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  • Il Tour del mercato unico europeo parte da Trieste

    Venerdì 1 e sabato 2 settembre, a Trieste, in Piazza della Borsa, si svolgerà il Tour del mercato unico.

    Il Tour è un evento multinazionale europeo organizzato dalla Direzione generale del Mercato interno, dell’industria, dell’imprenditoria e delle PMI della Commissione europea, che celebra il 30° anniversario del mercato unico europeo. A partire dall’Italia, nel 2023 il Tour visiterà sette Paesi europei (Ungheria, Romania, Bulgaria, Spagna, Portogallo e Francia), per discutere dei vantaggi del mercato unico nella vita quotidiana delle persone.

    Dalla sua creazione nel 1993, il mercato unico ha contribuito a rendere più semplice la vita quotidiana di persone e imprese, creando posti di lavoro e alimentando la crescita in tutta l’UE. Garantisce la libera circolazione di beni, servizi, capitali e persone in un unico mercato interno europeo ed è considerato uno dei più grandi successi dell’UE.

    Con 447 milioni di cittadini europei e 23 milioni di imprese, il mercato unico dell’UE è considerato il più grande mercato unico al mondo. In occasione del suo 30° anniversario, desideriamo cogliere l’opportunità per riflettere sui progressi compiuti e sulle nuove sfide da affrontare.

    I cittadini dell’UE possono studiare, vivere, fare acquisti, lavorare e andare in pensione in qualsiasi Paese dell’Unione, oppure godere di un’ampia scelta di prodotti provenienti da tutta Europa. È essenziale perfezionare e migliorare continuamente il funzionamento del mercato unico, dato il suo ruolo strumentale nell’affrontare le sfide presenti e future dell’Europa. Durante la pandemia di COVID-19, il mercato unico ha dimostrato la sua resilienza consentendo all’Europa di intensificare la produzione di vaccini.

    Il mercato unico dell’UE protegge le persone e le imprese, aprendo la strada a un’Europa più equa, responsabile e sostenibile. Ad esempio, una nuova legge prevede che, entro la fine del 2024, tutti i telefoni cellulari, i tablet e le fotocamere venduti nell’Unione europea siano dotati di una porta di ricarica USB Tipo-C. Questo rientra nel più ampio impegno dell’UE a ridurre i rifiuti elettronici e consentire ai consumatori di compiere scelte più sostenibili.

    Alcuni dati chiave:

    • 447 milioni di cittadini europei beneficiano del mercato unico;
    • Il mercato unico ospita 23 milioni di imprese che danno lavoro a quasi 128 milioni di persone;
    • 17 milioni di europei vivono o lavorano in un paese dell’UE diverso dal proprio;
    • Il 15% degli scambi mondiali di merci proviene dall’UE.
  • Volkswagen coopera col Dragone per le auto elettriche, gli Usa pensano a ulteriori stop alla collaborazione hi-tech

    Volkswagen, riferisce Paolo Balmas su Il Transatlantico di Andrew Spannaus «investirà circa 700 milioni di dollari in Xpeng, ottenendo così circa il 5% della compagina cinese (inclusa una poltrona da osservatore nel CdA), con la quale svilupperà nuovi veicoli elettrici per il mercato cinese. Il gigante tedesco dell’automobile sta tentando di adattarsi a nuove strategie per limitare le perdite registrate in Cina negli ultimi anni. Le società cinesi, specialmente BYD, ma anche Tesla, sembrano mantenere un vantaggio importante sulle rivali europee e giapponesi nel mercato delle vetture elettriche. Infatti, anche Toyota, con le sue due joint ventures (JV) cinesi, sta facendo fatica a conquistare porzioni di mercato. Sia per le tedesche che per le giapponesi, invece, il mercato cinese del motore a scoppio era vasto e più che sicuro. La JV di Toyota con Guangzhou Automobile ha dovuto licenziare 1.000 operai/e, su un totale di 19.000 dipendenti, per riorganizzare le strategie dopo aver venduto meno vetture di quanto preventivato nei primi sei mesi del 2023, malgrado la campagna di sconti effettuata lungo tutto il periodo. Nel frattempo, altri imprenditori tedeschi sembrano trovare fortuna in Cina. La tedesca Lilium, che produce automobili volanti a decollo e atterraggio verticale, ha ottenuto il via libera per aprire una sede nel distretto di Baoan, nella città di Shenzhen, dove le cinesi EHang Holding e Shanghai AutoFlight stanno già producendo i loro velivoli urbani. Il governo cinese non ha ancora rilasciato alcun certificato di sicurezza aerea, ma le imprese godono del sostegno del governo della città di Shenzhen che ha dichiarato di voler diventare il primo hub di trasporto a bassa quota della Cina. L’obiettivo è di ottenere le licenze per il 2025. Nel frattempo, sarà possibile collaudare i velivoli nello spazio aereo di Baoan. Se tale progetto dovesse andare in porto, la logistica, e forse la natura stessa delle città, subirà trasformazioni epocali.
    Intanto, nota ancora Balmas «la guerra economica fra Usa e Cina va avanti. I senatori del Congresso hanno aggiunto una postilla al decreto sulla Difesa per definire ulteriori restrizioni al potenziale trasferimento o vendita di tecnologia avanzata a compagnie cinesi. Nel mirino continuano a esserci i semiconduttori, le tecnologie di comunicazione satellitare, di intelligenza artificiale e di informatica quantistica. Sempre il Senato ha inoltre approvato un limite alla vendita di terreni agricoli superiori ai 320 acri e di imprese agricole del valore superiore di 5 milioni di dollari. Questa seconda iniziativa, oltre cha alla Cina, si estende a compagnie russe, iraniane e coreane del nord. Gli Usa assumono sempre di più un atteggiamento protezionistico».

