Giovani

  • Aumentano gli adolescenti disadattati

    L’indice di salute mentale tra gli adolescenti nel 2023 è sceso a 71, rispetto al 72,6 registrato l’anno precedente. I giovani restano la fascia d’età con l’indice più alto, ma in confronto alla media della popolazione è nitido il contrasto tra prima e dopo la pandemia. Un gap che peraltro non sembra essere ancora del tutto recuperato. Spiccato è il divario di genere: tra le adolescenti l’indice di salute mentale è stato pari a 67,4 nel 2023, circa 7 punti in meno dei coetanei maschi (74,3). Sebbene uno svantaggio femminile sia comune a tutte le fasce d’età, lo scarto registrato tra i 14 e i 19 anni è particolarmente ampio.

    “La differenza di genere a svantaggio delle donne si osserva a tutte le età, ma è particolarmente accentuata tra i più giovani e tra i più anziani. Nel 2023, in questi gruppi il divario di genere raggiunge i 7 punti: il punteggio è pari a 74,3 per i ragazzi di 14-19 anni (67,4 tra le coetanee)” segnala l’Istat nel Rapporto Bes 2023 dello scorso aprile 2024.

    Quello sulla salute mentale non è l’unico indicatore che segnala una difficoltà nella condizione di bambini e ragazzi. Dai dati sull’isolamento sociale a quelli sulle dipendenze, fino ai disturbi del comportamento alimentare, i segnali in questa direzione sono numerosi. Tuttavia, se è abbastanza chiaro il quadro complessivo, non è altrettanto semplice ricostruire il fenomeno con una disaggregazione territoriale fine, premessa obbligata per qualsiasi tipo di intervento.

    Un primo elemento che questi dati consentono di analizzare è il contesto familiare. In presenza di un disagio psicologico o di un disturbo, poter contare sul sostegno dei genitori e in generale della famiglia è fondamentale. Tanto è vero che lo studio effettuato durante la pandemia dal garante dell’infanzia e dall’Iss ha fatto emergere questo aspetto come fattore protettivo per la salute mentale dei minori nell’emergenza Covid-19. I dati mostrano che al crescere dell’età, diminuisce la facilità con cui ragazze e ragazzi riescono ad aprirsi con i genitori, con una maggiore facilità nel parlare con la madre. La questione riguarda soprattutto le ragazze. Poco più della metà delle quindicenni dichiara di ricevere un elevato supporto familiare (51,8%), a fronte del 60,7% registrato tra i coetanei maschi. Una quota che varia anche rispetto al territorio di appartenenza. Solo il 42% delle ragazze di Veneto ed Emilia-Romagna dichiara un elevato supporto familiare. Oltre due terzi degli studenti maschi della provincia autonoma di Bolzano (71,7%), della Valle d’Aosta (66,5%) e della Puglia (66,2%) dichiarano un elevato supporto della famiglia. Tra le giovani la quota è sistematicamente più bassa, anche se supera il 60% in 3 territori. Oltre all’area di Bolzano, due regioni del mezzogiorno come Sicilia e Campania. Quest’ultima è anche la regione con il minor divario di genere: la quota di giovani che si sentono supportati dalla famiglia è analoga tra maschi e femmine e sfiora il 61%. Al contrario, meno del 45% delle ragazze di Friuli Venezia Giulia, Marche, Emilia Romagna e Veneto dichiara un elevato supporto familiare.

    Insieme alla famiglia, la scuola è l’altra istituzione con un ruolo centrale. È qui infatti che bambini e ragazzi trascorrono buona parte del proprio tempo, vivendo esperienze che possono influenzarne il benessere e lo sviluppo. Anche in questo caso, l’apprezzamento verso la scuola è inversamente correlato all’età. I rispondenti 11enni a cui “piace molto la scuola” sono il 21% tra le ragazze e il 15% tra i maschi. La quota si dimezza a 13 anni (7% maschi, 10,7% femmine), per poi calare ulteriormente tra i 15enni (5,6% maschi, 7% femmine). In questa fascia d’età, il 61,8% si sente accettato dagli insegnanti, ma solo poco più di uno su 3 (35,4%) percepisce un interesse da parte dei docenti. Due su 3 (66,6%) si sentono accettati per come sono dai compagni di classe. Fortemente correlata con i rapporti con insegnanti e compagni è la percezione di stress rispetto all’esperienza scolastica. La difficoltà di gestire lo stress è uno dei fattori più spesso chiamati in causa per l’impatto sulla dimensione psicologica e sociale. Circa il 60% degli studenti intervistati dichiara di sentirsi molto o abbastanza stressato dalla scuola, una quota cresciuta rispetto alla precedente rilevazione del 2017/18. La percentuale varia rispetto ai territori, all’età e al genere degli studenti. Non raggiunge il 50% in provincia di Bolzano (40,6%) e in Calabria (49%), mentre supera il 62% in Veneto e Valle d’Aosta. Il picco massimo tra le ragazze 15enni: quasi l’80% dichiara di sentirsi abbastanza o molto stressata dall’impegno scolastico (60,2% tra i coetanei maschi).

