matricole

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    Leggo su The Economist (8/14/2023) che negli Stati Uniti, e non solo, è molto grave la posizione di quei giovani che hanno contratto debiti per frequentare l’Università. Succede che i compensi percepiti, anche grazie ai titoli conseguiti, non sono sufficienti e il debito resta lì a pesare su chi aveva riposto nello studio la speranza di una vita di successo. Che fare, come evitare che una situazione simile si ripeta e gravi sul sistema economico nel suo complesso e sulle casse degli incauti istituti di finanziamento? Si suggerisce di porre in essere una accurata campagna di informazione del tipo, mi verrebbe da immaginare, “il fumo nuoce gravemente alla salute”. Come dire che se uno, malgrado gli avvertimenti insiste nel voler assumere dosi di letteratura, storia, arte e tossici similari dovrà accollarsene la totale responsabilità in termini di costi reali e sociali. Bene, era ora che qualcuno parlasse francamente e dicesse chiaro e tondo che è il mercato che regola le scelte della vita e non già le nostre inclinazioni e passioni; che nessuno ti regala niente tantomeno in cambio di una poesia, una Gioconda o altre simili minuzie. Dunque scegliete bene come realizzare i loro progetti. Alé matematici, iperinformatici e spara superrazzi è il vostro momento. Siete anche fortunati perché, se poi, quando conterete i quattrini, il conto non sarò di vostro gradimento, potrete fare causa a chi vi ha debitamente disinformato. E, gli altri, quelli che si ostinano a voler seguire le loro inclinazioni, lasciateli in pace e non giudicateli. Non è detto che un domani, se vi sentirete un po’ strani, non li cerchiate per una “fumatina” insieme.

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