  • Addii senza fine, Piazza Affari sempre più magra

    Non si arresta l’emorragia di società in uscita da Piazza Affari. La tendenza che il disegno di legge Capitali, una volta approvato dal Parlamento, proverà a fermare incoraggiando le aziende a quotarsi in Borsa e a restarci, ha toccato il suo record negativo l’anno scorso quando la Borsa di Milano ha registrato il maggior numero di addii e il peggior saldo tra entrate e uscite dal 2010.

    In 15 hanno lasciato il listino principale a fronte di solo 6 nuovi ingressi. Il dato è contenuto nella relazione annuale della Consob e conferma il ‘dimagrimento’ della Borsa. Se nel 2010 poteva contare su 272 quotate italiane, nel 2022 sono scese a 220 (-19%).

    Dalla fotografia sull’attività svolta nell’ultimo anno dall’authority di vigilanza sui mercati finanziari emerge poi che le sanzioni irrogate dalla Commissione sono state pari nel complesso a 5,2 milioni di euro, il valore più basso dal 2005.  Ridotta anche la platea dei destinatari, nel complesso 65 soggetti, il minimo dal 2001. Si tratta di numeri lontani dal record di multe da 43 milioni del 2007 per sanzionare i ‘furbetti del quartierino’ protagonisti della stagione delle scalate bancarie e di quella a Rcs, nonché l’equity swap Ifil-Exor sulle azioni Fiat. Se si guarda all’ultimo anno le sanzioni più salate sono invece legate al crac dell’ex unicorno delle bioplastiche Bio-on (1,67 milioni) e all’insider trading nell’opa Snaitech (1,05 milioni).

    Sul calo delle multe incide fra l’altro il mutato approccio della Consob per disinnescare in anticipo, attraverso il dialogo con i soggetti vigilati, i comportamenti illeciti. In linea peraltro con l’idea promossa anche dal governo di una vigilanza non solo sanzionatoria.

  • Unione dei mercati dei capitali: accordo politico per migliorare l’accesso alle informazioni sulle imprese per gli investitori

    La Commissione accoglie con favore l’accordo politico raggiunto tra il Parlamento europeo e il Consiglio riguardante la proposta della Commissione per un punto di accesso unico europeo. L’accordo rappresenta un passo importante per la promozione dei mercati europei dei capitali, sulla base della proposta della Commissione presentata nel pacchetto sull’Unione dei mercati dei capitali di novembre 2021.

    Il punto di accesso unico europeo riguarderà le informazioni pubbliche di tipo finanziario e in materia di sostenibilità relative alle imprese e ai prodotti di investimento dell’UE. In questo modo si aumenterà la visibilità delle imprese presso gli investitori, e cresceranno di conseguenza le fonti di finanziamento, in linea con la strategia in materia di finanza digitale della Commissione. Questo aspetto è particolarmente importante per le piccole imprese nei mercati dei capitali di piccole dimensioni. Il punto di accesso unico europeo garantirà inoltre un facile accesso alla comunicazione societaria sulla sostenibilità pubblicata dalle imprese, sostenendo così gli obiettivi del Green Deal europeo.

