Attualità

La Banca d’Italia

Ogni istituzione democratica è legittimamente soggetta a critiche sia per le competenze espresse ma anche e soprattutto in rapporto ai propri parametri adottati attraverso i quali vengono selezionate le professionalità che nelle varie e per le stesse istituzioni operano. La legittima critica è quindi espressione del principio democratico della indipendenza, separazione ed equilibrio dei diversi poteri, siano questi politici, istituzionali o economici.

Di conseguenza è evidente che le critiche in determinate occasioni, sempre legittime (il che non si traduce in comprovate), nei confronti dell’operato complessivo della Banca d’Italia quanto dei singoli esponenti della stessa possono talvolta risultare espressione di tentativi maldestri per influenzarne l’attività.

Del resto, all’interno del Governo Letta il ministro Saccomanni, ex dirigente di Banca d’Italia, dimostrò la propria assoluta incompetenza in ambito economico ed uno scollegamento dal contesto del mercato affermando, all’inizio del 2014, la convinzione di una ripresa dell’economia italiana.

Successivamente, e arriviamo al complesso rapporto tra il mondo politico e le autorità economiche già con il governo Renzi, si registrò una fortissima resistenza alla riconferma del  governatore  Visco. Il che dimostra, in modo inequivocabile, come non siano di quest’oggi le critiche e la volontà, anche dell’attuale governo, di entrare o peggio subentrare e così sovrapporsi alle metodologie degli incarichi e delle professionalità. Un vecchio vizio della politica già presente appunto con il governo Renzi.

In altre parole, un principio democratico come l’indipendenza della Banca d’Italia viene sottoposto alla costante pressione da parte del mondo politico, spesso assolutamente privo di ogni competenza specifica, il quale vorrebbe inserire all’interno della propria sfera di competenza anche le politiche finanziarie e non ultima la gestione delle riserve auree custodite in Banca d’Italia. Una risibile  volontà già espressa dal mondo della politica proprio nel recente passato (https://www.ilpattosociale.it/2019/02/25/1936-2019-assalto-alla-banca-ditalia-ed-default-culturale/).

Il mandato elettorale di tutti i partiti delle diverse maggioranze che si sono sedute alla guida del nostro paese, indipendentemente dallo schieramento politico ottenuto attraverso le elezioni, non comporta ma soprattutto non determina mai la possibilità di operare al di sopra dei principi democratici che si basano su indipendenza, autonomia e bilanciamento dei poteri democratici.

L’autonomia della Banca d’Italia, per quanto questo Istituto posso essere soggetto a mille critiche relative al proprio operato (basti ricordare la crisi delle banche Venete) quanto a quello dei singoli funzionari che in suo nome operano, tuttavia rappresenta una garanzia democratica all’interno di uno scenario democratico all’interno del quale il potere politico negli ultimi vent’anni ha dimostrato una volontà di fagocitare tutte le funzioni istituzionali in semplice virtù di un mandato elettorale.

Il mandato elettorale, in altre parole, non rappresenta una cambiale in bianco per operare non tanto in virtù di un programma elettorale ma al di sopra degli stessi principi democratici. Anche perché spesso la storia italiana dimostra come alle pur sempre criticabili professionalità dimostrate dagli istituti economici come la Banca d’Italia molto spesso la politica contrapponga delle risibili competenze economiche basate e forti solo del mandato elettorale. Ricordando, comunque, alle due espressioni istituzionali come l’indipendenza della Banca d’Italia non si debba tradurre in uno stato di irresponsabilità mentre per il potere politico la propria attenzione non si possa mai trasformare in una manifestazione di ingerenza e controllo. Il tutto per ribadire, una volta di più, come anche in ambito economico i principi fondamentali democratici siano espressione di un quadro valoriale molto spesso sconosciuto al ceto politico.

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