    Due terzi delle adolescenti dichiara di aver utilizzato spesso i social media per scappare da sentimenti negativi. L’uso problematico dei social è più frequente tra chi viene da una famiglia a basso status socio-economico: tra questi ragazzi raggiunge il 15%, contro il 12,7% di quelli con status medio-altro. Le variazioni sono ampie anche rispetto al territorio di appartenenza: nelle regioni del mezzogiorno si registra un uso più problematico dei social tra i minori. La Campania è la regione italiana dove si registra la maggiore frequenza di un uso problematico dei social media tra gli adolescenti (16%). Seguono, con quote poco inferiori al 15%, Calabria e Puglia.

  • Corpo europeo di solidarietà: aumento di 166 milioni di euro per il volontariato giovanile nel 2025

    La Commissione ha pubblicato l’invito a presentare proposte del Corpo europeo di solidarietà per il 2025, che sostiene la partecipazione dei giovani alle attività di volontariato nelle comunità di tutta l’UE e oltre. Il bilancio di 166 milioni di € stanziato per il 2025 rappresenta un aumento significativo rispetto agli anni precedenti, a causa del recupero di fondi dagli anni della COVID-19, quando molte attività di volontariato non hanno potuto svolgersi.

    L’invito del 2025 sosterrà nuovamente progetti e attività di volontariato che promuovono la sostenibilità ambientale, le competenze e l’alfabetizzazione digitali, l’inclusione e la diversità, la cittadinanza attiva e molto altro ancora. Azioni mirate continueranno a sostenere le persone in fuga dalla guerra di aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina. I partecipanti possono inoltre prendere parte a un’ampia gamma di attività di solidarietà stimolanti incentrate su ambiti prioritari quali l’inclusione sociale, la transizione verde e digitale, la partecipazione democratica e le questioni relative alla salute.

    Parallelamente a questo invito, la Commissione ha pubblicato la relazione sul corpo europeo di solidarietà 2021-2023, che presenta i risultati che il programma ha ottenuto in questi anni e il modo in cui ha contribuito a promuovere la solidarietà in tutto il mondo. Nel periodo 2021-2023 il programma ha offerto a oltre 66 000 giovani la possibilità di far fronte a sfide sociali e umanitarie. La relazione racconta storie potenti e stimolanti provenienti da tutta Europa su come i giovani e le organizzazioni hanno risposto a disastri climatici e naturali e hanno sostenuto gli ucraini in fuga dalla guerra di aggressione della Russia. La relazione funge anche da invito ad agire affinché un maggior numero di giovani partecipi agli sforzi di solidarietà.

    Il Corpo è aperto ai giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni, esteso a quelli tra i 18 e i 35 anni per attività di aiuto umanitario al di fuori dell’UE. I giovani interessati devono registrarsi sul portale del Corpo europeo di solidarietà, dove possono trovare le organizzazioni partecipanti. Anche i gruppi di giovani registrati sul portale possono presentare domanda di finanziamento per i loro progetti di solidarietà.

  • Amare la solitudine non denota necessariamente una personalità fuori norma

    Stare da soli, voler stare da soli, può apparire un comportamento inappropriato, asociale, tanto agli occhi di chi prova quel desiderio quanto a quelli di chi nota la voglia di una persona di stare da sola. Ma voler stare da soli non è necessariamente un male o un modo per ritrovare se stessi.

    Chi vuole stare da solo per scappare da qualcosa, non sta evidentemente vivendo in modo sereno. Ma questo desiderio di non stare dove ci si trova è il primo passo, sicuramente utile al soggetto che si trova a disagio, per capire quale è il proprio spazio, il contesto in cui si sta bene per quel che si sente di essere. E’ chiaro che vi sono situazioni in cui bisogna far buon viso a cattivo gioco, che le giornate storte capitano a tutti e che non sempre sul lavoro si è felici di quel che si fa e non si incorre in stress. Anzi. Ma non è chiaramente di questo che si sta parlando quando si parla di desiderio di essere altrove, questi sono episodi occasionali e complessivamente ordinari. Il problema è quando ci si trova alle prese con un costante e/o ricorrente desiderio di non essere dove ci si trova: provare voglia di evadere dall’ufficio un giorno è normale, per esemplificare, provarla tutti i giorni no.

    Nella sua versione positiva, la solitudine è lo spazio dell’egoismo nel suo senso migliore, del tempo dedicato a se stessi, al volersi bene. Ed infatti la voglia di stare da soli in psicologia viene chiamata “sano egoismo”.