     

  • Mercato dell’auto in ripresa, boom delle immatricolazioni

    Il mercato italiano dell’auto è in ripresa: nel mese di marzo le immatricolazioni sono state 168.294, il 40,8% in più dello stesso mese del 2022. Nei primi tre mesi dell’anno – secondo i dati del ministero dei Trasporti – sono state vendute in tutto 427.019 auto, con una crescita del 26,2%. Resta comunque una notevole distanza rispetto alla fase pre-Covid: la flessione è infatti del 20,6% rispetto al 2019.

    La crescita di marzo si spiega, secondo il Centro Studi Promotor diretto da Gian Primo Quagliano, alla luce di due fattori: il primo è il confronto con un mese, marzo del 2022, particolarmente difficile, che aveva registrato il 29,7% di immatricolazioni in meno su marzo 2021; il secondo fattore è legato al miglioramento della capacità produttiva delle case automobilistiche e dai tempi di consegna delle auto che si stanno normalizzando, dopo una lunga fase caratterizzata dalla crisi di semiconduttori e microchip. Secondo il Centro Studi Promotor, nell’intero anno le immatricolazioni potrebbero raggiungere il milione e 400mila unità. Tra i problemi del mercato italiano, il prezzo in salita delle vetture e l’elettrificazione “a rilento”.

    “La quota delle auto elettriche resta decisamente modesta – spiega Quagliano – mentre negli altri principali paesi europei è ormai a due cifre. E questo nonostante siano disponibili dal 10 gennaio 190 milioni per incentivi all’acquisto di auto elettriche che sono stati utilizzati solo per il 10,3%”.

    L’Unrae, che rappresenta in Italia le case automobilistiche estere, chiede che per la transizione energetica “ci sia chiarezza e che ritardi, indecisioni” e sostiene che “messaggi allarmistici non aiutino gli investimenti delle imprese e i consumatori a fare le loro scelte nel percorso avviato”. Per l’Anfia “una veloce rimodulazione delle misure di incentivazione vigenti può aiutare a mantenere costante questo trend positivo”.

    Il gruppo Stellantis ha immatricolato a marzo in Italia 58.986 auto, il 35,4% in più rispetto allo stesso mese del 2022. La quota scende dal 36,5% al 35,2%. Nei primi 3 mesi dell’anno le immatricolazioni del gruppo sono state 144.017 con una quota del 33,8%. Fiat resta il marchio più venduto in Italia con oltre 17.000 vetture immatricolate, in crescita di oltre il 6% da inizio anno, seguita da Volkswagen, con un aumento del 40%.

  • Quale concorrenza

    La vicenda ancora irrisolta e relativa alle concessioni balneari ha riportato all’attenzione della politica e dell’economia il principio della concorrenza. Il contenuto di questo principio economico e strategico è di certo importante e può ancora oggi venire considerato fondamentale, tuttavia  il suo continuo e manieristico rimando ad opera di una ormai esausta componente del variegato mondo “liberale”, lo rende ormai distonico rispetto alla complessità dei soggetti economici e dei mercati globali.

    Il continuo e perpetuo riferimento alla semplice applicazione sic et nunc di un concetto scolastico di concorrenza evidenzia in modo inequivocabile la volontà ed il desiderio di coprire una evidente incapacità nella elaborazione di analisi più approfondite della quale purtroppo il mondo liberale non sembra essere esente.

    La sentenza Bolkestein ha ribadito l’importanza quanto la legittimità dell’attuazione di questo principio economico, lasciando tuttavia una macroscopica lacuna relativa alle complesse modalità della sua applicazione in quanto la sentenza non ha assolutamente tenuto in alcuna considerazioni, né doveva farlo, di come all’interno della stessa Unione Europea questo principio, per la sua stessa applicazione, dovrebbe contare sul presupposto di una minima uniformità fiscale. Quest’ultima, infatti, garantirebbe le condizioni minime di base con l’obiettivo di assicurare uno stesso contesto ai diversi soggetti economici in competizione nella aggiudicazione di un servizio su concessione statale.

    In altre parole, il principio di una base comune economica e fiscale dovrebbe rappresentare la condizione minima per permettere l’applicazione equa e corretta dello stesso principio della concorrenza dalla quale proverebbe la sua massima espressione nel know how professionale piuttosto che nella semplice applicazione di un vantaggio fiscale assicurato dalle diverse normative nazionali.

