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  • Il fondo di investimento saudita paga 3,5 miliardi di dollari per acquisire Pokémon Go

    Il fondo di investimento pubblico (PIF) dell’Arabia Saudita pagherà 3,5 miliardi di dollari per acquistare la divisione di gioco dello sviluppatore Niantic, i cui titoli includono il famoso gioco per dispositivi mobili Pokémon Go. Il gioco prevede che i giocatori camminino nel mondo reale per cacciare le creature collezionabili, che appaiono sugli schermi dei loro telefoni tramite realtà aumentata. Nonostante sia stato lanciato quasi un decennio fa, Pokémon Go è ancora tra i giochi per dispositivi mobili con i maggiori incassi al mondo, con 30 milioni di giocatori mensili.

    L’accordo segna l’ultimo passo dell’Arabia Saudita per sviluppare la sua industria dei giochi, su cui ha speso miliardi di sterline negli ultimi anni. Anche gli altri giochi di Niantic, come Monster Hunter Now e Pikmin Bloom, sono inclusi nell’acquisizione, insieme alle persone impiegate per realizzarli. Diventeranno parte di Scopely Inc, che a sua volta è stata acquistata dalla sussidiaria PIF Savvy Games Group per 4,9 miliardi di dollari nel 2023. Scopely è uno dei nomi più importanti nel gaming mobile, con il suo titolo di maggior successo, Monopoly Go, scaricato più di 50 milioni di volte e che genera più di 3 miliardi di dollari di fatturato. Pokémon stessa è di proprietà congiunta di Nintendo, Game Freak e Creatures, che hanno concesso in licenza il marchio a Niantic in modo che potesse sviluppare il gioco.

    Ed Wu, che guida il team Pokémon Go presso Niantic, ha affermato in un post sul blog di ritenere che la mossa fosse “un passo positivo” per il futuro del gioco. “Pokémon Go è più di un semplice gioco per me, è il lavoro della mia vita”, ha affermato. “Non dirò che Pokémon Go rimarrà lo stesso, perché è sempre stato un work in progress. Ma il modo in cui lo creiamo e lo sviluppiamo rimarrà invariato e spero che potremo rendere l’esperienza ancora migliore”.

    L’Arabia Saudita sta diventando un attore sempre più potente nel gaming. Il suo PIF ha partecipazioni in alcuni dei più grandi editori del settore, come Nintendo, Electronic Arts e Take-Two Interactive. Ha anche fatto scalpore nel settore degli eSport, con l’Arabia Saudita che ha ospitato importanti tornei tra cui l’eSports World Cup dello scorso anno, che ha avuto un montepremi di oltre 60 milioni di dollari. Riyadh ospiterà anche i Giochi olimpici di eSport pianificati per il 2027.

    Il PIF dell’Arabia Saudita ha centinaia di miliardi di asset grazie alla sua ricchezza petrolifera, che ha investito pesantemente in sport come golf, boxe e calcio, incluso un acquisto del Newcastle United in un accordo da 300 milioni di sterline nel 2021. È controllato dal principe del paese Mohammed bin Salman, il cui governo è stato accusato di violazione dei diritti umani violazioni. Un rapporto delle Nazioni Unite del 2019 ha affermato che “lo stato del Regno dell’Arabia Saudita è responsabile” della morte di Jamal Khashoggi, un giornalista che era critico nei confronti del governo del paese. L’Arabia Saudita lo ha sempre negato.

  • 5 febbraio 2000 – 5 febbraio 2025: il Sei Nazioni compie 25 anni

    Milano, 4 febbraio 2025 – “Il 5 febbraio 2000 – ha ricordato Andrea Duodo, presidente FIR (Federazione Italiana Rugby) in occasione della presentazione avvenuta a Roma la scorsa settimana del Sei Nazioni  – è una data che non dimenticheremo mai. Entravamo in un torneo che vedevamo solo in TV. Ed entrammo con il botto vincendo contro i campioni uscenti, gli scozzesi. Sono stati 25 anni entusiasmanti, non sempre facili. Ogni partita, ogni sconfitta ci ha permesso di crescere: per questo per noi oggi è un’occasione certo per ricordare il passato, ma anche per guardare al futuro”.

