Europa

Più petrolio che cibo in Venezuela e il Parlamento europeo vuol far processare Maduro

Le multinazionali del petrolio sono facile oggetto di polemiche, ma basta guardare cosa fa lo Stato quando, come in Venezuela, gode di enormi giacimenti di oro nero per capire che c’è di peggio. Il Venezuela, sotto Chavez e adesso sotto Maduro, è ormai “un lager a cielo aperto” come ha detto l’avvocato Tamara Suju, venezuelana naturalizzata spagnola, specializzata in diritti umani, denunciando all’Oas, l’Organizzazione degli Stati Americani, centinaia di casi di tortura documentati dal 2002.

A dispetto della ricchezza del sottosuolo, in Venezuela mancano cibo, medicinali essenziali, povertà assoluta e mortalità infantile hanno raggiunto livelli senza precedenti e l’emigrazione di massa (4 milioni di venezuelani sono già all’estero) è diventata essa stessa una crisi umanitaria. Tutto questo perché, secondo la Suju, la fame viene utilizzata dal governo come strumento di controllo sociale e politico: la borsa dei beni primari viene distribuita solo ai simpatizzanti del regime e la tessera chiamata “carnet della patria” (una carta di identità parallela, oltre che una carta bancomat) rappresenta un’altra forma di controllo sociale (chi non la possiede è fuori dal circuito di pagamento ed escluso dagli aiuti statali, oltre che sorvegliato).

Il Parlamento europeo ha deciso di disconoscere l’elezione di Nicolas Maduro e del suo governo, affermando che non ha alcuna legittimità politica, e di riconoscere invece i documenti prodotti dall’Oas, affinché Maduro venga processato dal Tribunale Penale Internazionale (i prigionieri politici in Venezuela oggi sono circa 300 e nei loro confronti la tortura è prassi comune).

La Conferenza Episcopale è stata la prima a denunciare quel che sta avvenendo, le chiese sono attaccate anche fisicamente ed i sacerdoti subiscono pesanti intimidazioni (il governo non si sporca le mani, non sono i poliziotti ad attaccare la Chiesa, ma privati cittadini, ufficialmente, militanti, attivisti bolivariani), tanto che il Vaticano nel 2016, sentendosi preso in giro, come si può dedurre dalla lettera del cardinale Parolin (Segretario di Stato) ha interrotto i rapporti con Maduro.

Mostra altro

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio