Tunisia

  • La Tunisia proroga per l’intero 2025 lo stato d’emergenza antiterrorismo

    In Tunisia lo stato d’emergenza per i rischi legati al terrorismo è stato prorogato fino alla fine del 2025, in virtù del decreto numero 74 del 29 gennaio 2025, pubblicato in Gazzetta ufficiale. Una misura introdotta per la prima volta nel 2015 a seguito degli attentati che hanno preso di mira un autobus della guardia presidenziale in Avenue Mohamed V a Tunisi, un gruppo di turisti a Sousse e al museo del Bardo, e da allora regolarmente estesa. Lo scorso dicembre lo stato d’emergenza era stato prorogato per un mese. La sera del 24 gennaio scorso, una persona si è data fuoco e ha aggredito alcuni membri delle forze di sicurezza di stanza nei pressi della Grande Sinagoga di Tunisi, in via Lafayette. L’operazione si è conclusa con la morte dell’uomo e il ferimento di un secondo agente di polizia che ha poi aperto il fuoco per proteggere il collega, rimasto ferito per le ustioni ed è stato trasportato in ospedale. Il ministero dell’Interno di Tunisi non ha parlato di attacco terroristico, ma bensì di “incidente”, affermando che a darsi alle fiamme sarebbe stato un tunisino con problemi di salute mentale. L’ultimo vero e proprio attentato nel Paese nordafricano risale al maggio 2023, quando diverse persone sono state uccise e ferite in un attacco a una sinagoga nella località turistica di Djerba, patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Almeno due attacchi con coltello sono stati registrati nel 2022 che hanno avuto come target agenti di sicurezza o civili. Operazioni delle forze di sicurezza contro organizzazioni terroristiche hanno luogo regolarmente nei governatorati di Kasserine, Le Kef, Jendouba, Beja e Sidi Bouzid, ma rimane il rischio di attentati anche in altre zone del paese, compresa la capitale.

    Il 26 dicembre 2024, un poliziotto è rimasto ferito in modo grave a Moknine, governatorato nordorientale di Monastir, durante un’operazione di sicurezza. Secondo fonti giudiziarie, il giovane fratello di un ricercato, classificato come terrorista, ha accoltellato l’agente durante il tentativo di arresto. Il 20 dicembre un’altra operazione antiterrorismo è stata condotta invece dalla Guardia nazionale tunisina, che ha catturato due soggetti considerati elementi di spicco di organizzazioni estremiste. A Douz, nella regione meridionale di Kebili, le unità speciali hanno catturato un uomo ricercato dalle autorità giudiziarie di Tunisi. L’arrestato, condannato in contumacia a 52 anni di carcere, era accusato di far parte di un’organizzazione estremista. Altri due individui, invece, sono stati arrestati a Kasserine il 12 dicembre 2024 per aver sostenuto pubblicamente gruppi terroristici e per aver incitato alla violenza dopo la caduta di Bashar Al Assad in Siria. Le autorità hanno agito in seguito a indagini di intelligence. Secondo il portavoce dei tribunali di Kasserine, Imed Laamari, le due persone arrestate inneggiavano a gruppi terroristici come Al Qaeda, auspicando che lo scenario in Siria con l’ascesa di Hayat Tahrir Al Sham, possa ripetersi in Tunisia e Algeria. L’azione della polizia e della Guardia nazionale, in collaborazione con le forze armate, si inserisce in un contesto più ampio di lotta al terrorismo, che vede la Tunisia impegnata in prima linea con il sostegno dei suoi partners regionali come Italia e Stati Uniti.

    Trentadue minori tunisini sono stati coinvolti in attività terroristiche, reclutati e radicalizzati attraverso la rete nel 2024, come ha riferito il tenente colonnello Mohamed Lazhar Khelifi, a capo delle operazioni tecniche della direzione antiterrorismo della Guardia nazionale. Secondo il tenente colonnello Khelifi, i terroristi sfruttano i social media per reclutare e indottrinare i più giovani, trasformandoli in potenziali minacce. E’ stata anche smantellata una rete criminale che operava all’interno di aziende locali. Il brigadiere generale Houssem Eddine Jebabli, portavoce della gendarmeria tunisina, ha confermato che il gruppo era coinvolto in attività di phishing su larga scala e in altre frodi informatiche. Le indagini, ancora in corso, hanno portato alla luce legami con movimenti sociali e tensioni interne al Paese, equiparabili ad “attività terroristiche”. Gli inquirenti hanno anche accertato altri reati, tra cui l’intercettazione di chiamate internazionali che normalmente transiterebbero attraverso le reti nazionali. In particolare, sarebbe stato scoperto un reato elettronico che ha causato un malfunzionamento durante i pagamenti a distanza (Tpe) e i trasferimenti di denaro, senza lasciare traccia nel trattamento e consentendo così l’appropriazione indebita di ingenti somme.