    Ed è esattamente lo stesso spirito con cui Benedetta Borsani ha scritto il libro “La meta più ambita. La favola dell’Italia nel Sei Nazioni”, appena uscito in libreria ed edito da Kenness, per raccontare il sogno divenuto realtà del rugby italiano, che da Cenerentola è riuscita a conquistare a pieno diritto, sul campo, il suo posto nel Sei Nazioni. Un vecchio album colmo di fotografie e ritagli di giornali, due nipoti curiosi e un nonno con una storia incredibile da raccontare: la scoperta e l’arrivo del rugby in Italia fino all’ingresso nel torneo più prestigioso dell’emisfero Nord, il Sei Nazioni. Un escamotage letterario che racconta una storia vera, l’ingresso dell’Italia nel Sei Nazioni. 144 pagine, dieci capitoli per entrare nella storia e prendere confidenza con uno sport ritenuto ancora di nicchia.

    Come ha scritto nella prefazione Luca Morisi, unico Azzurro a essere andato in meta due volte a Twickenham, il tempio del rugby: “Questo libro è un invito a scoprire non solo il rugby come sport, ma come una filosofia di vita che, a partire dalle sue radici più umili, può condurre fino agli stadi più prestigiosi, dove eventi come il Sei Nazioni ci regalano emozioni indimenticabili. Un torneo che, più che una competizione, è un rito di passione, di orgoglio nazionale e, soprattutto, di rispetto reciproco tra le squadre che vi partecipano”.

    Benedetta Borsani è una giornalista professionista dalla forte preparazione umanistica, con una passione per gli sport, specie quelli cosiddetti minori. A partire dal rugby: dopo essere stata contagiata da questa malattia dai suoi fratelli minori, ne è stata incidentalmente allievo arbitro. Scrive della palla ovale da oltre dieci anni principalmente su Mi-Tomorrow, cercando di catturarne e trasmetterne essenza ed emozioni.

    Libro: “La meta più ambita. La favola dell’Italia nel sei nazioni” – 144 pagine – prezzo euro 18,95

  • Il “pragmatismo democratico” svizzero

    Alle ultime Olimpiadi molte squadre agonistiche della nazionale italiana presentavano atlete e atleti italiani  di ogni colore e provenienza geografica, ma tutti uniti dai colori della nazionale italiana.

    Immediatamente dopo l’evento olimpico la politica, priva di argomenti che potessero interessare i media che non fosse l’ennesima giravolta di Renzi, ha dato vita ad  una polemica relativa al diritto di cittadinanza ed in particolare allo ius  scholae. Una speculazione politica al limite della semplice strategia di una miserevole comunicazione, divenuta il mantra di una politica di un centro ormai avvizzito in quanto privo di una guida, Berlusconi, il quale,nel bene o nel male, lo aveva gestito e guidato.

    Ovviamente si dimentica come la presenza di molti atleti dalle più diverse origini geografiche nella nazionale dimostri come l’integrazione già ora sia stata  confermata  alle Olimpiadi di Parigi del 2024.

    Essere italiani, oppure diventarlo, non può essere limitato da un fattore relativo al colore della pelle e tantomeno alla provenienza di nascita, quanto dalla condivisione di quei valori democratici che rendono le nostre democrazie delle società aperte.

    In altre parole, gli atleti della nazionale hanno accettato e condiviso valori etici e sportivi assieme ai regolamenti nazionali ed internazionali dello sport. Successivamente, attraverso le proprie performance sportive, li esaltano esattamente come la nazione che rappresentano nell’ambito  dello sport .

    In questo contesto, allora, è la sola condivisione di valori e regole a rappresentare  il fattore fondamentale per dirsi e sentirsi appartenente ad una comunità.

    Il rifiuto, quindi, della accettazione dei valori di una società o comunità non può essere considerato come una democratica manifestazione di libertà del pensiero, in quanto la condivisione si declina come sintesi di valori ed obblighi i quali entrambi rappresentano le fondamenta istituzionali della democrazia e della nostra libertà.

    Mai come ora la Svizzera si dimostra come uno dei migliori  modelli di questo “pragmatismo democratico” basato  sulla condivisione di valori ed obblighi, i veri  fattore fondamentali  ed unificanti per appartenere ad una comunità. Recentemente, infatti, il titolo “Svizzera: non stringono la mano, negata cittadinanza a musulmani. Rifiutano di stringerla a persone sesso opposto. ‘Non integrati’ (*) indica che la semplice mancanza di un valore come l’uguaglianza ed il rispetto per e tra i  due sessi (o generi come si usa dire ultimamente) dimostra la impossibilità di una condivisione democratica nella vicina Svizzera e quindi la  mancanza di una base valoriale condivisibile.

