In occasione di Tuttofood Milano, la fiera più importante per il sistema agroalimentare, l’Osservatorio della Fondazione per la Sostenibilità Digitale – la prima Fondazione di ricerca riconosciuta in Italia dedicata ad approfondire i temi della sostenibilità digitale nei suoi impatti ambientali, economici e sociali – ha presentato i risultati della ricerca “Agrifood: la sfida della sostenibilità digitale”. La ricerca di quest’anno ha analizzato e messo a confronto le percezioni e i comportamenti di 4 generazioni di italiani – Generazione Z (18-28 anni), Millennial (29-44 anni), Generazione X (45-60 anni) e Baby Boomer (61-75 anni) – sul ruolo della tecnologia come strumento di sostenibilità, in particolare sui temi riguardanti l’Agrifood.
“Questa ricerca ha messo in luce come la tecnologia possa svolgere un ruolo fondamentale nel rendere l’agrifood più sostenibile, ma anche come le diverse generazioni interpretino in modo diverso questa opportunità. Le nuove generazioni, in particolare la Generazione Z e i Millennial, vedono la tecnologia non solo come uno strumento, ma come un catalizzatore di cambiamento per l’intero settore. Pensare la sostenibilità in chiave sistemica significa anzitutto potenziare efficienza ed efficacia lungo tutta la filiera, ma al contempo accettare una maggiore complessità gestionale per tutti gli attori coinvolti. Per affrontarla servono strumenti digitali all’avanguardia e una solida cultura digitale condivisa per utilizzarli.” – ha spiegato Stefano Epifani, Presidente per la Fondazione per la Sostenibilità Digitale.
Per l’agricoltura italiana il 2024 è stato un anno da record. È quanto emerge dai dati Istat sull’andamento economico del settore agricolo per l’anno appena conclusosi. Nel 2024 torna a crescere l’agricoltura e l’Italia è prima nell’Ue27 per valore aggiunto. Con i suoi 42,4 miliardi di euro di valore aggiunto, l’Italia sorpassa la Spagna che registra 39,5 miliardi, la Francia con 35,1 miliardi e la Germania che si ferma a 31,9 miliardi. Il settore agroalimentare è salito a 586,9 miliardi di euro di fatturato nel 2024 e generato valore aggiunto per il 19% del PIL italiano (+69% in 10 anni). Il peso della filiera agroalimentare estesa che comprende agricoltura, alimentare, distribuzione, intermediazione e distribuzione ha fatto registrare importanti trend di crescita nell’economia italiana: l’8,4% in più rispetto al 2021 e +29% sul 2015, e vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio (dati: Unioncamere).
L’indagine dell’Osservatorio è stata realizzata in collaborazione con l’Istituto di Studi Politici San Pio V. I dati raccolti in modalità CATI/CAMI sono stati analizzati utilizzando l’indice DiSITM (Digital Sustainability Index), ideato della stessa Fondazione.
Secondo questo rapporto, un diverso approccio al digitale è necessario per sfruttare le reali leve che esso può offrire per lo sviluppo del settore dell’agrifood.
“Dalla ricerca emerge come sia urgente promuovere una cultura della digitalizzazione trasversale, che non si limiti a colmare il digital divide anagrafico, ma che affronti anche quello tematico e informativo. Le istituzioni dovrebbero, sulla base della ricerca, sviluppare strategie di formazione e sensibilizzazione mirate, che parlino a tutte le generazioni, adattando linguaggi e strumenti ai diversi bisogni e livelli di consapevolezza. Solo così, infatti, sarà possibile sfruttare appieno il potenziale delle tecnologie digitali come leve di cambiamento sostenibile e inclusivo.” – ha continuato Epifani.
Dalla ricerca emergono evidenti differenze generazionali nel rapporto con il digitale e la sostenibilità: il 48 % della Generazione Z e il 33 % dei Millennial si dichiarano utenti digitali attivi e impegnati sul tema della sostenibilità, mentre nelle fasce più mature la propensione cala, con il 32 % della Generazione X e il 52 % dei Baby Boomer che utilizzano poco le tecnologie e attribuiscono minore importanza alla sostenibilità.
Nonostante questo divario, il 67 % degli italiani riconosce alle tecnologie digitali un contributo concreto alla crescita del comparto agroalimentare: un’opinione condivisa dal 71 % di Baby Boomer e Generazione Z, dal 66 % della Generazione X e dal 63 % dei Millennial, che vedono nella digitalizzazione leve fondamentali per migliorare efficienza, sostenibilità e sviluppo complessivo del settore.
Anche in termini di esperienza utente, la consapevolezza del potenziale del digitale è alta: il 66 % degli intervistati ritiene che le tecnologie digitali siano fondamentali per migliorare la qualità dell’esperienza nel settore agroalimentare. A guidare questa visione è ancora una volta la Generazione Z (71 %), seguita da Generazione X e Baby Boomer (entrambi al 66 %) e dai Millennial (63 %).
I dati emersi dalla ricerca evidenziano che, nonostante la maggiore dimestichezza con gli strumenti digitali da parte delle generazioni più giovani, la cultura della digitalizzazione non è ancora sufficientemente diffusa e consolidata in nessuna fascia della popolazione. Ancora troppi italiani, indipendentemente dall’età, ignorano l’esistenza di applicazioni e piattaforme che potrebbero rappresentare strumenti fondamentali per promuovere un’economia più circolare e una sostenibilità ambientale, economica e sociale più consapevole e accessibile.
Se da un lato le generazioni più mature, come la Generazione X e i Baby Boomer, mostrano ancora una certa resistenza culturale e tecnologica all’adozione di strumenti digitali, dall’altro anche i Millennial e la Generazione Z, pur più digitalizzati e attenti alla sostenibilità, evidenziano ampi margini di miglioramento in termini di conoscenza e utilizzo di app orientate alla sostenibilità.