  • Ok di Tunisia e Algeria: il corridoio del gas per rifornire Italia, Austria e Germania può partire

    Tunisia e Algeria si aggiungono al patto tra Italia, Austria e Germania per trasportare idrogeno tra le due sponde del Mediterraneo. Con la firma, il 21 gennaio a Roma, di una nuova dichiarazione comune di intenti tra i cinque paesi, il progetto del Corridoio Sud dell’Idrogeno inizia a fare qualche passo avanti concreto.

    L’intesa siglata a Villa Madama non aggiunge né modifica le linee fondamentali del progetto SouthH2 Corridor. Punta invece a rafforzare la cooperazione, soprattutto a livello tecnico, tra tutti iPpaesi interessati dai 3.300 chilometri di gasdotti adatti a trasportare anche idrogeno. Roma, Vienna e Berlino avevano già compiuto un passo del genere a fine maggio 2024. L’accordo prevedeva di trasformare il supporto politico in lavori tecnici e cooperazione tra gli stakeholder rilevanti dei 3 Paesi. La dichiarazione d’intenti firmata il 21 gennaio 2025 estende il perimetro dell’iniziativa a Tunisia e Algeria. Prevede per i 5 Paesi l’impegno di riunirsi semestralmente a livello di gruppo di lavoro tecnico per monitorare e sostenere l’attuazione del progetto.

    Finora, la tabella di marcia è rispettata. L’intesa allargata a Tunisia e Algeria era prevista nella prima metà del 2025. Entro fine 2025 dovrà avvenire lo sviluppo di un rapporto di definizione dell’ambito del SouthH2Corridor. E l’ok allo status di Progetti di reciproco interesse (PMI) nell’ambito del regolamento sulla rete transeuropea per l’energia (TEN-E) nel settimo elenco PCI/PMI europeo.

    Il Corridoio Sud dell’Idrogeno prevede la costruzione di nuove pipeline, o il riadattamento di condutture esistenti, per trasportare in Europa l’idrogeno prodotto in Nord Africa. Il SouthH2 Corridor rientra nella strategia europea per il vettore energetico, che prevede di importare dall’estero entro il 2030 almeno 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile.

    Da progetto, la pipeline di 3.300 km dovrebbe trasportare 4 milioni tonnellate di idrogeno l’anno, il 40% del target Ue. Idrogeno che dovrebbe essere generato in Algeria (manca però adeguata capacità rinnovabile affinché sia H2 verde) e trasportato via Tunisia fino a Mazara del Vallo, dove sarebbe immesso nella rete italiana per poi accedere ai mercati dell’Europa centrale attraverso Tarvisio. Con una possibile diramazione attraverso la Svizzera (Passo Gries), paese che ha il ruolo di osservatore nel progetto. Il segmento italiano sarà quello principale: lungo 2.300 chilometri, circa 70% dei quali da ottenere tramite riconversione delle condutture gas esistenti e 30% da costruire ex novo.

    A inizio dicembre 2024, il Corridoio Sud dell’Idrogeno è stato inserito nella lista dei progetti bandiera dell’Ue per il 2025 sotto l’iniziativa Global Gateway, che facilita finanziamenti e realizzazione dell’opera. In precedenza, era già stato inserito nella lista dei progetti di interesse europeo.

  • Via Montenapo a Tunisi: il made in Italy spopola nel Paese africano

    Il Made in Italy guida la classifica degli scambi commerciali della Tunisia anche nel 2024, confermando un trend che dura già da qualche anno. L’Italia è infatti il primo fornitore del Paese nordafricano con 9,7 miliardi di dinari (2,9 miliardi di euro) di merci esportate nel 2024, in calo del 2,8% rispetto al 2023 (9,9 miliardi di dinari, circa 3 miliardi di euro), ma pur sempre avanti agli altri Paesi competitor. Seguono la Cina con 9,1 miliardi di dinari o 2,7 miliardi di euro (+7,8%), la Francia con 8,3 miliardi di dinari o 2,5 miliardi di euro (+0,5%), l’Algeria con 6 miliardi di dinari o 1,8 miliardi di euro (+9,2%).

    Tra i principali prodotti esportati dall’Italia verso la Tunisia vi sono materie prime energetiche (petrolio raffinato), metalli, tessuti, cuoio e pellami, apparecchi di cablaggio, materie plastiche e prodotti in plastica, motori generatori e trasformatori, prodotti chimici e farmaceutici, impianti e macchinari. Tra i principali prodotti che l’Italia invece importa figurano gli articoli di abbigliamento e calzature, parti e accessori per veicoli, oli e grassi, motori generatori e trasformatori, articoli in plastica, prodotti chimici e fertilizzanti, prodotti della siderurgia, petrolio greggio.

    Secondo i dati dell’Istituto nazionale di statistica (Ins) nel 2024 il commercio estero tunisino ha mostrato segni contrastanti. Le esportazioni hanno mantenuto lo stesso livello dell’anno precedente, attestandosi a 62 miliardi di dinari (18,8 miliardi di euro), mentre le importazioni sono aumentate del 2,3%, raggiungendo 81 miliardi di dinari (24,56 miliardi di euro). Nonostante la stabilità delle esportazioni, il commercio estero tunisino ha chiuso il 2024 con un saldo negativo più ampio rispetto all’anno precedente. Il deficit commerciale è aumentato di quasi 2 miliardi di dinari (610 milioni di euro), raggiungendo i 18,9 miliardi di dinari (5,73 miliardi di euro). Il tasso di copertura, che misura il rapporto tra esportazioni e importazioni, è sceso di 1,8 punti percentuali, attestandosi al 76,6%.

