risorse

  • A Milano la mostra “Luce e Silenzio. La Groenlandia”

    40 opere in grande formato in bianco e nero scattate su pellicola durante quattro diverse stagioni invernali, dal 2016 al 2022. E’ il racconto per immagini che Paolo Solari Bozzi fa della Groenlandia alle quali la Galleria Still di Milano (Via Zamenhof 11) dedica la mostra Luce e Silenzio. La Groenlandia, curata da Denis Curti e vistabile fino al 28 marzo. Catapultata al centro del dibattito politico ed economico internazionale dopo le dichiarazioni del presidente statunitense Donald Trump, la “Terra verde”, l’isola più grande del mondo tra l’Oceano Atlantico e l’Oceano Artico, è un territorio autonomo della Danimarca, e perciò territorio a tutti gli effetti europeo. La Groenlandia, terra estrema ricoperta dalla calotta glaciale, è attraente per l’ampia disponibilità di risorse naturali – come idrocarburi, le terre rare e le materie prime- ma anche per le nuove rotte che si stanno aprendo al Polo Nord per via del riscaldamento globale, a cui si aggiunge la posizione militare strategica.

    Paolo Solari Bozzi è uno dei rari fotografi che ha deciso di raccontare la Groenlandia in maniera professionale, con gli ampi spazi, bianchi e profondi, contaminati dalla sporadica presenza dell’uomo: un mondo, di luce e silenzio, catturato su pellicola in diversi viaggi grazie all’impiego di attrezzatura fotografica analogica.

    Il percorso espositivo è un racconto quindi non solo della Groenlandia da un punto di vista prettamente paesaggistico e naturalistico, tra grandi iceberg e distese glaciali, ma anche un reportage da quel luogo del pianeta che è la sentinella silenziosa del cambiamento climatico e che può essere un alleato prezioso per capire la fragilità e le bellezza della Terra.

  • La Cina balza al secondo posto mondiale per le riserve di litio

    La Cina ha compiuto notevoli progressi nell’esplorazione dei depositi di litio, emergendo come il secondo maggiore detentore di riserve di litio al mondo. Il China Geological Survey, alle dipendenze del ministero delle Risorse naturali cinese, ha riferito oggi che le riserve di litio nazionali sono aumentate dal 6 al 16,5 per cento del totale globale, portando il Paese dalla sesta alla seconda posizione nella classifica mondiale. Il balzo riflette la stata scoperta una cintura di depositi di litio spodumene di classe mondiale che si estende per 2.800 chilometri nell’ovest della Cina.

    Le risorse di litio note nei laghi salati dell’altopiano Qinghai-Tibet sono aumentate a loro volta in misura sostanziale, posizionando la Cina come la terza più grande base di risorse di litio da laghi salati a livello globale. Inoltre, i ricercatori cinesi hanno superato importanti sfide tecniche nell’estrazione del litio dalla lepidolite, un minerale ad alto contenuto di litio che finora ha presentato sfide in termine di costi di lavorazione. Il litio è un elemento cruciale per una vasta gamma di settori emergenti, tra cui veicoli elettrici, sistemi di stoccaggio energetico, comunicazioni mobili, trattamenti medici e combustibile per reattori nucleari.

  • Il Ciad arresta due influencer russi

    Il sociologo russo Maksim Shugalej ed il suo collaboratore Samer Sueifan, vicini al leader defunto dell’ex gruppo paramilitare Wagner Evgenij Prigozhin, sono stati arrestati in Ciad in compagnia di E. Tsaryov, uomo del quale è nota solo l’iniziale. Lo ha riferito il ministero degli Esteri russo, affermando di essere “in stretto contatto” con le autorità di N’Djamena e di aver adottato tutte le “misure necessarie nell’interesse del loro rapido rilascio”. Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa russa “Ria Novosti”, i tre sono stati trattenuti lo scorso 19 settembre al loro arrivo all’aeroporto di N’Djamena, quando i servizi di sicurezza ciadiani hanno rifiutato il loro ingresso. Il ministero degli Esteri russo ha aggiunto che un cittadino bielorusso era stato arrestato insieme ai tre uomini russi in Ciad, e lo ha identificato come A. Denisevich.

