Russia

  • Russia e Libia cooperano per creare un corpo militare in Africa

    Le autorità russe stanno collaborando con quelle libiche per la creazione di un Corpo militare russo in Africa. La notizia, contenuta in un annuncio che compare sui canali Telegram russi a firma del direttore della rivista “Difesa Nazionale” Igor Korotchenko, segue la visita in Libia del viceministro della Difesa della Federazione Russa, Yunus-Bek Evkurov, su invito del comandante dell’Esercito nazionale libico (Lna), il generale Khalifa Haftar. La missione di Evkurov è l’attuazione pratica degli accordi russo-libici raggiunti nel quadro dell’undicesima Conferenza sulla sicurezza internazionale di Mosca e del forum tecnico-militare Esercito, che si sono svolto ad agosto in Russia. Per il Cremlino, si legge nel testo, i principali oppositori nel continente nero sono gli Stati Uniti e i loro alleati della Nato, tra cui la Francia. “Il ministero della Difesa russo contrasterà l’influenza occidentale e rafforzerà la posizione di Mosca in Africa. Il Corpo africano russo dovrà condurre operazioni militari su vasta scala nel continente a sostegno dei paesi che cercano di liberarsi finalmente della dipendenza neocoloniale, ripulire la presenza occidentale e ottenere la piena sovranità”, recita la dichiarazione

    Allo stesso tempo, prosegue il testo, “non stiamo parlando di beneficenza: l’uso del fattore forza in Africa dovrebbe portare alla Russia non solo benefici politici (l’avvento al potere di governi e regimi amici) e militari (fornitura di locazione gratuita di basi, aeroporti, centri logistici per la Marina), ma anche dividendi economici (controllo dei giacimenti di oro, platino, cobalto, uranio, diamanti, petrolio, terre rare e loro sviluppo a condizioni reciprocamente vantaggiose con i partner africani)“. Lo stipendio minimo di un soldato del Corpo africano è di 204 mila rubli (2.100 euro al cambio odierno). La pubblicità che accompagna la dichiarazione recita così: “Il servizio a contratto nel Corpo africano è la scelta giusta per te! Sei giovane? Forte? Coraggioso? Pensi al futuro? Ritieni che sia tuo dovere servire la Patria? Allora il servizio a contratto nel Corpo africano è la scelta giusta per te! Ti garantiamo: alta indennità in denaro; assistenza medica gratuita; un futuro sicuro per la tua famiglia; assicurazione vita e sanitaria a spese del bilancio federale.

  • Per Erdogan anche in guerra c’è una legge, ma non lo ricorda a Putin

    Erdogan, riferendosi ad Israele e, come al solito, attaccandolo, dice “anche in guerra c’è una legge.”

    Perché non lo ricorda al suo amico Putin che da quasi due anni sta massacrando il popolo ucraino senza alcuna giustificazione se non la sua brama di sangue e potere!

    Secondo Erdogan sono diversi dai palestinesi i civili bombardati in Ucraina, i bambini morti o rapiti, gli ospedali o le case e le chiese rase al suolo, il grano, necessario anche ad altri paesi affamati, bruciato dalle bombe russe, le donne stuprate, i civili torturati? Certo non sono musulmani gli ucraini e forse perciò sono meno interessanti per il leader turco che continua, nonostante l’età, a sognare di essere un riunificatore del mondo arabo e musulmano mentre nelle sue carceri sono detenuti giornalisti, uomini di pensiero, un gran numero di coloro che non la pensano come lui, come ogni dittatore imprigiona la protesta per non confrontarsi con la realtà ma non si possono, in eterno, far stolti gli dei per far brillare come giuste le proprie colpe.

  • La memoria corta

    Il 5 ottobre la Russia, con un attacco missilistico contro il villaggio ucraino di Hroza, ha ucciso 59 persone, 36 donne, 22 uomini e un bambino che partecipavano ad una veglia funebre.

    Sempre soldati russi avevano ucciso, nel Donbass occupato dall’esercito di Mosca, 9 componenti di una famiglia che stava festeggiando un compleanno.

    Due casi che sono gocce nel mare di sangue nel quale il popolo ucraino cerca di non affogare da quando Putin ha iniziato la sua crudele guerra contro una nazione libera ed indipendente.