    Secondo Ins, la stabilità delle esportazioni nel 2024 deriva da un lato dall’aumento delle esportazioni del settore delle industrie agroalimentari (+14,6%), del settore energetico (+0,5%) nonché delle esportazioni dei settori meccanico ed elettrico (+1,2%) e, dall’altro, dal calo delle esportazioni del settore minerario, fosfati e derivati (-26,3%) e di quelle del tessile, abbigliamento e pellami (-4,8%). L’aumento delle importazioni (+2,3 per cento) deriva dall’incremento registrato nelle importazioni di prodotti energetici (+9,1%), beni strumentali (+5,6%) e beni di consumo (+6,3%). In flessione si sono invece registrate le importazioni di materie prime e semilavorati (-2,6%) e il gruppo dei prodotti alimentari (-6,1%).

    Le esportazioni tunisine verso l’Unione europea (69% del totale) sono diminuite dell’1,8%. Questo sviluppo si spiega da un lato con il calo delle esportazioni da Tunisi verso alcuni partner europei, come la Francia (-4,6%) e il Belgio (-1,5%), e dall’altro con l’aumento osservato con l’Italia (+2,5%), la Germania (+1,5%) e la Spagna (+0,4%). Verso i Paesi arabi, invece, le esportazioni sono aumentate con Algeria (+37,6 %) ed Egitto (+8%). In calo, invece, la Libia (-7,5%) e il Marocco (-5,9%). Le importazioni dall’Ue sono invece aumentate del 2% nel 2024, raggiungendo 35,1 miliardi di dinari (10,4 miliardi di euro). Al di fuori dell’Ue, la Cina, l’India e la Svizzera hanno aumentato le loro esportazioni verso la Tunisia, mentre Russia e Turchia hanno registrato una contrazione.

    La bilancia commerciale tunisina ha registrato un deficit di 18,9 miliardi di dinari (5,7 miliardi di euro) nel 2024. Ciò è principalmente dovuto agli scambi con alcuni Paesi chiave. In particolare, i maggiori deficit si sono registrati con la Cina (-9 miliardi di dinari, circa 2,7 miliardi di euro), la Russia (-5,3 miliardi di dinari, circa 1,6 miliardi di euro), l’Algeria (-4,3 miliardi di dinari, circa 1,3 miliardi di euro), la Turchia (-2,8 miliardi di dinari, circa 860 milioni di euro), l’India (-1,4 miliardi di dinari, circa 445 milioni di euro) e l’Ucraina (-1,3 miliardi di dinari, circa 406 milioni di euro). D’altro canto, il saldo della bilancia commerciale delle merci ha registrato un surplus con gli altri Paesi, principalmente Francia (5,1 miliardi di dinari, 1,5 milioni di euro), Germania (2,3 miliardi di dinari, 716 milioni di euro), Italia (1,9 miliardi di dinari, 592 milioni di euro), Libia (2,2 miliardi di dinari, 696 milioni di euro) e Marocco (267,8 milioni di dinari, 81,1 milioni di euro). Il forte aumento del deficit energetico, che è passato da 9,6 miliardi di dinari a 10,8 miliardi di dinari (3,2 miliardi di euro), ha pesato significativamente sulla bilancia commerciale complessiva. Escludendo l’energia, il deficit si è ridotto a 8 miliardi di dinari (2,4 miliardi di euro).

  • Made in Italy sempre più apprezzato in Tunisia

    L’Italia si conferma primo fornitore della Tunisia nel periodo da gennaio a ottobre 2024, consolidando così un primato che dura da diverso tempo. Stando alle tabelle dall’Istituto nazionale di statistica (Ins) tunisino ottenute da “Agenzia Nova”, l’export del Made in Italy verso il Paese nordafricano è stato pari a 8,2 miliardi di dinari (corrispondenti a circa 2,4 miliardi di euro) nei dieci mesi dell’anno in corso, in calo del 2,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma pur sempre davanti agli altri paesi competitor. Le importazioni in Italia dalla Tunisia sono aumentate del 4,2 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con un bilancio di 1,4 miliardi di dinari (414 milioni di euro) a favore del Paese nordafricano.

