Secondo il Fmi l’Italia, che si trova all’interno di una crisi industriale ed economica senza precedenti (26 flessioni consecutive della produzione industriale; nel solo nel Veneto risultano mille le aziende in crisi), la soluzione da adottare sarebbe “Italia elimini flat tax e aggiorni valori catastali…provvedimenti migliorerebbero equità fiscale…”. La flat tax rappresenta una invenzione politica frutto di una scarsa preparazione e competenza economica, in quanto parte dall’azzeramento totale del principio relativo all’”utilità marginale decrescente del denaro”, sul quale si basa la progressività delle aliquote, e utilizzato dai principali sistemi fiscali.
La tassa piatta, in pratica, potrebbe essere definita come una infantile semplificazione di un vero e condivisibile obiettivo, rappresentato dalla volontà di una reale riduzione della pressione fiscale. Questa dovrebbe, invece, venire perseguita attraverso la rimodulazione delle aliquote ed una riduzione della loro progressività preferibile ad una semplificazione rappresentata dall’adozione della flat tax.
Nell’appello del Fondo Monetario Internazionale si fa anche riferimento, confermando anch’esso un approccio infantile, alla revisione degli estimi catastali indicato come il mezzo per il conseguimento di una maggiore equità fiscale. Sembra incredibile come l’incremento della spesa pubblica rappresenti la solita panacea adottata ad ogni livello istituzionale, attraverso la quale tutti si dimostrano convinti di aumentare i servizi forniti e contemporaneamente garantire una maggiore equità fiscale.
Una teoria economica smentita clamorosamente dall’andamento delle retribuzioni in Italia, le negli ultimi trent’anni alla costante crescita esponenziale dalla spesa pubblica ha fatto riscontro una diminuzione del reddito e della qualità dei servizi disponibili in Italia.
Sembra incredibile come, ancora oggi, ci si dimentichi come la spesa pubblica italiana, secondo gli ultimi rilevamenti, per quanto riguarda la propria efficienza, cioè i servizi erogati in rapporto ai costi ed agli obbiettivi istituzionali (fornire servizi alle fasce di popolazioni meno abbienti) risulti al novantasettesimo posto nella classifica mondiale.
Questa inefficienza, di conseguenza, dimostra non solo come venga tradita la sua funzione originale, ma addirittura la si rende un fattore di iniquità fiscale, soprattutto sociale, proprio in ragione della propria inefficienza.
Come logica conseguenza appare evidente come ad ogni crescita della sua dotazione finanziaria non può che corrispondere un aumento della disparità tra le diverse fasce sociali.
In questo contesto, allora, il pensiero di un premio Nobel diventa chiarificatore: “Se l’Italia si regge ancora è grazie all’evasione fiscale, che sottrae risorse alla macchina parassitaria dello Stato per indirizzarle in attività produttive” (Milton Friedman, Premio Nobel per l’economia 1976).
Questo non significa assolutamente sostenere l’evasione fiscale ma dimostrare di comprendere la complessità della materia fiscale e le molteplici diverse complessità le quali ovviamente non possono essere superate né con l’aumento della pressione fiscale, con conseguente spesa pubblica, né tantomeno attraverso l’adozione di un flat tax.
Ancora una volta il prodotto intellettuale di questi organismi internazionali delude fortemente, in ragione soprattutto di una mancanza di capacità di analisi delle complessità che li rende in questo molto simili alle analisi politiche relative alle soluzioni fiscali per raggiungere una maggiore equità.
La lotta all’evasione fiscale rappresenta il solito argomento utilizzato dalla classe politica tanto di destra quanto di sinistra con l’obiettivo di giustificare una spesa pubblica assolutamente inefficiente esprimendo quel sottile senso di inadeguatezza comune anche al Fmi.