    Amico intimo di Prighozin – morto nell’agosto 2023 nello schianto di un aereo dopo una tentata rivolta contro il Cremlino – Shugaley è considerato “l’uomo di Mosca” in Africa. Inizia la sua carriera come sociologo e consulente politico di alto livello a San Pietroburgo prima di essere nominato a capo della rete russa di Wagner in Africa, con responsabilità legate in particolare alla gestione delle risorse minerarie. Soggetto a sanzioni dell’Unione europea dal 25 febbraio del 2023, viene ritenuto un contributore importante delle attività di propaganda e disinformazione del gruppo Wagner (ora rinominato Africa Corps). Viene notato in Ciad già in due occasioni: la prima come “osservatore” elettorale e sostenitore del leader Mahamat Deby alle presidenziali dello scorso marzo, la seconda quest’estate in occasione dell’inaugurazione della “Casa russa”, sorta di centro culturale russo nel Paese africano.

    All’inizio del 2019 Shugalev viene inviato in Libia alla guida di un team di sociologi con l’idea di redigere un rapporto da presentare in occasione del Forum economico Russia-Africa di Sochi, in agenda nell’ottobre dello stesso anno. Tuttavia, a maggio del 2019 Shugaley e Sueifan – che ugualmente partecipa alla missione – vengono rapiti a Tripoli con l’accusa di aver tentato di influenzare lo svolgimento delle future elezioni, accuse smentite da parte russa. Consegnati alle Forze di deterrenza speciale (Rada), potente milizia libica affiliata al Consiglio presidenziale e specializzata nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, saranno rilasciati solo il 10 marzo del 2020 dopo mesi di ostaggio nelle prigioni di Mitiga, controllate dai rapitori.

    Shugaley viene ritenuto un ingranaggio determinante della propaganda russa in Africa anche per l’attività esercitata nel quadro dell’Associazione per la libera ricerca e la cooperazione internazionale (Afric), organizzazione soggetta a sanzioni da parte del Tesoro statunitense per l’acclarato ruolo di società di copertura per le operazioni di influenza di Prigozhin “tramite false missioni di monitoraggio elettorale in Zimbabwe, Madagascar, Repubblica democratica del Congo, Sudafrica e Mozambico”. Il ruolo di “influencer” politico di Shugaley vede il sociologo attivo anche in Repubblica Centrafricana, altro territorio dove il gruppo Wagner ha una solida presenza. In occasione delle elezioni presidenziali del dicembre del 2020, quando il presidente uscente Faustin-Archange Touadera fu rieletto al primo turno, per le strade di Bangui campeggiarono manifesti a suo nome nei quali venivano promossi sondaggi in base ai quali la rielezione di Touadera veniva data per certa (“oltre il 98 per cento” delle preferenze) e con la richiesta di arrestare “i banditi della Cpc” – la Coalizione dei patrioti per il cambiamento, unione di gruppi armati formata nel 2020 per impedire la rielezione di Touadera – voluta dall’87,5 per cento dei presunti intervistati.

  • Russia e Cina sono amici, ma in Africa sono concorrenti

    La guerra in Ucraina sta ridisegnando le alleanze internazionali e anche quelle in Africa. Cina e Russia, per diversi motivi, stanno portando avanti le rispettive marce di “conquista” del continente africano, con interessi diversi e per taluni aspetti divergenti, anche se hanno in comune un medesimo tratto: né Mosca né Pechino chiedono principi di condizionalità ai partner africani. Ma il capitale che può offrire la Cina non è certo nelle disponibilità della Russia.

    Non è un caso che il commercio sino-africano abbia superato i 2mila miliardi di dollari nell’ultimo decennio e la Cina è rimasta il principale partner commerciale dell’Africa. Nel 2022 i nuovi investimenti diretti della Cina in Africa sono stati pari a 3,4 miliardi di dollari. Sembra, quasi, che la Cina lasci al suo partner russo in Africa solo le briciole.

    L’approccio che Pechino e Mosca riservano all’Africa, poi, è molto diverso. L’azione russa si è sempre rivolta a Paesi ad alto rischio come il Sudan, il Mozambico, parte del Sahel – Mali e Burkina Faso in testa – nella Repubblica Centrafricana, nel Nord, in Libia in particolare, in buona sostanza dove, inoltre, vi è una forte presenza jihadista. L’offerta russa si basa su un approccio securitario attraverso la Compagnia di mercenari Wagner che combattono a fianco degli eserciti regolari, come nel Sahel, o a supporto di milizie. E, poi, attraverso la fornitura di equipaggiamenti militari. Questa è un’arma di penetrazione che consente a Mosca di fare crescere la sua influenza. È stato evidente nel Sahel, in particolare in Mali, dove è riuscita, in pochissimo tempo, a sostituire l’influenza francese con la sua, anche grazie a un’azione di propaganda, attraverso i social, che ha fatto crescere il sentimento anti-francese e avvicinato le opinioni pubbliche alle sue posizioni. Le bandiere russe hanno sventolato nelle piazze di Bamako.

