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L’attualità della metafora di Davide e Golia

Davide raccolse cinque pietre lisce e le mise in una sacca.

Prese la sua fionda e il bastone da pastore e andò ad affrontare Golia.

Primo libro di Samuele; 17/38-39

Sono il primo ed il secondo libro di Samuele, come anche alcuni altri testi dell’Antico Testamento, nonché la Bibbia stessa, in cui si scrive di Davide, figlio di Iesse, vissuto in Giudea circa tremila anni fa. Secondo la religione ebraica Davide, re d’Israele, era il progenitore della stirpe alla quale doveva appartenere il Messia. Mentre per la religione cristiana invece, era Giuseppe, marito di Maria, uno dei discendenti di Davide. Ma per tutti però, Davide era colui che affrontò ed uccise in un duello il temibile Golia. Secondo i testi dell’Antico Testamento Dio aveva deciso che il futuro re d’Israele doveva essere uno dei figli di Iesse da Betlemme, visto che Saul, l’allora re dell’Israele, non era più il suo prediletto. Ragion per cui Dio incaricò il profeta Samuele di andare a Betlemme ad incontrare Iesse. Nel primo libro di Samuele, il profeta racconta che nessuno dei primi sette figli di Iesse poteva essere il prediletto di Dio, ma quando Davide, il figlio minore di Iesse, gli si presentò davanti, dopo essere stato chiamato dai suoi, mentre pascolava le pecore, il profeta udì la voce di Dio che disse: “Alzati, ungilo, perché è lui!”. Lo stesso profeta Samuele ci racconta nel suo primo libro che il re Saul, disperato perché si sentiva abbandonato da Dio, ma senza sapere niente della sua volontà, aveva scelto proprio Davide come suo scudiero e suonatore di strumenti a corda. Era il tempo in cui i filistei, un popolo che viveva nella regione di Canaan, cercavano di sconfiggere l’esercito di re Saul e invadere la Giudea. Il profeta Samuele ci racconta che un filisteo di spiccata corporatura, feroce e temibile, di nome Golia, ogni giorno sfidava l’esercito di re Saul, chiedendo duello con uno di loro. Ma nessuno osava sfidare Golia. Una sfida che andava avanti da quaranta giorni, come racconta Samuele. Il popolo al quale doveva appartenere il vincitore del duello avrebbe avuto in seguito il diritto di sottomettere quello del vinto. Ma nessuno degli ebrei osava affrontare Golia. Questo racconta il profeta Samuele. Un giorno però Davide era stato mandato da suo padre a portare del cibo ai suoi fratelli che erano arruolati nell’esercito di re Saul. Trovandosi nell’accampamento, Davide dovette assistere all’ennesima sfida e alle irritanti ed insopportabili offese di Golia. Non potendo però tollerare simili sfide e offese, Davide chiese il permesso a re Saul di affrontare il terribile Golia, rivelando così la sua parte coraggiosa del pastore di pecore, che aveva affrontato e ucciso un orso ed un leone per difendere il suo gregge. Il profeta Samuele ci racconta che “Davide raccolse cinque pietre lisce e le mise in una sacca. Prese la sua fionda e il bastone da pastore e andò ad affrontare Golia”. Vedendo quel ragazzo andargli incontro, Golia cominciò a deridere ed offendere Davide, sicuro che un “pastorello non avrebbe potuto sconfiggerlo”. Ma niente poteva fare indietreggiare Davide, sicuro e fiducioso com’era che “il Signore lo avrebbe protetto”. E trovandosi di fronte a Golia, lanciò subito e con destrezza una delle sue cinque pietre lisce con la sua fionda. “La pietra colpì Golia in fronte e il gigante cadde a terra”, racconta il profeta Samuele che poi aggiunge: “Il Signore aiutò Davide a sconfiggere Golia senza spada né armatura” (primo libro di Samuele; 17/42-47; n.d.a.). Poi Davide prese la grande spada di Golia e gli tagliò la testa. Seguendo il duello ed assistendo alla morte del loro spavaldo eroe, i filistei si diedero alla fuga. Il profeta Samuele ci testimonia che subito dopo “…gli uomini d’Israele e di Giudea sorsero, alzando grida di guerra, e inseguirono i Filistei fino all’ingresso di Gat e alle porte di Ekron. I Filistei feriti a morte caddero sulla via di Shaaraim, fino a Gat e fino ad Ekron” (primo libro di Samuele; 17/52; n.d.a.).

