“Con il voto di oggi il Pe dà il via libera definitivo alla nuova direttiva per la protezione del diritto d’autore dimostrando la sua determinazione a proteggere e valorizzare l’inestimabile patrimonio di cultura e creatività europeo”. Il Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, esprime tutta la sua soddisfazione dopo che gli eurodeputati, riuniti in Sessione plenaria a Strasburgo, hanno approvato con 348 voti favorevoli, 274 contrari e 36 astensioni la direttiva europea sul copyright. Adesso spetterà agli Stati membri approvare, nelle prossime settimane la decisione dell’Europarlamento. Si conclude così l’iter legislativo iniziato nel 2016 e che, con il voto del 26 marzo, garantirà nuove norme, che includono salvaguardie alla libertà di espressione, grazie alle quali creatori ed editori di notizie potranno negoziare con i giganti del web.
Dare un’organizzazione al mondo del web era un compito che l’Europa si era riproposta dal 2001 ma da allora le cose sono molto cambiate, all’epoca infatti non esistevano ancora le piattaforme Social, né i grandi giganti dell’e-commerce. Con la direttiva attuale, il cui testo era stato formulato dalla Commissione europea nel 2016, si spera di poter fare finalmente ordine, attraverso regole precise e condivise, in quello che lo stesso Tajani ha definito un “far west” delle notizie. E sappiamo bene quanto l’uso inappropriato degli strumenti digitali in questi anni abbia prodotto danni, a partire dalla diffusione di fake news.
La direttiva intende così garantire che diritti e obblighi del diritto d’autore di lunga data si applichino anche online. YouTube, Facebook e Google News sono alcuni dei nomi di gestori online che saranno più direttamente interessati da questa legislazione. La direttiva si impegna inoltre a garantire che Internet rimanga uno spazio di libera espressione.
Secondo la nuova normativa i titolari dei diritti, in particolare musicisti, artisti, interpreti e sceneggiatori (creativi), editori di notizie e giornalisti potranno negoziare accordi migliori sulla remunerazione derivata dall’utilizzo delle loro opere presenti sulle piattaforme Internet le quali, a loro volta,saranno direttamente responsabili dei contenuti caricati sul loro sito, dando automaticamente agli editori di notizie il diritto di negoziare accordi per conto dei giornalisti sulle informazioni utilizzate dagli aggregatori di notizie.
Numerose disposizioni sono specificamente concepite per garantire che Internet rimanga uno spazio di libertà di espressione. Poiché la condivisione di frammenti di articoli di attualità è espressamente esclusa dal campo di applicazione della direttiva, essa può continuare esattamente come prima. Tuttavia, la direttiva contiene anche delle disposizioni per evitare che gli aggregatori di notizie ne abusino.
Lo “snippet” (frammento) può quindi continuare ad apparire in un newsfeed (sezione notizie) di Google News, ad esempio, o quando un articolo è condiviso su Facebook, a condizione che sia “molto breve”.
Il caricamento di opere protette per citazioni, critiche, recensioni, caricature, parodie o pastiche è stato protetto ancor più di prima, garantendo che meme e GIF continuino ad essere disponibili e condivisibili sulle piattaforme online.
Nel testo viene inoltre specificato che il caricamento di opere su enciclopedie online in modo non commerciale come Wikipedia (che per protesta aveva oscurato il sito italiano il giorno prima del voto di Strasburgo), o su piattaforme software open source come GitHub, sarà automaticamente escluso dal campo di applicazione della direttiva. Le piattaforme di nuova costituzione (start-up) saranno soggette a obblighi più leggeri rispetto a quelle più consolidate.
Autori, artisti, interpreti o esecutori potranno chiedere alle piattaforme una remunerazione aggiuntiva per lo sfruttamento dei loro diritti qualora la remunerazione originariamente concordata fosse sproporzionatamente bassa rispetto ai benefici che ne derivano per i distributori.
Questi ultimi due passaggi, che nel testo precedente, modificato a febbraio, facevano capo gli assai discussi articoli 11 e 13 sono stati rielaborati con due nuove articoli, 15 e 17.
L’accordo mira a facilitare l’utilizzo di materiale protetto da diritti d’autore per la ricerca che si basa sull’estrazione di testi e dati, eliminando così un importante svantaggio competitivo che i ricercatori europei si trovano attualmente ad affrontare. Viene inoltre stabilito che le restrizioni del diritto d’autore non si applicheranno ai contenuti utilizzati per l’insegnamento e la ricerca scientifica.
Infine, la direttiva consentirà l’utilizzo gratuito di materiale protetto da copyright per preservare il patrimonio culturale. Le opere fuori commercio possono essere utilizzate quando non esiste un’organizzazione di gestione collettiva che possa rilasciare una licenza.
Cosa cambia allora con l’approvazione della direttiva? Attualmente, le aziende online sono poco incentivate a firmare accordi di licenza equi con i titolari dei diritti, in quanto non sono considerate responsabili dei contenuti che i loro utenti caricano. Sono obbligate a rimuovere i contenuti che violano i diritti solo su richiesta del titolare. Tuttavia, ciò è oneroso per i titolari dei diritti e non garantisce loro un reddito equo.
La responsabilità delle società online aumenterà le possibilità dei titolari dei diritti (in particolare musicisti, interpreti e sceneggiatori, nonché editori di notizie e giornalisti) di ottenere accordi di licenza equi, ricavando in tal modo una remunerazione più giusta per l’uso delle loro opere sfruttate in forma digitale.
E’ inutile sottolineare che il voto del PE ha suscitato reazioni controverse tra chi ha applaudito alla nuova norma e chi invece ha visto nella sua approvazione un bavaglio alla libera informazione, una contrapposizione che ha coinvolto anche gli eurodeputati italiani chiamati a votare in Aula. Le delegazioni del Movimento 5 Stelle e della Lega all’Europarlamento hanno votato compatte contro, mentre la grande maggioranza dei deputati europei del Pd ha votato a favore della direttiva, insieme all’intera delegazione di Forza Italia, ma tre deputati del Pd – Brando Benifei, Renata Briano e Daniele Viotti – hanno votato contro il testo. Nel gruppo dei Socialisti&Democratici, anche Eli Schlein di Possibile e Sergio Cofferati di Sinistra Italiana hanno espresso voto negativo. Contrari alla direttiva anche Barbara Spinelli e Eleonora Forenza del gruppo di estrema sinistra della Gue, nonché i due ex deputati eletti al M5S Marco Affronte (passato ai Verdi) e David Borrelli (non iscritti). Un’altra ex del M5S, ha preferito invece astenersi. Infine, hanno votato a favore i deputati italiani del gruppo dei Conservatori e riformatori europei Raffaele Fitto, Innocenzo Leontini e Remo Sernagiotto