Ci sono principi che non ammettono compromessi e per la
cui pratica occorre essere pronti a sacrificare anche la vita.
Mohandas Gandhi
La primavera del 1789 segnò anche l’inizio di quella che ormai è nota a tutti come la Rivoluzione francese. La maggior parte della popolazione, quella che veniva riconosciuta come ‘il terzo stato’, ma anche i nobili, non potevano e non volevano sottomettersi a quello che allora veniva chiamato l’Ancien régime, il regime monarchico assoluto. Consapevole di una tale situazione Luigi XVI cercò di convocare gli Stati generali, ossia le tre principali classi sociali che rappresentavano la società francese. Si trattava della classe del clero, della nobiltà e del ‘terzo stato’. Il giorno stabilito dal Re per quella convocazione era il 5 maggio 1789. I rappresentanti del ‘terzo stato’, del popolo, sono stati riuniti separatamente, definendo delle richieste da presentare al Re, mentre il 17 giugno 1789 hanno proclamato l’Assemblea nazionale. Ai rappresentati del ‘terzo stato’ si unirono molti altri rappresentanti del clero e dei nobili. E tutti insieme il 9 luglio 1789 hanno istituito l’Assemblea generale costituente. Solo cinque giorni dopo, in seguito ad una massiccia ribellione, il 14 luglio 1789 fu presa la Bastiglia, la fortezza prigione, nel pieno centro di Parigi, che rappresentava uno dei simboli del dispotismo della monarchia assoluta. La Rivoluzione francese era cominciata.
L’Assemblea generale costituente il 4 agosto 1789 approvò delle leggi che sopprimevano alcuni diritti della nobiltà francese e liberavano i contadini da determinati vincoli e obblighi nei confronti dei feudatari. Mentre tre settimane dopo, il 26 agosto, l’Assemblea approvò la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e dei cittadini (Déclaration des droits de l’homme et du citoyen; n.d.a.). Con quella Dichiarazione veniva finalmente abolita la monarchia assoluta in Francia. Un testo quello che insieme con la Carta dei diritti (Bill of Rights), approvata il 15 dicembre 1791 dal primo congresso degli appena costituiti Stati Uniti d’America, sono stati alla base di un altro documento: la Dichiarazione universale dei diritti umani, approvata a Parigi durante la terza sezione dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948.
Il 1793 è stato un altro anno pieno di avvenimenti importanti in Francia che hanno segnato anche la storia del Paese. Era l’anno dell’approvazione della Costituzione del 1793 che in seguito è stata ignorata con un decreto entrato in vigore il 10 ottobre 1793. Un decreto con il quale si sanciva che il governo doveva essere “rivoluzionario fino alla pace”. Un decreto firmato da Maximilien de Robespierre, che era il presidente della Convenzione nazionale. Cominciò così quello che è noto come il Regime del Terrore (Régime de la Terreur; n.d.a.). Quello che nel 1789 cominciò come un movimento rivoluzionario che doveva rispettare la libertà, l’uguaglianza e la fraternità (Liberté, Égalité, Fraternité; n.d.a.), in seguito degenerò in un nuovo regime.
Quanto accadeva durante il periodo del Terrore in Francia è stato maestosamente presentato dal noto scrittore francese Victor Hugo, che viene riconosciuto anche come il padre del romanticismo francese. E, guarda caso, lo ha fatto con il suo ultimo romanzo, intitolato “Novantatré” e pubblicato nel 1874. L’autore del romanzo tratta proprio quanto accadeva allora in Francia e soprattutto nella regione della Vandea. Una regione in cui i monarchici si scontravano con i tre battaglioni repubblicani lì mandati da Parigi. L’autore affermava: “In tutta questa parte della Vandea la repubblica ebbe il sopravvento, questo lasciò molti dubbi. Ma quale repubblica? Nel trionfo emergente erano presenti due forme di repubblica; la repubblica del terrore e la repubblica della clemenza, l’una che vuole vincere con il rigore e l’altra con la dolcezza. Quale prevarrebbe?” (Terza parte; Libro II/VII). In più l’autore del romanzo ci ricorda che ai repubblicani è stato ordinato: “Nessun perdono; nessuna pietà!” (Prima parte; Libro I/I). Mentre ai monarchici è stato chiesto “Insorgetevi; nessuna pietà!” (Prima parte; Libro III/II). L’autore ci ricorda, altresì, che “…93 è la guerra dell’Europa contro la Francia e della Francia contro Parigi”. Invece la rivoluzione “…è la vittoria della Francia contro l’Europa e di Parigi contro la Francia. Da lì l’immensità di questo terribile minuto. 93, più grande di tutto il resto del secolo” (Seconda parte; Libro I/II).
