Il festival Stradivari a Cremona diventata città della musica
Si aprirà venerdì prossimo con la partecipazione di Sarah Chang, americana di origini coreane, che ha inciso il suo primo disco a 10 anni e che per questo è stata considerata un enfant prodige del violino. E’ la sesta edizione del Festival questa che si inaugurerà a Cremona il 28 settembre e continuerà fino al 14 ottobre: in programma, con i Virtuosi italiani, le “Quattro Stagioni” di Vivaldi. Tutti gli otto concerti si terranno nell’auditorium Giovanni Arvedi del Museo del violino. Il Museo è stato inaugurato nel 2013 nel Palazzo dell’arte, palazzo voluto da Farinacci, il ras fascista di Cremona, fatto costruire appositamente per ospitarvi il Premio Cremona di pittura. Ora è stato interamente restaurato al suo interno e vi è stato ricavato un eccellente auditorium, molto gradevole dal punto di vista estetico e superlativo per l’acustica. Nel museo esiste un “tesoro” di dieci strumenti musicali più importanti della collezione comunale e della fondazione “Stauffer”, con pezzi di Stradivari, Amati e Guarneri del Gesù, costruiti tra il 1556 e il 1734. Sara Ghang suonerà un Guarneri del Gesù costruito nel 1717 e già appartenuto a Isaac Stern. Al Festival si potranno ascoltare anche lo Stradivari del 1702, che sarà suonato il 4 ottobre da Kirill Troussov, allievo di Yehudi Menuhin, strumento con il quale fu eseguito per la prima volta, il 4 dicembre 1881, il Concerto per violino di Ciajkovshij. Grandi interpreti, non c’è che dire, ma con strumenti altrettanto grandi, per non dire unici. Ed è in funzione di questi strumenti che la collezione del Comune e della Fondazione Stauffer ha potuto permettere l’organizzazione dei concerti e l’invito a interpreti di alta qualità. Prima della realizzazione del Museo, i violini del Comune erano custoditi in teche di cristallo in una sala del Palazzo comunale che si affacciava sulla piazza del duomo. Il giovane maestro Andrea Mosconi era incaricato di “farli respirare” – dicevano alcuni – di “scaldarli” – dicevano altri; cioè li faceva suonare a turno una volta alla settimana. Quando il loro suono si spargeva per le sale, negli uffici confinanti si faceva silenzio. Gli impiegati ascoltavano la musica che si effondeva da quei violini magici e preziosi, una musica affascinante e incantata, impregnata del mito di Stradivari, di Amati, di Guarneri del Gesù, i loro costruttori. E il mito del violino aveva colpito la fantasia della popolazione, tanto che nei giorni in cui il maestro Mosconi li suonava, gruppi di cittadini si fermavano in piazza sotto la finestra del palazzo corrispondente alla sala dei violini, nel tentativo, quasi mai riuscito, di carpire le note della musica e di inebriarsi del loro fascino. La reputazione di Cremona come città dei violini ha provocato l’installazione in città di botteghe di liutai che a tutt’oggi ammontano a 150, interessando clienti amatori di tutto il mondo. Roberto Raja, in una rubrica de “Il Foglio” del 24 settembre, oltre ai dati che abbiamo citato, ci fa sapere che “15,9 milioni di dollari (9.808.000 sterline quello originale) è il prezzo a cui è stato venduto all’asta nel giugno 2011 il violino “Lady Blunt” di Stradivari, stabilendo il record mondiale per uno strumento musicale. Il “Lady Blunt” (dal nome di una delle prime proprietarie, una nipote di Lord Byron) apparteneva alla Nippon Music Foundation, che lo aveva acquistato nel 2008 tramite una transazione privata per circa 10 milioni di dollari. La fondazione giapponese, proprietaria di diversi Stradivari, lo ha rimesso in vendita nel 2011 tramite Tarisio Auction, casa d’arte online specializzata in strumenti ad arco, per finanziare la ricostruzione dopo il terremoto che aveva colpito il nord-est del Giappone.
Raja ci dice anche che i visitatori del Museo del violino nel 2017 sono stati 66.424, contro i poco meno di 62 mila dell’anno precedente e che a luglio e agosto di quest’anno le presenze straniere hanno superato quelle italiane. E, ahinoi!, non ce ne meravigliamo.