Costume e Società

In memoria di Bambotto e non solo

Bambotto era un bellissimo cervo di cinque anni che, come sua madre, amava, ricambiato, gli umani, mangiava dalle loro mani quando andava a trovarli facendo sorridere grandi e piccoli in quella che non era una favola ma la realtà.

Bambotto è stato ucciso da un giovane cacciatore, la madre di Bambotto era da tempo, misteriosamente, scomparsa, forse aveva fatto la sua stessa fine.

Perché occuparci di un cervo mentre i miliziani di Hamas hanno decapitato, bruciato tanti bambini israeliani e tanti bambini palestinesi muoiono sotto le bombe necessarie per tentare di distruggere il terrore e la perfidia che gli jihadisti rappresentano non solo per Israele?

Perché parlare di un cervo assassinato mentre Putin da quasi due anni sta facendo assassinare tanti ucraini?

Perché un assassinio è sempre un assassinio e quando la morte è procurata da una persona giovane, come il cacciatore che ha ucciso Bambotto, non possiamo che chiederci da cosa nasce tanta voglia di uccidere, tanta crudeltà e mancanza di rispetto verso il miracolo della natura, tanta indifferenza per le molte persone che amavano Bambotto e dividevano con lui momenti di vita e serenità.

Siamo convinti che le atrocità alle quali assistiamo, in questi tempi di guerre sempre più efferate, nascano propria dalla cultura della violenza, dalla mancanza di rispetto per la vita, dall’ incapacità di provare empatia, da una povertà d’animo che ci porta, ancora una volta, a dire che l’essere più feroce sulla terra è l’essere umano perciò non chiamiamo lupi solitari gli assassini terroristi, chiamiamoli con il loro nome: mostri umani.

Mettiamo giù, qualche volta, i nostri strumenti informatici e proviamo a guardare quello che ci circonda, persone, animali, natura, proviamo a risvegliare quei sentimenti che abbiamo perduto e forse anche questo nostro nuovo modo di essere darà una mano a sconfiggere l’odio e il terrorismo.

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