    Al di là delle speculazioni ideologiche, quindi, utilizzate solo  per sostenere la stessa esistenza in vita dei vari gruppi politici, la sola  condivisione democratica di un sistema di diritti ed obblighi diventa l’espressione complessa della appartenenza ad una nazione.

    (*) https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2018/08/18/svizzera-non-stringono-la-mano-negata-cittadinanza-a-musulmani_8cc5dafc-384c-4490-babf-4efc4b1f45e1.html

  • L’olimpica miopia

    Non c’è stato giorno nel quale il presidente del Veneto Zaia non abbia tuonato a favore della realizzazione della pista di bob a Cortina d’Ampezzo per le prossime Olimpiadi 2026: un  “investimento” per un’opera che dovrebbe venire realizzata per ottobre 2025.

    In attesa del verdetto del Cio, che avrebbe un’ottica diversa in merito alla realizzazione di una nuova pista, questa pressione politica esercitata dal governatore dovrebbe comportare una spesa pubblica di circa 85 milioni dalla quale ne conseguirà quella per la realizzazione del Villaggio Olimpico con altri 38/39 milioni.

    Nel frattempo la trattativa con Intel, che aveva manifestato la possibilità di realizzare un investimento  in provincia di Verona, è stata assolutamente abbandonata, come confermano le dichiarazioni del management dell’azienda americana.

    La Intel infatti, anche grazie al riconoscimento di circa sei miliardi di agevolazioni fiscali, investirà in Germania oltre trenta miliardi di dollari con una ricaduta occupazionale di tremila dipendenti tra assunzioni ed indiretti.

    Una ottimale strategia, quella dell’azienda di semiconduttori californiana, che risponde ad un valido principio relativo alla riduzione della filiera produttiva per evitare, come emerge ora con la crisi del Mar Rosso, le problematiche gestionali con filiere troppo articolate tra i vari continenti.

    Viceversa, le priorità espresse dalla dirigenza della Regione Veneto dimostrano un sostanziale scollamento dell’intera classe politica veneta e della sua maggioranza, ed in particolare di Luca Zaia, le quali hanno dimostrato di non comprendere l’entità e la ricaduta occupazionale di un simile investimento.

    Se il Presidente della Regione Veneto avesse messo anche solo un decimo dell’impegno per la controversa costruzione della pista di bob a Cortina d’Ampezzo nel favorire la trattativa con Intel ora avremo circa tremila nuovi posti di lavoro.

    La multinazionale americana ha scelto, invece, la Germania e la Polonia grazie certamente ad un pacchetto di agevolazioni fiscali che anche il nostro Paese avrebbe potuto concedere, ma  anche a causa della inconcludenza tanto del governo in carica quanto della Regione Veneto.

    Viceversa, le priorità espresse si sono rivelate nella volontà di ottenere un terzo mandato e, come detto, nella realizzazione della pista di bob supportate dall’ennesima inconcludenza in politica industriale del governo di turno.

    A differenza di quanto viene affermato, la gestione delle Olimpiadi del 2026 si sta già ora rivelando sotto il profilo della comunicazione un autogol clamoroso con tutte le polemiche ed i ritardi ormai conclamati anche se in ultima istanza venisse realizzata la pista di bob.

    Quello che risulta assolutamente ingiustificabile è che per questo risultato di basso profilo si sia perso un obiettivo come quello della realizzazione dell’investimento di Intel che avrebbe portato benessere diffuso per migliaia di persone nel Veneto.

    La miopia olimpica entra ormai nelle patologie oculistiche e politiche riconosciute.

  • Olimpiadi 2026: il peccato originale

    Una volta raggiunto l’obiettivo di aver ottenuto l’assegnazione dal Cio dei Giochi Olimpici 2026, la distribuzione delle diverse competizioni tra le due regioni Veneto e Lombardia e le province del Trentino Alto Adige suscitò inizialmente, ed a ragione, un certo stupore.

    Le discipline olimpiche legate allo sci alpino vennero divise per genere, quindi quelle maschili finirono a Bormio mentre quelle femminili, come già per la Coppa del Mondo, vennero destinate a Cortina d’Ampezzo.