Oggi occorre il 33o giorno dell’invasione dell’Ucraina da parte delle forze armate della Russia. Un’invasione massiccia che cominciò nelle primissime ore del 24 febbraio scorso, dopo un lungo discorso televisivo del presidente russo. Un’invasione che lui, con il suo spudorato e sfidante cinismo, con un irritante sarcasmo tipico di tutti i dittatori, ha cercato di classificare come “un’operazione speciale”! Nel frattempo però l’efferata aggressione russa non ha risparmiato neanche tantissimi innocenti ed inermi cittadini ucraini assediati nelle città, compresi i bambini, come sta accadendo dall’inizio dell’invasione. Soltanto durante le ultime 24 ore, come risulta da fonti mediatiche, sono stati effettuati più di 40 bombardamenti da artiglieria e da attacchi aeri delle forze armate russe. Così come risulta che soltanto durante queste ultime 24 ore la regione di Kharkiv è stata attaccata più di 200 volte con artiglieria, lanciarazzi e anche con bombe a grappolo, vietate dalle convenzioni internazionali in vigore. Una grave e preoccupante situazione continua tuttora ad essere rapportata dalla martoriata Mariupol, una città dell’Ucraina sudorientale sulle coste del mare Azov. Mariupol è stata assediata, attaccata e bombardata continuamente dalle forze armate russe dal primo giorno di marzo, diventando così una città fantasma. Sempre oggi il ministero degli Esteri ucraino ha fatto ufficialmente sapere che “…le forze russe hanno trasformato ‘in polvere’ la città assediata di Mariupol, dove la situazione umanitaria è catastrofica”. Secondo fonti mediatiche ucraine ad oggi, 28 marzo, sarebbero circa 5 mila le vittime civili a Mariupol, uccise soprattutto dai bombardamenti russi. E tra loro, purtroppo, risulterebbero esserci anche 210 bambini. Il sindaco dichiarava oggi che Mariupol ormai “…è sull’orlo di una catastrofe umanitaria e deve essere completamente evacuata”, aggiungendo che “…circa 160.000 civili sono intrappolati nella città senza elettricità”. Mentre ha denunciato che “…Ventisei autobus erano in attesa di evacuare i civili, ma le forze russe non hanno acconsentito a concedere loro un passaggio sicuro”. Un fatto grave questo, denunciato anche dal portavoce del Comitato Internazionale della Croce Rossa. Secondo lui “…Le parti devono essere i garanti e trovare un accordo per consentire un passaggio sicuro. Devono pubblicizzare il percorso e concedere molto tempo alle persone per uscire”. Lui ha dichiarato che le squadre della Croce Rossa non hanno ancora potuto a raggiungere Mariupol. Il portavoce del Comitato Internazionale della Croce Rossa ha anche sottolineato che “…Il diritto internazionale umanitario richiede che le persone possano partire e che non siano costrette ad andarsene”. Ma per le forze armate russe sono gli ordini del dittatore e/o di chi per lui ai quali devono ubbidire. Mentre quanto viene sancito e reso obbligatorio dai canoni del Diritto internazionale umanitario per loro rappresentano soltanto una cartastraccia.

In questi ultimi giorni, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sono stati verificati e denunciati “…più di settanta distinti attacchi contro ospedali, ambulanze e medici in Ucraina, con un numero che aumenta ogni giorno”! Risulterebbe altresì che “…dal 24 febbraio, l’OMS ha esaminato e verificato 72 attacchi separati contro strutture sanitarie in Ucraina che hanno provocato almeno 71 morti e 37 feriti”. In seguito alle atrocità dei russi contro l’inerme e innocente popolazione ucraina, ad oggi, secondo un annuncio ufficiale dell’UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees – l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati; n.d.a.) risulterebbe che “…oltre 3 milioni e 800 mila persone hanno lasciato l’Ucraina” specificando che “…sono soprattutto donne e bambini”. Aggiungendo però anche che “…chi rimane nel paese vive in condizioni sempre più disperate. E per oggi [28 marzo 2022; n.d.a.] non è previsto nessun corridoio umanitario”. Mentre da valutazioni specializzate e rese note da fonti mediatiche oggi, risulterebbe che “La guerra ha causato danni alle infrastrutture dell’Ucraina per oltre 57,5 miliardi di euro”. Dalle stesse valutazioni risulterebbe, altresì che “…almeno 4.431 edifici residenziali sono stati danneggiati, distrutti o sequestrati, insieme a 378 scuole, 92 fabbriche e magazzini. Sono 12 gli aeroporti distrutti, danneggiati o sequestrati così come 7 centrali termiche o idroelettriche”.