    Tra i principali prodotti esportati dall’Italia verso la Tunisia vi sono materie prime energetiche (petrolio raffinato), metalli, tessuti, cuoio e pellami, apparecchi di cablaggio, materie plastiche e prodotti in plastica, motori generatori e trasformatori, prodotti chimici e farmaceutici, impianti e macchinari. Tra i principali prodotti che l’Italia invece importa figurano gli articoli di abbigliamento e calzature, parti e accessori per veicoli, oli e grassi, motori generatori e trasformatori, articoli in plastica, prodotti chimici e fertilizzanti, prodotti della siderurgia e petrolio greggio. Risulta evidente, pertanto, un consistente traffico di perfezionamento-trasformazione di materie prime o semilavorati in prodotti dall’Italia alla Tunisia. L’Italia risulta anche la principale destinazione per l’olio d’oliva biologico tunisino con oltre il 50% delle quantità totali esportate dal Paese nordafricano. L’Italia è seguita da altri due paesi europei, ovvero Spagna e Francia, che importano da Tunisi rispettivamente il 28,07% e il 12,10% dell’olio biologico “Made in Tunisia”.

    Tornando ai dati sull’interscambio in generale, da gennaio a ottobre 2024, le esportazioni tunisine hanno segnato un leggero aumento del 2,1%, raggiungendo i 51,6 miliardi di dinari equivalenti a 15,44 miliardi di euro, mentre le importazioni crescono dell’1,4 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (-3,3%). Il deficit commerciale della Tunisia si è leggermente ridotto nel 2024, passando da 15,85 miliardi di dinari (4,69 miliardi di euro) nei primi dieci mesi del 2023 a 15,71 miliardi di dinari (4,65 miliardi di euro). Il tasso di copertura ha guadagnato 0,6 punti rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, attestandosi al 76,7%. La bilancia commerciale rimane comunque in deficit, richiedendo un’attenta analisi delle dinamiche in atto alle autorità legislative impegnate in questi giorni nella discussione della Legge di bilancio per il 2025.

    A trainare la crescita delle esportazioni tunisine nel 2024 sono stati principalmente i settori agroalimentare (+25,4%) ed energetico (+23,8%). Al contrario, hanno registrato un calo le esportazioni di minerali (-24,8%) e di prodotti tessili (-5,4%). L’aumento delle importazioni tunisine dell’1,4% è invece riconducibile principalmente all’incremento delle importazioni di prodotti energetici (+13,4%), necessari per far fronte alla crescente domanda interna, e di beni strumentali (+4,6%) e di consumo (+5,2%), a testimonianza di una ripresa dell’attività economica. Tuttavia, questa crescita è stata parzialmente compensata dal calo delle importazioni di materie prime (-4,3%) e di prodotti alimentari (-12,5%).

    L’Unione europea si conferma il primo partner commerciale del Paese nordafricano, riaffermando un trend che prosegue da qualche anno. Le esportazioni tunisine verso lo spazio europeo, pur registrando una crescita contenuta (+0,2%), hanno mostrato dinamiche differenti nei singoli mercati. In particolare, si evidenziano aumenti per Italia (+4,2%), Spagna (+9,8%) e Germania (+0,5%), mentre si registrano contrazioni per Francia (-2,2%) e Paesi Bassi (-28,6%). Per quanto riguarda i paesi arabofoni, le esportazioni verso l’Algeria sono aumentate del 43,9%, mentre si sono registrati cali per Libia (-12,4%), Marocco (-14,1%) ed Egitto (-6,9%).

    Dall’Ue provengono anche il 43,4 per cento delle importazioni totali della Tunisia, registrando nei primi dieci mesi del 2024 una crescita dell’1,8 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Tuttavia, l’analisi per Paese evidenzia una situazione eterogenea con aumenti per Germania (+11,1 %o), Spagna (+7,2%) e Francia (+0,6%), mentre si registrano cali per Italia (-2,8%), Paesi Bassi (-9,9 per cento) e Belgio (-13,9%). Al di fuori dello spazio Schengen, hanno visto un aumento le importazioni da Cina (+4,7 per cento) e India (+2,5%), in calo invece quelle dalla Russia con un dato a doppia cifra (-21%) e Turchia (-9,5%).

    Il saldo della bilancia commerciale della Tunisia è negativo principalmente a causa del deficit con Cina (-7,35 miliardi di dinari, pari a 2,17 miliardi di euro), Russia (-4,7 miliardi di dinari, circa 1,4 miliardi di euro), Algeria (-3,5 miliardi di dinari, circa 1,03 miliardi di euro), Turchia (-2,29 miliardi di dinari, quasi 677 milioni di euro), India (-1,2 miliardi di dinari, equivalenti a 355 milioni di euro) e Ucraina (-1,2 miliardi di dinari, circa 355 milioni di euro). Tuttavia, i surplus con Francia (4,34 miliardi di dinari, pari a 1,28 miliardi di euro), Italia (1,4 miliardi di dinari, 414 milioni di euro), Germania (1,9 miliardi di dinari, 562 milioni di euro), Libia (1,8 miliardi di dinari, 532 milioni di euro) e Marocco (176 milioni di dinari, 52 milioni di euro) hanno parzialmente compensato questo deficit. Secondo Ins, nonostante l’aumento del deficit energetico, che è passato da 8,52 miliardi di dinari (2,52 miliardi di euro) nel 2023 a 9,39 miliardi di dinari (2,78 miliardi di euro) nel periodo considerato, il deficit commerciale al netto dell’energia ha registrato una riduzione, attestandosi a 6,32 miliardi di dinari (1,87 miliardi di euro). Nonostante l’Unione europea si confermi il primo partner commerciale della Tunisia, il peso dei paesi extra-Ue, soprattutto Cina e Russia, si fa sentire sempre di più. Il deficit commerciale con questi paesi pesa sulla bilancia tunisina, mettendo in evidenza la fragilità dell’economia nordafricana.