    Di contro, la solitudine, intesa come senso di abbandono, di non appartenenza, può riguardare persone che vivono dentro un contesto famigliare o sociale attivo ma anche persone che sono letteralmente da sole. Queste due facce della stessa medaglia portano a comprendere che il problema non è stare da soli in senso stretto, ossia, senza nessuno da incontrare durante la giornata. Stare soli è un problema solo quando si ritiene che da soli si sia incompleti, irrealizzati e quindi, necessariamente, infelici.

    Come segnala Antonio Polito in un commento sul magazine del Corsera, il problema, soprattutto tra i più giovani, quelli nati e cresciuti in mezzo ai social network, è l’idea che non si possa non essere connessi, almeno in via telematica, con altri. Viceversa, per appropriarsi pienamente di se stessi, è consigliato prendere carta e penna e cominciare a fare un elenco di cose che si vorrebbero e si sarebbe in grado di fare nel tempo in cui si è da soli: leggere libri, ad esempio, o ascoltare musica piuttosto che suonare uno strumento, o ancora fare due passi tra la natura.

  • Gli ErasmusDays 2024 celebrano il ruolo di Erasmus+ con migliaia di eventi in tutta Europa

    Dal 14 al 19 ottobre gli #ErasmusDays 2024 metteranno in evidenza gli effetti positivi del programma Erasmus+ su istruzione, formazione, giovani e sport. Sono previsti oltre 10 000 eventi in tutto il mondo, in presenza e online, per celebrare i risultati del programma, presentarne i successi e sensibilizzare alle opportunità che offre ai discenti. Parteciperanno migliaia di studenti, tirocinanti, discenti adulti e allenatori sportivi.

    Con oltre 15 milioni di partecipanti fino ad oggi, il programma Erasmus+ è una delle iniziative europee più popolari e pilastro dello spazio europeo dell’istruzione.

    Istituiti nel 2017, oggi gli ErasmusDays celebrano il programma Erasmus+ in tutto il mondo. Dopo i Giochi olimpici e paraolimpici di Parigi il tema di quest’anno è il ruolo dello sport nella promozione della cooperazione internazionale e degli scambi culturali. Nel 2023 si sono svolti oltre 9 600 eventi in 53 paesi, e l’edizione 2024 mira a perpetuare questo successo.

  • Dipendenza da gioco: lo Stato non può più tergiversare

    Nonostante le tante speranze suscitate dalle promesse della politica, dopo che da più parti nel passato si erano elevate molte voci  per sollecitare interventi idonei a frenare lo smodato aumento dei giocatori d’azzardo,nulla è cambiato.

    La ludopatia è una malattia in continua crescita e sono sempre più giovani i giocatori.

    Nella sola Lombardia i dati evidenziano che il 40% dei quindicenni ha giocato d’azzardo o partecipato a scommesse e la percentuale aumenta per i diciassettenni anche se per legge, ma poi di fatto solo teoricamente, il gioco d’azzardo è proibito ai minori di diciotto anni.

    In considerevole aumento è anche il volume di denaro giocato, e sono in aumento le dipendenze, con le evidenti conseguenze per la società, infatti molte persone con il gioco hanno la vita segnata e spesso sono coinvolte, nella sventura, le loro famiglie.

    Secondo  dati, riportati anche dal Corriere della Sera, in Lombardia vi sono 13 sale Bingo, 848 macchinette Vit (terminal lotteria) e 8338 apparecchi AWP, se a questo aggiungiamo tutto il mondo del gioco on line e del gioco in nero si vede bene come il pericolo sia sempre in agguato per tanti giovani, pericolo che in troppi casi colpisce anche persone anziane e sole.

    I video giochi, altro settore che diviene sempre più pericoloso per i giochi violenti, stanno diventando anch’essi strumento, veicolo per il gioco d’azzardo visto che sono consentite scommesse e sistemi che invitano a investire soldi per aumentare la possibilità di vincere.

    Non è da trascurare inoltre che alla dipendenza del gioco spesso si associa la dipendenza da alcool e droghe.

    La politica ha il dovere di non tergiversare ulteriormente, lo Stato può anche trarre un apparente beneficio da alcuni tipi di gioco ma i danni ai quali si deve poi riparare nelle strutture sanitarie vanificano questo introito, senza valutare inoltre le conseguenze che restano nella psiche delle persone, né può essere più oltre ignorato che dietro al mondo del gioco d’azzardo si nascondono ben note organizzazioni criminali.

    Continuare ad ignora il problema o a demandarne la soluzione sine die diventa colpevole.