    Una scelta appunto di genere e molto lontana dai parametri tecnici che decisamente lasciò qualche dubbio e che ora diventa fondamentale per cercare di affrontare il disastro gestionale e progettuale del presidente del Veneto, del CONI, della Fisi e della Fondazione per non parlare del commissario governativo.

    La mancata realizzazione della pista di Bob che il Cio ha tolto, non certo per mancanza di fondi ma semplicemente per “incapacità organizzativa”, a Cortina d’Ampezzo ancora oggi sta suscitando reazioni scomposte ed isteriche da parte degli unici responsabili di questa decisione, del resto inevitabile, quando ora sarebbe opportuno ritornare all’utilizzo di fattori tecnici, tornare ad un contesto tecnico per riparare ad una situazione ormai insostenibile, per la stessa dignità di Cortina d’Ampezzo.

    Partendo dalla semplice considerazione che la pista Stelvio di Bormio rappresenta una delle migliori piste da discesa libera del circuito mondiale, sarebbe opportuno allora svolgere le gare di velocità, quindi discesa libera ed il supergigante maschile e femminile, nella città della Valtellinese, alle quali aggiungere poi la prima prova di combinata.

    Indipendentemente da quella che sarà la località che verrà scelta per lo svolgimento delle gare di bob, slittino e Skeleton si potrebbero calendarizzare nell’ultima settimana delle Olimpiadi le gare di slalom gigante e speciale da disputarsi, assieme alla seconda prova di combinata, a Cortina d’Ampezzo.

    Questa diversa dislocazione delle competizioni, subentrata, va ribadito, ad un fallimento gestionale interamente attribuibile alla classe dirigente politica ed istituzionale, risponderebbe finalmente a dei parametri tecnici in quanto le competizioni verrebbero decise in base alla tipologia delle piste ed ovviamente nello stesso modo le località che ospitano le competizioni.

    Al di là di quello che dicono Zaia o Malagò o un presidente qualsiasi della Fondazione, Cortina ed il Veneto erano già stati fortemente penalizzati dalle scelte di disputare le sole discipline femminili di sci alpino e non vedendo neppure riconosciuto alcun ruolo ad Asiago nel mondo dello sci di fondo.

    Ora, per evitare che Cortina d’Ampezzo sia relegata ad una avvilente figura di comprimaria all’interno di questa meravigliosa Olimpiade del 2026, sarebbe opportuno che le competenze sulla base delle quali avviare delle decisioni immediate prendessero il posto dell’isteria e dell’egocentrismo narcisistico fino a qui dimostrato.

  • Asian Games: China censors ‘Tiananmen’ image of athletes hugging

    A photo of two Chinese female athletes that made an inadvertent reference to the Tiananmen Square massacre has been censored on Chinese social media.

    The race numbers for Lin Yuwei and Wu Yanni form “64” – a common allusion to the incident which happened on June 4.

    Discussions of the incident remain taboo in China, with authorities routinely scrubbing any mention of the topic from the internet.

    In 1989, troops shot dead hundreds of pro-democracy protesters in Beijing.

    It remains unclear how many people actually died that day, but human rights groups’ estimates range from several hundred to several thousand killed.

    The athletes had embraced each other after a 100m hurdles race at the Asian Games in which Ms Lin won gold. She was wearing her lane number 6 next to Ms Wu’s lane number 4 in the photo.

    Users had posted their congratulations to Ms Lin on Weibo, one of China’s biggest social media platforms, but posts which included the photo were replaced with grey squares.

    However, the photo does not appear to have been completely scrubbed off the internet, with some Chinese news articles still showing a photo of the two athletes.

    China has won nearly 300 medals so far in the Asian Games, which are currently taking place in the Chinese city of Hangzhou. It is due to go on until 8 October.

    Discussion of the events that took place in Tiananmen Square is highly sensitive in China – with generations of younger Chinese growing up with little to no knowledge about the Tiananmen Square massacre.

    Posts relating to the massacres are regularly removed from the internet, which is tightly controlled by the government.

    Last year, a popular Chinese influencer’s livestream, which took place on the eve of the 33rd anniversary of the massacre, ended abruptly after he showed his audience a vanilla log cake which resembled a tank – a reference to a iconic image of one so-called Tank Man, which shows a civilian with shopping bags standing in front of a queue of tanks, attempting to block them.