  • Ok all’elettrodotto per l’approvvigionamento di energia dalla Tunisia

    Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha autorizzato, con decreto del 10 maggio, Elmed, l’interconnessione elettrica tra Italia e Tunisia che sarà realizzata da Terna e Steg, il gestore della rete tunisina. L’elettrodotto – si legge in una nota – per il quale è previsto un investimento complessivo di circa 850 milioni di euro, avrà una lunghezza complessiva di circa 220 km, di cui la maggior parte in cavo sottomarino. Il collegamento in corrente continua da 600 Mw raggiungerà una profondità massima di circa 800 metri lungo il Canale di Sicilia. “L’autorizzazione della nuova interconnessione tra Italia e Tunisia – ha dichiarato il ministro Gilberto Pichetto – oltre ad essere un importante traguardo all’interno degli obiettivi sfidanti di transizione energetica fissati nel Pniec, consentirà al Paese, in virtù della sua posizione geografica strategica, di rafforzare il ruolo di ‘hub’ elettrico in Europa e nell’area mediterranea, diventando protagonista a livello internazionale”.

    “Reti interconnesse e tecnologicamente avanzate sono alla base di un sistema elettrico sicuro e sostenibile – ha dichiarato Giuseppina Di Foggia, Amministratore delegato e direttore generale di Terna -. Elmed è uno dei progetti più significativi del Piano Industriale 2024-2028 di Terna, e l’autorizzazione ottenuta dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica è un importante passo avanti verso la sua realizzazione. Una volta in esercizio, l’opera darà un rilevante contributo al percorso di decarbonizzazione del sistema. In tal senso, le interconnessioni rappresentano uno strumento necessario per incrementare il livello di indipendenza energetica del nostro Paese e per diversificare le fonti di approvvigionamento energetico. L’Africa oggi rappresenta una terra di opportunità: investimenti, infrastrutture e trasferimento di competenze sono i fattori chiave per collaborazioni solide e durature”, ha aggiunto. “L’autorizzazione definitiva al nuovo elettrodotto che collegherà Italia e Tunisia è un grande risultato nel processo di transizione energetica che vede il nostro Paese in prima linea”, ha commentato il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani. “Un traguardo per il quale la Sicilia ha rivestito un ruolo da protagonista e che rappresenta una grande opportunità strategica per le nuove sfide che vedono sempre più legate Europa e Africa. Grazie alla sua collocazione geografica e alle sue caratteristiche ambientali, l’Isola infatti è candidata a diventare un importante hub energetico nazionale, con notevoli ricadute in termini di sviluppo economico”, ha spiegato.

    Per quanto riguarda il lato italiano dell’opera autorizzato dal Mase, il cavo terrestre si svilupperà per 18 chilometri dall’approdo di Castelvetrano (Trapani), fino alla stazione di conversione che verrà realizzata a Partanna (Trapani), in prossimità dell’esistente stazione elettrica. In Tunisia, la stazione elettrica sarà realizzata a Mlaabi, nella penisola di Capo Bon. L’interconnessione autorizzata è uno dei progetti del Piano Mattei. Il ponte elettrico Italia–Tunisia è un’opera strategica per il sistema elettrico italiano nell’ambito degli obiettivi di transizione energetica fissati dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec), in quanto mira a migliorare l’integrazione dei mercati dell’Unione Europea e dei Paesi Nord Africani. Elmed garantisce, inoltre, un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili e il miglioramento della sicurezza dell’approvvigionamento energetico. Dell’investimento complessivo per l’opera, 307 milioni sono stati stanziati dalla Commissione europea tramite il programma di finanziamento Connecting Europe Facility (“Cef”), destinato allo sviluppo di progetti chiave che mirano al potenziamento delle infrastrutture energetiche comunitarie. È la prima volta che l’Unione Europea finanzia un progetto in cui uno dei paesi coinvolti non fa parte dell’Unione

  • Tunisia gettonatissima per l’estate, il vettore aereo nazionale fa il pieno di prenotazioni

    La Tunisia si prepara alla stagione estiva per cui è atteso un considerevole aumento di turisti e visitatori. Dal trasporto aereo alle strutture ricettive, che approfittano della relativa calma del mese sacro islamico di Ramadan per lavori di manutenzione e rinnovi, tutti in Tunisia scommettono in una stagione da record. A partire dal 18 aprile, la compagnia di bandiera tunisina, Tunisair, offrirà due voli settimanali da e per Venezia. Il collegamento rientra nel programma eccezionale messo in atto dal vettore durante il periodo estivo 2024 per cui si prevede un considerevole aumento della domanda. Tunisair ha dichiarato di aver ricevuto prenotazioni per 7.068 voli ossia 2,7 milioni di posti, il che rappresenta un aumento del 19% rispetto all’estate dell’anno scorso.

