzatori locali per la prima edizione degli hackathon nel quadro del sistema di innovazione nel settore della difesa dell’UE (EUDISL’evento si svolgerà dal 31 maggio al 2 giugno 2024.

    Un hackathon è un evento in cui le persone si incontrano, si riuniscono in squadre e collaborano trovando soluzioni uniche a sfide in un arco di tempo limitato. Gli hackathon del sistema di innovazione nel settore della difesa dell’UE mirano ad attrarre nuovi talenti nel settore e a stimolarne l’innovazione. Si tratta del primo di una serie di hackathon che verranno organizzati simultaneamente nei prossimi 4 anni in diversi Stati membri dell’UE e in Norvegia.

    Il tema della prima edizione degli hackathon è “il digitale nella difesa”. Verranno concepite diverse sfide, per le quali le squadre di studenti o giovani ingegneri competeranno nel trovare le migliori soluzioni. Esperti dei ministeri della difesa, degli ecosistemi dell’innovazione e dell’industria della difesa guideranno le squadre durante l’evento e selezioneranno le soluzioni migliori.

    Le candidature saranno aperte fino alle ore 12:00 dell’11 marzo 2024.

  • L’Europa si riarma: supermissile atomico per la Francia, nuova fregata per la Germania

    La Francia ha testato il missile balistico intercontinentale M51, in grado di trasportare testate atomiche. Lo ha annunciato il ministro della Difesa, Sébastien Lecornu. La versione modificata del missile può percorrere 10 mila chilometri, è mille volte più potente della bomba sganciata su Hiroshima e trasporta 10 testate atomiche, ciascuna diretta su un obiettivo diverso.

    Il missile è stato lanciato da un sottomarino a propulsione atomica dal Golfo di Biscaglia, non lontano dalla regione delle Lande di Guascogna, nella Francia sud-occidentale, ed è caduto nell’Atlantico a diverse centinaia di chilometri dalla costa.

    La Germania ha avviato la costruzione di quattro fregate multiruolo K126, con la prima unità che dovrebbe entrare in servizio nella Marina tedesca nel 2028. È quanto riferisce l’emittente radiotelevisiva “Ard”, evidenziando che si tratta del progetto “più costoso” nella storia della forza armata, con un valore di oltre 5 miliardi di euro.

    A realizzare le parti posteriori delle navi saranno i cantieri Peene di Wolgast, mentre gli altri settori verranno prodotti in quelli di Amburgo e Kiel. Alla guida del progetto vi è il gruppo per la cantieristica navale olandese Damen. Le K126 andranno ad avvicinare le quattro fregate F123 in servizio nella Marina tedesca dal 1994 e sono state sviluppate per svolgere una pluralità di compiti: dalle operazioni di superficie a quelle antisommergibile, dalle attività antipirateria alle evacuazioni. Le unità potranno essere impiegate su scala globale anche per lunghi periodi di tempo.

    Secondo la Marina tedesca, non vi è ancora nessun’altra nave da guerra in grado di svolgere l’ampia varietà di compiti per cui sono state progettate le fregate K126. Come armamento, queste unità monteranno missili antiaerei e antinave a lunga gittata, nonché un cannone da 127 millimetri.

  • ‘Appennino Ecosistema’ chiede alle istituzioni dell’Aquila di procedere penalmente contro il responsabile dell’uccisione dell’orsa Amarena

    Riceviamo e pubblichiamo un comunicato di Appennino Ecosistema.

