lavori

  • Partito il 60% dei cantieri del Pnrr ma la spesa resta ferma al 34%

    Il 60% dei cantieri del Pnrr è avviato o già completato ma la spesa certificata resta ferma al 34%. A evidenziarlo è stata la presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance), Federica Brancaccio, durante l’assemblea pubblica annuale dell’associazione, svoltasi oggi all’Auditorium della Conciliazione, a Roma. “La vera sfida ora è garantire continuità, coordinamento nazionale e certezze per le imprese”, ha affermato Brancaccio. Il Pnrr ha trasformato l’Italia “nel più grande cantiere d’Europa” e rappresenta un modello di gestione da estendere ad altri ambiti, in particolare alle politiche urbane e dell’abitare, oggi ancora troppo frammentate: “Solo su quest’ultimo tema contiamo 40 competenze diverse”, ha affermato. L’assemblea, intitolata “Il tempo giusto”, ha rappresentato un momento di confronto sul futuro delle costruzioni in Italia, con un focus sulle trasformazioni in atto e le opportunità da cogliere in un contesto in continua evoluzione. All’evento sono intervenuti, oltre alla presidente Ance, rappresentanti di primo piano delle istituzioni e dell’economia, tra cui il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, il vicepresidente della Commissione europea, Raffaele Fitto, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, e il presidente Anci, Gaetano Manfredi. Gualtieri ha ringraziato imprese e lavoratori che hanno permesso lo sviluppo dei cantieri nella Capitale. Fitto invece ha precisato che l’impossibilità di spostare la scadenza per i progetti del Pnrr “non è una questione di volontà”.

    “Nel caso in cui dovessimo concedere una proroga, dovremmo cambiare tre diversi regolamenti con il voto non solo di tutti gli Stati membri ma anche di diversi Parlamenti”, ha spiegato Fitto, il quale ha sottolineato che la scelta di non posticipare la scadenza è stata fatta per “partito preso”. Il vicepresidente ha inoltre aggiunto che con il commissario europeo con delega all’Economia, Valdis Dombrovskis, sono stati introdotti alcuni elementi di flessibilità, come la possibilità di rimuovere alcuni progetti dal Pnrr e spostarli sulla programmazione della politica di coesione, permettendo così di estendere la scadenza per la loro realizzazione. Innovazione tecnologica, sostenibilità ambientale e rigenerazione urbana sono stati gli altri temi al centro del dibattito dell’assemblea. L’obiettivo comune: costruire un sistema più efficiente, inclusivo e capace di affrontare le sfide del futuro. “Abbiamo 2.500 imprese coinvolte nei cinque mila cantieri del fondo Opere indifferibili che rischiano di non vedere un euro. Sui ristori del caro materiali mancano all’appello quasi 3 miliardi”, ha avvertito Brancaccio. Il ministro Salvini, dal canto suo, ha fornito i dati aggiornati sulla situazione delle infrastrutture italiane: “Oggi possiamo dire che l’Italia ha in corso investimenti per 204 miliardi di euro. Le opere riguardano ferrovie e strade, infrastrutture idriche, trasporto pubblico locale e case popolari. Parliamo di 1.200 cantieri ferroviari attivi, di cui 700 per nuove opere e 500 per manutenzioni programmate”.

    Per il presidente dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci), Gaetano Manfredi, la certezza finanziaria “è un elemento fondamentale” per la crescita delle città. “Realizzare opere di qualità nei tempi giusti è possibile solo con una programmazione continua e non a singhiozzo. Sono fondamentali la programmazione e il monitoraggio costante. Per programmare serve la certezza dei fondi. Per questo il mio appello al governo è: dobbiamo prepararci al dopo Pnrr. Si scelgano fin da ora le priorità”, ha osservato. “Comuni e Città metropolitane sono diventati attori protagonisti nella realizzazione delle opere pubbliche, dopo anni di difficoltà, nonostante la carenza di personale e le problematiche organizzative”, ha sottolineato Manfredi, annunciando di avere consegnato a Raffaele Fitto “un’Agenda delle Città e dei Comuni, con tanti progetti cantierabili e realizzabili, che possono rappresentare una svolta per il Paese”. “Solo nel 2024 – ha ricordato – i Comuni hanno effettuato spese per investimenti pari a circa 19,1 miliardi di euro. Nel primo quadrimestre del 2025 la spesa è ulteriormente cresciuta. È un dato positivo, perché significa che le risorse si spendono e le opere si realizzano. Crescono in particolare le spese per scuole e impianti sportivi, anche grazie all’effetto del Pnrr”.

