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Le “belle tasse” e la logica fiscale

Una delle motivazioni addotte per giustificare l’alta pressione fiscale, ma non certo la sostanziale inefficienza della spesa pubblica, è legata all’alta percentuale di evasione fiscale alla quale sostanzialmente viene attribuita la responsabilità dell’alto livello delle tasse dirette ed indirette nel loro complesso. Contemporaneamente si afferma come il recupero dell’evasione fiscale rappresenti l’unica strategia che abbia come obiettivo quello di inaugurare un percorso di abbassamento della pressione fiscale complessiva, cioè l’unico percorso per ridare ossigeno alla domanda interna e quindi ai consumi a parità di retribuzioni.

In questo contesto puramente ideologico si registra come nel 2023 risultino recuperati, attraverso la lotta all’evasione, circa 24,7 miliardi, 4,5 miliardi in più rispetto al 2022 (+22%), quindi nei due anni 2022/23 quasi 50 miliardi, la somma più alta di sempre.

Contemporaneamente, nel medesimo anno solare, la pressione fiscale reale si è attestata al 42,5%, che diventa 47,5% per i contribuenti onesti.

La risibile diminuzione della pressione complessiva del 2023 rispetto 2022 si attesta ad un misero – 0,2% ma interamente attribuibile alla rimodulazione degli scaglioni IRPEF, alla quale fanno riscontro un aumento dell’inflazione del + 5,3% (+8,1% dei generi alimentari) nel 2023, alla quale per l’anno in corso si aggiunge l’aumento dell’IVA del 17% nelle bollette del gas.

Come logica conseguenza emerge evidente che nonostante il corretto e assolutamente civile recupero dell’evasione fiscale questa non si sia dimostrata la via per diminuire la pressione fiscale complessiva, ma semplicemente sia un ulteriore supporto per alimentare nuova spesa pubblica.

Andrebbe allora ricordato come gli effetti della spesa pubblica risultino decisamente al di sotto degli standard minimi, o, se si preferisce, in rapporto a potenziali Lep europei, in quanto l’Italia rappresenta in Europa l’unico Paese ad aver visto ridotta negli ultimi trent’anni la capacità economica delle famiglie del -2,7%, mentre nello stesso periodo in Germania risulta aumentata del +34,7 mentre in Francia del +27,4%.

Se questi rappresentano gli effetti distorsivi della spesa pubblica italiana, come logica conseguenza fornire ulteriori strumenti finanziari a questo perverso strumento non farebbe che alimentare un ulteriore impoverimento dei cittadini italiani.

Inoltre, e certamente non meno importante, gli stessi effetti distorsivi della spesa pubblica rappresentano una delle motivazioni per la quale le retribuzioni in Germania risultino superiori di quasi il +40% a parità di contratto rispetto a quelli italiani, quindi una delle motivazioni principali dell’esodo dei giovani laureati italiani in cerca di retribuzioni adeguate al proprio titolo di studio.

In altre parole, al di là della retorica politica, si registra come ad ogni recupero di percentuali di evasione fiscale corrisponda un aumento della spesa pubblica e mai una diminuzione della pressione fiscale in Italia.

Nonostante questo, da sempre l’argomento dell’evasione fiscale viene utilizzata come ombrello per giustificare le inefficienze della stessa spesa pubblica, ma soprattutto un alibi per i suoi responsabili politici.

Pur ribadendo, quindi, come il recupero dell’evasione fiscale stessa rappresenti un principio di equità, al tempo stesso andrebbe ricordato come questa non possa venire intesa come una leva per aumentare il benessere ed il livello dei servizi e tantomeno per abbassare la pressione fiscale. Senza poi dimenticare come, sempre in relazione all’evasione fiscale, una della sue massime espressioni venga rappresentata dalle allocazioni fiscali delle aziende e banche (ma anche società dello Stato) in nazioni comunitarie, come l’Olanda, che assicurano un dumping fiscale. Si calcola, infatti, in circa 4.500 miliardi le riserve finanziarie sottratte al fisco europeo grazie al sistema fiscale olandese pari al PIL della Francia e dell’Italia.

Come logica conseguenza, se si volesse porre veramente come priorità l’evasione fiscale questa dovrebbe trovare la propria genesi all’interno di nuovi quadri normativi fiscali europei. Nel caso contrario, invece, questo mito puramente ideologico nel quale ad un ipotetico recupero dell’evasione fiscale corrisponderebbe una diminuzione della pressione, non presenta alcun riferimento reale, al contrario, paradossalmente, accentua le disparità sociali nel Paese e nei confronti degli altri membri dell’Unione europea, in quanto la storia ci dimostra come ogni recupero di finanze sottratte al fisco italiano rappresenti semplicemente un nuovo strumento finanziario destinato all’aumento della spesa pubblica.

Alla fine, quindi, il recupero dell’evasione fiscale, pur rappresentando uno strumento di equità, contemporaneamente alimenterà   ed accentuerà proprio gli squilibri sociali ed economici alimentati da uno strumento distorsivo come la spesa pubblica.

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