  • La Commissione dà il via alla Settimana europea dello sport 2023

    Sabato la Commissione ha aperto ufficialmente la nona edizione della Settimana europea dello sport a Valencia, in Spagna. Ogni anno, dal 23 al 30 settembre, la Settimana europea dello sport promuove stili di vita più sani e attivi per milioni di persone in Europa e nel resto del mondo. L’iniziativa consente a organizzazioni sportive, imprese ed esperti di sviluppare strategie per aumentare la partecipazione alle attività connesse allo sport e consente ai partecipanti di celebrare lo sport nelle loro comunità.

    Le priorità e i messaggi speciali della Settimana europea dello sport 2023 si concentreranno sul coinvolgimento, sull’inclusione e sull’innovazione. Queste tre parole riflettono importanti pilastri dello sport, oltre che orientamenti e cambiamenti in atto nelle nostre società.

    Dal 2015 la Settimana europea dello sport contribuisce a contrastare l’inattività, incoraggiando gli europei ad adottare uno stile di vita sano e attivo. La settimana invita tutti a essere attivi, indipendentemente dall’età, dal contesto sociale o dal livello di preparazione.

    Nel 2022 la Settimana europea dello sport ha offerto attività, concorsi e sfide in 40 paesi. In totale sono stati organizzati 32 000 eventi, con più di 13,2 milioni di partecipanti, in tutta Europa e non solo.

  • Tutto pronto a Milano per i Campionati del Mondo Assoluti di Scherma

    Milano si prepara ad ospitare i Campionati del Mondo Assoluti di Scherma, in programma dal 22 al 30 luglio all’Allianz MiCo Milano. L’evento, presentato nella Sala Alessi di Palazzo Marino a Milano, ha visto la partecipazione di Martina Riva, Assessora allo Sport, Turismo e Politiche Giovanili Comune di Milano, Lara Magoni, Sottosegretario alla Presidenza Sport e Giovani Regione Lombardia, Claudia Colla, Capo della Rappresentanza della Commissione europea a Milano, Emmanuel Katsiadakis, FIE Interim President, Marco Fichera, Presidente del Comitato Organizzatore Milano 2023, Paolo Azzi, Presidente della Federazione Italiana Scherma e Federico Vismara, spadista azzurro vice-campione europeo individuale

    Il capoluogo meneghino è pronto ad accogliere migliaia di appassionati e oltre 2000 persone, tra atleti e membri degli staff, provenienti da 116 paesi per un grande evento internazionale valido per la Qualificazione ai Giochi Olimpici di Parigi 2024. Grande attesa ovviamente per la scherma azzurra dopo gli Europei da record di poche settimane fa tra Plovdiv e Cracovia, dove sei squadre su sei dell’Italia hanno conquistato una medaglia. Dopo l’edizione del 2011 a Catania, la grande scherma internazionale torna in Italia e, per la prima volta, sarà ospitata a Milano, una città ricca di tradizione, innovazione e cultura. Per l’occasione, la sala stampa dell’arena sarà intitolata allo storico campione di scherma Edoardo Mangiarotti. I Mondiali di scherma non saranno solo competizione ma anche una grande festa per tutti con l’Arco della Pace che diventerà Medal Plaza: uno spazio unico realizzato in collaborazione con il CONI che porterà in via del tutto eccezionale Casa Italia. Dal 25 luglio sarà aperta al pubblico, con ingresso gratuito. Un particolare riconoscimento sarà riservato alla classe magistrale: i premi per i tecnici degli atleti vincitori saranno dedicati alla memoria di maestri che hanno fatto la storia della scherma italiana e internazionale quali Di Rosa, Di Ciolo, Perone, Zub, Kulkzar e Putyatin. Riconoscimenti speciali alla memoria dei maestri Lodetti e Volpini. Grande la copertura mediatica, con oltre 160 giornalisti accreditati italiani e stranieri.

    A nome della Fie sono felice di avervi qui a Milano. Questo evento è molto importante nel nostro calendario, anche perché sarà l’ultimo prima delle Olimpiadi di Parigi. Ringrazio tutti, dalla Federazione italiana al Comitato organizzatore, dai volontari agli arbitri: il loro lavoro ha reso e renderà possibile il Mondiale”, è il saluto entusiasta di Emmanuel Katsiadakis, Presidente International Fencing Federations, per l’occasione padrone di casa, al quale fanno eco le parole di Martina Riva, Assessora allo Sport, Turismo e Politiche Giovanili Comune di Milano. “La nostra città, che vanta una importante tradizione in questa disciplina, è onorata di essere stata scelta per ospitare la kermesse iridata”, sottolinea, aggiungendo: “Per Milano, i Mondiali di Scherma rappresentano una tappa fondamentale nel percorso di avvicinamento alle Olimpiadi e Paralimpiadi invernali del 2026 e un’ulteriore occasione per consolidare la reputazione della nostra città quale capitale dello sport internazionale, dando conferma di competenza organizzativa e ospitalità“.