Sono diversi i personaggi del romanzo “Novantatré” di Victor Hugo. Ma tra i tanti personaggi del romanzo tre sono quelli che attirano di più l’attenzione del lettore. Tutti e tre sono legati tra di loro, nonostante siano rappresentanti di ideologie, di credenze e di raggruppamenti antagonisti. E tutti e tre si distinguono per la loro forte moralità, per la loro determinazione, per la loro forza di carattere e per la loro disponibilità a sacrificare la propria vita in difesa dei principi. Di quei principi che tutti e tre ne sono convinti sostenitori.
Il più giovane di loro è Gauvain, il comandate dei volontari repubblicani arrivati in Vandea per combattere e reprimere i contadini ribellati contro la Convenzione. Nato in una famiglia aristocratica e rimasto da molto piccolo orfano del padre, era l’unico pronipote del marchese di Lantenac, il comandante della ribellione di Vandea. Lantenac era, invece, un convinto sostenitore della monarchia. Mentre il terzo personaggio era Cimourdain. Proprio colui che era stato il maestro del piccolo Gauvain. E tra loro due c’era stato sempre un legame profondo, anche se avevano delle convinzioni diverse. Cimordain era stato prima un prete, ma dopo aveva avuto una piccola eredità che lo ha reso libero dal dogma. Nel ’93 lui era l’alto rappresentante dei repubblicani in Vandea. E lì incontrò di nuovo il suo benamato Gauvain e gli salvo, per la seconda volta, la vita.
L’autore del romanzo ha descritto molte scene dove si sono incrociati diversi personaggi del romanzo. Egli ha maestosamente messo in evidenza anche le diversità e quello che univa i suoi personaggi. E nell’ultima parte del romanzo il lettore conosce anche le ultime azioni dei tre personaggi principali. Lantenac, per salvare tre orfani bambini che si stavano bruciando nella Torre della Tourgue, proprietà della sua famiglia, è ritornato ed ha affrontato il fuoco. Proprio lui che poco prima era riuscito miracolosamente a liberarsi proprio dall’assedio dei repubblicani, comandati dal Gauvain. Lantenac è riuscito a portare in salvo i bambini, ma è stato catturato dai repubblicani. Gauvain, invece, presente durante l’arresto di Lantenac, ha avuto in seguito delle ore difficili, durante le quali le sue idee e i suoi principi si confrontavano. Alla fine però Gauvain entrò nella cella dove avevano chiuso Lantenac, mise addosso a lui il suo lungo mantello di comandate, gli coprì la testa con il grande cappuccio del mantello e lo spinse fuori, dandoli la libertà. E quando i soldati, l’indomani andarono a prendere Lantenac per giudicarlo e condannarlo alla ghigliottina invece hanno portato davanti alla corte, capeggiata da Cimordain, proprio il comandate Gauvain. La corte decise di ghigliottinare Gauvain. E mentre la lama della ghigliottina tagliava la testa del suo amato Gauvain, si senti un colpo di pistola. Cimopurdain si era suicidato.
Chi scrive queste righe, nel suo piccolo, ha molto imparato dai romanzi di Victor Hugo e anche dal “Novantatré”. Egli auspica che gli importanti insegnamenti del romanzo possano servire anche a coloro che hanno delle responsabilità pubbliche ed istituzionali a livello internazionale, in Europa, negli Stati Uniti d’America ed altrove. Ma purtroppo, fatti accaduti alla mano, molti di loro parlano di principi e poi, con le proprie azioni, decisioni ed alleanze, calpestano proprio quei principi. Fino al punto che diventano incredibili. Mentre come ci insegna Mahatma Gandhi ci sono principi che non ammettono compromessi e per la cui pratica occorre essere pronti a sacrificare anche la vita.