    Viceversa, tanto il mondo politico quanto, a maggior ragionr, quello liberale si dimostrano ancora una volta superficiali nelle analisi e soprattutto estremamente infantili nelle soluzioni le quali si estrinsecano sempre nella semplice individuazione di un principio economico come semplice soluzione di tutti i mali.

    Sembra incredibile come non vengano presi in considerazione i diversi asset normativi e soprattutto fiscali conviventi all’interno della stessa Unione Europea, le cui differenze ex ante rendono impossibile qualsiasi applicazione della concorrenza tra i diversi soggetti economici. Una lacuna soprattutto imputabile a quell’area politica la quale, con molta superficialità, si considera ancora oggi “liberale” e che ha appoggiato le privatizzazioni dei monopoli fisici statali che hanno determinato il disastro della gestione privatistica della società Autostrade fino alla morte di 43 persone con il crollo del Ponte Morandi. Senza dimenticare l’Eni, diventata una società con la sede fiscale in Olanda partecipata dallo Stato la quale, all’interno di una situazione drammatica come quella post pandemica. ha utilizzato le proprie leve speculative all’utenza privata ed industriale nelle forniture di energia.

    Mai come ora la peggiore conservazione politica intesa come l’incapacità di attualizzazione del proprio pensiero economico e politico trova casa presso le vecchie aggregazioni ed istituzioni liberali incapaci anche solo di aggiornarsi ad un mercato sempre più globale in continua evoluzione al quale rispondono con le semplici e scolastiche definizioni di principi economici.

  • Il lusso continua a fatturare: 1.400 miliardi nel 2022

    Il mercato del lusso globale avanza spedito nella sua corsa e, dopo il rimbalzo post pandemico, si appresta a chiudere il 2022 con una crescita del 21% raggiungendo il valore di 1.400 miliardi di euro. In particolare, i beni di lusso personali raggiungeranno quota 353 miliardi (+22%) di fatturato. “L’alto di gamma ha completato il percorso di ripresa, registrando nel 2022 il record storico con risultati oltre le aspettative”. A dirlo è il presidente di Altagamma, Matteo Lunelli, commentando le stime dell’Osservatorio Altagamma, presentato a Milano alla presenza del ministro delle Imprese e del Made In Italy, Adolfo Urso.

    Lo scenario si prospetta positivo anche per il 2023 con una marginalità (Ebitda) delle imprese dell’alto di gamma in crescita in media del 6% e fino all’8% per le aziende il cui target è composto esclusivamente da consumatori ‘ultraricchi’. Il prossimo anno – viene spiegato nello studio – la crescita sarà trainata principalmente dall’aumento dei prezzi e dal miglioramento dei mix di vendita mentre i volumi avranno una crescita più contenuta rispetto agli anni precedenti. Inoltre, la possibile difficoltà a tenere sotto controllo i costi limiterà la potenziale crescita dell’Ebitda. Guardando al lungo termine, nel 2030 il valore di mercato dei beni di lusso personali dovrebbe salire a circa 540-580 miliardi (+60% o più rispetto al 2022) e i consumatori dell’alto di gamma dovrebbero arrivare a quota 500 milioni contro i 400 milioni attuali. In questo scenario “i marchi italiani continuano ad eccellere, malgrado un contesto congiunturale caratterizzato da una forte incertezza”, sottolinea Lunelli, accendendo un faro sulle “numerose sfide” che abbiamo di fronte, a partire dall’aumento dei costi energetici al cuneo fiscale, oltre a quelle più strutturali, come la digitalizzazione, la lotta alla contraffazione e la conquista di nuovi mercati. Sfide che Altagamma intende affrontare “in sinergia con il governo e le istituzioni, in una partnership pubblico-privata”. Dal canto suo, il ministro Urso – evidenziando che per il Made in Italy “ci sono ancora grandi spazi di crescita” – assicura che il governo intende “operare congiuntamente con corpi intermedi e associazioni per consolidare i fondamentali della nostra industria di eccellenza, sostenerla nello sviluppo e promuoverla in tutto il mondo”. Per il ministro, il Made in Italy rappresentato da Altagamma “è il fiore all’occhiello della nostra industria manifatturiera ed è stato capace di mantenere un ruolo da protagonista, dando un contributo al Pil significativo”. Tornando ai dati dell’Osservatorio, quest’anno tutte le categorie vedranno un aumento delle vendite, confermando la leadership degli accessori (+8,5% per la pelletteria e +7% per le calzature). A livello geografico, l’Europa crescerà del 5%, grazie all’aumento dei viaggi internazionali che compenseranno la più debole domanda interna. Anche per gli Stati Uniti si prevede una crescita del 5%, mentre, Cina e Asia sono più difficili da stimare. In particolare in Cina le politiche sul lockdown “potrebbero portare effetti imprevisti”, ma grazie all’effetto rebound, i consumi potrebbero crescere del 9%.