  • Ponti e infrastrutture

    La prima tratta dell’A1 fu iniziata nel maggio 1956 e finita nel dicembre 1958, 49,7 km costruiti in 2 anni e 7 mesi, in un’Italia da poco uscita dalla guerra e con strumenti tecnologici all’epoca molto inferiori a quelli odierni.

    A fronte dell’efficienza di quei tempi, oggi le cosiddette grandi opere richiedono una media di 30 anni per essere realizzate e non sempre vengono finite neppure in trenta anni.

    Dal 2001, dal governo Berlusconi in poi, il Piano delle Grandi Infrastrutture sembra non avere mai fine, per fare degli esempi, la linea Milano-Verona-Padova la cui progettazione risale nel 2003 e la cui ultimazione è pronosticata per il 2030, presenta uno stato di avanzamento dei lavori solo del 50%, idem per il collegamento ferroviario transalpino Torino-Lione (progettazione 2001 – completamento 2030) e l’alta velocità Palermo-Catania (progettazione 2014-fine lavori 2030), pure al 50% di avanzamento dei lavori. Altre tre opere sono anch’esse al 50% dei lavori benché la loro progettazione risalga a prima del 2000: l’autostrada mediterranea Salerno-Reggio Calabria (avvio progettazione nel 1999), il nuovo Valico del Brennero (avvio progettazione nel 1999) e, maggior scandalo, il terzo Valico dei Giovi, che ebbe l’avvio di progettazione nel 1991, il termine dei lavori era programmato nel 2027 ma ad oggi i lavori sono avanzati solo al 50%. Per quest’ultima opera sono trascorsi 34 anni dall’avvio della progettazione e nonostante la particolare urgenza date le necessità del porto di Genova richiederà ancora anni per essere ultimata.

    Se il governo e soprattutto il ministro di Infrastrutture e Trasporti, invece di occuparsi, spesso ‘indebitamente’, di politica estera, si dedicasse a seguire con maggior efficienza il suo dicastero, forse si potrebbe sperare in un’accelerazione dei lavori per terminare le infrastrutture, la mancanza delle quali rallenta lo sviluppo e la modernizzazione del Paese.

    Se lo stesso ministro tralasciasse, vista la oggettiva carenza di risorse economiche (tutte le opere che abbiamo indicato mancano di una quota consistente di copertura finanziaria), di incaponirsi sul Ponte sullo Stretto, forse potremmo completare gli altri interventi veramente necessari.

    A quest’elenco mancano tutti i ponti e i cavalcavia che, dopo il disastro del ponte Morandi di Genova, sono stati ispezionati e ritenuti non sicuri e per i quali sono in parte, non in tutti, iniziati lavori che non finiscono mai.

    Qualunque automobilista o autotrasportatore ha purtroppo sperimentato, e continua a sperimentare, le lungaggini e inefficienze dei troppi lavori in corso da anni, basta pensare ai collegamenti autostradali liguri e alle problematiche che la corsia unica comporta, non solo per il turismo ma anche per la logistica e quindi per l’economia tutta.

    Se vi sono oggettive responsabilità dei governi precedenti l’attuale, sono altrettanto oggettive le responsabilità che ha il ministro di Infrastrutture e Trasporti in carica da ormai circa tre anni.