    L’azione della Cina, invece, è capillare e diffusa ovunque. I numeri dell’interscambio e degli investimenti diretti lo dimostrano, anche se il rapporto rimane squilibrato e a favore del dragone che sembra inamovibile dal divano africano. L’obiettivo, tuttavia, della Cina è quello di portare le importazioni cinesi dal continente africano a 100 miliardi di dollari per arrivare a 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035. Tutto ciò dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che Mosca non ha nemmeno lontanamente la capacità di influenza politica ed economica che, invece, la Cina esercita in Africa.

    Anche per queste ragioni Mosca e Pechino rimangono competitor e non partner nel continente. Ma c’è un ‘ma’, come sempre. Se l’Africa ha bisogno della Cina – sono in molti gli analisti che pensano sia in atto una nuova colonizzazione da parte di Pechino – la Russia ha bisogno dell’Africa. Ha detto Marco di Liddo, direttore del Centro Studi Internazionali: «A Mosca servirà il supporto africano. Per due motivi: il primo perché deve trovare nuovi partner, nuove fonti di approvvigionamento, e nuovi mercati alternativi a quello europeo. In secondo luogo perché il sogno della Russia è quello di rafforzare il suo ruolo di gigante minerario per cercare poi di militarizzare le risorse, sviluppando tecnologia bellica. Questa è una partita che non va sottovalutata, cruciale anche per il nostro futuro, perché l’Europa è molto fragile, e rischia di perdere terreno di influenza in Africa, con le sue risorse sempre più contese strategicamente».

  • Terre rare possibile trappola di Tucidide tra Pechino e Washington

    Le terre rare si sono trasformate in una fonte di tensione tra Usa e Cina, poiché entrambi i Paesi cercano di assicurarsi una posizione di vantaggio nel loro sfruttamento, sempre più rilevante a fronte di una crescente domanda globale di tecnologie ad alta efficienza energetica, come veicoli elettrici, pannelli solari e batterie al litio.

    Attualmente, le riserve note di minerali rari sono concentrate principalmente in poche regioni, tra cui la Cina. Secondo il Geological Survey degli Stati Uniti, la Cina detiene circa il 70% delle riserve mondiali di questi minerali. La Cina, che ha un’industria manifatturiera dominante nel settore delle tecnologie avanzate, ha accumulato una considerevole quantità di queste riserve, dando loro una posizione di forza nel mercato globale dei materiali critici. Tuttavia, l’America ha recentemente scoperto una vasti giacimenti all’interno dei suoi confini. Questa scoperta ha suscitato grande eccitazione negli Stati Uniti, poiché offre l’opportunità di ridurre la dipendenza dalle importazioni cinesi e garantire un maggiore controllo sulla catena di approvvigionamento di materiali critici.

    La contesa tra Cina e America riguardo al controllo di queste riserve strategiche ha creato un clima di tensione internazionale. Entrambi i paesi sono determinati a garantirsi un vantaggio competitivo nel settore tecnologico del futuro. La Cina, che è attualmente il principale produttore mondiale di tecnologie ad alta efficienza energetica, desidera mantenere il suo dominio sulla produzione di dispositivi elettronici avanzati. Il governo cinese ha adottato politiche volte a promuovere l’industria delle energie rinnovabili e a consolidare la sua posizione di leader nel settore, sfruttando al massimo le riserve di cui dispone.

    D’altro canto, gli Stati Uniti cercano di rafforzare la propria base manifatturiera e ridurre la dipendenza dalle forniture cinesi. La scoperta delle riserve interne ha spinto il governo americano a promuovere politiche di sicurezza nazionale e strategie di diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Gli Stati Uniti intendono investire nella produzione e nella raffinazione dei questi minerali rari sul proprio territorio, al fine di ridurre la vulnerabilità alle interruzioni delle forniture estere e garantire una maggiore autosufficienza nel settore delle tecnologie avanzate.

