diplomazia

  • ‘Safari’ di Cristiana Muscardini sarà presentato a Roma durante il Convegno ‘Diplomazia culturale e pace’

    Martedì 15 ottobre, alle ore 18:00, a Roma (Lungotevere dell’Acqua Acetosa, 42), durante il convegno Diplomazia Cultuale e Pace organizzato dall’associazione culturale Ars Pace, sarà presentato il libro dell’On. Cristiana Muscardini Safari – Viaggio nella vita di italiani in Africa. All’incontro, moderato dalla giornalista Tiziana Di Simone, conduttrice del programma ‘Caffè Europa’ in onda su Rai Radio 1, parteciperanno, tra gli altri, l’On. Enirque Baron Crespo, Presidente Ars Pace e Leader pour la Paix, il Prof. Enzo Moavero Milanesi, Università Luiss “Guido Carli” Roma, l’Amb. Ferdinando Nelli Feroci, Presidente Istituto Affari Internazionali (IAI) e l’On. Monica Baldi, Vicepresidente Ars Pace & European Parliament Former Members Association (EP_FMA).

  • Addio a Kissinger e a un’epoca in cui la diplomazia era fatta di relazioni tra persone

    La morte di Henry Kissinger segna la fine di un’epoca, un’epoca nella quale la diplomazia, il rapporto tra gli stati, non era affidato ai social ma alle capacità di avere relazioni nel rispetto tra le persone e nella conoscenza approfondita dei problemi interni ed esterni.

    Sembrava eterno Kissinger che, fino all’ultimo, non ha fatto mancare alla comunità internazionale il suo pensiero ed i suoi suggerimenti, avvolto in un’aurea quasi mitica per le sue capacità diplomatiche, le sue relazioni, anche con paesi e capi di stato molto “difficili”, che gli facevano individuare le strade, a suo avviso, più giuste da percorrere.

    In una società dove anche il pensiero sembra diventato liquido e lo studio delle realtà geopolitiche e della storia dei popoli sempre più ignorata, dobbiamo sperare che il Segretario di Stato americano Antony Blinken, tanto attivo sia per la guerra in Ucraina che per quella di Israele contro i terroristi di Hamas, sappia suggerire alle diplomazie in ogni stato, la necessità di tornare ad una diplomazia capace, incisiva e consapevole delle conseguenze delle scelte e delle non scelte.

  • India to resume visa services for Canadians

    India will resume visa services for Canadians after they ceased in a major diplomatic row in September, India’s High Commission in Ottawa says.

    At the time, India said the move was due to “security threats” disrupting work at its Canadian missions.

    But the suspension came amid a serious dispute over the killing of a Sikh separatist on Canadian soil.

    Ottawa accused India of being behind the killing – an allegation New Delhi has called “absurd.”

    On Wednesday, officials said they will resume issuing some visas after reviewing the security situation at their missions, and in light of recent Canadian measures which they did not name.

    Services will reportedly resume on Thursday, and will apply to entry visas, as well as business, medical and conference visas.

    Relations between India and Canada reached historic lows after Prime Minister Justin Trudeau accused the country of being behind the murder of Hardeep Singh Nijjar, a Sikh separatist leader that was shot and killed in Surrey, British Columbia, in June.

    Police at the time described it as a “targeted killing”, but no suspects have yet been identified.

    Mr Trudeau has urged for India’s cooperation into the ongoing murder investigation, while stressing that Canada is not looking to escalate the rift with India.

    Canada recently withdrew dozens of its diplomats from India, after the country threatened to remove diplomatic immunity for them.

    India has said Canada had many more diplomats in Delhi than India has in Ottawa, and has demanded parity ever since the row between the two countries erupted.

    Twenty-one Canadian diplomats remain in India.

  • La diplomazia

    La diplomazia viene giustamente definita un’arte, quindi un’attività assolutamente superiore e lontana dalla banale politica quotidiana, sempre alla rincorsa, nelle proprie dichiarazioni, anche durante un periodo di guerra, di un consenso immediato da incassare e tradurre magari in un successivo consenso elettorale.

    Il mondo della diplomazia invece rifugge dai fari dei media, specialmente se social, per non precludere il raggiungimento di un accordo il quale, indipendentemente dallo specifico conflitto e dall’area geografica interessata, rimane quello iniziale di un “cassate il fuoco”.

    Questo rappresenta la base minima di partenza dalla quale poi è consentito porre le basi per un accordo politico con step progressivi e successivamente assicurare una pace, armata forse, ma duratura.

    L’unica condizione richiesta dagli operatori diplomatici, ottimamente supportati dai servizi, ruolo fondamentale nell’acquisizione di informazioni relative ai sentiment dei contendenti, anche in un’ottica di comprensione delle evoluzioni politiche, è rappresentata non solo da una discrezione assoluta ma soprattutto da una tranquillità operativa come frutto di una relativa e non troppo invasiva attività attribuibile al mondo della politica ed istituzionale soprattutto.

    In altre parole, i responsabili delle sempre difficili trattative tra nazioni in guerra e i relativi leader belligeranti richiedono, all’interno di un conflitto il cui conto viene pagato giornalmente con vite umane, una comunicazione equilibrata, per quanto possibile, soprattutto dagli organi istituzionali, anche se investiti solo marginalmente dal conflitto. Il mondo della diplomazia difficilmente potrà subire un danno nella evoluzione del percorso verso un primo accordo dalla dichiarazioni di un Letta o di un Salvini qualsiasi di un paese terzo.