    La memoria degli uomini è sempre più corta così, mentre assistiamo con dolore alla morte di civili nella striscia di Gaza, civili che Hamas ha usato ed usa come scudi umani, abbiamo già relegato in ricordi lontani la strage di Bucha e le altre tante, troppe tragedie che l’Ucraina sta vivendo con intere città rase al suolo, centinaia di bambini morti, centinaia di bambini feriti ed altrettante centinaia di bambini rapiti, deportati  in Russia.

    L’Ucraina non era un pericolo per la Russia quando Putin ha deciso di attaccarla annettendone, in modo violento e fraudolento, interi territori. Gli ucraini hanno non solo il diritto ma il dovere di difendersi e così facendo difendono il diritto internazionale, la libertà ed il futuro anche degli altri paesi europei.

    Israele non era un pericolo per i palestinesi, se i musulmani integralisti radicali avessero riconosciuto Israele, come la comunità  internazionale chiede da anni, anche i palestinesi oggi avrebbero uno stato riconosciuto, libertà ed indipendenza.

    Israele non era un pericolo ma da anni Hamas costruiva tunnel per attaccarla e in quel tragico 7 ottobre è entrata, con i suoi terroristi, sul suolo israeliano per commettere atrocità che solo dei mostri imbottiti di droga e con pietre al posto del cuore potevano compiere.

    Oggi quello spaventoso giorno, che ha visto anche bambini decapitati e bruciati vivi, sembra già dimenticato da quanti ricordano solo i civili morti a Gaza senza chiedersi come nessuno nelle striscia abbia visto, per anni, costruire i tunnel o si sia chiesto dove finivano i soldi, i molti soldi, dati ad Hamas per il popolo palestinese e che sono invece stati usati per comperare e costruire armi di attacco e per far vivere lussuosamente, all’estero, i capi  del terrorismo jihadista.

    Memoria corta, troppo corta ma noi non dimentichiamo chi ha tentato di distruggere l’Ucraina, chi sta tentando di distruggere Israele e tenteremo sempre di far tornare la memoria a chi trova comodo dimenticare.

  • A chi giova?

    Tutti coloro che hanno a cuore la vita umana, non solo la propria ma anche altrui, non possono che essere preoccupati, angosciati, per ì civili che sono morti e moriranno a Gaza. Sperando che provino gli stessi sentimenti per i morti israeliani.

    Ciascuno dovrebbe chiedersi perché è cominciato tutto questo sapendo bene che l’inizio è stato il 7 ottobre quando Hamas è entrato in Israele trucidando ragazzi, persone normali e tanti bambini, anziani e donne inermi.

    Se Hamas non fosse entrato in Israele, se non avesse ucciso, secondo le stime attuali, ma sembra non ancora finito il riconoscimento, più di 1400 persone, se Hamas non avesse rapiti 240 ostaggi, se non avesse lanciato un numero enorme di razzi contro Israele, dimostrando di avere a disposizione una grande potenza di fuoco e una moderna tecnologia, come i droni, oggi non ci sarebbero tanti morti e feriti palestinesi.

    Se Hamas avesse usato i forti finanziamenti, arrivati sia dall’Europa che da alcuni paesi arabi, per rendere più giusta la vita degli abitanti di Gaza, mentre invece scavava, da anni, tunnel lunghi chilometri e vere e proprie roccaforti sotterranee per arrivare in territorio israeliano e commettere atrocità delle quali troppo poco si è parlato, se Hamas avesse voluto quella mediazione politica necessaria per raggiungere l’accordo: due popoli, due Stati, oggi, con buona pace di tutti quelli che sfilano bruciando le bandiere israeliane, i morti non ci sarebbero stati, né a Gaza né in Israele

    Se Hamas non avesse avuto da tempo l’obiettivo di cercare di distruggere Israele, Stato che, secondo alcuni, non esiste, non è neppure sulle loro carte geografiche di certi paesi musulmani, se avesse aperto la strada al reciproco riconoscimento, se non fosse collegato con l’Iran, finanziato dal Qatar, blandito dai russi di Putin, se, se, con i se non andiamo da nessuna parte.

