Giunge un momento in cui la protesta non è più sufficiente: dopo la filosofia è necessaria l’azione.
Victor Hugo, I miserabili, 1862
Erano le 11:52 del 1° novembre 2024 quando è crollata la tettoria della stazione ferroviaria di Novi Sad. Un crollo che, riferendosi ai dati ufficiali, ha causato 16 vittime, tra le quali un bambino di sei anni, nonché molti feriti. E subito dopo quel drammatico evento, il 3 novembre 2024, in diverse città della Serbia sono cominciate le proteste contro il governo, accusato, tra l’altro, di appalti truccati, di mancanza di trasparenza obbligatoria per legge e di corruzione.
Da allora delle massicce proteste, organizzate dagli studenti universitari, alle quali hanno partecipato sempre anche decine di migliaia di cittadini, agricoltori con i loro trattori ed altri, si sono svolte a Belgrado ed in altre città della Serbia. “La corruzione uccide” è stato uno dei primi slogan usati durante queste proteste. Riferendosi a quanto è accaduto alla stazione ferroviaria di Novi Sad, i manifestanti sono convinti che quella della stazione sia “un crimine, non una tragedia”. E questa loro convinzione viene annunciata durante le proteste.
Novi Sad, la seconda città più grande della Serbia, si trova nel nord del Paese, dove passa anche la ferrovia che collega Budapest con Belgrado. L’entrata in funzione della linea ferroviaria ad alta velocità che collega queste due capitali è prevista per non oltre i primi mesi del prossimo anno. E proprio nell’ambito di questo progetto, già dal 2021, sono stati previsti ed avviati anche i lavori di ristrutturazione della stazione ferroviaria di Novi Sad.
Bisogna sottolineare che il progetto viene finanziato dalla Cina, nell’ambito di quella che è nota come la Belt and Road Initiative (Iniziativa Cintura e Strada, riconosciuta come la Nuova Via della Seta; n.d.a.). Si tratta di un programma strategico del governo cinese, reso pubblicamente noto nel 2013, che finanzia con più di 1000 miliardi di dollari statunitensi molti investimenti infrastrutturali in diverse parti del mondo, compresa anche l’Europa. Bisogna altresì sottolineare che il Ministero delle Costruzioni, Infrastrutture e Trasporti in Serbia ha affidato i lavori per la ricostruzione della ferrovia e della stazione di Novi Sad ad un consorzio di ditte cinesi.
In seguito alle continue proteste in Serbia legate al tragico evento di Novi Sad, il primo ministro serbo ha presentato le sue dimissioni il 28 gennaio scorso. Lo stesso ha fatto anche il sindaco di Novi Sad. Mentre altri due ministri, quello delle Costruzioni, Infrastrutture e Trasporti ed il suo collega del Commercio, si sono dimessi rispettivamente il 4 ed il 20 novembre scorso. Ma nonostante ciò le proteste continuano sempre massicce a Belgrado ed in diverse città della Serbia. I manifestanti chiedono giustizia per le vittime, trasparenza nei contratti pubblici, la pubblicazione dei documenti relativi alla ricostruzione della stazione di Novi Sad, la fine della repressione contro gli studenti ed altri manifestanti, nonché l’aumento del 20% del budget per l’istruzione superiore. Il nostro lettore è stato informato di queste proteste a tempo debito (Proteste massicce che stanno mettendo in difficoltà un regime; 17 marzo 2025).
Ma le proteste degli studenti e dei cittadini in Serbia contro il regime corrotto, come lo chiamano loro, non si sono placate neanche durante questi ultimi mesi estivi. Le ultime sono cominciate il 12 agosto scorso e sono continuate anche la scorsa settimana. Si tratta sempre di proteste massicce che adesso sono state affrontate duramente dalle forze dell’ordine, nonché da numerosi paramilitari ben armati e determinati, come riportano i media non controllati dal governo serbo, ma anche i molti media internazionali.