    Per soddisfare la domanda, la compagnia è riuscita a mobilitare 16 aerei e a noleggiarne altri due che hanno rispettivamente una capacità di ospitare 300 e 160 passaggi, per un totale di 18 aerei rispetto ai soli 11 dell’anno scorso. La compagnia di bandiera della Tunisia riprenderà inoltre un volo regolare a settimana verso ogni lunedì, a partire dal primo maggio, due voli settimanali da Tunisi e un volo settimanale da Djerba verso Zurigo a partire dal 2 aprile. Maggiori collegamenti settimanali sono stati annunciati verso gli aeroporti francesi di Nantes, Lione, Marsiglia, Nizza e Parigi Orly, da Tunisi, Djerba e Monastir. Offrirà anche da 3 a 11 voli settimanali per il Marocco ed almeno tre voli a settimana verso i Paesi dell’Africa sub-sahariana.

    Il turismo ha registrato una netta ripresa in Tunisia nel 2023 con 8,8 milioni di visitatori, in crescita del 57,4 per cento in un anno rispetto ai 5,2 milioni del 2022. In testa troviamo gli algerini (3 milioni contro gli 1,2 dell’anno precedente) seguiti dai libici (2,5 milioni). Anche i flussi turistici dai paesi europei hanno registrato un incremento, raggiungendo i 2,5 milioni di ingressi rispetto a 1,8 dell’anno precedente, in particolare i francesi, circa 1 milione contro 839,7mila dell’anno precedente, i tedeschi 303,2 mila contro 187,4mila del 2022, gli italiani 123.078, al sesto posto in termini di nazionalità in ingresso. Il settore era già in ripresa nel 2022, quando la Tunisia aveva recuperato il 68 percento del flusso turistico del 2019.

    Nei primi due mesi del 2024, secondo gli ultimi dati diffusi dalla Banca centrale tunisina (Bct), la Tunisia ha registrato un aumento delle entrate dal settore del turismo del 10,6 per cento dall’inizio dell’anno, rispetto allo stesso periodo del 2023, raggiungendo i 216 milioni di euro. Nello stesso periodo, le rimesse cumulative dei lavoratori sono aumentate del cinque per cento superando i 293 milioni di euro. Il turismo in Tunisia comprende attrazioni che vanno dalla sua città cosmopolita, nonché capitale, Tunisi, alle antiche rovine di Cartagine e Dougga, i tradizionali quartieri musulmano ed ebraico di Djerba, il deserto del Sahara con le oasi di Tozeur ed infine località costiere come Monastir, Sousse e Kelibia. Ricca anche l’offerta culturale con kermesse, eventi e festival dedicati a cinema, teatro, danza e arti tradizionali, partendo dalla Fiera internazionale del libro di Tunisi, in programma dal 19 al 28 aprile e che vedrà l’Italia in qualità di ospite d’onore.

    Martedì 2 aprile, il ministro del Turismo, Mohamed Moez Belhocine, si è recato sull’isola di Djerba, accompagnato dal governatore di Medenine, Saeed bin Zayed, per fare il punto sull’andamento dell’attività turistica e sul grado di preparazione per la stagione estiva. L’obiettivo è quello di fornire un servizio d’eccellenza al visitatore partendo dal suo arrivo in aeroporto. “Il miglioramento della qualità inizia con la fornitura dei migliori servizi all’arrivo del turista in aeroporto fino alla sua partenza dal Paese”. Ha dichiarato Belhocine, facendo visita al Centro di formazione turistica di Djerba, dove viene formata forza lavoro specializzata nell’ambito del programma di partenariato tra l’Agenzia di formazione per le professioni del turismo e il Centro Alif locale. Il ministro ha anche ammirato la bellezza di una tradizionale “Casa di Djerba” vista la recente inclusione dell’isola nella lista del patrimonio mondiale Unesco e l’antica medina di Djerba Midoun.

  • Dalla Ue 123 milioni di euro alla Tunisia per la costruzione di un ponte ad opera di una ditta cinese

    La Banca europea per gli investimenti (Bei) stanzia un finanziamento di 123 milioni di euro, coperto da garanzia dell’Unione europea (Ue), al progetto del ponte di Biserta, in Tunisia, che si va ad aggiungere a un prestito da 122 milioni di euro della Banca africana allo sviluppo (Afdb). Un impegno congiunto di Bei, Ue, Adb e Stato tunisino per sviluppare le infrastrutture di trasporto del Paese rivierasco. “La firma del contratto di costruzione dà il via ai lavori di costruzione di 38 mesi”, si legge in un comunicato congiunto che sottolinea: “La Banca europea per gli investimenti – la Banca dell’Ue – conferma il proprio sostegno finanziario di 123 milioni di euro (circa 416 milioni di dinari) per la costruzione del nuovo ponte a Biserta, nel nord della Tunisia, in collaborazione con la Banca africana di sviluppo (AfDB) che prevede un finanziamento di 122 milioni di euro e lo Stato tunisino. Sin dal suo avvio nel 2016, questo progetto ha beneficiato del sostegno dell’Ue attraverso una donazione di circa 3 milioni di euro (più di 10 milioni di dinari) destinata agli studi di fattibilità e alla fase di progettazione”.