    Avezzano. Appennino Ecosistema ha appena inviato un esposto alla Procura della Repubblica di Avezzano, al Comando Provinciale dei Carabinieri dell’Aquila ed al Gruppo Carabinieri Forestale dell’Aquila, chiedendo di procedere penalmente contro il responsabile dell’uccisione dell’orsa Amarena, avvenuta il 31/08/2023 a San Benedetto dei Marsi, non semplicemente per il reato di uccisione di animali (art. 544-bis c.p., applicabile a chiunque uccida qualsiasi animale senza necessità o per crudeltà, con una pena irrisoria della reclusione da 4 mesi a 2 anni), ma anche per i ben più appropriati e gravi reati di uccisione di specie selvatiche animali protette (art. 727-bis c.p., che vieta l’uccisione di esemplari appartenenti ad una specie animale selvatica protetta, con la pena dell’arresto da 1 a 6 mesi o l’ammenda fino a € 4.000, senza necessità di dover dimostrare il dolo del reo) e soprattutto di inquinamento ambientale (art. 452-bis o almeno 452-quater, che punisce con la reclusione da 2 a 6 anni e con la multa da € 10.000 a 100.000 “chiunque abusivamente cagiona una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili di un ecosistema, della biodiversità, della flora o della fauna”), introdotti nel nostro codice penale solo nel 2011 (il primo) e nel 2015 (il secondo) in recepimento della Direttiva UE sulla tutela penale dell’ambiente (Dir. 2008/99/CE).
    Infatti, sostiene il Presidente di Appennino Ecosistema che ha firmato l’esposto (il giuri-ecologo Bruno Petriccione), “l’uccisione di una femmina di orso bruno marsicano, entità biologica gravemente minacciata di estinzione e per questo tutelata in modo prioritario a livello nazionale, europeo e mondiale, per di più se accompagnata da due cuccioli che sono quasi sicuramente spacciati in assenza della loro madre, costituisce certamente una gravissima minaccia ed un grave danno concreto alle possibilità di sopravvivenza dell’orso bruno marsicano (decurtando la sua giù esigua popolazione del 5%) e quindi un grave danno al suo habitat, all’ecosistema del quale è parte fondamentale ed in generale alla biodiversità degli Appennini Centrali.

  • Cani da difesa degli armenti: l’Italia impari dall’Africa

    Continuano periodicamente, ormai da qualche anno, le polemiche sulla presenza dei lupi in Italia e sui modi per contenerli.

    Già altre volte abbiamo affrontato l‘argomento ricordando le normative europee, che proteggono il lupo come animale essenziale per mantenere l’equilibrio dell’ecosistema, dimostrando, dati alla mano, che gli allarmismi, anche di alcuni autorevoli politici, erano e restano ingiustificati, e sottolineando come, a fronte di un dimostrato danno da parte dell’allevatore, siano contemplati ed erogati contributi pubblici.

    Da molti anni vi è uno specifico progetto che dona agli allevatori i cani da guardiania, ii pastori maremmani abruzzesi che non fanno avvicinarsi i lupi agli armenti, inoltre ci sono sovvenzioni per elettrificare le recinzioni.

    E’ certamente vero che i lupi sono un po’ di più di qualche anno fa quando erano praticamente estinti come è vero che continua il bracconaggio e che molti esemplari sono travolti ed uccisi sulle strade. E’ vero che alcuni lupi scendono di più in pianura inseguendo i cinghiali, sempre più numerosi anche in città, ed è altrettanto vero che i cinghiali si avvicinano all’abitato per la pessima abitudine degli umani di abbandonare immondizie che sono per loro un interessante alimento che non costa fatica.

    Sarebbe utile, tra i tanti accorgimenti da prendere, che le regioni od i comuni organizzassero le battute ai cinghiali dove questi si avvicinano di più all’abitato, inseguire i cinghiali in collina significa spingerli sempre di più a valle e portare a valle anche i lupi che restano l’unico vero deterrente per contenere la presenza di ungulati, caprioli e cervi compresi, che sono diventati in sovrannumero.

    Il ventilato ritorno alla caccia al lupo, con il pretesto di proteggere gli animali da allevamento, sarebbe un gravissimo errore e vanificherebbe lo sforzo di anni, costato anche economicamente.

    Il Patto Sociale vi propone, con l’articolo che segue, quanto il Cheetah Conservation Fund sta facendo da alcuni anni per proteggere pecore e vitelli in Namibia, dall’attacco del ghepardo che è anch’esso un animale da proteggere perché sempre più a rischio.