  • La Commissione distribuirà 35.500 pass DiscoverEU gratuiti ai giovani

    A partire dalla prossima primavera migliaia di diciottenni avranno la possibilità di esplorare gratuitamente l’Europa. La Commissione ha aperto le candidature per una nuova tornata dell’iniziativa DiscoverEU.

    Per provare a vincere uno dei 35 500 titoli di viaggio disponibili, i giovani nati tra il 1º gennaio e il 31 dicembre 2006 devono rispondere sul Portale europeo per i giovani a un quiz composto da cinque domande sull’UE più un’ulteriore domanda. I candidati saranno classificati in base alle risposte e i biglietti saranno distribuiti sulla base di tale graduatoria. L’invito è aperto fino al 16 ottobre alle 12:00 e si rivolge ai giovani dell’Unione europea e dei paesi associati al programma Erasmus+ (Islanda, Liechtenstein, Macedonia del Nord, Norvegia, Serbia e Turchia).

    I candidati prescelti avranno la possibilità di viaggiare in tutta Europa per un massimo di 30 giorni tra il 1º marzo 2025 e il 31 maggio 2026. Potranno pianificare autonomamente il loro itinerario o prendere ispirazione da quelli esistenti, ad esempio l’itinerario del benessere, che si concentra sull’attività fisica e la salute mentale, oppure l’itinerario culturale DiscoverEU, che collega varie destinazioni culturali mettendo l’accento su architettura, musica, belle arti, teatro, moda e design. O ancora, si possono visitare le capitali europee della cultura, i siti del patrimonio mondiale dell’UNESCO, i siti del patrimonio europeo o le città vincitrici del premio Access City Award, che si impegnano per diventare più accessibili alle persone con disabilità.

    Oltre al pass gratuito i partecipanti riceveranno anche una tessera di sconto con più di 40.000 offerte su trasporti pubblici, cultura, vitto e alloggio, sport e altri servizi.

  • I teenager praticano autolesionismo per esprimersi

    L’autolesionismo prende piede tra i ragazzi italiani, tra i 12 e i 18 anni, con un’accelerazione dopo il Covid. Il 70% di chi compie atti come tagliare, incidere, ferire la pelle, gambe e braccia con lamette, coltelli affilati, temperini, punte di vetro, lattine usate ha un’età compresa tra i 12 ai 14 anni (nella maggioranza dei casi scelgono di ferirsi le braccia con la lametta). Il 19% di loro riesce a smettere di tagliarsi, ma solo grazie al supporto di uno psicoterapeuta. Fortunatamente, si tratta di un disturbo della personalità perlopiù transitorio, che scompare al termine dell’adolescenza, quando si è tra i 20 e i 25 anni.

    A spingere a farsi male è spesso il proposito di scacciare un chiodo con un altro chiodo, più precisamente di controllare e interrompere un dolore mentale o un’angoscia troppo forti: molti preferiscono il dolore fisico al dolore mentale e ferendosi fanno in modo che il dolore fisico prenda il posto di quello mentale. Per alcuni adolescenti tagliarsi è addirittura un modo per percepire di esistere ed essere vivi: meglio un dolore fisico che non sentire niente o sentirsi vuoti e inutili. Tagliarsi dà l’illusione di un sollievo, a volte addirittura euforia, come se dai tagli fuoriuscissero finalmente le emozioni che non si riescono a tollerare dentro di sé: la disperazione, la tristezza, il sentirsi rifiutati, la solitudine e la rabbia.

    L’autolesionismo può anche costituire una forma di comunicazione del proprio disagio. Attraverso le ferite, infatti, la propria sofferenza appare evidente agli occhi degli altri: il proprio corpo viene utilizzato come una lavagna attraverso cui far percepire a tutti che si esiste e come ci si sente.

  • Cosa ha di fronte oggi un giovane o una giovane italiana?

    Riceviamo e pubblichiamo la lettera che l’Arch. On. Gabriele Pagliuzzi ha inviato al Patto Sociale dopo la pubblicazione dell’intervista di ‘Policy Maker’ all’On. Cristiana Muscardini sulle recenti vicende che hanno riguardato alcuni giovani militanti di Fratelli d’Italia.