  • Il governo stanzia 18 milioni per la manutenzione delle strade da parte dei Comuni

    Con decreto del capo del Dipartimento per le opere pubbliche e le politiche abitative del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, è stata approvata la graduatoria, per l’anno 2023, degli interventi di messa in sicurezza e manutenzione di strade comunali, ammessi al finanziamento a valere sul “Fondo interventi stradali nei piccoli Comuni”. E’ quanto si legge in una nota del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Si tratta di 18 milioni di euro con i quali saranno finanziati 142 progetti, fino a un importo massimo di 150.000 euro ciascuno. Secondo quanto stabilito dalla norma istitutiva del Fondo, limitatamente all’anno 2023, le risorse sono state prioritariamente assegnate ai Comuni, fino a 5.000 abitanti, per i quali, nel medesimo anno, sia stato dichiarato lo stato di emergenza.

    I finanziamenti saranno poi erogati in due soluzioni – continua la nota -. La prima quota, pari al 50 per cento all’atto della stipula del contratto relativo ai lavori. La restante quota solo a seguito della verifica da parte del Dipartimento per le opere pubbliche e le politiche abitative del ministero di tutta la documentazione presentata per la rendicontazione. Matteo Salvini ha espresso “grande soddisfazione” per una scelta concreta “nell’interesse dei territori”.

  • Nuove norme sulle macchine mobili per favorire una circolazione sicura sulle strade pubbliche nell’UE

    La Commissione europea accoglie con favore l’accordo politico raggiunto dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’UE relativo all’omologazione per la circolazione su strada e alla vigilanza del mercato delle macchine mobili non stradali. Le nuove norme faciliteranno l’uso sulle strade pubbliche di macchine mobili, tra cui gru, raccoglitrici, carrelli elevatori e spalaneve.

    L’accordo politico segue la proposta della Commissione del 30 marzo 2023 e consoliderà il mercato unico sostituendo 27 legislazioni nazionali diverse con una sola normativa armonizzata, eliminando così gli attuali ostacoli alla libera circolazione delle macchine mobili su strade pubbliche e garantendo al contempo un elevato livello di sicurezza stradale. Il nuovo regolamento ridurrà inoltre gli oneri di conformità e amministrativi, con un risparmio stimato di 846 milioni di € nell’arco di 10 anni.

    Alcuni degli aspetti chiave inclusi nel testo del regolamento concordato ieri sono: un quadro normativo armonizzato per l’omologazione stradale delle macchine mobili con una velocità massima di progetto di 40 km/h, che ne garantisca la libera circolazione e ne faciliti l’uso transfrontaliero all’interno dell’UE; la possibilità della Commissione di adottare requisiti tecnici dettagliati 12 mesi prima dell’entrata in vigore del regolamento; norme e procedure per la vigilanza del mercato di tali macchine mobili in caso di non conformità.

    Il Parlamento europeo e il Consiglio dovranno ora adottare formalmente l’accordo politico. Una volta approvato dai due colegislatori, il regolamento entrerà in vigore 36 mesi dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE.

  • A Milano verde non significa piante ma lotta all’auto

    Beppe Sala non è green, se non come affiliazione politica. Se le piante fossero biciclette, sicuramente avrebbero trovato spazio nella città che Sala amministra, ma poiché le piante non crescono sulle strade dove il primo cittadino dà la caccia alle auto, ecco che Milano ha perso 6 milioni di euro per il 2022. E altri 6 milioni di euro per il 2023: fondi già disponibili, con destinazione vincolata: la realizzazione di 138 ettari di nuovi boschi. Il problema è che non esistono sull’intero territorio della Città metropolitana zone disponibili (aree dismesse, ex cave, ex siti industriali in via di bonifica) e sufficientemente grandi per creare nuove foreste intorno alla città e così la gara pubblica per la piantumazione delle città è stata disertata da tutti. La Corte dei Conti, che sta verificando come le città italiane utilizzino i fondi messi a disposizione della Ue per il verde, ha rilevato, tramite il comando provinciale dei carabinieri, che Milano è l’unica Città metropolitana italiana nella quale non è stato presentato e non sta partendo alcun progetto.