    L’iniziativa mira a migliorare significativamente la mobilità e la qualità della vita dei residenti della regione. Situato in posizione strategica tra il Lago di Biserta e il Mediterraneo, questo ambizioso progetto mira a costruire un moderno ponte lungo 2,07 chilometri e alto 56 metri, con un budget totale di circa 250 milioni di euro. La firma del contratto di costruzione segna quindi l’inizio dei lavori, con un periodo di costruzione stimato in 38 mesi per il ponte e 27 mesi per le strade e gli svincoli associati. “Questo progetto – prosegue il comunicato – è fondamentale per la città di Biserta, perché mira a convogliare il traffico fuori dal centro cittadino, ridurre l’inquinamento atmosferico e decongestionare il traffico urbano. La costruzione di questo ponte rappresenta un passo importante verso lo sviluppo sostenibile della regione e la preparazione del futuro per le nuove generazioni, riflettendo l’impegno di Bei ed Ue a sostegno delle infrastrutture moderne e sostenibili in Tunisia”.

    Il contratto di costruzione è stato assegnato alla Sichuan Road and Bridge Group (Srbg), selezionata a seguito di una gara internazionale, per un costo di 200 milioni di euro, pari al 79 per cento dell’investimento totale. I lavori prevedono tre fasi, ovvero la realizzazione di un collegamento sud tramite l’autostrada di 4,5 chilometri, la costruzione del ponte principale, e la realizzazione di un collegamento nord e di un’autostrada di 2,5 chilometri. Questa nuova struttura, molto attesa dagli abitanti di Biserta, convoglierà il traffico fuori dal centro cittadino e libererà il transito attraverso il ponte mobile, attualmente utilizzato da più di 44 mila veicoli al giorno. Oltre a razionalizzare il traffico, il progetto sosterrà anche l’attività economica regionale facilitando l’accesso al porto di Biserta e stimolando lo sviluppo locale.

    Marcus Cornaro, ambasciatore dell’Ue in Tunisia, ha dichiarato: “Confermiamo il nostro impegno nella realizzazione di questo progetto strategico che contribuirà a migliorare la vita quotidiana degli abitanti di Biserta e lo sviluppo economico della regione. Attraverso il suo contributo, l’Ue riafferma il proprio impegno a fianco delle istituzioni e dei cittadini tunisini per lo sviluppo sostenibile”. Jean-Luc Revéreault, capo della rappresentanza della Bei in Tunisia ha ribadito che “al di là del suo notevole aspetto tecnico, questo ponte tanto atteso ridurrà il traffico nel centro della città di Biserta e migliora gli scambi economici con la regione del nord-est e la frontiera algerina. Questo risultato riflette il nostro impegno per soluzioni durature e un futuro promettente per i cittadini tunisini”.

  • Italia terzo maggior investitore straniero in Tunisia

    L’Italia è il terzo investitore estero della Tunisia dopo Francia e Qatar. È quanto emerge dai dati dell’Agenzia tunisina per la promozione degli investimenti (Fipa) visti da “Agenzia Nova”. Alla fine dello scorso anno, il flusso di investimenti esteri in Tunisia ha raggiunto l’importo di 2,522 miliardi di dinari, equivalenti a circa 750 milioni di euro, con variazioni positive del 13,5 per cento rispetto al 2022, del 34,4 per cento rispetto al 2021 e del 33,7 per cento rispetto al 2020. Gli investimenti diretti esteri (Ide) hanno raggiunto nel 2023 l’importo di 712 milioni di euro. Questi investimenti hanno registrato un aumento del 7,7 per cento rispetto al 2022, del 29,3% rispetto al 2021 e del 30% rispetto al 2020.

    Gli Ide in Tunisia hanno riguardato in particolare i settori dell’energia, dell’industria manifatturiera, dei servizi e dell’agricoltura. Secondo la Fipa, il flusso degli Ide non energetici registrato nel corso dell’anno 2023 in Tunisia ha consentito di realizzare 638 operazioni di investimento per un valore complessivo di 572 milioni di euro, consentendo la creazione di 14.746 nuovi posti di lavoro. La classifica degli investitori esteri in Tunisia vede la Francia al primo posto con 182 milioni di euro, il Qatar al secondo con 89 milioni di euro, l’Italia al terzo con 78 milioni di euro, la Germania al quarto con 81 milioni di euro e il Giappone in quinta posizione con 22 milioni di euro.

  • Una geologa per la prima volta Premier della Tunisia

    Il presidente tunisino Kais Saied ha nominato una geologa come nuovo primo ministro, più di due mesi dopo aver tolto l’incarico al precedente e accentrato quasi tutto il potere nelle sue mani. Najla Bouden, la prima donna primo ministro del Paese, è stata invitata dal presidente a formare rapidamente un governo avendo lui da luglio sospeso il parlamento a luglio e mettendo in atto misure che gli consentono di governare per decreto.

