Attualità

Sempre più perniciosa mania di salute e forza

Di seguito una sintesi di un articolo di Valeria Balboni sul Corriere della Sera del 21 gennaio scorso.

Nel 2016, Trovaprezzi — motore di ricerca che mette a confronto i prodotti venduti online — è stato consultato oltre 22 milioni di volte per il settore «salute e bellezza»: un terzo delle richieste riguardavano la categoria «integratori e coadiuvanti» e un terzo di queste (oltre 2 milioni) provenivano dalla Lombardia. Secondo i dati FederSalus, le vendite di integratori alimentari, dal 2008 al 2016, sono cresciute in media del 9% l’anno. Li troviamo al supermercato, accanto agli alimenti perché non sono farmaci ma prodotti utili per supplire a carenze di sostanze come sali minerali o vitamine, dovute a un’alimentazione scorretta, a problemi di assorbimento, o a condizioni come gravidanza e menopausa. Ma non è necessario che superino le verifiche cui sono soggetti i farmaci: basta che il produttore comunichi la composizione al Ministero della Salute che poi può inserire il prodotto nel Registro degli integratori alimentari oppure vietarne la vendita. I prodotti autorizzati sono elencati nel Registro sul sito del Ministero. Quelli che troviamo nelle farmacie, parafarmacie e al supermercato sono notificati e approvati, ma ciò che troviamo in rete, può facilmente eludere i controlli.

Le ricerche di integratori su Trovaprezzi, dal 2016 al 2017, sono aumentate del 24%; l’acquisto online è comodo proprio perché permette di confrontare i prezzi, però non sempre è sicuro. Nei siti di vendita stranieri possiamo trovare sostanze che in Italia sono proibite, troviamo integratori privi di una descrizione in italiano — obbligatoria — e prodotti con dosaggi al di fuori delle soglie legali. Il problema riguarda in particolare il doping fai da te. Ragazzi che cercano sostanze per aumentare la resistenza o incrementare le masse muscolari, ma non solo.

A volte poi gli integratori sono descritti come «miracolosi», pensiamo a quelli a base di spirulina o di tè verde. Anche se un preparato è a base di erbe, non significa che sia innocuo. Il guaranà, presente in molti integratori, contiene caffeina e può avere effetti negativi (come tachicardia) sulle persone sensibili o interferire con farmaci. Anche con le vitamine — usate per combattere la stanchezza, per prevenire le malattie o rallentare l’invecchiamento cellulare — in rete possiamo avere brutte sorprese. Su Amazon, troviamo confezioni di vitamina D «per un anno»: 365 compresse da 10mila UI, cinque volte il dosaggio massimo consentito. A questa vitamina sono attribuiti numerosi effetti positivi ed è prescritta contro l’osteoporosi; l’eccesso però può essere dannoso, così il Ministero stabilisce le quantità massime. «Il caso di Amazon è grave — sottolinea Bucchini — anche perché a volte non sono presenti le descrizioni dei prodotti. Il portale si nasconde dietro il fatto di essere solo una vetrina, ma questo non è chiaro per i consumatori, che invece credono che Amazon offra le stesse garanzie di un supermercato; senza dubbio, poi, quando consegna i prodotti, Amazon ne diventa responsabile. Gli strumenti delle autorità sono più efficaci ma per contrastare questo tipo di non conformità bisogna anche volerlo».

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