Ricapitolando: Padoan e Calenda, Ministro dell’Economia e dello sviluppo economico assieme al governo Gentiloni hanno investito in MPS 5,2 miliardi per il 68% delle azioni che valevano oltre 6 euro rendendo quindi il Monte dei Paschi di Siena una banca pubblica, di fatto tornando agli anni ottanta. L’odierna quotazione valuta l’azione MPS 2,42 euro, con un calo quindi di oltre il 60%.
Traducendolo in moneta corrente questa perdita vale oltre 3 miliardi di denaro pubblico che è stato iniettato in MPS per mantenere viva una banca ormai decotta e che meriterebbe la chiusura immediata e la carcerazione di tutti i quadri dirigenti.
Paradossale che quei 5,3 miliardi buttati nel pozzo senese da Padoan, il quale dovrebbe essere chiamato a risponderne direttamente, rappresenterebbero la cifra minima per il rimborso degli investitori e degli obbligazionisti delle due banche Venete, le quali scontano il doppio effetto di una disastrosa gestione unita ad una conversione in SPA obbligatoria delle diverse quote di risparmio.
Mentre tutto il mondo della politica italiano si accapiglia tra chi debba avere l’incarico di formare il nuovo governo tra Salvini e Di Maio, si continua a gettare denaro pubblico in operazioni che hanno l’unico fine di salvare gli amici mantenendo in vita azienda decotte. Con l’unico effetto di contribuire in questo modo all’esplosione del debito pubblico che aumenta al ritmo di
€ 4463/secondo (una velocità doppia rispetto al 2014), quindi di oltre 11 miliardi al mese ed oltre 130 all’anno, sempre miliardi ovviamente.
Paradossale che il disastro del Monte dei Paschi di Siena risulti negli effetti simile alle passate gestioni del Banco di Sicilia e di Banco di Napoli a guida pubblica, con l’unica differenza che può essere indicata nel fatto che il disastro della banca senese nasce da una disastrosa acquisizione di un asset bancario concorrente.
La sopravvalutazione di questo asset rappresenta in definitiva il livello di onestà da parte del quadro dirigente che la portò a termine. Una limpidezza nei comportamenti e nelle strategie che portò addirittura alla presidenza dell’associazione bancaria italiana l’artefice di questa operazione dimostrando come la stessa associazione dovrebbe porsi delle domande profonde relative alla propria etica.
Viceversa i noti disastri del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia, per la cui gestione venne creata quella famosa società pubblica SGA la quale ora si occupa degli Npl delle banche Venete, rappresentarono l’apoteosi della convivenza tra interessi di partito, pubblici e privati. Di fatto da qui si partì con l’idea di privatizzare il sistema bancario. Ed è per questo appunto che risulta paradossale come ci si possa trovare nella medesima disastrata situazione finanziaria a seguito di una pubblica gestione, come di una privata, del sistema bancario italiano. Dimostrando ancora una volta in modo inequivocabile come non siano le regole a creare le competenze ma le persone. Prova ne è che nonostante una gestione pubblica o una privata il risultato non cambia in quanto il paradigma risulta dalla caratura etica, morale e professionale dei quadri e dirigenti dei sistemi bancari. Che poi questi siano pubblici o privati non fa alcuna differenza.
In questo senso Monte dei Paschi di Siena rappresenta un esempio che potrebbe venire, per le stesse motivazioni, avvicinato alla Telecom Italia, ennesimo esempio dello sciacallaggio che partiti e pseudo classe dirigente hanno realizzato di questa azienda una volta considerata tra le migliori al mondo. Dopo vent’anni infatti il mondo politico comincia a credere come sia necessario scorporare la rete. Questa decisione andava presa dal governo che permise la scalata a debito dell’azienda stessa dimostrando la propria ed assoluta incompetenza se non addirittura una connivenza con gli acquisitori. In tutti questi anni Telecom ha visto aumentare il debito mentre le varie cordate di “imprenditori” l’hanno depredata del patrimonio immobiliare contemporaneamente mettendo a bilancio cinque miliardi in consulenze ed uno di commissioni.
MPS come Telecom rappresentano ormai un paradigma accettato dalle persone più attente nel quale si afferma “che lo stato non rappresenta il fine ma lo strumento” per indebiti arricchimenti personali o di associazioni e partiti.
In uno Stato normale democratico le persone che hanno avuto la responsabilità del fallimento di Monte dei Paschi di Siena, come dell’attuale situazione della Telecom Italia, dovrebbero chiedere scusa al popolo italiano come ai contribuenti ai quali hanno sempre aumentato le tasse per coprire le proprie inefficienze e inettitudini.
Non esistono parole né pensieri per esprimere lo sconforto di fronte a tali disastri economico-finanziari strategici di ministri e governi e di un sistema italiano sintesi mediocre di “prenditori” più che imprenditori supportato sempre con colpevole ed interessata complicità da politici, economisti, mondo accademico e mediatico. Ecco uno dei motivi per i quali continuano ad aumentare la spesa pubblica ed il debito.
In questo disastroso contesto nel quale tecnici, politici ed accademici si rivelano assolutamente inadeguati, tutti assieme si occupano del colore della tappezzeria mentre la nave sta andando, dopo anni di deriva, irrimediabilmente a fondo.