Costume e Società

Rivalità tra italiani e francesi? Oltralpe riscoprono la figura di Mazzarino

Nato a Pescina in Abruzzo nel 1602, il cardinale Giulio Raimondo Mazzarino fu promosso dal re di Francia Luigi XIII il giorno dopo la morte di Richelieu al “Conseil du roi”. Come delegato della Santa Sede, Mazzarino un decennio prima si era distinto per il suo dinamismo diplomatico, in particolare in occasione del conflitto franco-ispanico, tanto che nel 1639 Mazzarino si trasferì a Parigi e nel 1641, su proposta di Luigi XIII, Urbano VIII gli concesse il cardinalato, titolo che gli consentì di partecipare al governo in una posizione di rilievo, nonostante le sue origini non altolocate. Rampollo di una  rispettabile famiglia borghese, in grado di assicurargli un buon livello di istruzione, Mazzarino è stato a lungo oggetto di cliché denigratori tramandati dalla memorialistica seicentesca. In “Vent’anni dopo” (1844), Alexandre Dumas li assortì sapientemente: il paragone impietoso con Richelieu, l’irresolutezza mostrata nei confronti della Fronda e nella pace di Westfalia (1648), l’arricchimento personale, il rapporto ambiguo con Anna d’Austria, il machiavellismo. Jules Michelet, nella “Histoire de France au XVII siècle. Richelieu et la Fronde” (1858), descrisse Mazzarino come un avventuriero da commedia, come una sorta di germe patogeno che aveva inoculato in Francia il morbo della doppiezza italiana. Non fortuitamente i politici francesi contemporanei non desiderano essere accostati alla sua figura. Ancora nell’estate del 1995 apparvero sul giornale economico Les Echos 24 “Lettres de mon château”, lettere immaginarie, inviate -tra gli altri- a François Mitterand, Edouard Balladour, Charles De Gaulle, Bill Clinton. Piene di giudizi taglienti sulla politica dell’Eliseo, erano attribuite a un fantomatico “homme de l’ombre et de pouvoir comme l’était Mazarin”.

Nel 2004 Le Monde rivelò la sua identità: era Nicolas Sarkozy, che Jacques Chirac aveva estromesso dal governo Juppé dopo essere stato eletto presidente della Repubblica. In Italia, invece, il machiavellismo attribuito al cardinale è stato talora esaltato addirittura come un manuale esemplare e Giulio Andreotti ha molto giocato sulle sue presunte affinità con la “leggenda nera” del cardinale.

Ai suoi tempi in realtà Mazzarino fu molto apprezzato oltralpe, in quanto artefice del  Trattato dei Pirenei (7 novembre 1659) con cui Francia e Spagna, fin lì acerrime nemiche, concordarono di fissare il confine tra loro lungo la catena montuosa. All’indomani del Trattato il parlamento di Parigi tributò al cardinale, elevato al grado di duca e pari di Francia, un solenne omaggio e si sparse addirittura la voce di una sua possibile candidatura al soglio di Pietro. Solo di recente, grazie anche agli studi dedicati a Mazzarino da Simone Bertière, oltralpe la figura del cardinale di originale italiana è tornata a essere valutata come una delle principali personalità della storia transalpina.

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La redazione

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