    La verità è come una coperta corta che ciascuno tira dalla sua parte ma, con buona pace di Guterres e di quel personale dell’Onu che non si è mai accorto dei tunnel o delle condizioni miserrime dei palestinesi, nonostante i molti sostanziosi aiuti economici, la realtà è inconfutabile: Hamas è entrata in Israele per uccidere, fare più male possibile sapendo che vi sarebbe stata la ovvia reazione dell’esercito israeliano, con le conseguenze che tutti conosciamo.

    La realtà, che non può essere più di tanto manipolata dalle false notizie, è che il piano, concordato non solo con l’Iran, era di cercare di attirare Israele in una strada senza uscita e la Russia ne era ben contenta sia perché è noto il suo antisemitismo sia perché sperava di distogliere l’attenzione dalla turpe guerra che da quasi due anni ha portato in Ucraina.

    Gli antichi romani avrebbero detto: cui prodest? A chi giova?

    Non certo ai civili palestinesi usati come scudi umani, non certo agli israeliani che, in un attimo, si sono trovati meno forti e sicuri ed hanno visto, in gran parte, vanificare i faticosi progressi fatti con l’accordo di Abramo, certo giova ai nemici del diritto, della democrazia, della pacifica convivenza ed anche ai propugnatori di un nuovo ordine mondiale.

    Certo il diritto alla difesa non può portare a perpetrare uccisioni indiscriminate ma se i miliziani di Hamas si nascondono tra i civili ed i miliziani di Hamas continuano a lanciare razzi ed a fare incursioni in territorio israeliano, tenendo prigionieri 240 cittadini, non solo israeliani, cosa deve fare Israele, concedere una tregua per ritrovarsi come al 7 ottobre attaccata proditoriamente!

    Quella parte di comunità internazionale che tanto si agita a condannare Israele, partendo dal ras turco Erdogan, cosa ha fatto o intende fare per rendere inoffensivo Hamas, quando si deciderà a condannarlo?

    Mentre vediamo manifestazioni pro Hamas e contro Israele ci chiediamo perché queste sfilate e prese di posizione, Onu compresa, non le abbiamo viste e non le vediamo per le persone uccise, seviziate, rimaste senza nulla in Ucraina dove i bombardamenti hanno raso al suolo, completamente, numerose città e dove gran parte del terreno ucraino non potrà essere coltivato per anni, portando lo spetro della fame non solo per la popolazione locale ma per i paesi più poveri nel mondo.

    Ma di questo la piazza non parla, non urla e l’Onu è non solo inutile ma pericoloso se non sarà cambiato radicalmente.

    La verità appartiene alla visione della vita che noi o la nostra idea politica o religiosa ci suggerisce, la realtà si basa sui fatti ed è incontrovertibile che Hamas è entrato in Israele per uccidere e per trascinare Israele in guerra, i palestinesi che da anni non hanno avuto la capacità, il coraggio, la volontà di liberarsi di Hamas ne pagano le conseguenze, ma c’è una chiamata di correo per tutti quelli che oggi non condannano Hamas ed ogni terrorismo.

  • Putin dà l’ordine di ricostruire la Wagner. Incarico a Troshev

    Il presidente russo Vladimir Putin ha chiesto al colonnello in pensione Andrej Troshev di addestrare i volontari che si sono arruolati per combattere in Ucraina. Nel corso di un incontro al Cremlino, cui ha partecipato anche il viceministro della Difesa della Federazione Russa Yunus-Bek Yevkurov, Putin ha sottolineato che nell’ultimo incontro con Troshev, ad agosto, si era parlato del suo impegno “nella formazione di unità di volontari in grado di svolgere varie missioni di combattimento, principalmente, ovviamente, nella zona di un’operazione militare speciale”. Il presidente ha osservato che lo stesso Troshev ha preso parte alle battaglie per più di un anno e conosce quali siano i problemi da affrontare affinché le operazioni di combattimento procedano nel miglior modo possibile. “A questo proposito, vorrei parlarvi di questioni di natura sociale”, ha detto Putin, sottolineando che Troshev intrattiene rapporti con i compagni con i quali ha combattuto. Dopo quest’incontro, diversi media russi hanno indicato il colonnello Troshev è considerato il successore del fondatore del gruppo Wagner, Evgenij Prigozhin. L’addetto stampa presidenziale Dmitrij Peskov, commentando tali notizie lo scorso agosto, non ha fornito una risposta, affermando che la questione non è di sua competenza.

