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Olimpiadi Cortina 2026: i tre fattori del successo

Lo spettacolo sportivo ed emozionale che un’Olimpiade invernale potrebbe offrire attraverso una discesa libera sulle Tofane o il confronto tra i campioni dell’hockey della NHL su di un rettangolo di ghiaccio a Milano da soli rappresenterebbero la motivazione per ottenere l’organizzazione delle Olimpiadi 2026 di Cortina d’Ampezzo assieme a Milano.

In un mercato complesso ed articolato che ingloba quindi anche gli  avvenimenti sportivi per valutare l’impatto di una manifestazione mondiale come le Olimpiadi invernali non può tuttavia risultare sufficiente il semplice spettacolo offerto dalle competizioni.

Al fine di permettere che l’ammirazione per la manifestazione sportiva si trasformi in un duraturo successo per la Nazione e le città che la ospitano devono essere soddisfatti tre parametri fondamentali. Il primo viene rappresentato sicuramente dall’aspetto progettuale. In considerazione delle eccezionalità dell’evento Olimpico è fondamentale realizzare delle strutture che oltre ad avere abbiano un basso impatto ambientale esprimano anche la capacità di diventare successivamente parte integrante di un progetto di sviluppo sportivo con integrata una sostenibilità economica.

Il secondo elemento è rappresentato dalla capacità gestionale, cioè dalla iniziale comprensione della complessità della gestione dei giorni olimpici anche in considerazione dell’esperienza delle olimpiadi di Torino 2006. Si pensi che durante le Olimpiadi del 2006 sono stati serviti 545.000 pasti ai 345.000 ai lavoratori (19.000 volontari e 2.700 retribuiti), 200.000 agli atleti, mentre sono stati consumati 30.000 litri di vino e oltre 1.200.000 litri di soft drink. Sono stati allestiti, solo per i media, 7 villaggi per gli oltre 6.720 giornalisti della TV e i 2688 della carta stampata.

Il costo della sola gestione dell’evento quindi, al netto degli investimenti in impianti, viene stimato in oltre 1.2 miliardi: il 93.7% coperto dalla spesa pubblica (per la maggior parte a debito),  mentre il restante 6,3% da investimenti privati. Questi numeri, a distanza di 12 anni e soprattutto in previsione del 2026 (quindi vent’anni dopo Torino), ridicolizzano tutte le cifre sparate senza alcuna conoscenza da parte delle diverse autorità politiche scese in campo per ottenere la candidatura. Anche perché, va sottolineato come una Olimpiade “diffusa”, che rappresenta sicuramente una stupenda organizzazione che coinvolge più territori, permetterebbe un minore utilizzo delle economie di scala.

Il terzo fattore che contribuisce a determinare ed a trasformare un evento sportivo meraviglioso in un successo dell’intera Nazione è sostanzialmente la sintesi dei primi due, e cioè la visione strategica. Esemplare è la vicenda della pista da bob di Cesana (sempre Torino 2006), la cui realizzazione ha richiesto un investimento di  oltre 115 milioni con un budget complessivo per le olimpiadi di Torino di 3.5% miliardi (si pensi che quella di Sochi 2014 è costata 80 milioni in un budget complessivo dell’intera Olimpiade di 40 miliardi). A completare il quadro disarmante per la pista da bob viene adottato il sistema di raffreddamento ad ammoniaca e non a glicole, come già allora buona parte dei palazzetti del ghiaccio utilizzavano. La pista di bob di Cesana è abbandonata ormai da otto anni, di conseguenza i 115 milioni investiti hanno avuto un ritorno in termini di economia come di supporto al movimento del bob italiano assolutamente nulli.

L’importanza quindi di questa visione strategica successiva all’evento agonistico viene confermata dalla modalità degli investimenti impiantistici e da un loro utilizzo complessivo che sappia fornire sostegno al movimento agonistico. I campioni del bob Monti ed Alverà nascono vicino alla pista di bob di Cortina dimostrandone l’importanza nella crescita di un movimento sportivo.

Una volta soddisfatti questi tre parametri un meraviglioso evento sportivo di respiro mondiale può trasformarsi in un successo per la nazione che si è assunta l’impegno di organizzarlo, gestirlo  e contemporaneamente di dimostrare una competenza strategica trasformando un evento unico in una piattaforma di sviluppo economico futuro.

Viceversa in Italia stiamo assistendo ad un balletto di numeri assolutamente ridicoli, espressione di una incapacità di analisi da parte del mondo politico nella sua articolata espressione.

Incredibile poi la presa di posizione dei sindaci di Torino e di Milano, come del governo in carica.

La  prima rinuncia alla candidatura per non vanificare l’appoggio della proprio giunta mentre il ministro Toninelli la rilancia ma in versione singola, quindi come unica candidata.

Il sindaco di Milano chiede la maggiore visibilità del proprio brand Milano vantandosi della gestione dell’Expo quando invece quest’ultimo fu proprio l’esempio più classico della gestione di un evento straordinario senza nessun tipo di visione strategica e successiva all’evento stesso.

Se le Olimpiadi portano alla ribalta i più grandi campioni delle discipline invernali in un contesto stupendo come potrebbero essere Cortina e Milano (e magari anche Torino), contemporaneamente la discussione come le polemiche nate attorno alla semplice candidatura per questo evento straordinario dimostrano l’assoluta inconsistenza della classe politica e dirigente italiana che alle Olimpiadi non potrebbe neanche avvicinarsi considerata la propria incompetenza.

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