Attualità

La scolastica inflazione

Fino a pochi giorni fa l’avvento dell’inflazione nell’economia italiana veniva da buona parte della nomenclatura economica indicato come un fenomeno positivo in prospettiva in quanto indicato in grado di ridurre il valore del debito pubblico nella propria progressiva crescita.

Questa interpretazione, prettamente scolastica, dell’azione dell’inflazione viene in più applicata ad un sistema economico ideale caratterizzato da fattori a valore costante (1. andamento consumi interni, 2.tassi di interessi nazionale ed internazionali, 3.crescita Pil, 4.andamento debito pubblico, 5.entità spesa pubblica, 6. Saldo import-export,  7.contesti internazionali economici e politici, 8.quotazione della valuta) ed, ancora una volta, viene clamorosamente smentita nella capacità di incidere proprio di questi fattori (1-8)all’interno di una reale e dinamica visione del sistema economico.

La spirale inflattiva europea, ed in particolare quelli italiana, non si manifesta come espressione di uno sviluppo  economico, e quindi legata ad una crescita dei consumi, ma semplicemente risulta come il terribile effetto combinato e determinato da un aumento dei prezzi legato ad una diminuzione della disponibilità (2021) di merce e materie imputabili alla esplosione degli acquisti della Cina unito alle problematiche legate nelle gestione della supply chain di filiere estreme.

La stessa crescita del PIL italiano nel 2021, come già dimostra  la  caduta del primo trimestre del 2022 con .0,4%, era sostenuta dall’esplosione della spesa pubblica che ha oltrepassato i 1000 miliardi dei quali buona parte a debito (fattore 4).

In questo contesto la visione, o ancora peggio la convinzione, di un “benefico” impatto dell’inflazione nasce dalla presunzione di un mantenimento di tassi di interesse, di costi di servizio al debito, sempre vicino allo zero se non addirittura negativi (fattore 2) garantito il Quantitive Easing dell’allora presidente della Bce  Mario Draghi ed il mantenimento del valore di cambio della valuta (fattore  8) .

In un simile contesto, poi, la  strategia monetaria espansiva della massima autorità monetaria europea, finalizzata ad incrementare i mezzi finanziari per un aumento della  crescita economica, ha invece contemporaneamente creato una vera e propria “sospensione dalla realtà” illudendo le massime istituzioni nazionali in un mantenimento di queste condizioni macroeconomiche (fattori 2 e 8).

Il complesso contesto internazionale da oltre un anno, invece, indica come questa politica monetaria espansiva abbia subito una inversione proprio a causa dell’inflazione crescente ed abbia indotto le massime autorità delle banche centrali a rivedere la strategia elaborando quindi una politica monetaria restrittiva e perciò con una progressiva crescita dei tassi.

La fine di questa sospensione dalla realtà di tassi irrisori se non negativi  e una crescita economica già ferma nel primo trimestre2022 non sono stati sufficienti a rivedere l’elaborazione di questa scolastica sicurezza la quale si infrange contro il volgere dinamico di una complessa realtà economica.

in più, al netto della terribile conseguenza della guerra cominciata il 24 febbraio, l’inflazione già indicata oltre il 5% non poteva non determinare che un aumento dei tassi di interesse anche in relazione alla scena internazionale con un’economia statunitense in crescita tanto da indurre la stessa Fed per prima ad un aumento dei tassi di interesse.

Inevitabilmente la disparità sui tassi di interesse tra le due sponde dell’oceano ha spinto gli investitori a spostare nel dollaro buona parte delle risorse, anche grazie ad una economia in crescita, la quale ora offre tassi di interesse più alti ma con una conseguente svalutazione dell’euro: il record della valuta statunitense sull’euro  lo conferma ampiamente.

La sintesi terribile tra l’inflazione ed i  diversi fattori prima indicati (1-8) pone le condizioni per un’ulteriore crescita del debito pubblico con buona pace di chi pensava che l’inflazione lo avrebbe  ridotto dimenticando come il  sistema economico attuale rappresenti un complesso articolato alla ricerca di un equilibrio senza mai raggiungerlo e non dipenda da una banale alchimia contabile tra tasso di inflazione ed interesse.

Il fatto, poi, che questa “benvenuta” inflazione risulti la tassa più iniqua in assoluto in quanto colpisce le fasce più deboli della popolazione risulta assolutamente ininfluente alle brillanti menti che la invocano.

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