    Come ricostruisce Agenzia Nova, Andrej Troshev, detto “Sedoi” (capelli grigi in russo), è un colonnello in pensione. Nativo di San Pietroburgo, il 61enne ufficiale russo, oltre alla sua carriera nelle Forze armate è anche un ex agente del ministero dell’Interno e veterano della guerra sovietico-afgana, della Seconda guerra cecena e dell’intervento militare russo in Siria. La sua anzianità di servizio, oltre che i successi per cui si è distinto sul campo, gli hanno consentito di essere insignito come Eroe della Federazione Russa, il più alto titolo onorifico della Russia. Troshev ha iniziato a “collezionare” medaglie dalla guerra in Afghanistan, dove comandò una batteria di artiglieria semovente: in quell’occasione il coraggio dimostrato in battaglia gli valsero due Ordini della Stella Rossa. Dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica ha continuato a prestare servizio nelle Forze armate russe e ha partecipato alla Seconda guerra cecena, ricevendo per meriti militari due onorificenze dell’Ordine del coraggio e una medaglia dell’Ordine “Per il merito della Patria” di secondo grado. Successivamente ha prestato servizio nelle unità del Distretto militare di Pietrogrado. Dopo un periodo come riservista, Troshev ha continuato a prestare servizio presso il ministero dell’Interno, nell’Unità mobile per scopi speciali (Omon) e nell’Unità speciale di risposta rapida (Sobr), di cui è stato anche il comandante. Licenziato dalla Direzione principale del ministero dell’Interno per abuso di alcolici nel 2012 è andato in pensione con il grado di colonnello.

    All’inizio dell’intervento militare russo in Siria, Troshev decise di recarsi nel Paese mediorientale. Pur non partecipando direttamente alle ostilità, il colonnello ha lavorato fra le fila del gruppo paramilitare Wagner, un legame che mantiene tutt’ora, avendo coordinato sul campo per oltre un anno le operazioni della compagnia in Ucraina. Lo scorso luglio è stato proprio il presidente russo Vladimir Putin a indicarlo come potenziale successore di Prigozhin dopo l’ammutinamento del gruppo Wagner avvenuto fra il 23 e 24 giugno. In un’intervista al quotidiano “Kommersant”, Putin ha affermato che Troshev “è la persona sotto il cui comando i combattenti Wagner hanno prestato servizio negli ultimi 16 mesi” e, per questo motivo, questi uomini “potrebbero riunirsi e continuare a operare. E per loro non cambierebbe nulla. Sarebbero stati guidati dalla stessa persona che era stata il loro vero comandante sin dall’inizio”. Tale posizione sarebbe stata espressa dal presidente russo ai vertici del gruppo Wagner e al loro leader Evgenij Prigozhin nel corso di un incontro avvenuto il 29 giugno: in quell’occasione, secondo Putin, gli ufficiali della compagnia si sarebbero mostrati favorevoli alla scelta di Troshev, mentre sarebbe stato Prigozhin a opporre un categorico rifiuto. Con la morte di Prigozhin avvenuta il successivo 23 agosto in un incidente aereo le cui cause sono ancora da chiarire, tuttavia, non ci dovrebbe essere più alcuna opposizione a una potenziale nomina di Troshev alla guida del gruppo Wagner.

  • Scorte europee di gas già ok da agosto

    Le riserve di gas dell’Unione europea sono arrivate ad essere piene al 90%, due mesi e mezzo prima della scadenza prevista il primo novembre. Lo ha riferito la Commissione europea, specificando che tali dati mostrano come il blocco comunitario sia “ben preparato” in vista della stagione invernale. A seguito dell’invasione russa dell’Ucraina e della drastica riduzione delle forniture russe, i Paesi membri dell’Ue hanno adottato a giugno del 2022 un quadro legislativo che obbliga a raggiungere collettivamente un tasso di riempimento dei loro depositi di gas del 90% il primo novembre di ogni anno. Secondo i dati aggregati di Gas Infrastructure Europe (Gie), un’associazione che riunisce gli operatori europei delle infrastrutture del gas, oggi in media gli impianti di stoccaggio europei erano pieni al 90,12%, circa 93 miliardi di metri cubi in totale.