  • Lamborghini cresce ancora e pensa alla Borsa

    Continua la crescita di Lamborghini, che si mette alle spalle i migliori 9 mesi di sempre e si prepara a sbarcare in Borsa. Il fatturato in questo periodo ha raggiunto 1,93 miliardi di euro, in aumento del 30,1% rispetto al 2021. Le consegne da gennaio a fine settembre raggiungono le 7.430 unità (+8% rispetto allo stesso periodo del 2021) e tutte e 3 le macro-regioni in cui la Casa di Sant’Agata Bolognese è presente (America, Asia Pacifico ed Europa-Middle East-Africa) sono cresciute proporzionalmente. Il mercato di riferimento continua ad essere quello degli Usa (+8%), seguito da Mainland China-Hong Kong e Macao (+5%), Germania (+16%), UK (+20%) e Giappone (+26%).

    Anche il risultato operativo ha fatto registrare un incremento del 68,5%, attestandosi a 570 milioni. Il corrispondente Return on Sales (RoS) ha raggiunto il 29,6%, superando il 22,8% raggiunto nello stesso periodo del 2021. “Questi dati in costante aumento dimostrano tutta la solidità di Lamborghini oggi. Abbiamo un portafoglio ordini che copre già il primo trimestre del 2024 e questo ci permette di lavorare con

    serenità guardando, in modo ponderato, alle sfide che il futuro ci impone, come il prossimo passaggio all’ibrido dal 2023», commenta Stephan Winkelmann, presidente e ad della Casa di Sant’Agata Bolognese, dopo che Lamborghini ha celebrato a settembre l’addio al V12 termico puro in attesa della fase di trasformazione epocale che prenderà avvio il prossimo anno con l’ibridizzazione di tutta la gamma entro il 2024.

    Intanto il costruttore italiano di auto di lusso sta sviluppando una strategia per presentarsi agli investitori sul mercato azionario, da ben prima che la casa madre Volkswagen chiedesse a ciascuno dei suoi marchi di elaborare una ipotesi di quotazione. Non solo Porsche, dunque, sta preparandosi all’Ipo. “Abbiamo lavorato su questo aspetto con altre agenzie al fine di creare chiarezza”, ha detto Winkelmann in un’intervista. «Come marchio lo abbiamo fatto per molto tempo, per mostrare il valore che abbiamo. Fino a qualche tempo fa, non era così noto”, ha aggiunto secondo quanto riferisce Bloomberg.

  • Prezzi delle case a livelli record: nel primo trimestre 2022 sono cresciuti del 4,&%

    Da oltre un decennio i prezzi delle case non salivano così. L’Istat registra un aumento dell’indice relativo alle abitazioni acquistate dalle famiglie dell’1,7%, nel primo trimestre, rispetto al trimestre precedente, e del 4,6% rispetto a un anno prima. Non aveva mai rilevato un incremento dei prezzi annuo così ampio a partire dall’inizio di queste serie storiche, nel 2010.

    Segnano un record anche i prezzi delle abitazioni esistenti (+4,5% annuo), mentre per quelle nuove il rialzo è del 5%, sull’onda dei rincari dei costi di costruzione. Tutto il territorio nazionale, secondo i dati preliminari, è coinvolto in questi rialzi.

    La voglia di casa emersa con la pandemia sembra così continuare. Istat sottolinea che “nonostante il clima di incertezza e preoccupazione dovuto al conflitto in Ucraina, si conferma e si consolida il trend di crescita dei prezzi delle abitazioni avviatosi nel terzo trimestre 2019”.

    L’istituto di statistica vede inoltre una “persistente e vivace crescita dei volumi di compravendita” e cita l’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate che ha registrato un aumento degli scambi del 12% nel primo trimestre, dopo il +15,7% del trimestre precedente.