    Cara Cristiana,

    sono del tutto d’accordo con le tue affermazioni. Soprattutto sul ruolo distorcente e malefico della rete. In tutte le direzioni: sia per la “cultura” frammentata ed esibizionista dei soggetti intercettati sia per i montaggi che dalle Iene in avanti sono ormai abituali nelle attuali regie di facile presa. Sarà molto difficile districarsi in questa situazione oggi e nel futuro perché l’infiltrazione, lo spionaggio e l’allestimento di dossier sugli avversari sono endemici nella mentalità cekista/leninista dei “comunisti”. Ne sappiamo bene noi “reduci” degli anni ’70, senza volerci addentrare nel ricordo degli innumerevoli covi informativi rossi, brigatisti e non. Detto questo, per cogliere l’occasione di una riflessione più ampia vorrei evidenziare che in tutta questa discussione occhieggia silente un convitato di pietra che è il Nazionalismo italiano. Uso la maiuscola per ridare dignità a questo pensiero che è stato demonizzato da 79 anni al pari del Fascismo e del Nazionalsocialismo, che fra l’altro non sono la stessa cosa, ma qui dovremmo aprire un altro fronte di riflessione. Sembra fuori tempo riportare al centro questo concetto, rimbambiti e ricattati da un sogno europeo di imbelli e immorali affaristi, che non è certo quello di Europa Nazione, ma non è così.  I giovani sono sempre splendidi ed è un delitto che la loro meravigliosa energia venga fatta volutamente marcire nella disperazione priva di luce e spenta nel mito del denaro, nell’esibizione della più volgare superficialità, dell’invidia e della frustrazione sociale. O peggio nella violenza gratuita, senza un perché. E’ inevitabile che per spirito di contraddizione si assumano provocatoriamente gesti e slogan inaccettabili di cui per inciso l’antisemitismo è la parte più deprecabile, perché portati alla sopraffazione e alla discriminazione degli altri, scimmiottando parole d’ordine prese dal buio della storia, ma cosa ha di fronte oggi un giovane o una giovane italiana?  E meno male che siamo in ambito politico, in un partito e non in un barrio di qualche nostra periferia metropolitana. Si dirà che sono problemi che investono e a volte in modo anche più drammatico varie contrade del nostro continente ma ognuno ha le sue vicende e le nostre le conosciamo bene e sta a noi affrontarle. Una Patria che non è Nazione e viceversa che cosa può insegnare? Può forse coltivare quegli orizzonti di bellezza, di coraggio di positività fraterna di chi costruisce assieme il destino comune che rendono degna di essere vissuta la vita di ciascuno? La “cultura” internazionalista comunista e cattolica, quella che ha impastato la nostra “meravigliosa” Costituzione gettata in bocca ai vincitori come ossequiente e definitivo atto di resa, ha insistito per mezzo secolo a demolire ogni residuo di dignità e verità storica nazionale. In modo cattivo e violento. E pur consunta nelle fondamenta continua ad agitare la sua coda velenosa. Ci si è dovuti arroccare in modo a volte contraddittorio e non privo di errori in una Destra che c’era e c’è sempre stata. Poteva chiamarsi M.S.I., forse con maggior merito, ma anche P.L.I., poteva chiamarsi Monarchia, quell’istituto che costruì la nostra Italia, poteva chiamarsi Nuova Repubblica ecc. Questa era ed è la nostra area di riscatto ideale. Non saranno quattro ragazzotti ignoranti espressione di un disagio di sottocultura più che politico a inficiarne i compiti e le responsabilità di portata storica ma resta intatto il macigno di fondo cui noi tutti superstiti saggi dobbiamo concorrere a rimuovere e non c’è Europa, Nato o America o Russia o Cina che tenga!

    Un carissimo saluto,

    Gabriele Pagliuzzi

  • Sempre più diffuso il consumo di stupefacenti: ne fanno uso 4 studenti su 10

    Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, nel corso della conferenza stampa sulla Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia 2024, ha riferito che. “emerge una diffusione pandemica delle sostanze stupefacenti, l’abbassamento dell’età di primo approccio e poi l’uso abituale e l’incremento del principio attivo”. Ed ha affermato ancora che bi è “scarsa consapevolezza diffusa di quanto fa male qualsiasi tipo di droga”.

    Secondo i dati del 2023 quasi 960mila giovani tra i 15 e i 19 anni, il 39% della popolazione studentesca, hanno assunto nella loro vita almeno una volta una sostanza psicoattiva illegale e oltre 680mila (più di un quarto della popolazione studentesca) lo hanno fatto nel corso dell’ultimo anno. Nello stesso periodo sono stati quasi 360mila gli studenti under 18 che hanno consumato almeno una sostanza illegale, pari al 23% dei minorenni scolarizzati. I minorenni denunciati per reati penali correlati alla droga sono in aumento del 10% rispetto al 2022 (sono stati 1.246, il 4,5% delle persone denunciate). Inoltre aumenta il consumo di cocaina: quasi 54mila ragazzi tra i 15 e i 19 anni riferiscono di aver fatto uso di cocaina nel 2023 e aumenta anche la percentuale di studenti che hanno utilizzato la sostanza prima dei 14 anni.