Lo stesso presidente ucraino continua a chiedere un concreto e vitale sostegno per il suo Paese da parte dei “grandi del mondo”. Nelle primissime ore di domenica scorsa egli ha chiesto di nuovo e per l’ennesima volta di avere armi per far fronte agli invasori russi. Ha chiesto di fornire altri indispensabili aiuti militari all’Ucraina, compresi carri armati, sistemi di difesa antiaerea ed altro. “…Ce li hanno i nostri partner, ma semplicemente si stanno ricoprendo di polvere”, ha detto. Ribadendo che “…Tutto questo serve per la libertà non solo dell’Ucraina ma anche dell’Europa”. Facendo riferimento al grande coraggio dei difensori di Mariupol, stigmatizzando quello che lui considera il “ping-pong occidentale” e rivolgendosi ai “grandi del mondo”, il presidente ucraino ha fatto capire che le cose sarebbero andate diversamente e molto meglio “…se solo coloro che hanno pensato per 31 giorni a come consegnare dozzine di jet e carri armati avessero l’1% del loro coraggio”. Aggiungendo anche una domanda retorica “…Allora, chi è a capo della comunità euro-atlantica? È ancora Mosca, grazie alle sue tattiche spaventose?”.

Oggi, 28 marzo, il capo dello Stato italiano, Sergio Mattarella, presente all’Università di Trieste in occasione dell’inaugurazione del 98o anno accademico, ha parlato dell’aggressione russa in Ucraina. “Abbiamo dovuto assistere al riesplodere di aggressivi egoismi nazionali, alla moda di quanto non avveniva dall’Ottocento, nei secoli scorsi”, ha detto il presidente Mattarella. E poi ha aggiunto che tutto ciò rappresentava “…un retrocedere della storia e della civiltà che mai avremmo immaginato possibile in questo inizio di millennio assistendo a vittime di ogni età, dai bambini agli anziani, a devastazioni di città e di campagne, ad un impoverimento del mondo”. Proseguendo il suo discorso il capo dello Stato ha affermato che “Non troviamo una motivazione razionale a questa guerra”. Ha fatto riferimento alle misure prese dall’Unione europea, dai singoli Stati e da diverse organizzazioni internazionali che continuano “con misure economiche e finanziarie che indeboliscono chi vuole imporre con la violenza delle armi una guerra che, se non trovasse ostacoli, non si fermerebbe”. E poi perentorio, riferendosi all’aggressione russa in Ucraina, il presidente Mattarella ha ribadito che “…Occorre fermarla ora, subito!”. Nel frattempo domenica scorsa, durante l’Angleus, papa Francesco ha fermamente ribadito che “…C’è bisogno di ripudiare la guerra, luogo di morte dove i padri e le madri seppelliscono i figli, dove gli uomini uccidono i loro fratelli senza averli nemmeno visti”. Riferendosi a quanto sta accadendo in Ucraina, il Pontefice ha definito la micidiale guerra in corso come un realtà “dove i potenti decidono e i poveri muoiono”. Si tratta di un ulteriore ammonimento di papa Francesco ai “grandi del mondo”, dopo quelli fatti la scorsa settimana sempre dal Santo Padre. L’autore di queste righe ha già informato il nostro lettore (Bisogna reagire determinati contro l’irresponsabilità dei dittatori; 21 marzo 2022).

Ma da quanto sta accadendo in questi ultimi giorni in Ucraina, risulterebbe che l’avanzata dei russi sia stata fermata o, per lo meno, rallentata su diversi fronti. Ad oggi sono falliti tutti i tentativi per sbarcare a Odessa. Mentre una notizia dell’ultima ora fa riferimento alle dichiarazioni del sindaco di Irpin, cittadina vicinissima alla capitale. Secondo il sindaco “…La nostra Irpin è libera dagli invasori di Moska”. L’esercito ucraino sembrerebbe abbia liberato diversi insediamenti anche nella regione di Kharkiv. Il che potrebbe far pensare e sperare, perché no, ad una auspicabile attualità della metafora di Davide e Golia.

Chi scrive queste righe, visti gli ultimi sviluppi, pensa che le ripetute richieste del presidente ucraino potrebbero veramente aiutare il suo popolo a combattere e sconfiggere gli aggressori russi. Nel frattempo egli pensa a Davide che raccolse cinque pietre lisce, le mise in una sacca, prese la sua fionda e il bastone da pastore e andò ad affrontare il temibile mostro filisteo. Lo colpì con una delle sue pietre e lo uccise sul colpo. Poi prese la grande spada di Golia e gli tagliò la testa.

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