    Se la presenza di cani da guardiania funziona anche contro i grandi felini perché tanta reticenza da parte dei nostri allevatori, perché non si dotano anche loro di quegli splendidi guardiani che sono i pastori maremmani abruzzesi o i pastori della Sila?

    Certo deve essere chiaro che gli armenti non possono essere protetti da cani conduttori o che non hanno la potenza fisica e la tradizione di secoli di lavoro che hanno i cani preposti alla difesa del bestiame, cani che controllano il territorio costantemente, che impediscono l’arrivo del lupo, che non lo inseguono nel bosco ma restano vicini agli animali che sanno di dover difendere.

  • Il vademecum della Questura di Treviso per difendersi dai ladri d’appartamento

    La Questura di Treviso, alla luce dell’intensificarsi dei furti nelle abitazioni, lancia un vademecum per prevenirli. Eccoli di seguito:

    – Se sei in casa tieni comunque la porta chiusa a chiave.
    – È meglio non tenere in casa grosse somme di denaro, gioielli o oggetti di valore.
    – Se perdi la chiave di casa o subisci un borseggio, cambia la serratura.
    – Rendi sicure porte e finestre: scegli una porta blindata con serratura antifurto e spioncino e infissi con vetri antisfondamento.
    – Se puoi installa un sistema di antifurto elettronico.
    – Se il contatore della luce si trova all’esterno dell’abitazione, chiudilo a chiave in una cassetta metallica. Così facendo nessuno potrà staccare la corrente.
    – Non aprire la porta a sedicenti dipendenti INPS-ENEL-GAS- RAI ecc., che, con la scusa di controllare la posizione pensionistica, i contatori luce e gas o l’abbonamento TV, riescono ad entrare nelle case delle loro vittime per raggirarle e convincerle a farsi consegnare denaro o per sottrarre oggetti di valore.
    – Se alla porta si presentano degli operai, prima di aprire verifica chi li ha mandati, chi ha richiesto il loro intervento e per quale motivo. Se nell’immediatezza non è possibile effettuare questi accertamenti, non aprire e contatta i numeri di emergenza 112 o 113.
    – Non aprire portoni o cancelli automatizzati se non sei certo dell’identità della persona che chiede di entrare.
    – Quando esci assicurati che la porta di casa e gli ingressi del palazzo in cui abiti siano chiusi.
    – Non far sapere ad estranei se in casa ci sono casseforti ed oggetti di valore.
    – Tieni le chiavi o il codice della cassaforte lontani dalla stessa;
    – Condividi i tuoi programmi di vacanze e viaggi solo con familiari ed amici.
    – Se esci di casa per brevi periodi, lascia la luce e/o il televisore accesi.
    – Chiudi sempre la porta a chiave e non lasciare le chiavi sotto lo zerbino o in altri luoghi alla portata di tutti.
    – Ricordati che i messaggi sulla porta dimostrano che in casa non c’è nessuno.
    – Se al tuo rientro trovi la porta aperta, evita di entrare in casa e contatta le forze dell’ordine, il ladro potrebbe essere ancora dentro.
    In casi di dubbi o sospetti è sempre opportuno chiamare tempestivamente le Forze dell’ordine.

  • L’UE rafforzerà l’industria europea della difesa mediante appalti comuni con uno strumento di 500 milioni di euro

    La Commissione ha adottato una proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce uno strumento per il rafforzamento dell’industria europea della difesa mediante appalti comuni (EDIRPA) per il periodo 2022-2024. Come annunciato nella comunicazione congiunta sulle carenze di investimenti nel settore della difesa di maggio, la Commissione mantiene il suo impegno di istituire uno strumento a breve termine dell’UE volto a rafforzare le capacità industriali europee nel settore della difesa mediante appalti comuni degli Stati membri dell’UE. Lo strumento, in risposta a una richiesta del Consiglio europeo, mira a rispondere alle esigenze più urgenti e critiche di prodotti della difesa, derivanti all’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina. La Commissione propone di impegnare 500 milioni di € del bilancio dell’UE dal 2022 al 2024. Lo strumento incentiverà gli Stati membri ad effettuare acquisizioni congiunte, in uno spirito di solidarietà, e agevolerà l’accesso di tutti gli Stati membri ai prodotti della difesa di cui vi è urgente bisogno.