    Tra i genitori di minorenni c’è una maggior tolleranza verso sostanze legali e cannabinoidi, come emerge dai risultati preliminari dello studio pilota “Famiglie e prevenzione” su “percezioni e competenze dei genitori riguardo al consumo di sostanze psicoattive e alcol da parte dei minori”, che si basa sui dati raccolti a marzo-aprile 2024 attraverso una survey anonima alla quale hanno partecipato 4.901 genitori di studenti con età tra i 9 e i 14 anni, frequentanti 20 scuole primarie e secondarie di primo grado della Città metropolitana di Roma Capitale, e contenuto nella Relazione annuale. “I genitori intervistati si ritengono per oltre il 50% capaci di riconoscere i sintomi derivanti dal consumo delle sostanze legali (alcol e derivati del tabacco) e dei cannabinoidi, mentre meno della metà si dice in grado di riconoscere i sintomi legati all’uso di altre sostanze psicoattive illegali” – si osserva nella Relazione. “Riguardo al consumo, si rileva maggior tolleranza verso sostanze legali e cannabinoidi: due genitori su cinque si dichiarano permissivi rispetto a tabacco e sigarette elettroniche e circa la metà ritiene che il consumo di alcol e cannabinoidi vada contestualizzato prima di essere giudicato. Il consumo di altre sostanze illegali è invece reputato assolutamente intollerabile dal 90%”.

    “La maggior parte dei genitori ritiene facilmente accessibili per i propri figli tutte le sostanze considerate. I luoghi all’aperto, come strade e parchi, sono maggiormente indicati come quelli dove reperire sostanze illegali e psicofarmaci, oltre a luoghi più frequentati dai figli come scuole e case di amici, in relazione alle sostanze legali” – si sottolinea riportando i risultati preliminari dello studio. “Qualora venisse a conoscenza che i propri figli fanno uso di sostanze, la maggior parte dei genitori ricorrerebbe prevalentemente ad attività di informazione e coinvolgimento familiare”.

    Tra gli studenti che hanno utilizzato cocaina la metà circa riferisce un primo utilizzo tra i 15 e i 17 anni, mentre il 39% si è approcciato a questa sostanza prima dei 15 anni. Quasi 700mila studenti (28%) riferiscono invece di aver utilizzato cannabis almeno una volta nella vita, 550mila riferiscono di averla consumata nell’ultimo anno (22%) e per quasi 70mila studenti si è trattato di un consumo frequente (20 o più volte nel mese). I valori relativi ai consumi aumentano al crescere dell’età e registrano nel complesso una prevalenza maggiore tra i ragazzi rispetto alle coetanee. “Quasi 2/3 degli studenti ha utilizzato cannabis per la prima volta fra i 15 e i 17 anni, mentre il 29% a 14 anni o meno, dato che risulta in calo rispetto al 2022. Dopo l’importante incremento osservato nel post pandemia, il consumo di cannabis registra una leggera contrazione”, prosegue. “Circa 100mila studenti (4,1%) hanno assunto allucinogeni nella loro vita, quasi 49mila (2%) ne hanno fatto uso nel corso dell’ultimo anno e in 13mila li hanno utilizzati almeno 10 volte nell’ultimo mese (0,5%)”, continua. Sono poi 94mila gli studenti (3,8%) che riferiscono di aver fatto uso di cocaina almeno una volta nella vita, quasi 54mila (2,2%) lo hanno fatto nel corso del 2023 e per 18mila il consumo è avvenuto 10 o più volte negli ultimi 30 giorni (0,7%). Sono soprattutto i 17enni ad aver consumato cocaina nell’ultimo anno e, in tutte le fasce d’età, i consumi maschili risultano superiori a quelli femminili. Tra gli studenti che hanno utilizzato cocaina, la metà circa riferisce un primo utilizzo tra i 15 e i 17 anni, mentre il 39% si è approcciato a questa sostanza prima dei 15 anni (dato in crescita rispetto al 2022).

    Eroina e oppiacei le sostanze alla base del 17% dei ricoveri ospedalieri droga-correlati e rimangono la principale causa di decesso per intossicazione acuta letale in Italia (63% dei decessi con sostanza specificata)”. “È opportuno segnalare che, tra i decessi droga-correlati, aumentano in modo consistente dal 2013 quelli attribuiti al metadone passando dal 6,6% al 18% dei decessi con sostanza specificata”, continua.

    Pur presentando per la prima volta dalla pandemia una flessione, i prodotti della cannabis restano quelli a maggior impatto sia per quanto riguarda la diffusione sui territori sia relativamente allo sforzo legato al contrasto. La cannabis e i suoi derivati continuano a essere le sostanze largamente più diffuse tra i giovanissimi”. Il dato relativo alle piante di cannabis sequestrate (quasi 160mila) conferma, infine, il consolidamento della produzione italiana concentrata principalmente in Sardegna e Calabria. Registra una leggera crescita, infine, la quota delle persone assistite presso i SerD per uso di cannabis, pari al 12% delle persone in trattamento.