    I dati si riferiscono ancora ai primi tre mesi dell’anno, prima della stretta sui tassi di interesse annunciata per luglio dalla Banca centrale europea che sta rendendo l’accesso ai mutui più costoso. Già a maggio, secondo gli ultimi dati dell’Abi-Associazione bancaria italiana, i tassi dei nuovi mutui hanno raggiunto i massimi da tre anni, a partire da febbraio 2019, attestandosi in media poco sotto il 2% (1,93%). Un anno prima erano pari all’1,4%.

    A sostenere il mercato, sono soprattutto i più giovani, con l’aiuto delle agevolazioni del governo per la prima casa. Secondo l’analisi del Barometro Crif, a maggio, le richieste di mutui immobiliari da parte dei ragazzi under 35 sono salite al 35,4% del totale in un contesto in cui la domanda complessiva è calata del 16,8% rispetto all’anno precedente. La flessione è marcata soprattutto per surroghe, viste le condizioni di mercato meno convenienti.

    L’Istat calcola che la crescita acquisita dei prezzi delle abitazioni per il 2022, ovvero quella che si avrebbe in caso di variazioni nulle nel resto dell’anno, è del 2,8%. Ma l’incertezza è elevata e un primo allarme sul mattone è arrivato dalla presidente della Bce, Christine Lagarde, la settimana scorsa. Con gli aumenti dei tassi di interesse e l’erosione del reddito reale delle famiglie per l’inflazione, “il rischio di una correzione dei prezzi degli immobili sta aumentando”, ha detto Lagarde in un’audizione al Parlamento europeo.

  • Vendite immobiliari in crescita del 34%, nel 2021 trainano Genova e Roma

    Il mercato immobiliare residenziale esce dallo stallo della crisi pandemica e riprende con uno slancio delle compravendite su tutto il territorio. Secondo il Rapporto immobiliare residenziale realizzato dall’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate in collaborazione con Abi, il 2021 si è chiuso con quasi 750mila transazioni, per le quali, più della metà degli acquirenti, ovvero 366mila ha acceso un mutuo ipotecario. Si registra quindi un incremento delle cessioni di abitazioni pari al +34% rispetto all’anno precedente. Tra le grandi città, i maggiori rialzi del numero di compravendite si osservano a Genova e Roma (rispettivamente +32,2% e +31,4%). Nei 12 mesi presi in esame, gli istituti di credito hanno erogato complessivamente quasi 50 miliardi di euro, in media circa 136mila euro per ogni compravendita assistita da mutui.

    Il Rapporto elabora anche un indice di accessibilità che sintetizza l’analisi dei vari fattori (reddito disponibile, prezzi delle case, andamento, tassi di interesse sui mutui) che influenzano la possibilità per una famiglia media di acquistare un’abitazione al prezzo medio di mercato, contraendo un mutuo. Secondo l’analisi fatta anche nel 2021 le condizioni di accesso delle famiglie all’acquisto di un’abitazione contraendo un mutuo sono rimaste sostanzialmente stabili sia rispetto ai livelli dello scorso anno sia a quelli del 2019 che rappresentava il valore massimo delle condizioni di accesso nell’intero orizzonte temporale osservato: più precisamente nella media del 2021 l’indice di accessibilità risulta pari al 14,9%, in lieve miglioramento rispetto alla media. A favorire la tenuta dell’indice hanno concorso il permanere di un livello contenuto dei tassi di interesse, anche se in lieve crescita, e il sostanziale recupero dei livelli pre-pandemici del reddito delle famiglie italiane, grazie all’azione di sostegno anticiclica della politica fiscale. A peggiorare le condizioni invece una crescita dei prezzi delle case del 2,2% nella media del 2021 che ha fatto seguito alla crescita del 2,4% dell’anno precedente. L’incremento delle compravendite si è verificato in una misura molto simile in ogni area territoriale del Paese, superando ovunque il 30% rispetto al 2020 e il 20% rispetto al 2019. La Lombardia è la regione con il maggior numero di compravendite registrate nel corso dell’anno (oltre 159mila), ma è il Molise la regione con il maggior incremento del numero di compravendite di abitazioni, con poco più di 3mila scambi e una crescita dell’42,3%. Seguono la Liguria (+38,1%) e la Calabria (+37,9%). Tra le grandi città, invece, spiccano Roma (+31,4%) e Genova (+32,2%), seguite da Firenze (+28,9%) e Torino (+28,2%). Bene anche Napoli (+27,6%), Milano (+24,4%) e tutte le altre principali città.

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