    Eviterà la concorrenza tra gli Stati membri per gli stessi prodotti e agevolerà i risparmi sui costi. Rafforzerà l’interoperabilità e consentirà alla base tecnologica e industriale di difesa europea (EDTIB) di adeguare meglio e potenziare le sue capacità produttive per fornire i prodotti necessari. Lo strumento sosterrà le azioni dei consorzi composti da almeno tre Stati membri. Le azioni ammissibili possono comprendere nuovi progetti di appalti nel settore della difesa o l’ampliamento dei progetti avviati dall’inizio della guerra.

    In particolare, lo strumento sarà volto a:

    • promuovere la cooperazione degli Stati membri in materia di appalti nel settore della difesa. Ciò contribuisce alla solidarietà, all’interoperabilità e all’efficienza della spesa pubblica, previene gli effetti di spiazzamento (impossibilità per gli Stati membri di soddisfare la loro domanda di prodotti della difesa a causa di un picco della domanda) ed evita la frammentazione;
    • promuovere la competitività e l’efficienza della base tecnologica e industriale di difesa europea, in particolare accelerando l’adeguamento dell’industria ai cambiamenti strutturali, compreso l’aumento delle sue capacità produttive, derivante dal nuovo contesto di sicurezza a seguito dell’aggressione russa in Ucraina.

    Lo strumento sosterrà le azioni che soddisfano le condizioni seguenti:

    • un consorzio di almeno tre Stati membri;
    • l’espansione delle cooperazioni esistenti o nuove cooperazioni per l’acquisizione comune dei prodotti della difesa più urgenti e critici;
    • procedure di appalto che riflettono il coinvolgimento dell’EDTIB.

    Lo strumento terrà conto dei lavori della task force per le acquisizioni congiunte nel settore della difesa istituita dalla Commissione e dell’alto rappresentante/capo dell’Agenzia europea per la difesa. La task force agevola il coordinamento delle esigenze degli Stati membri in materia di appalti a brevissimo termine e collabora con gli Stati membri e i fabbricanti di materiali per la difesa dell’UE al fine di sostenere le acquisizioni congiunte per ricostituire le scorte.

    In risposta all’urgenza della situazione, sei settimane dopo essere stata incaricata dal Consiglio europeo, la Commissione ha adottato la proposta di regolamento in via altamente prioritaria e la trasmetterà ai colegislatori. La Commissione conta su una rapida adozione per essere in grado, entro la fine del 2022, di aiutare gli Stati membri ad affrontare in modo cooperativo le loro esigenze più urgenti e critiche di prodotti della difesa.

    Inoltre, la Commissione proporrà un regolamento relativo al programma europeo di investimenti nel settore della difesa (EDIP), che fungerà da base per futuri progetti congiunti di sviluppo e acquisizione di elevato interesse comune per la sicurezza degli Stati membri e dell’Unione.

    Fonte: Commissione europea

  • 1 miliardo di euro per rafforzare le capacità di difesa dell’UE e nuovi strumenti per l’innovazione nel settore della difesa

    La Commissione adotta il secondo programma di lavoro annuale del Fondo europeo per la difesa (FED), che per il 2022 prevede un finanziamento totale di 924 milioni di euro. Una settimana dopo la comunicazione congiunta sulle carenze di investimenti nel settore della difesa, la Commissione sblocca nuovi finanziamenti per investire insieme e in modo migliore nelle capacità strategiche di difesa.