    Nel corso del 2023, sono stati rilevati 227 decessi per intossicazione acuta da sostanze stupefacenti (rilevati su base indiziaria da parte delle Forze di Polizia), valore inferiore a quello dell’anno precedente” quando furono 298. Dal 1973, sono stati complessivamente registrati 26.976 decessi: se fino agli anni novanta il numero dei decessi droga-correlati era molto elevato, a partire dall’anno 2000 si osserva una progressiva e costante diminuzione. Nel 2023, l’84% dei decessi ha riguardato uomini e il 10% persone di nazionalità straniera. La maggior parte dei decessi (58%) ha riguardato persone di 25-49 anni e il 36% di 50 anni o più; il 6,1% dei decessi ha riguardato giovani con meno di 25 anni – si sottolinea. Nell’ultimo decennio, l’età media dei deceduti è progressivamente aumentata, passando da 38 a 43 anni. Nel 2023, si registra un tasso di mortalità per intossicazione acuta da sostanze pari a circa 6 decessi ogni milione di residenti di 15-64 anni, con valori intorno a 8-9 nelle regioni nord-orientali e centrali e intorno a 4 nelle regioni meridionali. Nel corso dell’ultimo decennio, le regioni settentrionali registrano un incremento nella quota dei decessi che sale da 36 a 47%.

  • “I giovani militanti di FdI non sanno quello che dicono. Ed è gravissimo”. Parla l’on. Cristiana Muscardini

    Pubblichiamo di seguito l’intervista che l’On. Cristiana Muscardini ha rilasciato alla rivista Policy Maker il 2 luglio 2024.

    Poca formazione, scarsa consapevolezza della storia, incapacità a rispettare il proprio ruolo e dialogo carente con i più grandi. Tutte le falle di Gioventù Nazionale secondo l’on. Cristiana Muscardini.

    Fratelli d’Italia corre ai ripari dopo l’inchiesta di Fanpage che ha mostrato alcuni giovani militanti di Fratelli d’Italia e di Gioventù nazionale, il movimento giovanile di FdI, fare battute razziste e antisemite. Le posizioni più critiche sono quelle di Flaminia Pace, presidente di Gioventù nazionale Pinciano, già ‘espulsa’ dal Consiglio nazionale giovani, ed Elisa Segnini Bocchia, ex capo segreteria della deputata di FdI Ylenja Lucaselli che ha rassegnato le dimissioni.

    Non semplici giovani militanti di FdI, dunque, ma volti di peso della linea verde del partito della premier Meloni. Sono circa una decina i profili al vaglio del partito che, a breve, deciderà cosa fare.

    Di tutto questo ne abbiamo parlato con l’on. Cristiana Muscardini, europarlamentare, in passato dirigente del Fronte Universitario d’Azione Nazionale (FUAN), del Movimento Sociale Italiano (MSI), componente dell’esecutivo politico di AN e coordinatrice per la regione Lombardia di Generazione Italia.

     

    Lei è stata dirigente del Fuan, del MSI, di AN. Quali evoluzioni ha notato in merito all’organizzazione interna di questi soggetti politici?

    Diciamo che una volta i movimenti politici avevano delle scuole di partito, delle sezioni, dei circoli nei quali i giovani potevano confrontarsi tra di loro e con gli adulti. I ragazzi venivano in contatto con esperienze a loro sconosciute, gli si spiegava le cose che si potevano e quelle che non si potevano fare. Li si faceva crescere. Ai miei tempi, per esempio, c’era una cosa che oggi non c’è più.

    Cosa?

    A Milano, in piazza Duomo di sera si radunavano anarchici, missini, comunisti, era una specie di zona franca in cui si parlava e si discuteva. In quella piazza non c’era posto per gli estremisti, come Potere Operaio. Dopo tutto andò a morire con le violenze degli anni successivi.

    Com’è cambiata, secondo lei la militanza giovanile? Cosa manca oggi?

    Manca il confronto costante e quei luoghi di incontro nei quali si poteva fare due chiacchiere o affrontare argomenti più importanti. Ma questa è l’era di internet, tutti siamo convinti di parlare con tutti e invece non parliamo con nessuno. Io penso che la politica sia guardare negli occhi le persone. Secondo me questa distanza incide sui più giovani e sui meno giovani. Oggi l’uso indiscriminato della rete porta tutti a credere di potere dire e fare qualsiasi cosa senza avere la minima conoscenza. Ecco io credo che la maggior parte dei giovani oggi non sappia cosa sono stati il fascismo e il comunismo, cos’è stato il ‘68, con tutti i risvolti negativi, moltissimi, e forse anche qualcuno positivo, il significato della Rivoluzione francese.