    Altro effetto, viceversa, possono avere le prese di posizione dei rappresentati istituzionali dei singoli Paesi le cui dichiarazioni hanno il peso di uno Stato e come tali vengono interpretate proprio dalle parti belligeranti, ancor più se impegnate all’interno della trattativa diplomatica.

    A margine del discorso di Zelensky al Parlamento italiano, le cui interpretazioni e valutazioni si moltiplicano di ora in ora, rappresenta un errore di dimensioni COLOSSALI la successiva dichiarazione del Presidente del Consiglio Mario Draghi il quale ha suggerito di fare entrare l’Ucraina nell’Unione Europea.

    Innanzitutto va rilevata la tempistica diplomaticamente suicida in quanto si fornisce un ulteriore argomento a conferma delle tesi russe relative ad una volontà dell’Ucraina di uscire dall’area di ingerenza dell’ex impero sovietico (si fa riferimento alla retorica putiniana la quale rappresenta una delle cause del conflitto).

    L’ avventata presa di posizione del Presidente del Consiglio ha l’effetto di rafforzare, quindi, la loro posizione negoziale riducendo, come inevitabile conseguenza, i margini operativi dei negoziatori diplomatici alla ricerca di una soluzione accettabile da entrambi i contendenti.

    In più, il peso politico di questa scellerata dichiarazione viene dal Presidente del Consiglio del nostro Paese e non da un rappresentate politico qualsiasi, quindi il peso specifico percepito dagli omologhi russi risulterà sicuramente maggiore ed avrà non solo nell’immediato contesto diplomatico ma anche nel medio e lungo termine un effetto politico ed economico pesante.

    L’arte della diplomazia, quindi, trova nel mondo della politica un sicuro avversario al quale si dimostra, tuttavia, impermeabile anche a causa delle spesso ridicole tesi e dichiarazioni dei singoli leader rappresentanti tanto a livello nazionale quanto europeo.

    Diverso si dimostra, invece, l’effetto ed il danno arrecato alle complesse trattative diplomatiche quando un Presidente del Consiglio si dimostra incapace di prevedere le ricadute delle proprie avventate dichiarazioni dimostrandosi, alla verifica dei fatti e dei comportamenti, molto simile a un qualsiasi rappresentante politico italiano.

    Si azzera, così, la percentuale di considerazione per l’attuale Presidente del Consiglio Mario Draghi Invocato alla guida del nostro Paese come espressione di una superiore preparazione e credibilità internazionale, il quale, però, in un solo anno ha adottato i medesimi comportamenti di quella classe politica per correggere i quali era stato chiamato.

  • L’Iran si conferma un posto insicuro per le feluche: diplomatica svizzera precipita dal balcone

    È giallo in Iran sulla morte di una diplomatica svizzera, trovata senza vita in un’area verde nei pressi del palazzo in cui abitava a Teheran. Secondo una prima ricostruzione, la 52enne sarebbe precipitata dal 18esimo piano di un edificio nel quartiere di Kamranieh, nella zona nord della città che nel ’79 ospitò l’aggressione e il sequestro degli americani in servizio presso l’ambasciata Usa. Una tragedia su cui le unità specializzate della polizia iraniana hanno aperto un’inchiesta, escludendo al momento l’ipotesi di un suicidio. Quando è stato rinvenuto il cadavere, ha riferito il portavoce del Dipartimento per le emergenze di Teheran, Mojtaba Khaledi, la donna era già “morta da un po’ di tempo”.

    La funzionaria lavorava presso l’ambasciata di Berna, spesso al centro dell’attenzione perché incaricata di curare gli interessi degli Stati Uniti nel Paese dalla rottura delle relazioni diplomatiche con la Repubblica islamica nel 1980. “Stamani, la cameriera della diplomatica è andata a casa sua. Non avendola trovata, ha chiamato la polizia. Successivamente, un addetto alla manutenzione in un giardino vicino all’edificio ha trovato il corpo, che è stato riconosciuto dal portiere del palazzo”, ha riferito Khaledi.

    Le indagini non escludono l’incidente né l’omicidio. Il corpo presentava fratture alla testa e a un braccio. Sarà l’autopsia a stabilire se siano effettivamente compatibili con la caduta da un balcone o una finestra, e se siano riscontrabili segni di violenza o colluttazioni. Il corpo è già stato messo a disposizione del medico legale. A Berna, il ministro degli Esteri Ignazio Cassis si è detto “scioccato dalla tragica morte” e ha espresso le sue “più profonde condoglianze alla famiglia”. Le autorità svizzere, che seguono la vicenda in coordinamento con quelle iraniane, non hanno fornito al momento dettagli sulle circostanze del decesso, né il nome della diplomatica per tutelarne la privacy. Dal canto suo, il ministero degli Esteri di Teheran ha inviato le sue condoglianze e promesso una rapida conclusione delle indagini.

    Il drammatico episodio giunge in un momento molto delicato per l’Iran, impegnato a Vienna con i partner dell’accordo nucleare nei negoziati sul ritorno degli Usa e la rimozione delle sanzioni. Trattative che secondo la Russia continuano a far segnare “progressi”. Ma la fase è tesa anche sul piano interno, dove a un mese e mezzo dalle presidenziali è scontro tra i fondamentalisti e i moderati dell’uscente Hassan Rohani sull’audio rubato in cui il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif criticava il generale dei Pasdaran Qassem Soleimani, ucciso dagli Usa nel 2020. Un clima di accuse e sospetti che rischia di avvelenarsi ancora.

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