    Il programma di lavoro per il 2022 introduce inoltre una serie di nuovi strumenti per promuovere l’innovazione nel settore della difesa nell’ambito di un nuovo quadro, il sistema di innovazione nel settore della difesa dell’UE. Già annunciato nella comunicazione del 15 febbraio 2022, il sistema di innovazione opererà in stretta collaborazione con il polo di innovazione dell’Agenzia europea per la difesa.

    Il programma di lavoro riguarda un totale di 33 temi strutturati in otto inviti a presentare proposte – che saranno pubblicati a partire dall’inizio di giugno – per avviare una serie di grandi progetti emblematici, che andranno dalla cibersicurezza allo spazio o al combattimento navale. Il programma si concentra sulle tecnologie e sulle capacità di difesa in linea con le priorità dell’UE in materia di capacità concordate dagli Stati membri e precisate nella bussola strategica.

    Fonte: Commissione europea

  • Arriva il piano per la difesa Ue, via al fondo comune

    La guerra ucraina ha cambiato radicalmente i piani europei per l’autonomia strategica: quello che era considerato un ambizioso obiettivo sta diventando via via una necessità. Mercoledì prossimo, facendo seguito alle conclusioni del vertice di Versailles dello scorso marzo, la Commissione presenterà il piano Defend Eu per correre ai ripari su quelle che sono ritenute mancanze e sovrapposizioni nelle strategie di difesa dei Paesi membri. Il piano includerà un fondo ad hoc, non computato nel budget ordinario dell’Unione, per dare il là a investimenti europei nel campo della difesa e, soprattutto, per istituire degli appalti comuni nell’acquisto di armi.

    Di fronte alla minaccia russa, Palazzo Berlaymont ha voluto fare una profonda ricognizione dello status quo nel settore. E ha riscontrato “gravi carenze” che includono limiti nelle difese aeree di fronte ad attacchi con missili, droni, aerei, navi o carri armati, problemi logistici e di connettività nonché scarsità di munizioni. I motivi sarebbero soprattutto due: da un lato il progressivo depauperamento del Fondo europeo per la difesa e dall’altro lo scarso coordinamento tra gli Stati membri, punto quest’ultimo che più volte è stato rimarcato dall’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell. Uno degli obiettivi del Defend Eu è proprio quello di “deframmentizzare” la spesa militare dei 27 Paesi membri. Il piano chiaramente non prevede alcun smantellamento degli eserciti nazionali. E anche il contributo per il fondo comune, secondo quanto risulta dalle bozze che circolano in queste ore, sarà su base volontaria. La procedura perché il piano sia davvero in vigore non sarà breve e necessiterà dell’ok unanime dei 27. Martedì, in occasione della riunione dei ministri della Difesa Ue, il commissario al Mercato Interno Thierry Breton anticiperà l’iniziativa che, certamente, sarà sul tavolo del summit straordinario dei leader del 30 e 31 maggio.

    La settimana prossima potrebbe anche essere quella finalmente decisiva per il via libera al sesto pacchetto di sanzioni. La questione resta complessa, l’Ungheria non arretra e una soluzione non appare “vicina” hanno spiegato fonti europee dicendosi tuttavia ottimiste per i giorni che verranno. Bruxelles resta determinata a mantenere i 27 uniti e a non spacchettare le sanzioni dilazionando l’embargo al petrolio. Una diversa exit strategy sarebbe vista come “un fallimento”, ha spiegato un alto funzionario europeo. Ma per superare lo scoglio dei magiari (e le perplessità di altri Paesi orientali) servirà, per lo meno, venire incontro a Budapest sulle richieste dei fondi necessari per lo stop al greggio russo: circa 700 milioni che l’Ue potrebbe inserire nel piano RepPowerEu. Non è detto che basti. E l’impressione è che Viktor Orban voglia mantenere il punto fino al vertice dei leader.