    Che opinione si è fatta dell’inchiesta di Fanpage sui militanti di Gioventù nazionale?

    Io credo che, in ogni caso, i giornalisti abbiano il dovere di trovare, scovare la notizia ma devono farlo in maniera limpida. Credo anche che quello che questi giovani militanti di FdI hanno detto sia il frutto di una ignoranza dei fatti della storia, o della cronaca, ma anche della non consapevolezza del ruolo che essi rivestono. Sono all’interno dell’organizzazione giovanile di un partito che è al governo e che dice molto chiaramente “no all’antisemitismo”, “no al terrorismo”, “no alla discriminazione razziale” o alla discriminazione di qualsiasi altra natura.

    E lo dice da anni, non lo dice solo adesso con Giorgia Meloni, lo diceva il Movimento Sociale Italiano, lo diceva Alleanza Nazionale. Non è una scoperta di Giorgia Meloni, lei ha continuato nel solco di una tradizione. Ricorda il viaggio di Fini in Israele quando definì il fascismo il male assoluto? Ecco io credo che il male assoluto sia tutto ciò che viola la dignità e la vita degli altri.

    Le frasi pronunciate da quei ragazzi sono un segnale preoccupante di un rinato antisemitismo oppure sono solo frasi vuote?

    Credo che non ci sia nessun pericolo di un ritorno all’antisemitismo, anzi la destra ha dimostrato di difendere Israele più di quanto stia facendo la sinistra. E’ un segnale che deve comunque fare scattare l’allerta per far comprendere ai più adulti, di qualunque movimento politico e in questo caso quello di centrodestra, che i giovani vanno fatti crescere in maniera più consapevole. A me spaventa di più la irresponsabilità di quello che hanno detto, oltre alla gravità di quello che hanno detto. Sono convinta che non siano consapevoli della gravità di avere un pensiero di quel genere, anche se fosse stata solo una battuta sciocca. Quelle parole dimostrano che, in alcuni giovani, non c’è la consapevolezza di quello che è stata la storia, la vita, la sofferenza di milioni di persone, che non ci sia la consapevolezza della Carta universale dei diritti umani. E poi aggiungo anche un’altra cosa.

    Prego.

    Quelle parole dimostrano che non c’è la consapevolezza del ruolo. Quando si riveste un ruolo in un’organizzazione politica non si può parlare come se si fosse al bar dicendo sciocchezze. Non credo che questi giovani pensino quello che hanno detto, ritengo che lo abbiano detto perché così si sentivano di fare gli sbruffoni. Non si rendono conto della gravità delle loro parole ma è pericolosissimo sia perché le hanno pronunciate sia perché non ne comprendono la gravità.

    Potremmo sintetizzare con “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”.

    Non sanno quello che dicono. Però dopo averli perdonati, perché non li fuciliamo sulla pubblica piazza, va pensato per quei giovani militanti di FdI un percorso di nuova educazione. Tra i ragazzi più giovani mi sembra che non ci sia la percezione della differenza tra reale e irreale e di quanto le parole, anche le battute, possano ferire.

    Crede che Fratelli d’Italia abbia preso i provvedimenti giusti nei confronti di quei militanti?

    Penso che li espelleranno, più di quello non credo possano fare. Poi non so se la magistratura riterrà di intervenire o se riceveranno delle querele.

    Ci potrebbe essere il commissariamento dell’organizzazione giovanile.

    Potrebbero anche commissariare i circoli coinvolti, non ci vedrei niente di tragico, anche per capire se, disgraziatamente, oltre alle persone coinvolte ce ne fossero altre.

    Secondo lei l’immaginario della destra italiana, quello costituito dal “modello Atreju”, è accattivante per i ragazzi?

    Credo che per essere accattivanti con i giovani bisognerebbe proporre cose effettive e concrete. Ci sono moltissimi giovani disponibili a pulire i fiumi, ad aiutare gli anziani, ad occuparsi degli animali abbandonati. Io per 25 anni sono stata vicepresidente dell’intergruppo degli animali al Parlamento eurpeo. Occuparsi degli animali significa occuparsi di qualcuno che è più indifeso, fa ritrovare empatia e contribuisce al rispetto dell’ecosistema nel quale tutti viviamo. Ecco penso che la politica non debba essere soltanto uno slogan, una promessa, una battuta, perché a ogni frase deve seguire un’azione politica.

    I più giovani si possono affascinare facendoli sentire utili alla società e non presentando un mondo che non offre niente perché non ci sono più le opportunità di una volta a meno che tu non sia molto bello, super intelligente o abbastanza ricco da andare a fare un master in America. Io, per esempio, continuo a tenere in vita un settimanale online, Patto sociale – Informazione Europa, ecco potrebbe essere una palestra di scrittura per tanti ragazzi.

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