    I livelli variano a seconda del Paese, dal 77% in Lettonia a oltre il 99% in Spagna, con la Francia che mostra un tasso dell’84% mentre l’Italia si attesta sopra la media: il 13 agosto è stata superata la quota 90%, mentre secondo l’ultimo rilevamento il riempimento degli stoccaggi di gas nazionali è salito ora al 90,62%.

    “L’Ue è ben preparata per l’inverno, questo contribuirà a stabilizzare ulteriormente i mercati (dell’energia) nei prossimi mesi”, ha affermato la Commissario europea per l’Energia Kadri Simson commentando gli ultimi dati. “La Commissione continuerà a monitorare la situazione per garantire che i livelli di stoccaggio rimangano sufficientemente alti con l’avvicinarsi dell’inverno”, ha affermato Simson.

  • Tutto è vero e nulla è vero

    In Russia tutto è vero e nulla è vero perché quello che appare non è quello che veramente accade e quello che accade non è quasi mai quello che si pensava sarebbe accaduto, quello che era stato annunciato.

    Così il giallo della morte di Prigožin, vera o presunta, continuerà ad alimentare le più fantastiche supposizioni: morto per vendetta di Putin, ucciso perché non rivelasse a Putin le dissidenze e le diaspore interne, eliminato per consentire a Putin di impossessarsi subito delle sue grandi ricchezze, vivo, sull’altro aereo, o addirittura mai partito, per proseguire nell’azione iniziata ed interrotta due mesi fa quando minacciava di marciare su Mosca, vivo ma fingendosi morto per sfuggire alla vendetta di Putin, sparire, cambiare connotati e vita come tanti fuorilegge hanno fatto e fanno. O ancora un’altra complessa attività di contro, contro informazione dello stesso Putin che ormai non sa neppure lui se può credere a se stesso e di chi di può fidare? Ancora una manovra diversiva o un’uccisione voluta dallo zar per dare un esempio al proprio cerchio magico?

    Tante le ipotesi, le congetture, mentre una cosa è assolutamente certa e cioè la menzogna degli organi di stampa del regime russo quando affermano che i corpi di Prigožin e del suo vice sono stati identificati tra i rottami dell’aereo perché, se le foto che abbiamo visto sono reali, dal rogo di quell’aereo non può essere rimasto nessun corpo identificabile con certezza, ed anche facendo il dna sui pochi resti chi di noi avrebbe la sicurezza che quanto comunicato dagli organi ufficiali russi corrisponda alla verità?

    Prigožin, l’uomo dai mille volti e travestimenti finito banalmente sotto il fuoco “amico“, l’uomo dalle cento furbizie vittima di una imprudenza, di un tradimento, della propria eccessiva sicurezza?

    Nessuno sembra stupirsi della sua morte, in tanti la consideravano una morte annunciata dopo il così detto fallito golpe, forse anche lui, come tanti, credeva nei propri super poteri, in una sorta di pericolosa onnipotenza.

    Resta certo che un altro inquinante dubbio si aggiunge agli altri confermando, dopo tante guerre passate e tanti errori recenti che gli occidentali non riescono a capire cosa muove il pensiero dei russi e questo resta un problema, come resta un grave problema l’annuncio di vari aiuti militari all’Ucraina mentre invece continuano gli sciagurati ritardi nella consegna degli armamenti necessari.

  • “Dure risposte”

    “La parte russa si riserva il diritto di adottare dure misure di risposta” per gli attacchi con droni su Mosca e sulla Crimea.

    Riesce difficile, se non si è Putin od uno dei suoi stretti collaboratori, capire la logica per la quale se i russi colpiscono Kiev, Odessa, tutto il territorio ucraino, ammazzano, seviziano, distruggono, in speciale modo abitazioni civili, chiese, ospedali, scuole, silos per il grano, luoghi per le derrate alimentari etc, gli ucraini e noi dovremmo trovarlo più o meno normale mentre se gli ucraini, od altri, mandano droni su Mosca o colpiscono la Crimea i russi hanno il diritto di adottare dure risposte.