    Sulla stessa onda di orgoglio anche Lara Magoni, Sottosegretario Sport e Giovani Regione Lombardia, che afferma: “La Lombardia e Milano da oggi sono il palcoscenico mondiale della grande scherma. Regione è orgogliosa di ospitare e di aver contribuito all’organizzazione di un evento di questa portata, che ribadisce l’impegno ed il valore etico, culturale, economico e formativo dello sport. Questi campionati porteranno la Lombardia ad essere visibile in tutto il mondo, il miglior modo per promuovere le eccellenze e le bellezze della nostra regione. Un grande evento che rappresenta una locomotiva importantissima per i giovani, permettendo loro di conoscere, apprezzare ed avvicinarsi ancora di più ad uno sport così vincente e storico per l’Italia”.

    Quella di Milano sarà una kermesse che aiuterà a diffondere la cultura della scherma in maniera trasversale, come auspica Marco Fichera, Presidente del Comitato Organizzatore Milano 2023. “Desideriamo che sia una grande festa di sport e inclusione e vogliamo farla vivere a tutta la città, con una grande attività di promozione per l’evento. Sarà una grande occasione anche per condividere i valori sociali della scherma e, durante la competizione, ci saranno eventi dimostrativi per consentire a tanti piccoli bambini di impugnare la spada o il fioretto. Abbiamo realizzato diversi progetti di legacy per raggiungere target differenti, dai bambini agli studenti universitari, in modo da lasciare un segno positivo e tangibile nel tempo”.

    E per Paolo Azzi, Presidente della Federazione Italiana Scherma, “il Mondiale in Italia è una straordinaria opportunità di visibilità per il nostro sport, per mostrare il suo fascino, i suoi campioni, ma anche i grandi significati sociali e valoriali che la scherma rappresenta e trasmette. Con Milano, poi, si colma una lacuna storica, portando il massimo evento internazionale in una città dalla grandissima tradizione schermistica. Dal punto di vista agonistico, ovviamente, ci giochiamo tanto sul fronte Qualifica Olimpica e contiamo sul supporto del pubblico pronto di sicuro a dare una grande mano ai nostri atleti, che meritano il calore e il sostegno di tutti”.

    Non poteva mancare lo sprono del campione Federico Vismara, spadista azzurro vice-campione europeo individuale: “Un onore essere a Milano per i Mondiali per me che sono di casa e per tutti i miei compagni. Una grande motivazione per tutti noi davanti al pubblico di casa. Abbiamo entusiasmo e voglia di vincere”.

    I valori dello sport e dell’inclusione sono esaltati da Claudia Colla, Capo della Rappresentanza della Commissione europea a Milano, che afferma: “La scherma è un laboratorio di competenze e valori che la Commissione europea sostiene nell’ambito dell’Anno europeo delle Competenze, come volano per la crescita personale e del vivere insieme. Siamo presenti ai mondiali di scherma a Milano per ribadire la nostra vicinanza al territorio, che si prepara a diventare capitale di un grande evento internazionale valido per la qualificazione ai giochi Olimpici, e per promuovere la visione europea dello sport: inclusivo, che unisce generazioni e popoli diversi, sostenibile, volto all’innovazione sociale e alle buone pratiche ambientali”.

  • In attesa di Giustizia: (in)giustizia sportiva

    Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me…i giudici sportivi devono essere dei cultori  della Critica della Ragion Pratica per essere riusciti a condannare la Juventus ad una pena che, per l’illecito  che le è stato attribuito non esiste: un po’ quello che successe a Norimberga, allorquando i gerarchi nazisti furono processati per “crimini contro l’umanità”, delitto che, in sé e per sé non era contemplato da nessuna norma giuridica sebbene attenesse alla legge morale; ma, insomma, quella era Norimberga e il Tribunale finì per darne una definizione aggiungendo l’omicidio, lo sterminio di massa, la persecuzione su base razziale, politica o religiosa.