    Il suo operato è stato ampiamente sostenuto dai tunisini, profondamente delusi dai comportamenti dei partiti politici, ma Saied è stato sottoposto a crescenti pressioni per garantire la formazione di un nuovo governo.

  • Nuovo governo in Tunisia, al movimento Ennahda sette dicasteri

    Dopo mesi di negoziati le forze politiche tunisine hanno raggiunto un accordo per dare vita ad un governo evitando così elezioni anticipate. Il 26 febbraio, al termine di un dibattito di oltre 14 ore, l’Assemblea dei rappresentanti del popolo (Arp) ha votato la fiducia al governo guidato da Elyes Fakhfakh (che ha prestato giuramento il giorno successivo, presso il Palazzo di Cartagine) con 129 voti favorevoli, 77 contrari e una astensione su 207 deputati presenti. Il 47enne Fakhfakh, ottavo primo ministro del Paese dopo la deposizione, nel 2011, dell’ex presidente Zine el Abidine Ben Ali, si trova a guidare una coalizione nella quale Ennahda risulta avere una maggiore importanza che nel precedente esecutivo guidato da Youssef Chahed, con tutte le conseguenze del caso sul posizionamento regionale del paese che ha visto appena pochi giorni fa la visita dell’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al Thani. Il grande escluso dalla partita è il partito di opposizione Qalb Tounes, del discusso imprenditore e filantropo Nabil Karoui (sconfitto al ballottaggio delle ultime elezioni presidenziali), la cui presenza era stata richiesta proprio dal nuovo premier. L’obiettivo era quello di condividere con la seconda forza politica del parlamento la responsabilità di appoggiare un governo chiamato a compiere scelte anche impopolari in materia di politica economica. Anche Ennahda sarebbe stata favorevole ad includere Qalb Tounes all’interno dell’esecutivo, soprattutto per condividere su tutto lo spettro politico le responsabilità di eventuali scelte impopolari in ambito economico.

    Nel nuovo esecutivo ad Ennahda sono stati assegnait sette dicasteri: ai Trasporti va Anouar Maarouf, alle Collettività locali Lofti Zitoun, all’Agricoltura Oussama Kheriji, all’Equipaggiamento Moncef Selliti, alla Salute Abdellatif Makki, all’Insegnamento superiore Slim Choura, alla Gioventù e Sport Ahmed Gaaloul. Altri due ministri indipendenti del governo Fakhfakh, inoltre, sono considerati molto vicini a Ennahda: si tratta del ministro dell’Interno Hichem Mechichi e di quello delle Tecnologie Mohamed Fadhel Kraiem. Diversi osservatori rilevano però che la compagine governative presenta molte contraddizioni a livello ideologico. E i funzionari eletti di Ennahda, pur avendo votato a favore di questo governo, non hanno smesso di criticare la sua composizione.

    Nel suo discorso ai deputati, Fakhfakh ha annunciato “sette priorità economiche e sociali”: lotta al contrabbando e agli speculatori; incentivi alle aziende attive nei settori strategici, agli investitori e agli esportatori; contrasto dell’evasione fiscale e stretta sullo sperpero di denaro pubblico; controllo del debito e uso dei fondi internazionali per investimenti; difesa del dinaro tunisino e controllo dell’inflazione; valorizzazione dei fosfati e del bacino minerario del sud; protezione delle categorie dei lavoratori più vulnerabili. Il programma di governo, secondo Fakhfakh, “coinvolge tutte le categorie sociali, specialmente in questo momento che i tunisini aspettano l’inizio di una ripresa economica. La principale priorità del premier incaricato ha indicato come priorità numero uno la lotta al contrabbando e agli speculatori, “in particolare per quanto riguarda i prodotti sovvenzionati”. Un colpo, questo, ai commercianti che sfruttano i prodotti alimentari incentivati dallo Stato per accumulare guadagni illeciti durate il mese del digiuno del Ramadan. Fakhfakh ha chiarito che il governo lavorerà, nello stesso contesto, “per garantire i diritti economici previsti dalla costituzione, invece di presentare aiuti ciclici”. Quanto alla seconda priorità, il premier si è impegnato a fornire un sostegno urgente alle società che costituiscono l’ossatura dell’economia tunisina, nonché a sostenere investitori e esportatori attraverso incentivi, semplificazione delle procure amministrative e snellimento della burocrazia. “La Tunisia non può compiere progressi con un tasso di investimento del 18 per cento”, ha commentato il premier. La terza priorità consiste nella lotta “chiara, rapida, forte e dissuasiva” contro la corruzione, avviando la creazione di una “cultura della sostenibilità” contro lo sperpero dei fondi pubblici. “Non c’è spazio nel governo – ha detto Fakhfakh – per lo spreco di denaro pubblico, la frode negli appalti pubblici, il favoritismo e la corruzione”.

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