    Di contro quella amministrata da Sala è la città metropolitana in Italia che ottiene più denaro dalle multe. Già prima dell’idea di estendere in ogni dove i 30 km/h, nel 2021 il sindaco ha raccolto quasi 103 milioni dalle violazioni del Codice della strada: 13 milioni sono stati prelevati dagli autisti che hanno violato i limiti di velocità. I costi della manutenzione stradale sono intanto aumentati per via del generale rincaro dei prezzi, tanto che alcuni Comuni del milanese hanno rivisto i loro programmi in tema di strade e la stessa ciclabile di corso Sempione a Milano ha subito intoppi, ma sempre Milano nel 2021 è risultati la città con la maggior capacità di spesa per manutenzione ed educazione stradale: 22 milioni in totale, equamente ripartiti tra sostituzione della segnaletica e potenziamento delle attività di controllo e di accertamento delle violazioni. Dimenticando però, buche e manutenzione della pavimentazione stradale.

  • Acqua, bene non rinnovabile. Cristiana Muscardini scrive al Ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini

    Riceviamo e pubblichiamo una lettera che l’On. Cristiana Muscardini ha inviato al Ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, sul grave problema della siccità che sta colpendo l’Italia.

    Prof. Enrico Giovannini

    Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili 

    Piazzale di Porta Pia, 1

    00198 Roma

    Milano, 22 giugno 2022

    Egregio Ministro,

    sappiamo tutti che occorrerà tempo per contrastare quei cambiamenti climatici che, anche con la siccità, stanno  mettendo a grave rischio l’economia e la normalità della vita In Italia.

    Sappiamo però, altrettanto bene, che la rete idrica italiana da anni, per vetustà e guasti, sta perdendo quasi la metà dell’acqua, che l’acqua sperperata nel terreno non torna in falda ma è persa e che questa situazione può essere risolta se c’è la volontà politica.

    Tra le grandi opere, realizzabili con i fondi europei, la ristrutturazione della rete idrica è di primaria importanza come l’immediata identificazione di invasi non messi in funzione o di condotte bloccate per mancanza di riparazioni.

    Le regioni chiedono lo stato di emergenza nazionale perché un problema così vasto non può essere risolto regionalmente ed è altrettanto vero che solo in sede nazionale si può dare immediato inizio alle opere necessarie per mettere fine a mal funzionamento e cattiva gestione della rete idrica che, da anni, alcuni, inascoltati, denunciano.

    La ringrazio per l’attenzione e Le porgo molti cordiali saluti.

    Cristiana Muscardini

  • Sine cura

    Far ripartire l’Italia, attuare il decreto semplificazioni in un Paese dove alcune regioni, come la Liguria, sono praticamente isolate per i lavori e le manutenzioni stradali non fatte, sembra più una presa in giro che altro. Ogni giorno nuovi annunci e promesse da parte di una classe politica troppo spesso impudente ed imprudente e troppe delusioni per i cittadini che, dopo aver subito la crisi economica, nata oltre Oceano, il covid, regalatoci dalla via della seta e dal silenzio dell’Oms sulla realtà cinese, oggi quotidianamente vedono frustrata ogni speranza dall’insipienza di coloro che dovrebbero indicare la strada.

    Siamo quasi a metà luglio e non è ancora partito un cantiere, salvo quelli stradali di poco conto ma di grande impiccio per il traffico, quelli che potevano essere aperti proprio nei mesi scorsi quando per le strade non c’erano macchine. Neppure i lavori per mettere in sesto le scuole pericolanti, per renderle idonee, tra due mesi, ad accogliere gli studenti che dovranno stare distanziati. Sono partiti e neppure una voce si è alzata, né dalla maggioranza né dall’opposizione, per indicare come affrontare l’urgenza derivante dalla necessità di ripristino di una rete idrica al collasso in tutta Italia. Perdiamo ogni giorno un’intollerabile quantità d’acqua, bene non rinnovabile, mentre la siccità avanza ed i ghiacciai si sciolgono togliendo preziose riserve.

    La politica si incarta tra picche e ripicche e quello che serve al Paese resta una sine cura.

