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Pitti Uomo gennaio 2019: la rivincita dell’uomo sempre più in solitaria

L’ultima edizione della fiera internazionale dell’abbigliamento maschile tenutasi a Firenze nel gennaio 2019 ha dimostrato come il settore tessile abbigliamento, considerato a lungo come un settore in declino (old economy), rappresenti ancora un punto di forza dell’industria italiana.

Il trend di crescita per l’anno 2018 risulta infatti superiore con un +1,5% all’andamento dell’economia italiana nel suo complesso come dimostrano gli ultimi indicatori economici italiani. In più, la quota export indicata con un notevole +3,9% è quasi quattro volte superiore all’andamento della crescita del PIL e comunque fortemente superiore all’andamento generale dell’export italiano.

Recentemente poi è stata pubblicata una ricerca che ha dimostrato come oltre il 70% delle giacche e dei pantaloni di fascia medio-alta che vengono commercializzati in ogni parte del mondo attraverso tutti i canali commerciali abbinati ai più diversi brand risultino comunque e sempre prodotti in Italia. Un implicito riconoscimento alla qualità della intera filiera italiana, espressione culturale del Made in Italy.

A fronte di queste positive ed incoraggianti rilevazioni statistiche purtroppo si devono registrare altre che invece indurrebbero ad una maggiore attenzione anche da parte della politica e dei diversi governi  alla guida del nostro Paese nell’arco degli ultimi anni.

Il dettaglio indipendente italiano continua a perdere importanza nell’economia commerciale a causa delle politiche aggressive dell’e-commerce ma anche a causa delle miopi politiche di sindaci privi di ogni competenza di base che chiudono i centri storici ad auto, anche con tecnologie all’avanguardia, sull’onda di una emotività infantile. Una difficoltà del dettaglio indipendente confermata da un calo delle presenze dei buyer italiani vicino all’8%.

I dati, poi, ancora parziali e relativi all’andamento della campagna vendite autunno-inverno 2018-19 sembrano confermare una flessione delle vendite attorno al 30% (!) per quanto riguarda le piccole e medie superfici degli operatori del centro storico delle città. In questo contesto la pessima riforma fiscale con l’introduzione della fatturazione elettronica voluta da Tremonti non fa che aggravare una situazione già difficile.

Tuttavia un dato risulta molto più allarmante che, in parte mitiga quello positivo del 70% della produzione  italiana di “alto di gamma” per pantaloni e giacche. A fronte infatti di un aumento del fatturato globale del settore uomo, il valore della produzione italiana è diminuito del -2,8%. Questo dato evidenzia come il settore produttivo ancora non abbia invertito quel nefasto andamento relativo alle delocalizzazioni produttive addirittura incentivate dal governo Prodi. Un dato tendenziale molto preoccupante ed  assolutamente ignorato  da ogni media del settore e generalista.

Una strategia alla quale l’amministrazione Trump ha posto rimedio abbassando le tasse per le imprese statunitensi  ed introducendo nell’ultimo accordo con il Canada il tax free, cioè l’esenzione di dazi per quei prodotti che risultino al 75% espressione di know-how industriali con un salario base di 14 dollari. In questo rispondendo ad una forte tendenza del mercato della distribuzione la quale, per azzerare i costi di magazzino, tende ad acquistare sempre minori quantità ma molto più frequentemente. Il che ovviamente determina delle problematiche logistiche la cui gestione risulta difficile per le aziende che producono i paesi lontani dai mercati di sbocco.

Viceversa l’Italia, in pieno declino culturale di cui quello economico rappresenta una semplice declinazione, invece di attuare una politica di fiscalità di vantaggio finalizzata a favorire il reshoring produttivo (termine sconosciuto alla nomenklatura economica ora al governo) come massima espressione della propria incompetenza elabora e partorisce una fiscalità di vantaggio per i pensionati che dovrebbero in questo modo rientrare dai paesi a bassa fiscalità  e successivamente ripopolare il  Sud Italia.

Risulta molto difficile definire ed esprimere un giudizio relativo a questa imbarazzante miopia strategico- economica, assolutamente inappropriata per un paese in cerca una via di sviluppo complessivo.

Si passa in questo modo dalla fiscalità di vantaggio del “reshoring produttivo” a quelle innovative ed uniche del mondo finalizzata al “reshoring pensionistico“. Dimenticando, una volta di più, come il sistema industriale, nello specifico il tessile-abbigliamento  assieme a quello metalmeccanico, rappresentino i primi due settori in termini di occupazione, esportazione e saldo positivo della bilancia dei pagamenti. Una mancata attenzione che, va ricordato, non risulta attribuibile solo al pessimo governo in carica ma anche ai governi precedenti. Basti ricordare alla disgraziata gestione della crisi finanziaria Cantarelli che ha portato una storica azienda da 12 milioni gestita da un commissario incompetente nominato dal governo Renzi all’azzeramento del fatturato con la complice ed assoluta latitanza della regione Toscana.

Il settore uomo, tornando così alla più importante rassegna fieristica del settore, continua a progredire attingendo solo ed esclusivamente alle proprie professionalità e risorse finanziarie avendo ancora una volta come primo nemico nella competizione del mercato globale il governo in carica, spesso “coadiuvato” anche da enti locali nel complesso esercizio delle proprie incompetenze.

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