    La competizione per il controllo va oltre la mera questione economica. Le implicazioni geopolitiche sono significative, poiché questi minerali potrebbero diventare un fattore chiave nella definizione delle dinamiche di potere globale. Chiunque detenga il controllo delle riserve dei minerali rari avrà un’importante leva negoziale nel settore delle tecnologie avanzate, potendo influenzare il prezzo e l’accesso a questi materiali critici.

  • Quale futuro

    Quale futuro, viene da chiedersi, potrà mai avere un Paese nel quale i partiti si adoperano a favore del prolungamento delle concessioni balneari (che mi vede favorevole ad un periodo di transizione) fino a cinque anni con la previsione anche di un possibile indennizzo quando, contemporaneamente, vengono “messe a gara” le concessioni idroelettriche che rappresentano il 40% di quella energia sostenibile la quale, unita allo sfruttamento dei notevoli giacimenti di gas naturale dei quali il nostro Paese è dotato (invece di investire sui rigassificatori finalizzati all’import di gas), determinerebbe la vera ed unica via verso una maggiore indipendenza energetica da ogni forma di import di prodotti energetici?

    Solo in questo modo si potrebbe preservare e sviluppare un asset fondamentale nell’ottica di uno sviluppo del nostro Paese libero da ricatti politici o bellici grazie ad una maggiore indipendenza energetica.

    Adottare, invece, ancora una volta, la scolastica applicazione del principio della concorrenza porterebbe il nostro Paese ad una situazione di vulnerabilità proprio come già accade ora in tempi di guerra e pandemia. In questo senso andrebbe ricordato come la privatizzazione dell’ENI, spacciata per una sorta di efficientamento del settore pubblico, alla fine abbia visto l’ingresso di due fondi privati all’interno della società la quale, ora, come da copione, specula sull’aumento della quotazione del prodotto finanziario legato al Gas pur godendo di forniture di gas con contratti a lunga scadenza, quindi con prezzi sostanzialmente stabili.

    Nonostante ci si dimostri non ancora in grado di comprendere la lezione strategica ora si intende adottare la medesima strategia per le concessioni idroelettriche le quali, invece, rappresentano, pur con i necessari adeguamenti tecnologici ed investimenti, un asset strategico fondamentale nel settore dell’approvvigionamento energetico che non può essere soggetto a speculazioni private (e tantomeno estere) come le recenti privatizzazioni hanno dimostrato con la vicenda Autostrade (ponte Morandi) ed Eni, attualmente attiva con la propria azione speculativa finalizzata alla massificazione del Roe dei fondi privati ora azionisti.

    Potrebbe essere molto utile ricordare a questi professionisti dei paradigmi liberali sic et nunc ed impermeabili ad ogni tipo di aggiornamento come le privatizzazioni con l’adozione del principio di libera concorrenza, se veramente venissero adottate per il raggiungimento di un miglioramento del servizio/prodotto ad un prezzo più equo, non dovrebbero avere mai come oggetto dei Monopoli, ed a maggiore ragione se infrastrutturali, i quali sono per loro stessa natura indivisibili mentre invece possono venire applicate piuttosto ai servizi a questi collegati .

    Viceversa la classe politica italiana si batte strenuamente a favore della concessioni balneari anche in previsione di un ritorno elettorale immediato nel voto amministrativo o per le prossime elezioni politiche del 2023 e pongono le basi per la cessione di un importantissimo asset energetico come le concessioni idroelettriche italiane a capitali ed interessi privati i quali possono declinare anche verso forme speculative.

  • Banca Etica lancia il primo bando di crowdfunding per progetti culturali

    Il mondo della cultura può fare molto per alimentare un immaginario collettivo aperto, coraggioso e solidale. Per questo il primo bando di crowdfunding lanciato da Banca Etica nel 2019 si rivolge a progetti culturali orientati a promuovere valori quali: partecipazione, inclusione sociale, accoglienza, parità di genere, nonviolenza, cittadinanza attiva, riduzione delle diseguaglianze, promozione della giustizia sociale.
    Il bando si rivolge ad associazioni culturali e di promozione sociale, associazioni di volontariato, circoli ricreativi, cooperative e imprese sociali che vogliano proporre produzioni culturali e creative che favoriscano l’accesso alla cultura.
    Festival culturali; mostre; rassegne artistiche; libri, dossier e pubblicazioni; corsi di formazione ed educazione: sono tanti i progetti che potranno partecipare.
    Le candidature si sono aperte il 16 gennaio e continueranno entro il 15 febbraio 2019.

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