Contro quelle proteste massicce il presidente serbo e i suoi stretti collaboratori ultimamente hanno concepito e stanno attuando una nuova strategia. Si tratta di contro-proteste alle quali partecipano i militanti del Partito Progressivo Serbo (in serbo Srpska napredna stranka – SNS; n.d.a.). Si tratta di un partito nazional-conservatore costituito nell’ottobre 2008 e che, dal 2012 fino al 2023, ha avuto come dirigente Aleksandar Vučić, l’attuale presidente della Repubblica di Serbia. Proprio colui che però ha cominciato la sua vera carriera politica nel 1998, quando diventò ministro dell’Informazione dell’allora Repubblica Federale di Jugoslavia (composta dalla Serbia e dal Montenegro; n.d.a.). Una Repubblica, quella, che aveva in quel tempo come presidente Slobodan Milošević. L’attuale presidente della Serbia, quando era ministro dell’Informazione è stato anche l’ideatore di una famigerata legge proprio sull’informazione. Una legge che violava apertamente la libertà d’espressione dei media oppositori del regime di Slobodan Milošević e prevedeva delle pesanti sanzioni a tutti i media critici. Ragion per cui l’allora ministro dell’Informazione, l’attuale presidente della Serbia, è stato inserito nella Black Lists (Lista nera; n.d.a.) di accesso nei Paesi dell’Unione europea.
Ebbene, proprio nell’ambito della strategia dell’uso delle contro-proteste per sminuire le influenze delle proteste massicce degli studenti e dei cittadini serbi, cominciate il 3 novembre scorso dopo il crollo della tettoria della stazione ferroviaria di Novi Sad, sabato scorso, 23 agosto, è stata resa pubblica una notizia. Si annunciava che il Partito Progressista Serbo, realmente diretto dall’attuale presidente serbo, appoggiava i raduni dei cosiddetti “cittadini che si contrappongono ai blocchi”. E si fa riferimento ai blocchi causati dalle proteste massicce contro il governo ed il presidente serbo. Si annunciava che quei raduni cominciavano in più di 80 città serbe a partire dalle 18:30 di sabato scorso. La propaganda a servizio del presidente ha cercato di far apparire tutto come un’iniziativa spontanea dei cittadini. Lo stesso presidente serbo ha dichiarato che quei raduni “…non sono contro le proteste in sé, ma contro i blocchi”, cercando così di liberarsi da ogni responsabilità legata alla drammatica realtà causata dal malgoverno e dalla diffusa corruzione.
Dopo quell’annuncio molti militanti e simpatizzanti del Partito Progressista Serbo sono scesi in piazza in diverse città della Serbia. E ai manifestanti, in una cittadina vicina a Belgrado, si è unito anche il presidente della Serbia. Lui ha dichiarato ai giornalisti presenti che i raduni dei “cittadini che si contrappongono ai blocchi” sono stati “…. regolarmente annunciati e autorizzati, a differenza di quelli del movimento degli studenti, e che si tengono in modo del tutto pacifico e senza alcun episodio di violenza”. E così ha voluto accusare di violenza gli studenti e i cittadini. Ma, fatti accaduti alla mano, sono stati proprio i reparti della polizia e i tanti paramilitari armati che hanno aggredito gli studenti e i cittadini, soprattutto durante le proteste cominciate il 12 agosto scorso in diverse citta della Serbia. Un fatto questo riportato anche dai media internazionali.
E mentre il presidente serbo ha ottimi rapporti con il suo omologo russo e quello cinese, riesce a ricevere un comportamento “diplomaticamente corretto” anche da alcuni “grandi dell’Europa”, e si sa anche il perché. Ma giovedì scorso il presidente serbo ha personalmente annunciato che aveva avuto un “colloquio telefonico buono e sostanziale” con il presidente del Venezuela Nicolás Maduro, pubblicamente noto come un dittatore. Il presidente serbo ha affermato che Maduro è un “grande amico della Serbia (Sic!). Ma i saggi latini ci insegnano che similes cum similibus congregantur.
Chi scrive queste righe sta seguendo sia le proteste massicce degli studenti e dei cittadini in Serbia, sia le contro-proteste dei militanti e i simpatizzanti del Partito Progressista Serbo. Egli pensa che gli studenti e i cittadini serbi devono far propria l’affermazione di Victor Hugo. E cioè che giunge un momento in cui la protesta non è più sufficiente; dopo la filosofia è necessaria l’azione.