    In sintesi, e per avviare la riflessione, sono stati inflitti alla Juventus quindici punti di penalizzazione senza che sia stato formalizzato uno specifico illecito sportivo connesso al tema delle plusvalenze e la motivazione della sentenza altro non fa che confermare un clima di giustizialismo diffuso che è andato a toccare anche il settore sportivo.

    Il provvedimento dice, senza spiegarsi oltre, che è vero: la norma che si assume violata nel capo di imputazione non c’è ma i documenti arrivati dalla Procura di Torino (relativi ad un processo ancora da celebrarsi ed in cui verificare la fondatezza dell’accusa…) sembrano descrivere – in ogni caso – una realtà fatta  di imbrogli. Ed ecco che l’insulto alla legge morale supplisce alla mancanza di una contestazione scritta.

    Formalismi avvocateschi? Nossignori: ai bianconeri è stato ascritta l’inosservanza dei doveri di lealtà e probità sportiva: definizione un po’ generica se l’addebito viene mosso senza specificare in cosa siano consistiti e…si badi bene: stiamo parlando, e non ve n’è dubbio, di alterazione di scritture contabili.   Secondo il codice sportivo, per  arrivare ad una penalizzazione si sarebbe dovuto sostenere, e possibilmente dimostrare con delle perizie, che quei falsi erano intesi a dissimulare una situazione di insolvenza risalente al 2020 che avrebbe impedito alla Juve di iscriversi al campionato  successivo.

    L’ipotesi è  fantasiosa prima ancora che totalmente inesplorata: comunque sia, in mancanza di imputazione  e  di prove a supporto, la sanzione non avrebbe dovuto essere la penalizzazione in classifica ma una multa, salata ma pur sempre sopportabile dalla famiglia Agnelli.

    Anche in questa sede un ruolo decisivo lo hanno svolto le intercettazioni telefoniche, ovviamente fatte nell’indagine penale e trasferite al giudice sportivo senza che siano state ancora periziate (cioè verificato, come prevede la legge, che ciò che è stato manoscritto dagli agenti addetti all’ascolto corrisponda a ciò che è stato effettivamente detto e registrato). E’, a questo punto, inutile rilevare che il giusto processo per le società sportive è un traguardo ancora lontano da raggiungere e che la motivazione della sentenza di condanna della Juventus assomiglia di più ad una supercazzola che ad un funambolismo giuridico: certamente non a quella che dovrebbe essere la sostanza di un provvedimento reso al termine di un giudizio serio.

    Lo sport è qualcosa che appartiene alla vita di tutti noi e di tutti i giorni: per alcuni è una passione, un hobby, per molti altri è un lavoro da atleta o da dirigente e la pretesa che disponga di un ordinamento giuridico che non emuli il codice penale su base analogica dei tempi dell’URSS e sia affidato a giudici competenti non è fuor di luogo.

    Può darsi che questa rubrica torni in argomento e la questione  potrebbe essere meno stucchevole di un commento all’affaire Cospito: carcere duro o no per  un gentiluomo d’altri tempi ritenuto responsabile di aver piazzato due ordigni, di cui uno ad alto potenziale nell’assalto ad una Scuola Allievi dei Carabinieri?

    In attesa di Giustizia sportiva per ora è tutto, a voi studio centrale.

     

  • Il nome di Dio va rispettato

    Il calcio, la passione per il calcio, specie quando gioca la propria nazionale è più che comprensibile ma desta una certa perplessità sentire lo speaker, a seguito dell’ultimo gol che segna la vittoria dell’Arabia Saudita, urlare più e più volte Allah Allah Allah.

    Comprendiamo la gioia, l’entusiasmo ma non crediamo che Allah, il Dio dei musulmani, debba essere scomodato per un gol frutto non di un miracolo ma della bravura del calciatore.

    Mi sembra che mischiare il sacro col profano sia un po’ blasfemo e sintomo di come il nome di Dio sia usato invano e rappresenti non un’invocazione religiosa ma una specie di urlo di guerra contro gli altri. D’altra parte siamo abituati a sentire invocare Allah dopo attentati e violenze e questo non giova ai veri credenti musulmani che dovrebbero insegnare, fin dalle scuole coraniche, che il nome di Dio, di qualunque fede religiosa si sia, va sempre rispettato e non usato per esultare dell’effimero o per coprire le nostre colpe.

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