    Diventa anche difficile capire cosa intendano i russi per dure risposte dopo avere fatto scempio di uno stato libero e sovrano distruggendo tutto quello che riuscivano, dopo aver deportato migliaia di bambini, distrutto gran parte delle riserve alimentari che servono a popoli affamati, impedito il traffico di navi che trasportano il grano causando altre tragedie in altri paesi, cosa devono fare ancora!

    Hanno già fatto, continuano a fare, non penseranno di stupirci con le loro minacce, ormai chi è in buona fede li conosce bene e chi è in mala fede continua come prima magari aspettandosi qualche rublo in premio.

  • Continuano le morti ‘misteriose’ a Mosca

    Dopo la morte “misteriosa” dell’oligarca Kudryakov trovato senza vita, nei giorni scorsi, nel suo appartamento di Mosca ora è la volta di Anton Cherepennikov, milionario con legami con i servizi segreti russi e proprietario della Russia IKS holding, la più grande azienda russa di informatica, intercettazioni, sistemi operativi investigativi.

    L’azienda è stata usata  dall FSB, il servizio di sicurezza federale per condurre intercettazioni telefoniche.

    Continuano le morti sospette di molte persone collegate a Putin, sospette si fa per dire ovviamente visto che la loro morte non è ovviamente una punizione divina ma umana e che è noto come Putin, da sempre, non abbia remore a far sparire chi è diventato, per qualsivoglia motivo, scomodo o pericoloso.

  • Il gioco degli specchi

    Come avevamo avuto modo di scrivere sul Patto Sociale del 25 giugno la pseudo marcia della Wagner verso Mosca non era che una nuova pirotecnica azione di contro controinformazione.

    Prigozhin non è il super ricercato nascosto in Bielorussia, o chissà dove, ma è stato a Mosca dove si è intrattenuto in un lungo colloquio, con disamina di varie situazioni, per più di tre ore, con lo zar Putin, con lui anche diversi massimi esponenti del suo esercito privato.

    Intanto nelle ultime settimane vi sono state sparizioni di noti esponenti militari e non, misteriosi, si fa per dire, silenzi e nuove iniziative e manovre sono in corso da giorni.

    Non è un mistero che da molti anni Putin e Prigozhin abbiano agito di comune accordo essendo sempre di reciproco sostegno!

    Troppi gli interessi economici e politici che condividono non solo in Russia ma in tutti quei paesi dove in questi anni, per ordine del capo del Cremlino, la Wagner ha sostenuto dittatori, contrastato i dissidenti, commesso atrocità, occupato territori e si è impadronita di immense ricchezze non solo minerarie.

    Oggi sopprimere Prigozhin lascerebbe un numero spropositato, si parla di più di cinquantamila, soldati mercenari pronti a tutto, sia a vendicare il capo che a prendere iniziative, personali o di gruppo, non controllabili vanificando tutta l’attività di controllo su diversi Paesi africani che Putin ha messo in piedi, un disastro politico oltre che economico.

    Come avevamo scritto Putin, per quanto indebolito da una guerra tragica, che si è ritorta contro di lui non solo sul piano internazionale, sa bene che proprio la presenza della Wagner può essere una garanzia anche contro dissensi interni che, seppur sott’acqua, diventano sempre più pericolosi.

    Prigozhin resta la lunga mano del capo della Russia, disponibile a fare quanto anche altri sanguinosi amici di Putin non sarebbero in grado di fare, non fosse altro perché mancano di un esercito privato, di contatti in vari paesi e di immense ricchezze, che condivide come sempre, con lo stesso presidente

    Ora i due sodali hanno dato vita ad un nuovo gioco degli specchi, specchi che riflettono non quello che c’è ma quello che si vuole che gli altri vedano, per ricominciare tutto da capo, un’altra volta mettendo in funzione l’arte antica ed imbattibile che è una delle forze più incontrollabili di quello che fu il potere degli zar, il potere della repubblica sovietica ed ora della Federazione Russa: l’inganno, tramutare l’apparenza in realtà e la realtà in apparenza.

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