  • Bonus facciate 2020

    Un’interessante opportunità contenuta nella legge di bilancio 2020, per una larga parte di contribuenti, è costituita dal bonus facciate 2020.

    Disciplinata dai commi da 219 a 224 della legge 160/2019, la nuova agevolazione prevede una detrazione del 90% dall’imposta lorda delle spese sostenute per il recupero o il restauro della facciata esterna degli edifici. Al di là della descrizione, la norma è di portata molto ampia, essendo ricompresi anche i lavori di sola pulitura o tinteggiatura della facciata.

    Più specificatamente, il comma 221 identifica, quali destinatari dell’agevolazione, gli interventi sulle strutture opache della facciata, su balconi o su ornamenti e fregi. Ove non ci si limiti alla pulitura o tinteggiatura, ma si eseguano interventi di rifacimento dell’intonaco su una superficie di almeno il 10% della facciata, sarà necessario rispettare i requisiti di efficienza energetica affiancando, così, il bonus facciate all’ecobonus che, tuttavia, saranno alternativi tra loro con riferimento alla medesima spesa. In pratica, in quest’ultimo caso, il contribuente dovrà scegliere quale agevolazione adottare. Resta salva la possibilità di cumulare le detrazioni se riferite a interventi differenti.

    Da un punto di vista soggettivo, la norma si rivolge sicuramente ai contribuenti IRPEF, ma dovrebbe essere estesa anche ai soggetti IRES, in aderenza al dettame letterale che parla di detrazione dall’imposta lorda, senza alcuna limitazione in merito.

    Da un punto di vista oggettivo, invece, il bonus è riconosciuto per gli interventi sulle strutture opache della facciata, sui balconi, ornamenti, marmi e fregi, nonché alla semplice pulitura o tinteggiatura effettuati su edifici localizzati in zona A e B di cui al decreto dei lavori pubblici n. 1444 del 2 aprile 1968. Più nello specifico, trattasi degli agglomerati urbani che rivestono carattere storico, artistico o di particolare pregio ambientale (zone A) ovvero delle altre parti del territorio totalmente o parzialmente edificate in cui la superficie coperta degli edifici esistenti non sia inferiore al 12,5% della superficie fondiaria della zona e nelle quali la densità territoriale sia superiore a 1,5 mc/mq. Resteranno pertanto esclusi alcuni edifici che potranno comunque beneficiare, al bisogno, della detrazione IRPEF del 50% prorogata anche per il 2020.

    Il bonus spetta per tutte le spese agevolabili sostenute nel 2020 secondo il principio di cassa. Pertanto, spese deliberate nel 2019 ma eseguite e pagate nel 2020 dovrebbero poter beneficiare del nuovo bonus. L’agevolazione, pari al 90% del costo sopportato e regolarmente pagato, potrà essere detratto dall’imposta sui redditi in dieci rate costanti.

    Per fruirne occorrerà effettuare il pagamento secondo i noti metodi tracciati che prevedono l’utilizzo di un particolare tipo di bonifico bancario in cui andranno specificati correttamente la causale, il codice fiscale del beneficiario della detrazione e il codice fiscale del destinatario del bonifico.

    Stante l’ampia portata e l’elevata percentuale di agevolazione sarà opportuno che tutti gli amministratori di condominio verifichino le condizioni oggettive dell’immobile e sottopongano all’assemblea la volontà di effettuare i lavori agevolabili, magari anche anticipando i tempi originariamente previsti per le manutenzioni. Quanto detto al fine di consentire ai condomini di fruire delle lecite detrazioni e di scongiurare l’insorgere di contestazioni future per la mancata fruizione del bonus in oggetto.

    Specularmente, in caso di inerzia degli amministratori, sarà opportuno che i condomini si muovano proattivamente per sollecitarli a sottoporre all’assemblea l’esecuzione dei lavori agevolabili.

    Il 90% di detrazione è veramente un’occasione ghiotta per manutenere le facciate esterne degli edifici quasi a costo zero, sarebbe un peccato perderla per disinformazione.

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