  • L’Ue accelera sulla difesa comune

    La Nato appare meno interessata all’Europa e quindi sulla formazione di una difesa comune dell’Unione bisogna andare avanti e fare presto. Nel castello di Brdo, in una piovosissima serata slovena, l’Ue ha fatto un altro passo avanti verso un traguardo che, fino a poco tempo fa, sembrava un’utopia. Nella cena informale dei leader la difesa comune e l’autonomia strategica sono stati, assieme al dossier energetico, il piatto forte. Il percorso resta però in salita e il rapporto con l’Alleanza Atlantica è ancora tutto da delineare.

    Dalla Slovenia, infatti, non è emersa alcuna decisione ma un calendario che, nel marzo del 2022, potrebbe portare all’approvazione di un piano ad hoc per la difesa comune. “Ci sono scenari in cui non vediamo la Nato” e “potrebbe essere necessario che l’Ue sia in grado di agire”, sono state le parole della presidente della Commissione Ursula von der Leyen.

    A Brdo, sul fronte della difesa comune (e non solo), è tornato a riproporsi anche l’asse tra Mario Draghi e Emmanuel Macron. Il premier e il presidente si sono visti in un bilaterale a margine in cui hanno ribadito piena comunione d’intenti nei principali dossier internazionali. Preparandosi, di fatto, a vivere da protagonisti i mesi del post-Angela Merkel. Senza la cancelleria e in attesa del nuovo esecutivo tedesco, sono Draghi e Macron gli uomini forte dell’europeismo.

    Già nel corso della cena il premier italiano aveva avvertito i suoi colleghi che, sulla difesa comune, “non c’è più tempo”. Ma proprio mentre i leader Ue erano seduti a tavola, da Washington giungevano i primi, chiari malumori dei vertici Nato. “Un’organizzazione di difesa reciproca esclusivamente europea rischia di dividere e indebolire l’Alleanza atlantica”, ha avvertito il segretario generale Jens Stoltenberg. Parole che, alla Casa Bianca, poche ore dopo hanno accolto con favore. “Una migliore capacità di difesa europea è nell’interesse degli Usa ma dovrebbe essere complementare alla Nato”, è la linea del segretario di Stato Anthony Blinken, che a Parigi ha visto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio con il quale ha parlato dei tanti temi cruciali su cui c’è sinergia tra Roma e Washington, ma non del dossier della difesa Ue.

    Il rapporto con la Nato resta insomma il primo grande ostacolo per una difesa comune europea. I Paesi baltici, per i quali tradizionalmente l’Alleanza è una sorta di ombrello anti-russo, non a caso sono tra i più scettici. Mentre la Germania paga la debolezza di un governo limitato di fatto agli affari correnti. Tanto che, nel corso della conferenza stampa a Brdo, il primo ministro Janez Jansa ha ammesso come un accordo unanime ancora non ci sia. Ma la crisi afghana e il patto Aukus sembrano portare l’Europa su una strada dalla quale non si potrà tornare indietro. Entro dicembre l’Ue è chiamata ad elaborare lo Strategic Compass, il piano che sarà la base regolamentare e politica della difesa comune. E che il Consiglio Ue, secondo il cronoprogramma di Bruxelles, dovrebbe approvare nel marzo 2022.

    Certo, non c’è solo il nodo del rapporto con la Nato a minacciare continui rallentamenti. “Se l’Europa non ha una politica estera comune è molto difficile che possa avere una difesa comune”, ha spiegato ad esempio Draghi sottolineando come all’unione militare ci si possa arrivare all’interno dell’Europa o con alleanze inter-governative tra i Paesi membri. “Il primo modo è di gran lunga il preferibile, perché manterremmo uno schema sovranazionale”, ha rimarcato il premier italiano annunciando che chiederà alla commissione un’analisi ad hoc sulle opzioni in campo. Mentre sul nodo della relazione con la Nato Draghi è stato netto: “Non credo che qualunque cosa nasca fuori dalla Nato indebolisca la Nato e indebolisca l’Europa”, ha sottolineato sulla stessa linea anche von der Leyen. Ma Draghi è andato oltre, lamentando una certa marginalità dei Paesi Ue nell’ambito dell’Alleanza e auspicando un maggior coordinamento intra-europeo per incidere di più.

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