Quando l’attuale presidente della BCE era al vertice del Fondo Monetario Internazionale, in un’intervista ad un media internazionale avanzò l’ipotesi di una patrimoniale o prelievo forzoso sui conti correnti del 20%. Il ministro delle finanze tedesco individua oggi una patrimoniale del 14% sul monte risparmi complessivo privato italiano. Per fornire un semplice termine di paragone il prelievo forzoso del 1992 del governo Amato fu del 6x1000.
Ora la medesima idea viene appoggiata dalla Germania anche grazie alla assoluta incompetenza e al ridicolo spessore internazionale del nostro Paese. Del resto anche sul fronte interno ricomincia ad avviarsi quel bombardamento mediatico da parte sia di esponenti del centrodestra che del centrosinistra per un impegno dei risparmi italiani nella sottoscrizione di nuovi titoli di debito pubblico e magari, secondo qualche stordito, pure perpetui.
Contemporaneamente nessuna menzione viene dedicata all’insopportabile spreco di denaro pubblico che ogni anno ammonta ad oltre 200 miliardi. In altre parole, è cominciata la caccia grossa ai 10.200 miliardi del risparmio italiano frutto di sacrifici dei cittadini di questo povero Paese. Un risparmio che, va ricordato, rappresenta sostanzialmente la sfiducia nei confronti dell’intera classe politica italiana come dimostrano i dati relativi agli ultimi dieci anni (https://www.ilpattosociale.it/2018/12/03/la-crescita-dei-depositi-bancari-in-dieci-anni-75/).
Non solo l’Europa, quindi, ma anche la stessa classe politica italiana responsabile di questo disastro unanimemente hanno cominciato a prendere le misure per appropriarsi in forme diverse e più o meno eleganti dei risparmi degli italiani. Mai come adesso gli interessi e le visioni strategiche delle classi politiche europee ed italiana nella propria completezza risultano coincidenti a differenza delle dichiarazioni di contrapposizione radicale.
Al tempo stesso entrambe ignoranti delle condizioni previste dal pensiero di Luigi Einaudi relativo alla adozione di una tassa patrimoniale che si sarebbe potuta attuare temporaneamente ad una riduzione reale della pressione fiscale e fosse una tantum, cioè non ripetibile.
Mai come oggi il pensiero liberale di Einaudi risulta così lontano alla politica massimalista statalista espressione di ideologie anche contrapposte ed ignorato dalle classi politiche tanto europee quanto nazionali.